Notiziario Patria Grande - Aprile 2021

 

NOTIZIARIO


 

APRILE 2021

 

 

RESUMEN LATINOAMERICANO / PERU' / ELEZIONI

Il Perù ha finalmente partorito una sinistra popolare

 

RESUMEN LATINOAMERICANO / PERU' / ELEZIONI

Pedro Castillo a Trujillo: "Terroriste sono la fame e la miseria. Niente più poveri in un paese ricco"

 

TELESUR TV / PERU' / VERSO LE ELEZIONI

Il maestro rurale Pedro Castillo, una luce verso “il Perù col sangue di tutte le razze”

 

TELESUR TV / ECUADOR / ELEZIONI

Ecuador: duro colpo al correismo

 

TELESUR TV / ECUADOR / ELEZIONI

Gli indigeni e Quito seppelliscono l’ottobre del 2019?

 

GRANMA (CUBA) / GEOPOLITICA / RITORNO ALLA GUERRA FREDDA

La minacciosa rotta delle armi

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / TRAFFICO DI PERSONE

Traffico di persone: la pericolosa rotta dello stretto della Florida

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / RICERCA E POLITICA

Soberana 2, eloquente esempio di integrazione tra università e impresa

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VENEZUELA

Il Venezuela ha condannato l’assassinio di due militari

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / INGERENZA DEGLI STATI UNITI

Cuba e l’alibi  umanitario

 

GRANMA (CUBA) / INTERNI / VIII CONGRESSO PCC

Relazione Centrale di Raúl Castro all’8º Congresso del Partito Comunista di Cuba

 

GRANMA (CUBA) / INTERNI / VIII CONGRESSO PCC

Díaz-Canel: «Tra i rivoluzionari, noi comunisti siamo al fronte»

 

RESUMEN LATINOAMERICANO / PERU' / ELEZIONI

Il Perù ha finalmente partorito una sinistra popolare

 

Ricardo Jiménez A. / Resumen Latinoamericano, 19 aprile 2021

 

Negli anni ‘90 la dittatura di Alberto Fujimori sconfisse le organizzazioni sovversive armate e, mediante un misto di repressione, violazione dei diritti umani e corruzione scatenate a tutti i livelli dello Stato e della società, impose una costituzione ed un modello economico ultra neoliberisti, che hanno portato ad un arricchimento illimitato dei super ricchi a scapito delle immense maggioranze precarizzate o di una vagamente definibile “classe media”, che aveva una possibilità di accesso al consumo e al credito tali da renderne comunque debole ed insicura l’integrazione nel processo economico.

Avvenne in quella fase la decomposizione della sinistra storica, frammentata all’inverosimile, disorientata dinanzi alle nuove realtà, in particolare alla perdita dei suoi vincoli strutturali e di massa coi settori popolari, vincoli che mai riuscì a ricostituire. È per questa ragione che le alternative elettorali contrarie alla destra neoliberale sorsero da altri settori, diversi e più o meno recenti, come quelli del nazionalismo di Humala, il quale vertiginosamente tradì quelle aspirazioni appena insediato al governo. O come VeróniKa Mendoza, sorta come figura che rompe con il tradimento di Humala e la cui base più ampia sta nella classe media illuminata, colta, progressista ed ambientalista.     

Oggi, a sorpresa, senza che nessuno l’abbia vista arrivare, finalmente sorge in Perù una sinistra autenticamente popolare, al seguito della candidatura di Pedro Castillo. Prova ne sono proprio l’imprevedibilità ed invisibilità con cui si è aggiudicata queste elezioni al primo turno, giacché gli sguardi degli analisti, dei mezzi di comunicazione ed anche delle militanze della classe media di sinistra, né se l'aspettavano, né lo volevano. A tutti loro risulta scomoda questa corrente politica che, a mani nude e senza permesso, senza "big data" e strategie di "tweeter", viene dalle Ande più remote, sempre disprezzate con razzismo e classismo, dal movimento rondero (1) contadino e urbano, il più importante movimento sociale del paese, parte di “Alba Movimientos” (2) in Perù, dai settori sindacali degli insegnanti, che sono stati i più combattivi e critici verso la trascuratezza neoliberista nei confronti dell'educazione negli ultimi anni, una corrente politica che ha la capacità di dibattere con gli abitanti delle alture povere di Lima, perché parla il loro stesso linguaggio ed è mossa dalle stesse sofferte condizioni di abbandono e voluta negligenza, dallo stesso malcontento e speranza.  Si tratta di una sinistra popolare, genuinamente autonoma, senza complessi, che non si va a cercare né accetta ricatti dalla destra. Un esempio: quando il candidato Pedro Castillo, 52 anni, professore e rondero, ha dichiarato pubblicamente che in Venezuela non c'è dittatura e che i venezuelani devono risolvere i loro problemi da soli, senza ingerenze esterne, ha dimostrato che era un mito non necessario unirsi alle calunnie della destra contro il Venezuela per "essere una sinistra accettabile" nel paese. Altro esempio: quando afferma che se il parlamento, che sarà altamente frammentato e con una maggioranza di raggruppamenti politici di destra, non vorrà appoggiare l’appello per un’Assemblea Costituente, userà i suoi poteri presidenziali per chiuderlo, trasmettendo con ciò un messaggio di volontà e coraggio politico che lo rende credibile e dà garanzie nell’appoggiarlo, senza timori di successive indecisioni e tradimenti.

Certamente il suo discorso contiene degli errori e dei limiti. Quale opera umana non ne ha? Possono anche essere gravi e devono cambiare, come il suo rifiuto alla visione di genere e dei diritti della diversità sessuale. Essi riflettono, per altro, i limiti della sua larga base popolare, che ancora convive con questi pregiudizi ed inconsapevolezze. Ci sono anche denunce di corruzione a carico di alcuni leader o candidati di questo movimento: è qualcosa a cui non sfugge, letteralmente, alcuna forza politica in Perù, ma - va detto - in ogni caso sono minime rispetto alla corruttela su scala industriale dei partiti di destra. 

Come diceva il cubano universale José Martí: "Il sole ha delle macchie. Gli ingrati vedono solo le macchie. I riconoscenti, la luce". Senza dubbio questa luce popolare aprirà strade e scenari nuovi, indipendentemente da ciò che avverrà al secondo turno, avendo a che fare con un neoliberismo peruviano che cade irrimediabilmente a pezzi e che, se si aggiudicherà nuovamente il governo (3) nella seconda tornata elettorale domenica 6 giugno, è altamente probabile che non possa nemmeno portare a termine il suo mandato, viste le tendenze irreversibili alla crisi sociale e al degrado politico e strutturale.

Ma quella sarà un'altra storia. Ora bisogna unire tutti gli sforzi per questa nuova sinistra popolare che il popolo peruviano ha finalmente partorito.    

 

Note 

(1) Appartenente alle rondas, organizzazioni rurali con compiti di controllo, sicurezza, autodifesa delle comunità e del territorio, composte da membri di settori etnici e contadini, che esercitano un’autorità riconosciuta per legge da 40 anni. Stanno attualmente svolgendo anche funzioni di appoggio alla popolazione per l’emergenza covid.

(2) Articolazione Continentale di Movimenti Sociali e Popolari Verso l'ALBA: è una piattaforma che agglutina oltre 400 organizzazioni di 25 Paesi, nella lotta per l'unione ed integrazione della “Nostra America”, nel perseguimento di un progetto politico emancipatorio per e a partire dai popoli, che rappresenti la ricchezza e diversità della lotta anticapitalista, antimperialista, anticolonialista, antirazzista, femminista e Socialista.

(3) Sommando le percentuali elettorali ottenute dai partiti di destra Fuerza Popular, Avanza País, Renovación Popular, Partido Popular Cristiano e Perù Patria Segura, questo spettro politico s’imporrebbe con quasi il 40% dei voti in totale, numero significativo per Keiko Fujimori, tenendo anche conto della valanga politica e mediatica che si scatenerà d’ora in poi. La sinistra ha finora al suo attivo i voti di Peru Libre, Juntos por el Perú e Frente Amplio, totalizzando poco più del 28%, che numericamente non consentirebbe a Castillo di aggiudicarsi la presidenza. Vedremo cosa succederà da qui al 6 giugno. Il Perù è a un bivio, spetta al popolo peruviano decidere.

 

Fonti

https://www.resumenlatinoamericano.org/2021/04/19/peru-al-fin-peru-ha-parido-una-izquierda-popular/

https://www.mocicc.org/noticias/rondas-campesinas-lucha-control-territorios-frente-covid-19/

http://albamovimientos.net/

https://kaosenlared.net/pedro-castillo-terrones-un-chavez-en-peru/

 


 

 

RESUMEN LATINOAMERICANO / PERU' / ELEZIONI

Pedro Castillo a Trujillo: "Terroriste sono la fame e la miseria. Niente più poveri in un paese ricco"

 

 

Resumen Latinoamericano, 25 aprile 2021. 

In un evento che ha visto una partecipazione di massa nelle località di Chao, Trujillo e Virú, il candidato alla presidenza per il partito “Perù Libero” ha gridato alla folla: "Solo il popolo salverà il popolo”, dopo discorsi emozionanti in cui ha assicurato: "Oggi si fa avanti un maestro, domani sarà il figlio di un falegname e di un operaio". 

Castillo sta realizzando un giro attraverso tutto il Perù per garantire la sua vittoria e, secondo i principali sondaggi, sta duplicando il vantaggio sulla candidata del fascismo, Keiko Fujimori. 

Il video al seguente link:

https://www.resumenlatinoamericano.org/2021/04/25/peru-pedro-castillo-en-trujillo-terrorista-es-el-hambre-y-la-miseria-no-mas-pobres-en-un-pais-rico/

 


 

 

TELESUR TV / PERU' / VERSO LE ELEZIONI

Il maestro rurale Pedro Castillo, una luce verso “il Perù col sangue di tutte le razze”

Gerardo Szalkowicz  -  26 aprile 2021 

 

 

 

I guru del sondaggismo e del marketing 2.0 dovrebbero bruciare alcuni manuali. Nella fase previa alle elezioni Pedro Castillo figurava settimo nei sondaggi con meno del 6% ed aveva appena 2.172 seguaci in Twitter, 2.027 in Instagram e 567 in TikTok. Ma alla scarsa presenza mediatica e all'influenza quasi nulla nel mondo delle reti sociali, contrappose la tanta influenza nelle reti reali del mondo andino-amazzonico, e dal Perù profondo si generò la sorpresa che collocò questo maestro rurale e leader sindacale di sinistra al primo posto col 19 %, in attesa di un duro ballottaggio contro il fujimorismo. 

Castillo arrivò al centro di votazione cavalcando una giumenta per le strade di Cajamarca, col suo sombrero di paglia tipico dei contadini di quella regione. Dichiarò: "Il popolo peruviano si è appena tolto la benda dagli occhi. Il secondo turno sarà una competizione tra ricchi e poveri, tra l'opulenza ed il mendicante Lazzaro, una lotta tra il padrone e i braccianti, tra il signore e lo schiavo". Le prime inchieste lo danno in vantaggio su Keiko Fujimori al ballottaggio. E la domanda che milioni si fanno, percorre il mondo: “Chi è quel tale, Pedro Castillo?” 

Né ricalco né copia 

Il suo avvio come leader avvenne nel 1990. Aveva 21 anni e cominciava ad alzare la voce come capo studentesco nell'Istituto Superiore Pedagogico "Octavio Matta Contreras", nella provincia settentrionale di Cutervo. Completati gli studi e conseguito il titolo, cominciò ad esercitare la docenza nelle scuole primarie ed in seguito si laureò anche come Maestro in psicologia educativa presso l’Università César Vallejo. Da 1995 insegna nelle classi di quinto e sesto grado di una scuola rurale, in una borgata della sua natale Tacabamba, provincia di Chota. 

Poche volte interruppe il suo lavoro di docente per lunghi periodi. Di recente, per la campagna presidenziale, nel 2017, quando capeggiò uno storico sciopero degli insegnanti che durò oltre due mesi. Quella lunga lotta rappresentò uno spartiacque nella sua vita: balzò al centro della scena nazionale e abbandonò il partito Perù Possibile dell'ex-presidente Alejandro Toledo, dove aveva avuto una militanza abbastanza passiva (solo un tentativo fallito come sindaco di Anguía, nel 2002). Terzo di nove fratelli, iniziò il suo attivismo quand’era adolescente nelle Ronde Contadine - organizzazione comunale diffusa nelle zone rurali - in cui forgiò la sua strada come dirigente comunitario e sindacale. 

Nel 2020 accettò la sfida della candidatura presidenziale per Perù Libero, un partito che si definisce di sinistra, marxista e mariateguista, che ha grande radicamento territoriale e la gestione di alcuni governi locali. 

Il suo piano di governo contiene una serie di trasformazioni strutturali come la convocazione di un’Assemblea Costituente per creare una nuova Carta Magna che rimpiazzi quella fujimorista del 1993. Propone "uno Stato socialista", la nazionalizzazione delle risorse strategiche, una legge per regolamentare i mezzi di comunicazione, elevare dal 3,5% al 10 % del PIL lo stanziamento per il settore educativo, creare il programma Perù Libero dall’Analfabetismo, "disattivare" la Corte Suprema e formarne una eletta dal popolo, dimezzare lo stipendio a ministri e parlamentari. Cerca inoltre di liberarsi dalla zavorra del karma degli ultimi sei presidenti peruviani (tutti destituiti e/o incarcerati) ripetendo come un mantra che "la corruzione è il nuovo terrorismo di Stato". 

Se da un lato promette una rottura radicale col sistema politico-economico che ha regnato negli ultimi decenni, portando il Perù sull'orlo dell'abisso con una crisi pluridimensionale dantesca, dall’altro Castillo è portatore di un forte conservatorismo in materia di diritti sociali: si oppone all'istruzione con una impostazione di genere, al matrimonio egualitario e all'aborto (ha chiarito tuttavia, che sposterebbe questo dibattito all’interno del processo costituente). Su questi punti presenta una preoccupante coincidenza anti-diritti con le destre latinoamericane, compresa la sua rivale Keiko Fujimori. Ad ogni modo, è necessario contestualizzare la sua figura: egli è un rappresentante che emerge dal mondo rurale degli altopiani peruviani, dove questa visione è egemonica e dove la religiosità - soprattutto evangelica - ha una forte influenza. 

Alcuni frettolosi già parlano dell’"Evo Morales peruviano". Per ora l'ex-presidente boliviano gli ha fatto un assist: “Abbiamo perso in Ecuador, ma abbiamo vinto in Perù. Castillo è della stessa stirpe(…) Il modello del MAS è quello che ha vinto in Perù". Tanto il partito Perù Libero, quanto il suo referente Vladimir Cerrón, non hanno mai cessato di esaltare il processo bolivariano e cubano, e recentemente Castillo si è rifiutato di qualificare il Venezuela "una dittatura", affermazione ammessa invece dalla candidata del progressismo Verónika Mendoza. Inoltre, nella sua piattaforma propone "l'integrazione del Perù nell'Unasur e l'abbandono dell'OEA". 

Un fantasma percorre il Perù 

Ci sarà un lungo ed aspro scontro verso il ballottaggio del 6 giugno. Cadrà su Castillo un'implacabile campagna di demonizzazione: l'accuseranno di essere "terruco" (terrorista) e continueranno ad inventarsi legami con Sentiero Luminoso, opereranno con lo spauracchio del comunismo e del castro-chavismo per impedire che riesca a capitalizzare l’astio della popolazione verso la classe politica. 

Senza che nessuno lo vedesse arrivare, cavalcando per le catene montuose peruviane col suo sombrero della Cajamarca e portando sempre con sé una matita gigante (simbolo della sua professione e logo del suo partito), ha fatto irruzione questo personaggio difficile da incasellare, che ha scosso lo scenario e messo in scacco l'establishment. Per ora racchiude più enigmi che certezze, ma continua ad essere una luce di speranza, affinché per la prima volta germogli un progetto di sinistra plebea che includa la complessa varietà etnica, regionale e culturale, che contenga ciò che il romanziere peruviano José María Arguedas definì “il Perù col sangue di tutte le razze". 

 

Fonte:

https://telesurtv.net/opinion/El-maestro-rural-Pedro-Castillo-y-una-luz-hacia-el-Peru-de-todas-las-sangres-20210426-0005.html

 


 

 

TELESUR TV / ECUADOR / ELEZIONI

Ecuador: duro colpo al correismo

 

Che cosa ha causato la disfatta elettorale del candidato dell’Unione per la Speranza (UNES) Andrés Arauz, alle elezioni dell’11 aprile, di fronte al banchiere riciclatore di denaro sporco Guillermo Lasso? Certo, il correismo ha dovuto affrontare colossali avversità per sopravvivere e competere elettoralmente: persecuzione politica, processi prefabbricati, incarceramento, esilio della sua leadership storica, linciaggio inaudito da parte del branco mediatico, risorse finanziarie esigue comparate a quelle degli avversari, opposizione degli Stati Uniti e delle oligarchie. Dall'impero e dalla destra è ovvio aspettarsi questo.

 

 

Il voto delle altre forze popolari, divergenti da Rivoluzione Cittadina (RC), i referenti delle quali hanno identificato il nemico principale in essa, anziché nel neoliberismo e nell'imperialismo, ordinando alla loro militanza di annullare i voti, è parte della spiegazione, ma esige d’indagarne a fondo le cause. 

Il voto massiccio della Confederazione di Nazionalità Indigene dell'Ecuador (CONAIE) ha reso nullo circa il 30 % dei suffragi, quantunque molti indigeni abbiano votato per il banchiere. Si vede nei dati della provincia di Pichincha, di cui Quito è capoluogo, che con il 17 % degli iscritti all’anagrafe elettorale, ha assegnato un 30% a Lasso. Analogamente si è verificato con la votazione di Xavier Hervas di Sinistra Democratica (ID), un'altra forza popolare. Ma non sarebbe rivoluzionario attribuire la responsabilità della sconfitta di Andrés agli indigeni e ai seguaci di ID. Benché la leadership di quelle forze si basi sul settarismo, l'anticorreismo, il dogmatismo o la mancanza di principi, i leader di RC devono una spiegazione ai loro seguaci, al popolo ecuadoriano e alle tante persone che furono e sono solidali con la sua forza politica. Che Lasso abbia ottenuto su Andrés un vantaggio di quasi mezzo milione di voti non ha una spiegazione semplice. 

Un tale vantaggio rappresenta un duro colpo per Rivoluzione Cittadina. Sebbene non ve ne sia ancora una chiara percezione, la stangata si estende a tutte le organizzazioni sociali e alla gente comune. Molto presto dovranno affrontare, in condizioni sfavorevoli e disuniti, un terribile attacco di politiche antipopolari, affamatrici, demolitrici di ciò che resta dei servizi pubblici e diritti lavorativi e sociali conquistati durante i governi di Rafael Correa, politiche che supereranno il già feroce neoliberismo del presidente uscente Lenin Moreno, il più odiato della storia contemporanea del paese. 

È pubblico e notorio che Moreno governò insieme a Lasso, nonostante questo abbia fatto credere il contrario ad una buona parte dell'elettorato, mediante un'astuta e menzognera manovra pubblicitaria di Jaime Durán Barba (esperto in guerra sporca, consulente di Lasso ed anche di altri politici neoliberali come Macri), avendo sempre fondi illimitati ed eserciti di bot informatici a disposizione. Una delle ultime prodezze di Moreno e del banchiere è la privatizzazione in corso della Banca Centrale, misura che impedirà all'ente di difendere gli interessi nazionali e concederà ulteriori e maggiori benefici ai banchieri, aumentando l'impoverimento dei settori popolari. La vittoria di Lasso implica anche una maggiore subordinazione agli Stati Uniti, un'opposizione all'unità ed integrazione regionale e il consolidamento di un gemellaggio d’acciaio con Uribe-Duque diretto contro il Venezuela ed i governi e forze progressiste della regione. 

È da manuale quanto accadde in vista del secondo turno elettorale nel 2017, quando Yaku Pérez, anche allora candidato della CONAIE, affermò che preferiva votare per un banchiere, riferendosi a Lasso, che per un dittatore, alludendo a Moreno, il quale non aveva ancora neppure consumato il suo vile tradimento. Pérez non ha al suo attivo le lotte sociali di altri referenti della CONAIE, bensì un'eccellente relazione con l'ambasciata degli Stati Uniti e con ONG di taglio imperialista ed ecologista “light”. Presenta tutti gli indizi di un agentastro seminato dalla CIA per dividere ancor più il movimento indigeno (2). La CONAIE possiede un ammirevole curriculum di rivolte che hanno abbattuto vari presidenti neoliberali, ma da quando prese parte al governo di Lucio Gutiérrez, iniziò una deriva di carenza di principi e corruzione di alcuni dei suoi leader. Già durante il governo di Correa non condannò il colpo di Stato del 2010, apertamente appoggiato dal suo braccio politico Pachakutik. A quanto è dato sapere, nulla di tutto ciò è stato oggetto di analisi autocritica da parte dei leader del movimento indigeno. Speriamo di averne presto notizia. 

Io spererei anche in un esame di questa natura da parte di UNES, essendo assolutamente chiaro che gli indigeni non sono oligarchi, e temo assai che i leader di RC non si siano impiegati a fondo per giungere, con l'umiltà dovuta, a un dialogo con questo settore indispensabile del progetto liberatore andino-amazzonico. Nulla deve essere escluso dall'analisi. È stata la mossa giusta, per Correa, assentarsi dalla direzione e dal paese senza contare su un partito né un movimento sociale organizzato? 

 

Note:

(1) Latinoamericanista ed analista internazionale, articolista del quotidiano messicano La Jornada. Invitato frequente a TeleSuR. Fu direttore del quotidiano Juventud Rebelde (1968-71), della rivista Bohemia (1971-1980) e di altre pubblicazioni cubane a tiratura nazionale.

 

(2) Si veda a tal proposito:

https://comitatocontrolaguerramilano.wordpress.com/2021/02/09/yaku-perez-come-il-candidato-eco-socialista-in-ecuador-aiuta-la-destra-appoggiato-dagli-stati-uniti/

 

Fonte:

https://www.telesurtv.net/bloggers/Ecuador-rudo-golpe-al-correismo-20210415-0001.html

 


 

TELESUR TV / ECUADOR / ELEZIONI

Gli indigeni e Quito seppelliscono l’ottobre del 2019?

Orlando Pérez  -  14 aprile 2021

 

 

Prima d’iniziare, è giusto avvisare che questa è un'analisi in divenire. Molte riflessioni andranno bene ancora nelle prossime settimane, forse mesi.  Pertanto si tratta di un approccio, che segue una sola linea d’esame di quanto accaduto l’11 aprile. 

Le analisi antecedenti alle elezioni di domenica 11 aprile mettevano in rilievo il valore del sollevamento popolare dell’ottobre 2019 come fattore politico elettorale in grado di determinare l’esito del secondo turno, tra il neoliberismo (Moreno e Lasso) e l'antineoliberismo (Andrés Arauz). Paradossalmente coloro che hanno consegnano il potere a Guillermo Lasso sono precisamente gli elettori delle zone in cui ci si scontrò col neoliberismo: Quito fu lo scenario dell’ottobre 2019, la città fu testimone delle morti, dei mutilati, delle centinaia di feriti, della persecuzione politica, della montatura dei processi. 

Molti diranno che il voto nullo - rivendicato da Yaku Pérez - ha ottenuto uno spazio elettorale importante distanziandosi dai due finalisti. Il che, in funzione dei voti della popolazione, non delle organizzazioni, è falso. I voti di Lasso delle parrocchie (1) con alto tasso di popolazione indigena e popolare smentiscono tali affermazioni o auspici. Basterebbe rivedere come hanno votato le parrocchie di Chimborazo, Tungurahua, Cotopaxi o il "bastione elettorale" del candidato Yaku Pérez (province di Azuay e Cañar): per Lasso e non per il nullo, malgrado ci sia stato effettivamente un numero elevato di voti nulli, bianchi e astensioni. 

Se si rivedono i dati dei quartieri popolari di Quito, l'impatto è ancora maggiore. Viene da chiedersi perché quei settori ed attori hanno votato per il neoliberismo, a cui si erano opposti nell’ottobre del 2019 con una mobilitazione - e repressione - mai viste prima nella capitale ecuadoriana. Ci sono parrocchie con un 70% e più a favore di Lasso. 

Pertanto, non si può esaltare il trionfo del voto nullo e, meno ancora, celebrare una presunta sconfitta del correismo, come fanno certi dirigenti indigeni ed alcuni fanatici anticorreisti, a partire dall'odio e dall'irrazionalità, senza interporre una lettura sensata del comportamento di quelle classi medie e popolari. Allora, che cosa è capitato per sperimentare la più grande cessione politica al neoliberismo da parte dei quartieri popolari e delle aree indigene? 

Possibili risposte sono le seguenti, soggette all’eventualità che il tempo le confermi o smentisca. 

1. Un consistente spostamento a destra delle classi medie e popolari, molte di esse attraversate anche dalla presenza invasiva di gruppi evangelici: non è un fenomeno recente, né si è manifestato solo in queste elezioni. Lo abbiamo già visto nel 2017, come pure nelle elezioni territoriali del marzo 2019. 

2. Una votazione giovanile (ormai non solo a Quito e nei settori indigeni), incline alla destra, esaltata dal modo di fare campagna elettorale di Xavier Hervas, inserita nella banalità delle reti sociali e del consumismo estremo. Senza contare l'entusiasmo per una delle peggiori proposte di Lasso, quella di eliminare la Senescyt (2), unita all'offerta di un ipotetico accesso libero all'università (col plauso del MPD) (3). A coloro che hanno tra i 18 e i 25 anni non importa un fico secco del “feriado bancario”, che è la principale imputazione contro Lasso (4), perché nemmeno vissero in carne propria l'esperienza del neoliberismo più ortodosso e perché, grazie alla narrativa dei mezzi d’informazione, quello di Lenin Moreno negli ultimi quattro anni vien fatto passare solo come un colpo di coda del correismo. 

3. Un'offensiva mediatica per stigmatizzare e linciare tutto ciò che sa di correismo: i media preordinarono un quadro editoriale comune nei notiziari delle principali catene televisive e radiofoniche. Inoltre, nelle ultime tre settimane, si realizzò una campagna sporca attraverso oltre 120 pagine Facebook, create con l’unico scopo di attaccare Arauz, e 250.000 account Twitter che rappresentavano presunte tendenze a criticare il rivale di Lasso. Senza tralasciare la milionaria campagna di messaggi ai telefoni cellulari di residenti nei quartieri popolari e zone indigene, nei quali si mentiva sfacciatamente e si instillavano paure di ogni tipo (fine della dollarizzazione (5), venezuelizzazione, ecc…).  È utile segnalare che anche in questo caso hanno vinto la post-verità ed il lawfare (6), giacché è stata proprio questa la missione costante dei mezzi d’informazione in questi ultimi anni. 

4. Ciò che i media corporativi e filogovernativi non raccontano, e che quindi non è diventato motivo di denuncia o di scandalo: in tutte le zone menzionate prima ed anche nei quartieri di Guayaquil, sono state regalate confezioni di cibo, articoli per l’igiene e borse con l'immagine di Lasso. Il tutto accompagnato da messaggi del tipo “col suo governo ne arriveranno altri di questi regali”. In altre parole, hanno comprato coscienze ed instillato paura in modo silenzioso (occultato dalla stampa mainstream) sera dopo sera, quartiere per quartiere, comune per comune. 

Ma credo sia necessario anche scavare più in profondità […]: nel 2021 abbiamo una società completamente diversa da quella di 14 anni fa, quando iniziò la Rivoluzione Cittadina, con tutta la complessità del tema. Che cosa è successo alla classe media e ai giovani? Da che parte li prendiamo per capirli e non cadere nella versione trita e ritrita che il voto per Lasso è stato un voto contro il correismo? 

Questo lo evidenzio per arrivare a comprendere anche che cosa succede nell’ambito dell'ideologia, del pensiero, delle aspirazioni, della religiosità di queste classi medie e popolari, degli abitanti delle zone indigene delle montagne del centro e del sud, nonché di alcuni quartieri di Guayaquil. 

 

Fonte:

https://telesurtv.net/opinion/Indigenas-y-Quito-sepultan-octubre-de-2019-20210414-0041.html

 

Note:

(1) è la più piccola entità politico-territoriale in cui è suddiviso un municipio, avente rappresentanti e governo propri

(2) Senescyt : Segreteria di Educazione Superiore, Scienza, Tecnologia e Innovazione

(3) MPD : è un partito, il Movimento Popolare Democratico

(4) L’8 marzo 1999 l’allora presidente dell’Ecuador Jamil Mahuad decretò il “feriado bancario”, ovvero il blocco delle transazioni bancarie ed il congelamento di tutti i fondi depositati dai risparmiatori. Doveva durare solo un giorno, in realtà venne man mano prolungato per un anno. Ciò per salvare le banche dal fallimento, acuendo una crisi economica che venne pagata pesantemente dalle classi più deboli, mentre l’alta finanza lucrava con guadagni enormi. Tra questi Guillermo Lasso, all’epoca superministro dell’Economia, oltre che presidente dell’Associazione delle Banche Private, portavoce della Giunta Bancaria, direttore della Banca di Guayaquil, arricchitosi con operazioni illecite e propugnatore della legge che permise la liberalizzazione dei mercati finanziari. A tal proposito vedi:

https://www.elpais.cr/2017/03/07/guillermo-lasso-tuvo-participacion-activa-en-el-feriado-bancario-docente-investigador-del-iaen/

(5) Nel 1999, anno della peggiore crisi finanziaria dell’Ecuador, il sucre (allora moneta nazionale) perse fino al 67% del suo valore rispetto alle altre valute. Si arrivò a 25.000 sucre per 1 dollaro USA. Il 9 gennaio 2000 il presidente Jamil Mahuad annunciò che il dollaro statunitense sarebbe stato adottato come valuta ufficiale dello Stato ecuadoriano.

(6) Lawfare = law + warfare, ovvero uso illecito e capzioso del Diritto nazionale ed internazionale al fine strategico di danneggiare, screditare, distruggere un “nemico”. Sinonimo di “golpe istituzionale" o “golpe parlamentare", usato per rovesciare governi e presidenti, quand’anche legittimamente eletti e voluti dal popolo, ma sgraditi all’impero. A tal proposito vedi:

https://www.pressenza.com/it/2018/04/lawfare-nuova-tattica-vecchi-interessi/

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-che_cos_il_lawfare/82_32040/

http://www.latinoamerica-online.it/contributi/brasile/lawfare2.html

 


 

GRANMA (CUBA) / GEOPOLITICA / RITORNO ALLA GUERRA FREDDA

La minacciosa rotta delle armi

 

In alcuni ambienti si parla di un «ritorno alla guerra fredda»; in altri si avverte su possibili negligenze che potrebbero portare il mondo all’apocalisse. Le notizie allarmanti «piovono»: l’esercito degli Stati Uniti  costruirà l’arma laser più potente del mondo.

Secondo la rivista NewScientist, si tratta di una tecnologia un milione di volte più potente dei sistemi attuali. Funziona sparando un raggio continuo fino a che l’obiettivo si incendia o si scioglie.

La CNN informa che le Forze Armate degli Stati Uniti hanno costruito un’arma nucleare a bassa potenza lanciata da sottomarini, considerata dal Pentagono fondamentale per contrastare la minaccia dell’arsenale delle armi nucleari tattiche della Russia.

Circa due mesi fa Donald Trump ha lasciato la Casa Bianca. Lui proponeva di farla finita con  la multilateralità, ha rotto patti e programmi per la convivenza umana pacifica. Ha trasformato Russia e Cina in bersagli con le più infondate accuse e con una poltica irrazionale di sanzioni, ha impedito ogni cooperazione contro il COVID-19.

La nuova amministrazione Biden fino ad ora non ha cambiato la politica del suo predecessore: mantiene le sanzioni e ha fatto solo piccolissimi interventi di alleggerimento, come la recente riunione ad alto livello con la Cina in Alaska, dove è stato proposto di evitare conflitti e malintesi, e di continuare il dialogo.

La Cancelleria russa, con la sua portavoce María Zajárova, ha smentito il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, che ha affermato che «l’alleanza è contrariata dal fatto che non è stata realizzata nemmeno una riunione del Consiglio Russia-NATO dall’estate del  2019», aggiungendo che la reponsabilità è della Russia che non ha accettato l’invito. La portavoce ha detto che Mosca era disponibile a un confronto positivo «senza dare impronta ideologica, per la quale i nostri soci occidentali sono così ben predisposti e famosi».

Poi ha assicurato che è stato proposto un dialogo tra esperti con la partecipazione dei militari, e ha avvertito che questa proposta «è sul tavolo del signor Stoltenberg».

Quello che è accaduto veramente è la preparazione di minacce a grande scala di forze della NATO nei mari vicini alla Russia, con 18 navi da guerra, dieci aerei e 2.400 soldati pronti a cominciare le manovre chiamate Sea Shield-21, nel mar Nero.

Non è strano quindi che la Russia abbia posto in allerta i suoi sottomarini della Flotta del Mar Nero, né che abbia dovuto impiegare risorse e sforzi per armare la sua difesa. Nel suo principio di difesa, non ha minacciato nessun territorio nè nel suo continente nè in nessun altro confine della terra, ma si è rinforzata con un moderno armamento: aerei  della classe Borá, con otto missili Mosquito guidati e 20 antiaerei con velocità di 100 Km/h; sistema Pántsir-S1, di 12 missili terra-aria e due cannoni calibro 30 mm; il sottomarino Novorossiysk, praticamente invisibile; l’aereo caccia polivalente Mig-35; il sistema di missili BUK-2, disegnato per distruggere missili incrociatori, bombe intelligenti e altri mezzi; sistemi di missili balistici intercontinentali, rs-24 Yars, equipaggiati con ogive termonucleari e autoguidati con un raggio di 16.000 chilometri; bombardiere strategico Túpolev TU-160, l’aereo più grande per il combattimento supersonico del mondo; sistema di missili S-300 che può distruggere sei obiettivi contemporaneamente, con 12 missili per ognuno.

La Cina ha fatto lo stesso: «Come risultato della strategia d’acquisizione di tecnologia, l’Esercito di Liberazione Popolare cinese è al punto di dispiegare alcuni dei sistemi di armamento più moderni del mondo. In alcuni casi è già leader», afferma un dispaccio dell'Agenzia d’Intelligence di Difesa degli Stati Uniti.

La difesa è un tema obbligatorio per gli USA, tanto che lo stesso presidente Biden, a meno di una settimana dall’incontro in Alaska , ha proposto, in una conversazione con il primo ministro britannico Boris Johnson, un’alternativa al progetto della Via della Seta posto in marcia dalla nazione asiatica nel 2013: «Ho suggerito che dovremmo avere un’iniziativa simile invitando alla partecipazione gli Stati democratici per collaborare con le comunità di tutto il mondo che di fatto necessitano aiuto», ha commentato Biden.

L’iniziativa cinese è un enorme progetto commerciale per coinvolgere Europa, Asia del Sud e Orientale, Asia Centrale, Medio Oriente e America Latina. Ha come obiettivo la ricostruzione dell’antica Rotta della Seta e la creazione di una rotta marittima parallela con la partecipazione di un centinaio di paesi con più del 75% delle riserve energetiche del mondo, e rappresentano il 40% del PIL mondiale. Si sostiene su pilastri come la comunicazione politica, la circolazione monetaria, il rispetto mutuo tra i popoli e la connessione vitale. La riconfigurazione delle egemonie è evidente, mentre la pace continua ad essere minacciata dal potere.

Elson Concepción Pérez e GM per Granma Internacional, 30 marzo 2021

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / TRAFFICO DI PERSONE

Traffico di persone: la pericolosa rotta dello stretto della Florida

 

Una pericolosa rotta del traffico di persone attraversa lo Stretto della Florida. E’ doloroso guardare ai numeri degli uomini, delle donne e dei bambini scomparsi per compiere la pericolosa traversata, attratti dalle sirene del sogno americano e vittime della politica del Governo degli Stati Uniti che stimola fomenta l’immigrazione illegale e la usa come un'arma nella guerra sporca contro Cuba.

Recentemente, gli agenti federali hanno arrestato negli isolotti della Florida tre uomini legati al contrabbando degli immigranti cubani, smantellando parte di una rete di questo deprecabile business.

I media hanno spiegato che la Guardia Costiera ha dichiarato l'intercettazione di 107 cubani dall’inizio dell’anno, un numero che superato la cifra totale dei 12 mesi precedenti.

La mafia che opera su questa rotta conta può contare su basi logistiche a Miami, una flottiglia di motoscafi guidati da gente disposta a tutto per un pugno di dollari, e una lunga esperienza in questa e altre attività illegali. I malviventi stabiliscono un contatto con cubani residenti nel territorio statunitense e pagano forti somme di denaro, circa 10.000 dollari, per portare dalle coste dell’arcipelago a Miami i loro familiari. 

Un altro modo consiste nel contattare con cellulari o attraverso internet le persone sull’Isola disposte ad emigrare per questa via, oppure uno degli organizzatori viaggia a Cuba per combinare direttamente il viaggio.

Il 2 marzo c’è stata una partenza illegale dalla costa nord della provincia di Villa Clara, organizzata dagli Stati Uniti con uno dei motoscafi dell'organizzazione criminale. Due giorni dopo, a tre miglia nautiche da Cayo Sal, nelle Bahamas, l’imbarcazione è affondata, con un bilancio di un morto e diversi scomparsi.

Chi intraprende questa «avventura» corre molti rischi, perché per l’avidità degli organizzatori non importa la capacità di trasporto dei motoscafi: più persone viaggiano, più forte è il guadagno.

Per questi trafficanti abituati a trasferire stupefacenti dal Sudamerica agli USA e ad affrontare la concorrenza con enorme crudeltà e violenza, la vita delle loro «mercanzie» non vale niente.

Si sa che l’ordine dato dai cartelli ai guidatori dei motoscafi è che se le forze dell’ordine fermano un’imbarcazione in mare con migranti a bordo, devono affondare il motoscafo e non lasciare testimoni.

Lo stimolo all’emigrazione illegale continuerà fino a quando si continueranno a trasgredire gli accordi tra Cuba e gli Stati Uniti e saranno in vigore la Legge “de Ajuste cubano” e l’assedio economico del blocco, addirittura inasprito durante la pandemia. E' chiaro chi incentiva l’emigrazione illegale e la tragedia che miete vittime tra gli incauti della pericolosa rotta dello Stretto della Florida.

Raúl Antonio Capote e GM per Granma Internacional, 30 marzo 2021

 

 

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / RICERCA E POLITICA

Soberana 2, eloquente esempio di integrazione tra università e impresa

 

So che è buono perché sì; perché ci si sente bene come quando si è fatto del bene, o quando si è detto qualcosa di utile a qualcuno. Essere utile è meglio che essere principe.

Frammento dell’ ultima pagina, di L’Età d’Oro, di José Martí

 

Daniel, un cubano appassionato di scienza, padre, marito, fratello, nato a Villa Clara, avanero di adozione, in piena pandemia ha provato il sentimento di cui parlava José Martí più di cento anni fa in L’Età dell’Oro: essere utili.

Il dottore in Scienze Chimiche Daniel García Rivera, direttore del Laboratorio di Sintesi Chimica Molecolare dell’Università de L’Avana per progetti congiunti con il gruppo di imprese BioCubaFarma, diretto dal Centro delle Ricerche e Sviluppo dei Medicinali (Cidem), ha fatto parte dell’equipe multidisciplinare di scienziati che con l’Istituto Finlay dei Vaccini (IFV), ha sviluppato il candidato vaccino cubano contro il COVID-19 Soberana 2.

«Stavo svolgendo il mio lavoro di ricerca in Belgio senza poter tornare a Cuba. Dovevo restare lì per via della pandemia. Siccome stavamo collaborando da anni, mi hanno chiamato per WhatsApp e mi hanno detto: “Daniel, dobbiamo legare due molecole in un luogo molto specifico, dove non si danneggi la parte della molecola riconosciuta dal nostro sistema immunitario. Lo dico così per spiegarlo in forma semplice. Era una sfida scientifica», ha detto il dottor Daniel in un’intervista a Naturaleza Secreta. «All’inizio è stato molto complicato, fino a quando abbiamo suggerito alla direzione dell’IFV un metodo che poteva attivare e unire le proteine. Sono soddisfatto perchè i sacrifici di questi mesi non sono stati invano».

Il dottor Daniel García ha spiegato che Soberana 2 è un vaccino innovativo che deve molto alla chimica. Per sviluppare una vaccinazione, come tutto il mondo può immaginare, sono necessarie la  microbiologia, la biochimica e la chimica molecolare. Occorre studiare il comportamento delle molecole, come si possono modificare, come unirle e formarne una nuova, il vero problema di questi vaccini. È una tecnologia meravigliosa e il nostro gruppo ha massimizzato il rapporto e la collaborazione università-impresa».

 

L’ Università cubana nel cuore del vaccino

Soberana 2 ha trovato la sua strada verso il successo nella collaborazione scientifica e nell’unione con l’Università. Il Presidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ha insistito molto sull’integrazione in tutti i processi del paese, la giusta strada che nello scontro alla COVID-19 ha mostrato la sua importanza.

«La cosa più bella è stata che abbiamo davvero riversato tutta la conoscenza accumulata in una cosa d’utilità pratica e reale. Ringrazio l’IFV che ha dato al Laboratorio di Sintesi di Chimica Molecolare dell’Università, e al mio gruppo specifico, l’opportunità di collaborare a questa sfida e di creare una vaccinazione per salvare il nostro paese e qualunque paese che la applicherà».

L’IFV poteva farlo da solo, ne sono sicuro, per la capacità dei suoi ricercatori. Forse avrebbero avuto bisogno di più tempo, ma con l’alleanza con l’università e con un gruppo con capacità specifiche utili per lo sviluppo di questo vaccino, abbiamo davvero accelerato il processo, e in pochi mesi siamo giunti a un candidato a vaccino che ha proprietà immunologiche enormi.

Nella dinamica reale di un’impresa, per questioni reali o strategiche, a volte la collaborazione è vista come una cosa teorica e lontana che serve solo nella formazione, ma non per cose concrete.

Il COVID-19 ha messo in evidenza la necessità di una maggior collaborazione e, come risultato, stiamo ponendo una guida a livello nazionale, ma con una pianificazione secondo cui l’università non fa solo parte del gruppo di sviluppo, ma partecipa ai progetti con il beneficio delle vendite dei prodotti.

«Ho modificato le mie ambizioni scientifiche. L’università ti valuta per gli articoli scientifici che pubblichi, per la conoscenza che apporti, per i dottori che formi, per le buone lezioni che dai. Ora si tratta di fare qualcosa che poi finisca in una boccetta, in un vaccino per esempio», dice il ricercatore. «Abbiamo vari progetti: con il Cidem, con l’IFV e con altri centri, alcuni a breve e altri a lungo termine, come i vaccini terapeutici contro il cancro e, nel caso del Centro di Immunologia Molecolare (CIM), di agenti anti cancerogeni e antimicrobici».

 

Il vaccino cubano è completamente cubano

«Cuba, dal punto di vista medico-scientifico, era preparata a una pandemia come questa: con il sistema sanitario cubano, basato sulla prevenzione, e con le industrie biotecnologiche e farmaceutiche, Cuba ha dimostrato che di fronte a una sfida come il COVID-19 in cui si doveva fare un vaccino nuovo in un anno, ha il personale scientifico preparato per sviluppare tecnologie e fare il suo proprio vaccino. Il vaccino cubano è unico al mondo, con una tecnologia propria. Il vaccino cubano è puramente cubano. Cuba ha operato con quello che aveva e si è appoggiata  alla collaborazione internazionale. Il nostro paese ha molti amici che lo appoggiano e chi crede che Cuba è isolata e che all’estero ha solo critici e nemici, si sbaglia di grosso», ha assicurato.

Secondo lui, dopo Soberana 2 e il COVID-19, il paese avrà una migliore posizione. L’Isola ha dimostrato ancora una volta di avere un sistema sanitario potente, organizzato e responsabile, e un sistema di ricerca eccellente che può dare risposte a qualsiasi sfida scientifica.

 

Walkiria Juanes Sánchez e GM per Granma Internacional

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VENEZUELA

Il Venezuela ha condannato l’assassinio di due militari

 

Il ministro delle Relazioni Estere, Jorge Arreaza, ha condannato l’assassinio di due militari venezuelani delle Forze Miste d’Esplorazione in un’imboscata nello stato di Apure.

«Le nostre condoglianze ai loro cari. La Forza Armata Nazionale Bolivariana continua a garantire la nostra sovranità assestando duri colpi ai gruppi armati colombiani irregolari finanziati dal narco traffico», ha scritto il Cancelliere sul suo account Twitter.

Un veicolo blindato BTR-80A è stato colpito, si presume, da un lanciamissili mobile. Il ministro della Difesa, Vladimir Padrino, ha deplorato le azioni di psico-terrore e manipolazione mediatica indirizzata ad appoggiare le operazioni di commando irregolari provenienti dalla Colombia.

Secondo Telesur, il deputato del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), Julio Chávez, ha denunciato la complicità delle autorità della Colombia con le bande paramilitari e del crimine organizzato che fanno incursioni in Venezuela ed ha affermato che questi gruppi criminali mirano a destabilizzare la Rivoluzione Bolivariana.

GM per Granma Internacional, 3 aprile 2021

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / INGERENZA DEGLI STATI UNITI

Cuba e l’alibi  umanitario

 

Il capitalismo trasforma in merce tutto quello che tocca, anche il rischio della morte. È successo così anche con gli scioperi della fame.

I nazionalisti irlandesi fecero del digiuno volontario un’arma di lotta contro il dominio britannico, uno stratagemma utilizzato anche dal leader comunista cubano Julio Antonio Mella contro la dittatura pro-nordamericana di Gerardo Machado. Di madre irlandese, Mella aveva assunto come esempio proprio il sindaco della città irlandese di Cork, Terence MacSwiney, morto per il digiuno volontario nel 1920 dopo la condanna di reclusione per cospirazione a favore dell’indipendenza.

Quello che è stato un metodo di lotta popolare anticolonialista e anti imperialista è diventato, grazie al controllo dei mezzi di comunicazione, uno strumento di propaganda che, con l'alibi umanitario, si prefigge di danneggiare l’immagine dei governi non graditi ai dominatori del mondo.

Così, leggiamo di questo fantomatico combattente anticolonialista nel nome degli umili e degli ultimi, il signor Luis Almagro, che dichiara appoggio al suo collega, come dipendente del governo statunitense, che dichiara di aver iniziato lo sciopero della fame, mentre la televisione cubana lo mostra ricevere clandestinamente abbondanti pacchi di cibo.

Almagro, che sa benissimo che i suoi datori di lavoro sono i padri del terrorismo di Stato in tutto il pianeta, parla del «terrorismo di Stato» del Governo cubano, casualmente appena un po' prima della pubblicazione di un rapporto in cui il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti accusa Cuba, senza alcuna prova, di torture ed esecuzioni extragiudiziarie, mentre sostiene quelli che sparano ad alzo zero agli occhi dei giovani cileni e assassinano i rappresentanti delle lotte sociali in Colombia con frequenze da brivido.

Che lo dica un Governo che continua a mantenere in esercizio un carcere senza legge a Guantánamo, che ha inaugurato l'era degli assassinii da remoto con l'uso di droni, che gioca

simultaneamente come boia e giudice, la cui Segretaria di Stato dice tra le risate «Sono andata, ho visto, ed è morto» a proposito del massacro del leader libico Muamar Gadafi, è solo un piccolo dettaglio, degno d’apparire come nota a fondo pagina dell’Enciclopedia Universale dell’Infamia.

Alcune settimane fa, un’altro «sciopero della fame», al quale ha contribuito come autista e burattinaio l’Incaricato degli Affari dell’Ambasciata degli Stati Uniti all’Avana, pretendeva la libertà per qualcuno che rivendica con orgoglio l’appartenenza ai  «Lupi  solitari», un’organizzazione che da Miami finanzia azioni terroriste a Cuba contro scuole e altre strutture pubbliche. Ora sappiamo che quegli «scioperanti», lungi dal rischiare le loro vite, riempivano abbondantemente le loro tasche.

Il contratto di mille dollari mensili per il suo leader, pagato dall’Istituto Nazionale Democratico e diretto con denaro federale statunitense dal falco Madeleine Albright, è divenuto di dominio pubblico, ma la stampa "libera e indipendente" non ne fa nemmeno cenno, così come non fa cenno delle notizie che di Cuba danno un'altra immagine, come la richiesta che la nuova amministrazione nordamericana elimini il blocco economico insieme alle 240 misure con cui il governo di Donald Trump lo ha inasprito, o l’orgoglio per i cinque candidati a vaccino contro il COVID-19.

La costruzione dell'alibi umanitario per giustificare un intervento militare reclamato a gran voce da un altro dei falsi scioperanti del novembre scorso all’Avana ha un amaro precedente nel "palmares" della Signora Albright.

Fu lei, nel governo democratico di Bill Clinton, la Segretaria di Stato che giustificò, con manipolazioni e menzogne, il terribile bombardamento della NATO contro la  Yugoslavia, che costò migliaia di vite di civili e si scatenò criminalmente su obbiettivi come ospedali, impianti televisivi e ambasciate. Al comando della santa alleanza atlantica c’era allora un altro militante democratico, più esattamente socialdemocratico: lo spagnolo Javier Solana che, nel suo ruolo di cancelliere spagnolo, inventò un’operazione di guerra culturale contro Cuba, creando e finanziando, con la Open Society Foundation, la National Endowment for Democracy e la Ford Foundation, oltre alla fallita rivista "Incontro della cultura cubana".

Ora, a Cuba, in nome della cultura e sulle soglie del Ministero, si pretende di difendere i “dipendenti” della Albright e i «Lupi  solitari», e la «stampa libera» nasconde ai lettori i fili della trama. Non è casuale che nell’impegno spicchino gli eredi di Solana e di "Incontro della cultura cubana" che, con l’auspicio della Open Society e del governo norvegese del socialdemocratico Jens Stoltenberg, attuale Segretario Generale della NATO, hanno creato anche il fallito «Laboratorio di idee Cuba Possibile».

Hanno cercato di trasformare la farsa di San Isidro in rivoluzione di velluto e partorire un remake estemporaneo nel miglior stile della cecoslovacca terra natale della Signora Albright. Senza dubbio, a Cuba l’umanitarismo non è un alibi: nonostante le carenze, i blocchi e le sfide, lo garantisce una palpabile realtà: lo si ritrova in migliaia di cubani salvati dal COVID-19, nel tasso di letalità di diversi ordini inferiore a quello del paese che finanzia i falsi scioperanti della fame, nelle migliaia di medici che hanno viaggiato in altre terre per offrire il loro lavoro solidale, nello scienziato che ruba ore e ore al riposo per sconfiggere la pandemia e la guerra economica.

Questa guerra che i falsi scioperanti della fame dicono che non esiste, ma che in nome dei diritti umani vorrebbero si inasprisse sempre più.

Iroel Sánchez e GM per Granma Internacional, 4 aprile 2021

 


 

 

GRANMA (CUBA) / INTERNI / VIII CONGRESSO PCC

Relazione Centrale di Raúl Castro all’8º Congresso del Partito Comunista di Cuba

(Versione stenografica della Presidenza della Repubblica)

 

Il Generale dell’Esercito Raúl Castro Ruz, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, ha presentato ai delegati all’VIII Congresso la Relazione Centrale dell’importante evento che si è tenuto per quattro giorni nella sede del Palazzo delle Convenzioni de L’Avana, nella stretta osservanza delle misure sanitarie contro il COVID-19.

 

Compagne e compagni,

L’apertura dell’VIII Congresso coincide con una data fondamentale della storia della nazione: il 60º anniversario della proclamazione del carattere socialista della Rivoluzione pronunciata dal Comandante in Capo Fidel Castro Ruz il 16 aprile del 1961, nel giorno del lutto per i morti sotto i bombardamenti alle basi aeree, preludio dell’invasione mercenaria di Playa Girón.

Abbiamo previsto di chiudere il Congresso il 19 aprile, quando commemoreremo anche il 60º anniversario della vittoria su quella spedizione mercenaria, ottenuta in meno di 72 ore dai combattenti dell’Esercito Ribelle, dagli agenti di polizia e dai miliziani che, sotto la personale guida di Fidel non diedero un istante di tregua agli invasori.

L’invasione di Playa Girón, messa in atto durante il mandato di un presidente democratico, era compresa nel Programma segreto d’Azione contro il regime di Castro progettato dal Presidente Eisenhower. Prevedeva la creazione a Cuba di un’opposizione unificata, l’avvio di una guerra psicologica, un piano di attentati ai principali dirigenti rivoluzionari, sabotaggi a obiettivi economici, azioni di terrorismo nelle città, l’istigazione di bande contro rivoluzionarie armate che uccisero e massacrarono contadini, operai e giovani che partecipavano alla gloriosa campagna di alfabetizzazione.

Non dimenticheremo mai i 3.478 morti e i 2.099 mutilati, vittime del terrorismo di Stato applicato contro il nostro paese.

L’VIII Congresso avviene a due anni dalla proclamazione della nuova Costituzione della Repubblica, il 10 aprile 2019, e un secolo e mezzo dopo la prima Costituzione mambì. L’approvazione della Costituzione richiede l’attualizzazione di buona parte delle leggi e delle disposizioni giuridiche che ne sviluppano i precetti. Per questo l’Assemblea Nazionale del Potere Popolare ha approvato il relativo cronogramma legislativo già in corso di attuazione.

Dall’aprile del 2019 a oggi, il Parlamento cubano ha approvato 11 leggi mirate a garantire il funzionamento e l’organizzazione delle principali istituzioni dello Stato e del Governo; anche il Consiglio di Stato ha emesso 33 decreti-legge.

La Relazione Centrale che vi presento oggi è stata precedentemente approvata dal Burò Politico del Partito Comunista. In questa occasione, considerando le restrizioni che c’impone la pandemia, abbiamo limitato a 300 il numero dei delegati al Congresso, proposti dalla base e eletti democraticamente in rappresentazione di circa 700 mila militanti.

In queste circostanze straordinarie, l’VIII Congresso dà compimento all’obiettivo 17 approvato nella Prima Conferenza Nazionale del Partito, che stabiliva il termine di cinque anni per la realizzazione del nuovo Congresso del Partito, salvo situazioni di minacce di guerra, gravi disastri naturali o altre eccezionali.

Non siamo in tempi normali, ma abbiamo valutato necessario celebrare il nostro Congresso nei tempi che avevamo previsto.

Arriviamo a questo importante appuntamento con un aumento di 27 mila militanti, e rileviamo che si è risolto lo stallo che si manifestava dal 2006. Questo incoraggiante risultato si è verificato nonostante il calo per cause naturali, o per cessazione e applicazione di sanzioni.

Nonostante questo, non possiamo ignorare che in corrispondenza con le tendenze demografiche della nazione, cresce l’età media dei militanti del nostro Partito, in cui il 42,6% hanno più di 55 anni d’età.

Nello stesso tempo abbiamo ottenuto un aumento sostenuto tra i militanti della UJC, che si alimenta della massa degli studenti e dei giovani lavoratori, e tra questi ultimi è stata data la priorità ai contadini, agli operai agricoli e ad altri importanti settori dell’economia, per i quali esistono potenzialità non utilizzate che potrebbero servire come valido contributo alla crescita del futuro del Partito».

In questa occasione, si considerano le restrizioni che impone la lotta alla pandemia, partendo dal Piano Nazionale approvato dal Burò Politico il 30 gennaio del 2020, che è stato aggiornato e arricchito con le esperienze accumulate nelle differenti tappe. Questo Piano comprende azioni inter-settoriali con l’integrazione degli Organismi dell’Amministrazione Centrale dello Stato, delle organizzazioni di massa e la partecipazione del popolo, soprattutto dei giovani. La sua forza principale, ha assicurato, è la volontà politica di difendere la salute della nostra popolazione. La realizzazione di questo piano ha dimostrato che è possibile il controllo dell’epidemia, mediante l’osservazione dei protocolli stabiliti, l’assistenza differenziata ai gruppi vulnerabili, la ricerca attiva di casi e l’isolamento dei sospetti, oltre al ricovero ospedaliero, trattamenti preventivi e terapeutici, medicinali nuovi prodotti dall’industria farmaceutica e biotecnologica cubana, sorta con la direzione personale del Comandante in Capo.

I risultati ottenuti sono possibili, ha affermato, solo in una società socialista, con un sistema di salute universale e gratuito, accessibile e con professionisti competenti e impegnati. Nonostante tutto questo, negli ultimi, mesi si è prodotto un nuovo focolaio a livello mondiale, dal quale Cuba non è esclusa, come conseguenza, tra le altre ragioni, d’aver allentato il rispetto delle misure stabilite.

La risposta del paese al COVID-19 si è caratterizzata per l’apporto di scienziati e di esperti, con lo sviluppo delle ricerche e delle innovazioni e l’introduzione immediata dei loro risultati indirizzati alla prevenzione, la diagnosi, il trattamento e la riabilitazione dei pazienti. Si lavora intensamente ai test clinici dei cinque candidati a vaccini, che potranno servire per immunizzare tutta la popolazione cubana e contribuire alla salute di altre nazioni.

Questi risultati da soli, come ho già detto in altre occasioni, fanno crescere la mia ammirazione per Fidel.

L’VIII Congresso concentrerà il suo lavoro nell’analisi di tre commissioni.

La prima, presieduta dal Primo Ministro, Manuel Marrero Cruz, analizzerà i risultati economico-sociali realizzati dalla celebrazione del 7º Congresso a oggi e le proiezioni per continuare ad avanzare nello sviluppo.

Nei loro dibattiti ci sarà la valutazione del processo d’implementazione dal VI Congresso delle Linee di Politica Economica e Sociale del Partito e la Rivoluzione, e la proposta della sua attualizzazione, oltre alla Concettualizzazione del Modello Economico e Sociale Cubano e lo stato del compimento della Strategia Economica e Sociale, per fomentare l’economia e per lo scontro alla crisi mondiale provocata dalla COVID-19.

La seconda commissione, guidata dal compagno José Ramón Machado Ventura, Secondo Segretario del Comitato Centrale, valuterà il compimento della risoluzione approvata nel VII Congresso sugli obiettivi di lavoro della Prima Conferenza Nazionale, realizzata nel gennaio del 2012, relazionati con il funzionamento del Partito, l’attività ideologica e il vincolo con le masse, così come le proiezioni per perfezionare il lavoro del Partito nelle attuali e future circostanze.

La terza Commissione, guidata dal Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, presenterà una valutazione della situazione della politica dei quadri del Partito, la UJC, le organizzazioni di massa, lo Stato e il Governo, così come il ruolo del Partito per ottenere risultati superiori.

I documenti che oggi presentiamo alla vostra attenzione, risultati del lavoro di queste tre commissioni, sono stati discussi in precedenza nei comitati provinciali del Partito e nei consigli di governo, con la partecipazione dei primi segretari del Partito, i dirigenti delle organizzazioni di massa e i quadri amministrativi dei municipi, così come i consigli di direzione degli Organismi dell’Amministrazione Centrale dello Stato, e le direzioni nazionali delle organizzazioni di massa e dell’Unione dei Giovani Comunisti. Grazie ai dibattiti, sono state introdotte significative modifiche che ne arricchiscono i contenuti.

Recentemente sono state poste alla considerazione dei delegati al Congresso raggruppati nelle rispettive delegazioni provinciali.

Senza pretendere di parlare di tutti i temi compresi nel lavoro delle commissioni, farò un breve ripasso di alcuni.

Si è già detto che lo sviluppo dell’economia nazionale nella lotta per la pace e la identità ideologica costituiscono le principali missioni del Partito. L’economia cubana negli ultimi cinque anni ha dimostrato capacità di resistenza di fronte agli ostacoli che rappresenta la recridescenza del blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti, e ha permesso di preservare le principali conquiste della Rivoluzione in materia di salute pubblica, educazione e sicurezza sociale, senza rinunciare agli obiettivi di sviluppo previsti né all’appoggio solidale ad altre nazioni.

Persistono effetti negativi associati all’eccesso di burocrazia, di un carente controllo delle risorse, causa e condizione del dannoso fenomeno della corruzione e di altre illegalità che limitano l’incremento della produttività e dell’efficienza. Non sono scomparsi i problemi strutturali del modello economico che non produce sufficienti incentivi per il lavoro e l’innovazione.

Per trasformare in maniera irreversibile questo scenario, s’impone un maggior dinamismo al processo di aggiornamento del modello economico e sociale, in modo da propiziare un’adeguata combinazione del carattere centralizzato della pianificazione con l’autonomia e la decentralizzazione necessaria nelle istanze intermedie e di base del sistema delle imprese e dei governi locali.

E’ necessario anche consolidare il processo degli investimenti sulla base della sua integralità senza spazio all’improvvisazione, potenziando la produzione e l’efficienza nell’operato del settore statale dell’economia nelle sfere che determinano lo sviluppo del paese mentre si rendono più flessibili e si istituzionalizzano le forme di gestione non statale.

Recentemente sono state ampliate in maniera significativa le attività che si possono esercitare da indipendenti, passate da 127 a più di 2000.

Questa decisione, come era prevedibile, è stata accolta con entusiasmo dall’opinione pubblica nazionale e straniera e poi criticata dopo pochi giorni e considerata insufficiente da coloro che sognano il ritorno capitalista nel paese e la privatizzazione delle proprietà del popolo dei principali mezzi di produzione.

Sembra che l’egoismo, l’avidità e l’ansia di maggiori entrate provochino la smania per un processo di privatizzazione che spazzerebbe ogni fondamento ed essenza della società socialista costruita in più di sei decenni.

Su questa strada, in poco tempo si smantellerebbero anche i sistemi nazionali dell’educazione e della salute pubblica, tutti e due gratuiti e d’accesso universale per tutti i cubani. Altri, sperando di far esplodere il principio socialista del monopolio dello Stato sul commercio estero, reclamano che si autorizzi l’importazione commerciale privata con l’animo di stabilire un sistema non

statale di commercio interno.

Queste sono questioni che non possono essere abbandonate all’ingenuità dai quadri di direzione e dei militanti del Partito. Ci sono limiti a cui non possiamo rinunciare, perchè le conseguenze sarebbero irreversibili e condurrebbero a errori strategici e alla distruzione stessa del socialismo e, per questo, della sovranità e dell’indipendenza nazionale.

In linea con il tema, ricordate le parole del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, pronunciate alla chiusura del VI Congresso dell’Unione dei Giovani Comunisti (UJC) il 4 aprile 1992, quando sostenne che senza fermezza, senza decisione, senza uno spirito conseguente, la Rivoluzione non avrebbe trionfato perchè coloro che fanno concessioni, quelli che zoppicano, quelli che si rammolliscono, quelli che tradiscono, non giungono mai da nessuna parte. (Applausi)

Non si deve mai dimenticare che la proprietà di tutto il popolo dei mezzi fondamentali di produzione costituisce la base del potere reale dei lavoratori. Il sistema delle imprese statali ha lo speciale compito di garantire la sua posizione come forma di gestione dominante nell’economia.

«Questa è una condizione imprescindibile per sostenere la società socialista, per cui è imprescindibile dare una scossa al sistema delle imprese, dall’alto al basso e viceversa; dare esilio definitivo all’inefficienza, al conformismo e alla mancanza d’iniziative. Si devono modificare i vecchi e cattivi costumi e sviluppare tratti imprenditoriali e attivi nei quadri di direzione delle nostre imprese e nei nostri stabilimenti che funzioneranno ogni giorno con maggior autonomia, ottenendo produzioni superiori e con più efficienza. Tutto questo si dice con facilità, ma il difficile non è impossibile, e bisognerà concretizzare il cambiamento. È obbligatorio dare una vera svolta per difendere l’incremento della produzione nazionale, soprattutto di alimenti, sradicando la consuetudine di importarli e generando esportazioni differenti e competitive».

Dobbiamo abituarci a vivere con quello che abbiamo e non pretendere di spendere più di quello che siamo capaci di generare. Fare il contrario è un errore che abbiamo già commesso e non lo possiamo ripetere. Non va dimenticato che nel risparmio si trovano le risorse più rapide e sicure a nostra disposizione.

Il settore strategico del turismo per l’economia nazionale, che fino al 2018 stava crescendo in maniera sostenuta, è segnato dalla caduta sofferta l’anno successivo per le misure adottate dall’amministrazione nordamericana contro l’Isola e poi per la crisi provocata dalla COVID-19. Nonostante tutto, abbiamo utilizzato la chiusura della maggioranza degli hotels per fare lavori di manutenzione e riformare il piano alberghiero. In questo modo Cuba, quando il turismo ripartirà, potrà offrire servizi di migliore qualità. Siamo ottimisti e siamo sicuri che questo settore non solo si riprenderà, ma continuerà a svilupparsi per il bene di tutto il paese.

Il modello economico e sociale di sviluppo socialista esige di poter agire con strumenti adeguati sulla regolazione del mercato con la maggior armonia possibile. È necessario far sì che le domande insoddisfatte della popolazione funzionino da incentivo per i produttori nazionali, sulla base dell’utilizzo efficiente e razionale delle risorse materiali e finanziarie.

(Applausi)

Questi sono i propositi perseguiti dalla Strategia economico-sociale per l’economia e la lotta alla crisi mondiale provocata dalla COVID-19 implementata dalla direzione del paese. Non è inutile ripetere che le decisioni nell’economia in nessun caso possono provocare una rottura negli ideali di giustizia e uguaglianza della Rivoluzione, nè dell’unità e della fiducia del popolo attorno al suo Partito. Nonostante le gravi tensioni che affronta l’economia nazionale, è propizia l’occasione per ringraziare buona parte dei nostri creditori disposti a ristrutturare i debiti scaduti, assicurando la volontà del compimento degli impegni finanziari. Ugualmente si ratifica la decisione di garantire i depositi bancari in moneta forte e in pesos cubani, così come il contante nelle mani della popolazione e delle persone giuridiche internazionali. La situazione estrema di carenza di liquidità ha obbligato a reintrodurre la moneta liberamente convertibile in una parte del commercio al minuto, e più avanti, all’ingrosso.

Questa necessaria misura ha avuto il proposito iniziale d’assicurare la presenza nel mercato interno di un insieme di generi merceologici che negli ultimi cinque anni erano spariti dall’offerta statale e che aveva lasciato spazio all’attività illegale di acquisto dall’estero e rivendita con alti guadagni. Già con gli effetti della COVID-19 si sono ampliate le vendite in moneta liberamente convertibile verso altri prodotti, includendo gli alimenti, con l’obiettivo d’incentivare le rimesse che i cittadini cubani residenti all’estero inviano ai loro familiari sul territorio nazionale. Con questo, il governo ha assicurato l’assegnazione di un apprezzabile volume di divise per garantire la sostenibilità dell’offerta in pesos cubani di un ridotto numero di prodotti di base dell’alimentazione e dell’igiene, e si lavora per ristabilire la presenza dei fornitori nazionali in questo mercato.

A proposito della ripercussione delle vendite in moneta liberamente convertibile, per via di una inadeguata politica di comunicazione e la pubblicazione analisi sbagliate su vari media, si è generata una confusione anche in alcuni quadri di direzione, che hanno criticato la presunta disuguaglianza derivata da queste vendite reclamando che tutto il commercio interno del paese ritornasse alla tessera annonaria. Con il passare dei mesi e gli interventi pubblici del Presidente della Repubblica, del Primo Ministro e degli altri funzionari del Governo, siamo riusciti a far comprendere che le vendite in moneta liberamente convertibile sono necessarie e dureranno il tempo necessario per recuperare e rinforzare l’economia, e con questa assicurare la reale convertibilità della moneta Nazionale.

Nel mezzo di queste complesse circostanze sono state adottate misure per incentivare l’investimento straniero, sopprimendo ritardi e ostacoli che rallentano il loro apporto decisivo all’operato dell’economia nazionale. È ora di cancellare dalla nostra mente i pregiudizi del passato associati all’investimento straniero e assicurare una corretta preparazione con la progettazione di nuove opportunità con la partecipazione del capitale straniero.

Una dimostrazione di questo sono i risultati realizzati nella Zona Speciale di Sviluppo del Mariel, ubicata in un importante polo adatto per gli investitori stranieri e nazionali, con l’utilizzo di importanti infrastrutture che continuano a crescere nonostante l’inasprimento del blocco degli USA.

In materia di implementazione delle Linee di Politica Economica e Sociale del Partito e della Rivoluzione, se ne garantisce la prosecuzione. Senza dubbio si notano carenze nella pianificazione e nell’organizzazione, nel controllo e nella continuità dei processi, e in alcuni casi vi sono lente e ritardate azioni di correzione, o insufficiente visione di insieme rispetto a rischi e inefficienze.

C’è resistenza al cambiamento e carenza di capacità rinnovatrice che si esprime in atteggiamenti d’inerzia e immobilismo nell’applicazione delle misure pianificate, con timori nell’esercizio delle facoltà assegnate e pregiudizi verso le forme di proprietà e gestione non statali. La Commissione Permanente per l’Implementazione e lo Sviluppo non è riuscita ad organizzare in maniera adeguata la partecipazione dei differenti attori coinvolti nell’implementazione delle Linee, ed ha assunto funzioni in eccesso rispetto al mandato assegnato dal Congresso, limitando il ruolo che corrispondeva alle sue funzioni. Nello stesso tempo non è stato permesso in maniera sufficiente che le organizzazioni politiche e di massa svolgessero un ruolo più attivo nel processo. Tutto questo ha indotto il Burò Politico ad adottare la decisione di distribuire le responsabilità nella conduzione dell’implementazione delle Linee tra la Commissione, gli organismi dell’Amministrazione Centrale dello Stato e le entità nazionali, realizzando più cospicui passi avanti.

Come risultato dell’attualizzazione delle Linee approvate nel VII Congresso, si propone di mantenerne 17, modificarne 165, sopprimerne 92 e aggiungerne18, per un totale finale di 200 Linee.

Com’è noto, il modello economico e sociale, guida teorica per la costruzione del socialismo in Cuba, fu approvato nel VII Congresso con il mandato di discuterlo nelle organizzazioni del Partito, dell’Unione dei Giovani Comunisti, e di ampli settori della società, per poi sottoporlo all’approvazione del Plenum del Comitato Centrale del Partito.

Nella cornice dei lavori affidati alla commissione numero 1, creata dal Burò Politico per valutare l’attualizzazione del contenuto di questo documento programmatico, sono stati ratificati i principali postulati e sono state introdotte, nel rispetto della Costituzione, modifiche indirizzate ad ottenere una maggior precisione in alcune questioni che saranno dibattute dai delegati nelle rispettive commissioni.

Dopo un decennio di studio e lavoro, dal primo gennaio di quest’anno abbiamo avviato l’applicazione dell’Ordinamento che, com’era stato ripetuto, non è una bacchetta magica per i problemi della nostra economia, ma permetterà, come indica il suo nome, di ordinare e rendere trasparente l’impegno dei differenti attori nello scenario economico, incentivando la motivazione per il lavoro e il senso della vita dei cittadini.

Va cancellata la vecchia illusione paternalistica ed egualitaristica, secondo cui Cuba è l’unico paese dove si può vivere senza lavorare. Il livello medio di vita e di consumo dei cubani dovrà essere determinato dal frutto del lavoro.

I pochi mesi trascorsi hanno confermato la complessità e la portata di questo processo che tocca tutte le componenti della società cubana con un largo ventaglio di decisioni e azioni che non hanno precedenti nella storia recente della Rivoluzione.

Non per caso è occorso tanto tempo per la progettazione, con la partecipazione e l’apporto di specialisti e investigatori altamente qualificati nell’ambito produttivo e accademico del paese, con il valido contributo d’istituzioni di altre nazioni, così come le esperienze di processi simili applicati in Cina e Vietnam, al netto delle differenze.

Alla pari d’indiscutibili conquiste nello stabilire l’unificazione monetaria e cambiaria, la riforma generale di salari, pensioni e assistenza sociale, così come la riduzione dei sussidi e delle gratuità assicurando l’assistenza delle persone vulnerabili, nell’implementazione dell’Impegno ordinamento sono state poste in luce carenze provocate da una debole preparazione e addestramento; negligenze, mancanza di controllo, sensibilità politica e insufficiente comunicazione istituzionale da parte dei quadri e dei funzionari incaricati dell’esecuzione pratica, fatto che ha indotto prezzi esagerati nelle tariffe dei servizi pubblici, oltre agli errori e alle dilazioni legate alla riforma salariale e al sistema di pagamento.

Tutto questo ha richiesto un duro lavoro da parte della direzione del Partito, dello Stato e del Governo, nell’interesse di correggere agilmente le deviazioni e modificare le deviazioni dal disegno originale.

L’Impegno Ordinamento deve proseguire il suo percorso di attuazione secondo il cronogramma approvato e fino alla totale applicazione, e la cosa più importante è il consolidamento dei suoi postulati e il conseguimento di risultati economici e produttivi che contribuiranno alla costruzione di un socialismo prospero e sostenibile.

Il contenuto dell’articolo 5 della Costituzione della Repubblica, la cui redazione integra è opera personale del Comandante in Capo, Fidel Castro Ruz – presente nella Costituzione attuale con identico numero e contenuto di quello promulgato nel 1976 – consacra il Partito Comunista di Cuba come forza direttiva superiore alla società e allo Stato, che organizza e orienta gli sforzi comuni verso la costruzione del socialismo. Questo suppone un’enorme responsabilità per tutti i militanti, dato che l’autorità morale del Partito unico che garantisce e rappresenta l’unità e la continuità della Rivoluzione emana proprio dall’esemplarità nel compimento del dovere e dei postulati costituzionali, così come dall’elevata qualità etica, politica e ideologica e nello stretto vincolo con la popolazione.

Ricade nel Partito, come organizzazione che raggruppa l’avanguardia rivoluzionaria, l’onorevole missione d’essere il degno erede della fiducia depositata dal popolo nel leader della Rivoluzione, il Comandante in Capo Fidel Castro Ruz.

Non è cosa nuova, dissi quasi 15 anni fa per evitare qualsiasi tipo di confusione, e lo ripeto oggi perchè sento che questo concetto preserva tutta la sua importanza per il presente e per il futuro della nazione.

Lo stesso Fidel, ancora prima, il 14 marzo del 1974, disse: Il partito è l’avanguardia del popolo, la sicurezza del popolo, la garanzia del popolo, l’organizzazione d’ avanguardia fondamentale. Voi sapete che cosa dà sicurezza alla Rivoluzione? Il Partito. Voi sapete cosa dà continuità alla Rivoluzione? Il Partito. Voi sapete cosa dà futuro alla Rivoluzione, cosa dà vita alla Rivoluzione? Il Partito. Senza il Partito non potrebbe esistere la Rivoluzione.

Dal periodo trascorso dal VII Congresso realizzato nel 2016, è proseguito l’operato nel compimento degli obiettivi della Prima Conferenza Nazionale in relazione alle modifiche introdotte nei media e negli obiettivi di lavoro dell’organizzazione del Partito e nell’attenzione alle organizzazioni di base e ai principali problemi della vita politica, economica e sociale della nazione con il proposito di superare la sostituzione e l’interferenza nelle funzioni e le decisioni che corrispondono allo Stato, al Governo e alle istituzioni amministrative, senza smetter di condurre insieme a queste autorità lo scontro alle situazioni che danneggiano la popolazione.

Gli statuti del nostro Partito la considerano la continuità del Partito Rivoluzionario Cubano creato da Martí per dirigere la lotta per l’indipendenza, del Primo Partito Comunista fondato da Carlos Baliño e Julio Antonio Mella e di quello nato partendo dall’integrazione volontaria delle tre organizzazioni rivoluzionarie che guidarono la lotta contro la tirannia di Batista.

L’ esistenza in Cuba di un unico partito è stata e sarà sempre, nel fuoco delle campagne del nemico impegnate a frammentare e dividere i cubani con canti di sirene della democrazia borghese partendo dall’antica tattica “dividi e impera”.

L’unità della stragrande maggioranza dei cubani attorno al Partito, all’opera e agli ideali della Rivoluzione, sono stati la nostra arma strategica fondamentale per affrontare con successo ogni tipo di minaccia e aggressione.

Per questo l’unità va custodita con gelosia senza accettare mai la divisione tra rivoluzionari con falsi pretesti di maggior democrazia, perché quello sarebbe il primo passo per distruggere da dentro la stessa Rivoluzione, il socialismo e l’indipendenza nazionale, cadendo nuovamente sotto il dominio dell’imperialismo nordamericano.

E quindi, se abbiamo un solo Partito, dobbiamo promuovere nel suo funzionamento e in generale nella nostra società, la più ampia democrazia e uno scambio permanente, sicuro e profondo di opinioni, non sempre coincidenti, stringere il vincolo con la massa operaia e la popolazione e assicurare la partecipazione crescente dei cittadini alle decisioni fondamentali.

L’attenzione per il Partito e per l’Unione dei Giovani Comunisti si è rinforzata, come con le organizzazioni studentesche e i movimenti giovanili, con la volontà d’elevare il loro protagonismo e rinforzare il lavoro politico-ideologico, preservando nello stesso tempo l’indipendenza organica.

Per continuare a saldare l’unità dei cubani, si mantiene la lotta ai pregiudizi e a ogni tipo di discriminazione che ancora resistono. Ugualmente, è stata attualizzata la politica d’attenzione alle istituzioni religiose e alle associazioni di fraternità, che s’inseriscono in maniera crescente in differenti sfere dell’operato nazionale.

In quanto alle organizzazioni di massa, siamo giunti alla conclusione che si vuole rivitalizzare la loro azione in tutte le sfere della società e attualizzare il loro funzionamento in corrispondenza con i tempi che viviamo, ben differenti da quelli dei primi anni della Rivoluzione, quando nacquero. È necessario riscattare il lavoro nella base, nelle fabbriche e nelle fattorie, nelle strade e nei quartieri in difesa della Rivoluzione e nella lotta contro le manifestazioni delittuose e di indisciplina sociale.

È necessario rafforzare la combattività e l’intransigenza rivoluzionarie e il loro apporto al lavoro ideologico, la creazione e il consolidamento dei valori e la lotta contro i piani sovversivi del nemico.

Continua l’appoggio del Partito al lavoro della Federazione delle Donne Cubane e altre istituzioni per la difesa dei diritti della donna e la denuncia della violenza di genere. Si approfondirà lo scontro ai pregiudizi associati all’orientamento sessuale e all’identità di genere.

Come compimento del mandato costituzionale, il Consiglio di Stato ha approvato la commissione che farà la redazione del pre-progetto del Codice delle Famiglie per la sua analisi nel Parlamento e la successiva discussione con la popolazione, impegno al quale si sta già lavorando.

La creazione del programma del Governo e della commissione guidata dal

Presidente della Repubblica, Díaz-Canel, per analizzare il tema della discriminazione razziale, sosterrà uno scontro più efficace di fronte a queste tracce del passato e una maggior coerenza nell’esposizione e nella conduzione del dibattito politico sul tema. D’altra parte, anche se il lavoro ideologo costituisce una delle principali direttrici del lavoro del Partito, devo confessare che non sono soddisfatto dei progressi ottenuti.

Anche se è certo che i nostri media si caratterizzano per il rispetto della verità e il rifiuto della menzogna, è anche vero che persistono manifestazioni di trionfalismi e superficialità nel modo in cui descrivono la realtà del paese.

Spesso si pubblicano lavori giornalistici che invece di chiarire tendono a confondere. Queste analisi danneggiano la credibilità della politica della comunicazione sociale. L’immediatezza non è incompatibile con l’obiettività, la professionalità e soprattutto l’intenzionalità politica. Nel lavoro politico-ideologico non è sufficiente fare di più, ma è necessaria creatività, adattabilità agli scenari in cui viviamo, conoscenza e studio della storia del paese, ottimismo e fiducia che insieme, uniti, sapremo affrontare e vincere qualsiasi ostacolo. Riassumendo, è necessaria una profonda trasformazione indirizzata a rinforzare le essenze e i valori che emanano dell’opera della Rivoluzione.

Sono raddoppiati i programmi di sovversione e influenza ideologica e culturale, indirizzati a togliere prestigio al modello socialista di sviluppo e presentando come unica alternativa il ritorno del capitalismo.

La componente sovversiva della politica statunitense verso Cuba si concentra nella frantumazione dell’unità nazionale indirizzando i giovani, le donne e gli accademici, il settore artistico e intellettuale, i giornalisti, gli sportivi, le persone della differenza sessuale e religiosa. Si manipolano temi d’interesse per gruppi specifici coinvolti nella protezione degli animali, l’ambiente o nelle manifestazioni artistiche e culturali, tutti mirati a disconoscere le istituzioni esistenti. Non si smette smesso finanziare azioni attraverso le stazioni radiofoniche e televisive situate negli Stati Uniti, mentre cresce il rifornimento monetario per lo sviluppo di piattaforme per la generazione di contenuti ideologici che mirano apertamente a far crollare la Rivoluzione, lanciano appelli per la realizzazione di manifestazioni negli spazi pubblici, incitano sabotaggi e azioni di terrorismo, comprese quelle contro gli agenti dell’ordine pubblico e i rappresentanti del potere rivoluzionario. Senza il minimo pudore si dichiarano apertamente i compensi destinati dagli USA agli esecutori di queste azioni criminali.

Non dimentichiamo che il governo degli Stati Uniti ha creato il “Gruppo di Lavoro d’Internet per Cuba” che mira a far diventare le reti sociali canali di sovversione, con la creazione di reti senza cavi fuori dal controllo statale, e la realizzazione di attacchi cibernetici alle infrastrutture critiche.

Delle opportunità e dei pericoli derivanti dall’utilizzo di Internet e delle reti sociali parliamo in Parlamento già da decenni. Come nella favola di Esopo, sappiamo che le lingue si possono usare per i migliori ma anche per i peggiori propositi. La menzogna, la manipolazione e la propagazione di notizie false non hanno più limiti. Con queste si forma e si diffonde ai quattro venti un’immagine virtuale di Cuba come di una società moribonda e senza futuro sul punto di un collasso, e si fomenta la bramata esplosione sociale.

Senza dubbio la verità è un’altra, la controrivoluzione interna manca di base sociale, di guida e capacità di mobilitazione, diminuisce le sue schiere e l’impatto sociale, concentra il suo attivismo sulle reti sociali in Internet. Siamo fermamente convinti che le strade, i parchi e le piazze sono e resteranno dei rivoluzionari e che non negheremo mai al nostro eroico popolo il diritto di difendere la sua Rivoluzione.

(Applausi)

Queste circostanze da sole richiedono l’urgente trasformazione che ho indicato nel campo ideologico. In materia di politica dei quadri abbiamo continuato a lavorare per realizzare gli accordi dell’ultimo Congresso del Partito e della Prima Conferenza Nazionale. Abbiamo fatto passi avanti per il concetto organizzativo e la materializzazione della politica di progressivo rinnovo degli incarichi decisivi.

Ugualmente, si osserva un incremento progressivo e sostenuto nella promozione di giovani, donne, neri e mulatti sulla base del merito e delle qualità personali anche se quanto abbiamo realizzato è assolutamente insufficiente, riferendoci alle principali responsabilità nel Partito, lo Stato e il Governo. Prosegue la promozione dei quadri dell’Unione dei Giovani Comunisti al lavoro professionale nel Partito.

Nello stesso tempo permangono debolezze nell’applicazione della politica dei quadri che si riflettono nella tendenza al formalismo e alla superficialità di non pochi quadri che si considerano insostituibili e non lavorano per l’avvicendamento. Si evidenziano così scarso vincolo con il popolo, mancanza di sensibilità, incapacità di mobilitare i collettivi nella soluzione dei problemi e un debole lavoro con i collaboratori. C’è carenza comunicativa che limita la capacità di motivare, comprendere, partecipare e discutere i temi che preoccupano le masse dei lavoratori. Ancora oggi si scoprono casi di compagni promossi a incarichi di direzione senza aver dato prova di capacità e preparazione per esercitarli, mentre si manifesta una scarsa intenzione e proiezione per migliorare la composizione dei quadri in quanto a donne, neri e mulatti.

L’Articolo 4 della Costituzione della Repubblica dice che “La difesa della Patria socialista è il più grande onore e il dovere supremo di ogni cubano”. Questo importante articolo va considerato nel lavoro di tutti i militanti comunisti, compresa la politica dei quadri. Non si può ammettere la promozione a incarichi superiori di compagni che per motivi ingiustificati non hanno fatto il servizio militare attivo, che costituisce la principale via di preparazione militare, che devono compiere tutti i cittadini e prima di tutto i quadri. L’importanza di questa questione cresce con il passare del tempo.

La tendenza alla bassa natalità diventerà entro il 2030 un serio problema in molti aspetti e per questo si devono altre soluzioni. In questa sfera contiamo con il prezioso esempio della decisione, adottata dal 2002, 19 anni fa, su richiesta del Ministero delle Relazioni Estere, secondo cui tutti gli studenti dell’Istituto Superiore delle Relazioni Internazionali, di entrambi i sessi, prima della loro iscrizione realizzino il servizio militare per un anno nella Brigata della Frontiera, davanti all’illegale base navale de Guantánamo. Tutto questo è stato realizzato in tutti questi anni senza problemi di sorta.

Alla luce della tendenza all’invecchiamento della popolazione cubana — come

dicevo — che tra i tanti effetti negativi limita il numero dei cittadini che arrivano all’età del servizio militare, si dovrebbe studiare l’esperienza dell’Istituto Superiore delle Relazioni Internazionali con il proposito di generalizzare in forma graduale l’educazione superiore prima che compiano questo dovere.

Lo stesso Presidente della Repubblica, Díaz-Canel, di fronte al richiamo

del Comandante in Capo, fece volontariamente il servizio militare nelle

unità della difesa anti aerea per assimilare la nuova tecnica, e si era già laureato come ingegnere meccanico nell’Università Centrale di Las Villas e, come ha detto lui stesso, quel periodo è stato di grande utilità nella formazione di quadro rivoluzionario. Voglio applaudire il Presidente per il suo esempio.

(Applausi)

Per il suo carattere strategico, la politica dei quadri necessita un costante perfezionamento e aggiornamento per assicurarne selezione, formazione e promozione, perché si caratterizzino per il loro impegno con la Rivoluzione, per umiltà, modestia, esempio personale, la guida e la più ferma convinzione di fronte a qualsiasi deviazione di cupole, vanità, sufficienza o ambizione.

La politica dei quadri del Partito Comunista di Cuba dovrà assicurare la selezione dei dirigenti di domani in stretta unione con le masse, con la capacità di mobilitare, dialogare, argomentare ed essere risolutivi, elevare la sensibilità politica e umana, la responsabilità, la disciplina, l’esigenza e il controllo, facendo uso della direzione collettiva come unico modo d’incontrare le migliori soluzioni ai problemi.

Parlerò ora di temi di politica estera.

Lo scenario internazionale che affrontiamo oggi è decisamente diverso da quello dell’aprile del 2016, quando si realizzò il VII Congresso. Questi cinque anni si sono caratterizzati per l’incremento inaudito dell’aggressività del governo statunitense. Storicamente l’egemonismo imperialista degli Stati Uniti ha rappresentato una minaccia per il destino e la sopravvivenza della nazione cubana. Non è un fenomeno nuovo. Ha accompagnato i cubani sin dalle origini della Patria quando sorsero i primi desideri di sovranità e indipendenza nel nostro popolo. Era già una sfida per gli eroi che iniziarono la guerra contro il colonialismo spagnolo nel XIX secolo. Lo hanno affrontato generazioni di cubani che hanno continuato la lotta nel XX secolo e il popolo che nei nostri giorni difende, in stretta unità, la libertà e la giustizia conquistate.

Si materializzò con particolare crudezza durante l’occupazione militare del nostro paese tra il 1898 e il 1902, e la successiva imposizione dell’Emendamento Platt come appendice della Costituzione. Si consolidò con il Trattato delle Relazioni del 1934, un tema che, in conversazioni con diversi cittadini, ho notato che si conosce poco, che il vicino del nord impose al governo nazionale di turno con la presenza minacciosa delle unità navali della marina statunitense nella baia de L’Avana. Si sostituì così in apparente gesto amichevole l’ipocrita Emendamento Platt, le cui disposizioni più laceranti restarono nel nuovo strumento con gli impegni politici ed economici che consolidarono la dipendenza di Cuba dagli USA fino al gennaio del 1959.

È una sfida intimamente associata al concetto imperialista del Destino Manifesto, alla brutale Dottrina Monroe e alle visioni del Panamericanismo con cui hanno preteso di soggiogare la nostra regione dai tempi di Simón Bolívar.

Negli ultimi quattro anni, all’immenso e asimmetrico potere statunitense e alla scalata delle aggressioni contro Cuba si è sommata l’impunità. Il governo statunitense sembra convinto di godere della liberta di agire a suo piacimento e del diritto d’imporre al mondo la sua volontà con il semplice supporto dell’uso della forza, e di poter mettere in crisi la politica, legale e morale, sui quali pilastri poggiavano le relazioni internazionali da decenni.

La comunità internazionale sembrò incapace di frenare gli abusi flagranti da parte della principale potenza economica, militare e tecnologica, il cui modo d’agire irresponsabile è stato la minaccia maggiore per la pace, la stabilità e l’equilibrio ecologico e la sopravvivenza della vita nella terra. Questo contesto spiega in parte l’effetto particolarmente nocivo del blocco economico con cui gli Stati Uniti aggrediscono il nostro paese. Inoltre, lo espongono alle condizioni di un’economia internazionale sempre più intrecciata e inter-dipendente, sempre più soggetta ai dictat dei centri finanziari del potere controllati da Washington. Nonostante la condanna reiterata e sempre più forte della comunità internazionale, il blocco pregiudica le relazioni economiche di Cuba praticamente con tutte le nazioni del pianeta, indipendentemente dalla posizione politica o delle relazioni. In molti casi i governi non hanno nemmeno la capacità di far valere le loro prerogative sovrane perchè questi obbediscono docilmente a Washington, come se vivessimo in un mondo soggiogato dal potere unipolare degli USA. È un fenomeno che si esprime specialmente nel settore finanziario, quando la banca nazionale di vari paesi privilegia le disposizioni dell’amministrazione statunitense sulle decisioni politiche dei propri governi. Queste realtà si riaffermano tanto più dove si applica la globalizzazione neoliberale.

Questo blocco, che il nostro popolo affronta da più di 60 anni con immensi sforzi, sacrifici e creatività, sarebbe stato capace di devastare l’economia e la stabilità sociale di qualsiasi Paese, anche di quelli più ricchi e potenti di Cuba. È la guerra economica più grande, disuguale e prolungata mai sferrata contro qualsiasi nazione del mondo. Solo in un sistema socialista basato sulla giustizia sociale e sull’unità del popolo attorno al Partito e con l’impegno unito e solidale di difendere il paese, solo una nazione sottosviluppata e relativamente piccola come la nostra, con scarse ricchezze naturali, può evitare il collasso e anzi avanzare nel suo sviluppo.

La politica contro Cuba scatenata dal precedente governo degli Stati Uniti, è stata rinforzata proprio durante la pandemia di COVID-19. La spietata natura dell’imperialismo è stata posta in luce in modo indiscutibile.

A volte non si comprendono a sufficienza o non si valutano con precisione i dati obiettivi sul danno che gli USA hanno provocato all’economia cubana e l’impatto obiettivo delle 240 misure coercitive applicate dal 2017. Si deve comprendere che non si tratta di semplici azioni d’inasprimento del blocco, ma di nuovi metodi, alcuni senza precedenti, che hanno portato il livello della guerra economica a uno scalino qualitativamente più aggressivo, che si riflette nelle carenze materiali che accompagnano la vita quotidiana di ogni cubano.

A questo si somma la vergognosa campagna finanziata da Washington per promuovere la menzogna secondo cui il blocco non è reale, che non danneggia

veramente l’economia cubana, che non è un problema significativo per il nostro sviluppo e la nostra stabilità economica. È una falsità che si diffonde nei grandi media dell’informazione al servizio dell’imperialismo e delle reti digitali pianificate per influire sul pensiero di molti, ed anche di alcuni dei nostri compatrioti.

Tra le prime azioni per rinforzare l’assedio economico contro Cuba ci fu quella di stilare nel novembre del 2017 una relazione con entità e imprese cubane alle quali sottoporre restrizioni addizionali a quelle già sofferte per il blocco. Questa lista aggiornata varie volte, comprende 231 unità, molte con responsabilità nella rete del commercio al minuto nel nostro paese, nel sistema di rifornimento delle risorse più importanti per l’economia e la popolazione, tutte le installazioni alberghiere del paese e varie istituzioni del settore finanziario. Il governo degli Stati Uniti giustifica queste azioni con la scusa di voler restringere le attività delle imprese appartenenti al settore della difesa e della sicurezza, accusate di sostenere la repressione dei diritti umani a Cuba e l’intervento cubano in Venezuela. Il nostro popolo sa bene che questa illegittima persecuzione s’indirizza contro entità produttive la cui funzione sociale è totalmente economica e commerciale, come succede in qualsiasi parte del mondo, e che assicurano un apporto significativo all’economia nazionale. Inoltre, conosce con chiarezza e per esperienza storica che l’obiettivo di questa misura è estendere l’assedio economico per sabotare il sistema delle imprese, ostacolare il processo dell’attualizzazione dell’economia, annullare la gestione dello Sato e imporre l’informalità, l’atomizzazione dell’attività economica e il caos, con la meta dichiarata di strangolare il paese e provocare un’esplosione sociale. Nello straordinario impegno contro la pandemia COVID-19, abbiamo dedicato enormi risorse per garantire con urgenza l’equipaggiamento e i materiali necessari per i nostri ospedali e i centri d’assistenza. Il costo sarebbe stato meno oneroso se Cuba non avesse dovuto rivolgersi a mercati lontani e indiretti per acquistare le tecnologie proibite dal blocco. La persecuzione finanziaria, d’altra parte, ha acquisito le caratteristiche di una vera caccia alle transazioni cubane, cosa che pregiudica la nostra capacità di pagamento per i prodotti e i servizi che importiamo e per quelli che esportiamo, con il conseguente rincaro del commercio estero nel suo insieme.

Per castigare Cuba e i cubani che vivono dentro e fuori dal paese, gli Stati Uniti hanno prima limitato e poi tagliato praticamente tutte le possibilità di rimesse di denaro a Cuba.

Queste misure si riflettono nella mancanza di rifornimento di prodotti imprescindibili nel consumo della popolazione. Sono causa, inoltre, di molte difficoltà dell’industria nazionale per rispettare i tempi, la qualità e le norme necessarie con gli strumenti necessari per la produzione. Questo include i beni di consumo, i medicinali e i prodotti dell’industria alimentare.

L’inasprimento del blocco complica il rispetto degli impegni finanziari internazionali nonostante la ferma determinazione di onorarli e lo sforzo che facciamo per pagarli, perché anche se sono somme modeste ci costano grandi sacrifici.

Sono state attuate, in misura crescente, provvedimenti per restringere i viaggi a Cuba per via aerea e marittima, con effetti brutali su una parte notevole del settore non statale dell’economia dedicato ai servizi. Il danno che provocano queste misure al livello di vita della popolazione non è frutto di effetti collaterali, ma conseguenza del proposito deliberato di castigare nel suo insieme il popolo cubano.

Una delle azioni più significative per il suo grado di crudeltà, inammissibile di fronte al Diritto Internazionale e per l’impunità con cui gli USA la applicano, è l’impegno dall’aprile del 2019 di privare Cuba del rifornimento di combustibili, applicando misure proprie della guerra non convenzionale per impedire che i rifornimenti giungano nel territorio nazionale. È una delle azioni che illustra meglio la nuova dimensione che ha preso la guerra economica contro Cuba. Abbiamo vissuto periodi di alta tensione sociale e se il costo non è stato demolitore, come speravano gli USA, è per la forza della società che abbiamo costruito e difeso e per la capacità di resistenza del nostro popolo eroico.

Un’altra delle azioni che descrive meglio la natura dell’imperialismo e la scalata della sua aggressione contro la nazione, è l’immorale campagna scatenata contro la cooperazione medica internazionale prestata da Cuba. La nostra esperienza su questo fronte non ha paragoni nel mondo. È uno sforzo che risponde ai principi morali sui quali è edificata la società cubana. Riposa sul nostro principio secondo cui condividiamo ciò che abbiamo e non ciò che ci avanza. Il successo d’aver formato con perseveranza e dedizione una capacità significativa di risorse umane e di disporre di un sistema di salute pubblica robusto, efficace e sostenibile, ci offre questa opportunità che condividiamo con altri. È un impegno solidale che si manterrà nonostante le campagne denigratorie. Ha salvato vite, affrontato malattie, alleviato sofferenze e migliorato le condizioni della salute e del benessere di milioni di persone nel mondo, quasi sempre delle popolazioni più vulnerabili o sfortunate nelle zone più remote, in occasioni e in condizioni d’estrema difficoltà e anche di pericolo.

Comprende importanti e meritevoli lavori d’assistenza a paesi che hanno sofferto disastri naturali. L’attacco statunitense mira a ridurre prestigio a un lavoro nobile e apprezzato privando Cuba delle entrate oneste e legittime che con il loro sforzo sono assicurate da migliaia di professionisti formati tecnicamente ed eticamente nel paese. L’accesso alla salute è un diritto umano universale e il governo degli USA commette un crimine inauduto quando, per aggredirci, si dedica al sabotaggio dell’unica fonte di servizi medici alla quale hanno accesso milioni di persone nel mondo.

Oltre a tutto questo, nell’aprile del 2019, con l’obiettivo di spaventare gli investitori stranieri, le compagnie e gli imprenditori che intrattengono relazioni economiche e commerciali con Cuba, gli Stati Uniti hanno deciso per la prima volta, sotto la copertura del III Titolo dell’infame Legge Helms-Burton, di ammettere nei suoi tribunali i presunti reclami sulle proprietà private che furono giustamente e legittimamente nazionalizzate nei primi anni della Rivoluzione. Non si tratta di una legge nuova, risale al 1996 ed è l’ennesimo codice che declina il blocco del governo statunitense per aggredire economicamente Cuba, anche su scala internazionale. Dispone inoltre come mandato legale la promozione della sovversione politica per distruggere l’ordine costituzionale cubano con un finanziamento ufficiale e milionario del bilancio federale deliberato annualmente. Giunge al colmo di disegnare il programma d’intervento politico nel nostro paese e l’istituzione di una tutela che sottommette la nazione cubana alla condizione di territorio soggiogato e subordinato alla sovranità degli Stati Uniti attraverso interventi da questi deliberati. Si tratta di strumenti politici e giuridici ignobili, concepiti con opportunismo nei momenti più duri del Periodo Speciale, quando a Washington albergava la fiducia che la Rivoluzione non sarebbe stata capace di sostenersi né di mantenere fede all’impegno del socialismo a salvaguardia della causa difesa dai nostri martiri. Per questo diciamo che è una Legge che il nostro popolo deve conoscere bene e che non può essere dimenticata anche se un giorno verrà derogata.

Quando, nel dicembre del 2014, decidemmo insieme al governo degli Stati Uniti guidato allora dal presidente Barack Obama, d’avanzare verso una migliore intesa tra i nostri rispettivi paesi, dissi di fronte all’Assemblea Nazionale del Potere Popolare: «[…] abbiamo fatto un passo importante, ma resta da risolvere l’essenziale, l’eliminazione del blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba, inasprito negli ultimi anni in particolare nell’ambito delle transazioni finanziarie, con l’applicazione di enormi e illegittime multe contro le banche di diversi paesi».

L’ aggressiva condotta scatenata dalla precedente amministrazione nordamericana riafferma con chiare evidenze che qualsiasi prospettiva di vera evoluzione positiva nelle relazioni tra i due paesi, perché sia sostenibile, deve essere associata all’eliminazione del blocco economico e alle leggi che lo sostentano. Non illudiamoci che si tratti di una cosa facile. Al contrario, sarà necessaria una volontà politica, sensata e rispettosa da parte di chi governerà gli Stati Uniti.

Cuba ha sempre sostenuto che non identifica il popolo statunitense come nemico, e che le differenze politiche e ideologiche non sono un impedimento per una relazione rispettosa e civile con il nostro vicino. Abbiamo anche sempre sostenuto che possiamo sviluppare relazioni di cooperazione in molti ambiti e a beneficio dei due paesi e per la regione. Non dimenticheremo il contenuto dell’Articolo 16, comma a), della Costituzione, che riafferma che le relazioni economiche, diplomatiche e politiche con qualsiasi Stato non potranno mai essere negoziate a causa di aggressioni, minacce o coercizioni. Ratifico da questo Congresso del Partito la volontà di sviluppare un dialogo rispettoso e di sviluppare un nuovo tipo di relazioni con gli Stati Uniti, senza che si pretenda da Cuba che rinunci ai principi della Rivoluzione e del Socialismo, che realizzi concessioni in temi di sovranità e indipendenza, che ceda nella difesa dei suoi ideali e all’esercizio della sua politica estera impegnata in cause giuste, o nella difesa dell’autodeterminazione dei popoli e nello storico appoggio ai paesi fraterni.

Nello stesso tempo abbiamo il dovere di tenere alta la guardia, assumere con reponsabilità gli insegnamenti della Storia e proteggere il nostro paese e il diritto sovrano d’esistere per il quale si sono sacrificate tante generazioni di cubani. Dobbiamo farlo senza trascurare la difesa e con uno sforzo costante e impegnato, indirizzato a edificare le basi economiche che permettono di affrontare con successo una guerra economica incessante e asimmetrica di una

potenza disposta ad approfittare della sua grandezza e influenza economica per aggredire la nostra Patria

Compagne e compagni:

Esattamente cinque anni fa, in un giorno come oggi, avevamo avvisato che la regione dell’America Latina e dei Caraibi si trovava sotto gli effetti di una forte e

articolata controffensiva promossa dall’imperialismo e dalle oligarchie regionali contro i governi rivoluzionari e progressisti che giunti al potere come risultato della resistenza e della lotta dei popoli contro i nefasti effetti dei modelli neoliberali. Questa controffensiva si era rinforzata quando la conduzione della politica estera degli USA era caduta nelle mani di personaggi sinistri legati a episodi d’ingerenze e interventi nella nostra regione associati a elementi della destra reazionaria cubano-americana, noti per la loro carriera terroristica e di corruzione. Non hanno mai dissimulato il loro impegno a mantenere viva la Dottrina Monroe. Hanno mescolato il fanatismo antisocialista alla disperazione di conseguire obiettivi a breve termine. Hanno usato metodi di guerra non convenzionale e operazioni di destabilizzazione molto pericolose per tutta la regione. Hanno dimostrato il loro disprezzo per i nostri popoli e le nostre istituzioni. Hanno ignorato i diritti sovrani di tutte le nazioni dell’emisfero e hanno minacciato pericolosamente la pace e la sicurezza regionali. Diversi governi della regione hanno voluto ignorare il Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace, firmato a L’Avana dai capi di Stato e di Governo dell’America Latina e dei Caraibi, nel gennaio del 2014. Questo strumento politico fondamentale si basa su principi imprescindibili per la piena indipendenza, il reale godimento dei diritti sovrani e per le aspirazioni d’unità e integrazione della nostra regione. Tra questi il rispetto dei principi e delle norme del Diritto Internazionale, dei principi e propositi della Carta delle Nazioni Unite; la soluzione pacifica delle controversie; l’obbligo di non intervento diretto o indiretto, nei temi interni di qualsiasi Stato, osservando i principi di sovranità nazionale, l’uguaglianza dei diritti e la libera determinazione dei popoli; l’impegno dei paesi della regione di incoraggiare le relazioni d’amicizia e di cooperazione tra di loro e con altre nazioni, indipendentemente dalle differenze esistenti tra i loro sistemi politici, economici e sociali o i loro livelli di sviluppo; di praticare la tolleranza e convivere in pace come buoni vicini; oltre all’impegno di rispettare pienamente il diritto inalienabile di ogni Stato di eleggere il suo sistema politico, economico, sociale e culturale, come condizione essenziale per assicurare la convivenza pacifica tra le nazioni.

L’utilizzo frequente della menzogna per giustificare azioni è stato combinato con crudeli misure coercitive unilaterali e costanti minacce, con alti costi per i popoli di Nuestra America. Il governo nordamericano decise di sferrare alla fine del 2018 un’offensiva d’aggressione specifica contro Venezuela, Nicaragua e Cuba con il proposito di provocare in breve tempo il crollo dei loro governi. Anche se l’impegno è fallito, la pretesa ci ricorda con crudezza che le ambizioni di dominio dell’imperialismo nella regione non sono minacce di un lontano e oscuro passato già superato, ma un pericolo tuttora in atto e auspicato dai circoli di potere politico degli Stati Uniti. Come parte di questa offensiva, è stato promosso lo spregevole ricatto dell’OSA come strumento di dominio neocoloniale e d’aggressione, oltre al suo braccio armato, Il Trattato Interamericano d’Assistenza Reciproca, il TIAR, sempre al servizio degli interessi egemonici degli Stati Uniti.

Alla stessa stregua hanno cercato di sabotare la CELAC ed è stata distrutta la UNASUR. Se ancora ci fossero dubbi, dobbiamo riconoscere che il neoliberalismo ha dimostrato ancora l’incapacità di rispondere ai problemi sociali della regione. Il suo ruolo nello smantellamento delle strutture di giustizia sociale e l’attacco dottrinario contro qualsiasi nozione di giustizia sociale ha lasciato impotenti e indifesi la maggioranza dei paesi di fronte al flagello del COVID-19.

Il suo lascito è l’incremento delle disiguaglianze, l’approfondimento della polarizzazione sociale e l’aggravamento della instabilità di cui soffrono molte delle società in Nuestra America.

Come conseguenza, si è osservata l’accelerata stanchezza dei governi promotori delle politiche neoliberali, con manifestazioni d’instabilità sociale, l’irruzione delle proteste popolari, la mobilitazione della gioventù, l’attivazione della sinistra e delle forze progressiste come dimostra il Forum di Sao Paulo, spazio di concertazione politica delle forze politiche di sinistra e dei movimenti sociali.

Inoltre, si è osservato come queste forze progressiste siano state sottomesse a processi giudiziari a sfondo politico e campagne di diffamazione condotte dai grandi media corporativi, per screditarle e impedir loro l’accesso o la partecipazione nei governi.

Noi cubani rinnoviamo la nostra solidarietà con il Venezuela, con l’Unione Civico-Militare del suo eroico popolo e con il suo unico e legittimo presidente, il compago Nicolás Maduro Moros. Rinnoviamo la solidarietà con il Nicaragua sandinista, con il suo popolo e con il presidente Comandante Daniel Ortega Saavedra. Salutiamo il presidente Luis Arce, dello Stato Plurinazionale della Bolivia, dove il popolo è stato protagonista di una vittoria popolare che è uno schiaffo agli Stati Uniti e al suo strumento, l’Organizzazione degli Stati Americani che aveva organizzato il colpo di Stato contro il compagno Evo Morales Ayma.

Guardiamo con speranza, rispetto e solidarietà ai processi politici guidati dai presidenti Andrés Manuel López Obrador in Messico e Alberto Fernández in Argentina, e i loro sforzi per combattere le conseguenze delle politiche neoliberali che hanno provocato tanti danni alle loro nazioni. Celebriamo e appoggiamo i tentativi dei due governi per recuperare i processi d’integrazione latinoamericana. Rinnoviamo l’appoggio alla Repubblica Argentina per recuperare la sovranità sulle isole Malvine, George del Sud e Sandwich del Sud.

Ratifichiamo la nostra solidarietà con l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, leader del Partito dei Lavoratori del Brasile, contro coloro che organizzarono i processi politici contro di lui. Reclamiamo la restituzione della sua innocenza e la piena libertà con tutti i diritti politici. Continueremo a difendere i legittimi interessi delle nazioni dei Caraibi e appoggiamo la loro richiesta di ricevere indennizzi per le conseguenze della schiavitù e del colonialismo. I Caraibi potranno contare sempre su Cuba.

Riaffermiamo in particolare il nostro impegno con il fraterno popolo di Haiti, per il quale la comunità internazionale dovrebbe fare molto di più. Ratifichiamo l’assoluto appoggio all’autodeterminazione e all’indipendenza di Puerto Rico.

L’impegno di Cuba per l’unità dell’America Latina e dei Caraibi è irremovibile, la lealtà in difesa della sovranità e del diritto alla libera determinazione dei popoli è un principio della Rivoluzione, e la volontà di promuovere la cooperazione e l’integrazione regionale è la nostra causa. Non dimenticheremo per un solo istante l’impegno a contribuire per fare di Nuestra America la patria comune di tutti i suoi figli.

Compagne e compagni:

In questi cinque anni si sono consolidate le eccellenti relazioni con i partiti e i governi della Repubblica Popolare della Cina, la Repubblica Socialista del Vietnam, la Repubblica Democratica Popolare del Lao e la Repubblica Popolare Democratica della Corea, paesi socialisti asiatici ai quali ci uniscono un’amicizia e una solidarietà storiche. Sono importanti i progetti economici che sviluppiamo con Cina e Vietnam in diversi settori della nostra economia, che appoggiano il Piano di Sviluppo Economico e Sociale fino al 2030.

In questi anni si sono approfondite le relazioni politiche d’alto livello con la Russia, paese con il quale condividiamo i più diversi temi dell’agenda internazionale e che ha mantenuto una ferma posizione di condanna contro il blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba.

Sono cresciuti, nonostante le differenze politiche esistenti, i legami con l’Unione Europea attraverso la definizione dell’Accordo di Dialogo Politico e di Cooperazione, sulla base del mutuo rispetto mutuo e reciprocità. Va sottolineato l’impulso alle relazioni di cooperazione, nei settori come le energie rinnovabili, l’agricoltura e la cultura.

Manteniamo la nostra collaborazione e la solidarietà con i paesi dell’Africa,

continente al quale siamo legati per storia, cultura e fraternità. Migliaia di collaboratori della salute e di altri settori prestano lì i loro servizi in 30 paesi. Ringraziamo la posizione unanime dell’Unione Africana in solidarietà con Cuba e contro il blocco in tutti questi anni.

Il nostro appoggio alle cause dei popoli palestinese e sarahaui continuerà ad essere irremovibile.

Lo scenario descritto e la sua probabile evoluzione futura esige che tutti noi assicuriamo in modo permanente la priorità alla difesa, in continuità con le riflessioni di Fidel contenute nella Relazione Centrale del Primo Congresso: «Fino a quando esisterà l’imperialismo, il Partito, lo Stato e il popolo presteranno ai servizi della difesa la massima attenzione. La guardia rivoluzionaria non si discute. La storia insegna con troppa eloquenza che quelli che dimenticano questo principio non sopravvivono all’errore».

Il concetto strategico della Guerra di Tutto il Popolo mantiene piena vigenza, così come si legge nell’Articolo 217 della Costituzione della Repubblica di Cuba, e questo si traduce nel fatto che ogni cittadino conosca e disponga di un mezzo, di un luogo e di una forma di lotta contro il nemico insieme alla direzione del Partito. Questa dottrina suppone la permanente attenzione al rafforzamento delle capacità e della disposizione combattiva, l’attualizzazione dei piani di difesa del paese e la preparazione dei dirigenti, dei capi e degli organi di direzione ai differenti livelli per guidare le azioni previste.

In questo senso consideriamo necessario ristabilire quanto prima, quando le condizioni della lotta al COVID-19 lo permettano, i giorni nazionali della difesa con la partecipazione in massa del popolo per assicurarne l’efficacia e l’utilità della preparazione. Non dimentichiamo che l’invulnerabilità militare si ottiene con un costante perfezionamento. In questo periodo le Forze Armate Rivoluzionarie hanno continuato la preparazione delle truppe, la produzione, l’aggiornamento, la manutenzione e la conservazione della tecnica militare e degli armamenti, nonché la preparazione del Teatro delle Operazioni Militari.

Nella sua Relazione Centrale nel Primo Congresso del Partito, il compagno Fidel disse:«L’Esercito Ribelle è stato l’anima della Rivoluzione e dalle sue

armi vittoriose è emersa libera e invincibile la nuova Patria». Questa affermazione conserva la sua attualità e per questo riaffermo che le Forze Armate Rivoluzionarie, nate dall’Esercito Ribelle, non hanno rinunciato ad essere per sempre l’anima della Rivoluzione.

(Applausi prolungati)

I combattenti del Ministero degli Interni, in stretto vincolo con il popolo, il Partito e le organizzazioni di massa, le Forze Armate Rivoluzionarie e le altre istituzioni dello Stato e del Governo, hanno continuato a rinforzare la prevezione e il contrasto all’attività nemica, ai piani sovversivi, al delitto, alle illegalità e alla corruzione, così come alle indiscipline sociali e alle condotte nocive. Negli ultimi cinque anni questo organismo ha raggiunto un livello superiore di organizzazione e coesione nelle sue strutture di comando e nell’attenzione alle unità di base, questione alla quale è giusto riconoscere l’apporto decisivo del Vice Ammiraglio Julio César Gandarilla Bermejo, membro del Comitato Centrale del Partito, Deputato dell’Assemblea Nazionale del Potere

Popolare e Ministro degli Interni, sino alla sua morte alla fine dell’anno scorso.

Al suo brillante servizio offerto alla Rivoluzione, devo aggiungere la corretta

e lungimirante selezione e preparazione delle nuove generazioni che garantiscono la contituità con il sicuro ricambio nella direzione dell’istituzione.

Considero opportuno riconoscere l’apporto delle Forze Armate Rivoluzionarie e del Ministero degli Interni alla produzione di alimenti che ha permesso alle due istituzioni di autorifornirsi della maggioranza dei prodotti necessari per l’alimentazione del personale. I livelli di soddisfazione ottenuti rappresentano l’83% e il 72% delle richieste delle Forze Armate Rivoluzionarie e del Ministero degli Interni, rispettivamente.

Così come abbiamo pianificato, l’Ottavo Congresso del Partito segnerà la conclusione del processo di trasferimento ordinato della principali reponsabilità dalla generazione storica alle nuove generazioni.

Nel VI Congresso del Partito, 10 anni fa, io dissi che anche se non abbiamo mai smesso di promuovere giovani in incarichi si primo livello, non sempre la selezione è stata positiva e di conseguenza non abbiamo puntato in quel momento su una riserva di sostituti debitamente preparati, con sufficiente esperienza e maturità, per assumere i nuovi e complessi impegni di direzione nel Partito, nello Stato e nel Governo.

Avevo detto anche che dobbiamo dare soluzioni, senza precipitazioni e improvvisazioni, e questo richiede il rafforzamento dello spirito democratico e il carattere collettivo del funzionametno degli organi di direzione del Partito e del potere statale e governativi, e si garantisce il ringiovanimento sistematico in tutta la catena degli incarichi amministrativi e del Partito nel paese.

Anche se non possiamo dare per chiuso questo fronte strategico di lavoro, ho la soddisfazione di consegnare la direzione del paese a un gruppo di dirigenti preparati, formati in decenni d’esperienza nel loro passaggio dalla base alle massime responsabilità, vincolati all’etica e ai principi della Rivoluzione

e del Socialismo, identificati con le radici e i valori della storia e della cultura della nazione, ricchi di sensibilità verso il popolo, pieni di passione e spirito anti imperialista, consapevoli di rappresentare la continuità dell’opera iniziata da Céspedes il 10 Ottobre del 1868, proseguita da Gómez, Maceo, Calixto García e

Agramonte; reiniziata da Martí sul fronte del Partito Rivoluzionario Cubano; da Baliño e Mella con la fondazione del Primo Partito Comunista di Cuba; da Villena, Guiteras, Jesús Menéndez, Abel, José Antonio, Frank País, Camilo, il Ché, Blas Roca, Celia, Haydée, Melba y Vilma, Almeida e il nostro Comandante in Capo di sempre, Fidel.

(Applausi)

Uno di questi compagni, selezionato da tempo, perchè avevamo visto in lui una serie di qualità, è il compagno Miguel Díaz-Canel Bermúdez, membro del Buró Politico e Presidente della Repubblica da tre anni, incarico che, secondo la valutazione della Direzione del Partito, sta coprendo con buoni risultati.

Abbiamo già detto che Díaz-Canel non è frutto dell’improvvisazione, ma di una accurata selezione di un giovane veramente rivoluzionario con condizioni per

essere promosso a incarichi superiori.

Ha lavorato con successo per 5 anni come Primo Segretario del Partito nella provincia di Villa Clara e di Holguín; nominato poi Ministro dell’Educazione Superiore, Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Primo Vicepresidente dei

Consigli di Stato e dei Ministri, incarichi che svolse con l’attenzione del fronte ideologico del Partito.

In questi ultimi tre anni, Díaz-Canel ha potuto formare una squadra e ha favorito la coesione con gli organi superiori del Partito, dello Stato e del governo.
Quanto a me, concludo il mio compito di Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, con la soddisfazione di aver compiuto il mio dovere e con totale fiducia nel futuro della Patria, con
la consapevole convinzione di non accettare proposte per restare negli organismi superiori dell'organizzazione del partito, nelle cui file continuerò a militare come un combattente rivoluzionario in più, disposto a contribuire con il mio
modesto contributo fino alla fine della vita.

(Lunghi applausi)

Niente e nessuno mi obbliga a prendere questa decisione, ma credo con fervore nella forza e nel coraggio dell'esempio, e nella comprensione dei miei compatrioti, e che nessuno dubiti che finché vivrò sarò pronto, con il piede sulla staffa, per difendere la patria, la rivoluzione e il socialismo.

Più forte che mai gridiamo:

Viva Cuba Libera!

(Esclamazioni di: “Viva”)

Viva Fidel!

(Esclamazioni di: Viva!)

Patria o Muerte!

Vinceremo!

(Ovazione)

 


 

GRANMA (CUBA) / INTERNI / VIII CONGRESSO PCC

Díaz-Canel: «Tra i rivoluzionari, noi comunisti siamo al fronte»

Discorso pronunciato da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primo Segretario del Comitato  Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica di Cuba, nella chiusura dell’Ottavo Congresso del Partito, nel Palazzo delle Convenzioni, il 19 aprile del 2021, “63º Anno  della Rivoluzione”

(Versione stenografica della Presidenza della Repubblica)

 

 
   

Caro  Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, leader della Rivoluzione Cubana;

Cari compagni della generazione storica del processo rivoluzionario e fondatori del Partito Comunista di Cuba;

Membri del Burò Politico e della Segreteria del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba;

Membri del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba;

Delegate e delegati;

Compagne  e compagni:

L’Ottavo Congresso finisce a non ho dubbi nel chiamarlo storico. È un fatto.

Al margine delle nostre emozioni e sentimenti per la storia viva e la guida invitta di coloro che oggi passano la responsabilità e l’azione alla nostra generazione, c’è qualcosa di trascendente che non possiamo tralasciare: la Generazione del Centenario dell’Apostolo, guidata da Fidel e Raúl per sei intensi decenni, può dichiarare oggi con dignità e orgoglio che la Rivoluzione Socialista che crearono a sole 90 miglia dal potente impero, è viva, operativa e ferma nel mezzo dell’uragano che fa tremare il mondo, più  disuguale e ingiusto dopo il crollo del sistema socialista mondiale.

Questa generazione può dire molto di più. Può affermare che la Rivoluzione non termina con lei, perché è riuscita a formare nuove generazioni ugualmente impegnate negli ideali di giustzia sociale che sono costati tanto sangue dei migliori figli della nazione cubana.

Quelli che riceviamo oggi non sono incarichi o impegni. Non è solo la condizione di un Paese. Quello che abbiamo davanti è una sfida continua, è un’opera eroica, enorme.

È il coraggioso sollevamento di de Céspedes, è l’imbattibile dignità di Agramonte, è la degna intransigenza di Maceo, è l’astuzia impressionante di Gómez, è la spinta  libertaria dei “cimarrones”, è la passione dei  poeti della guerra, è la fierezza di Mariana nella manigua e la luce ispiratricice di Martí. È la gioventù fondatrice di Mella, sono i  versi di Villena, è l’antimperialismo radicale di Guiteras, la dedizione assoluta della Generazione del Centenario, Haydée e Melba dietro le sbarre, Vilma che sfida i repressori, Celia che organizza la Comandancia della Sierra, le madri cubane che affrontano la dittatura che assassinava i loro figli, il plotone femminile della Sierra, la fedeltà senza limiti di Camilo, il lascito universale del Che, la guida  profonda e creatrice di Fidel, la Continuità sostenuta da Raúl.

 

È la Grande Ribellione, la clandestinità, i fronti guerriglieri , la Controffensiva strategica, l’invasione a Occidente, le battaglie decisive, l’entrata trionfale a L’Avana, la Riforma Agraria, l’Alfabetizzazione, la lotta contro i banditi, le milizie, la Vittoria di Girón, la Crisi d’Ottobre, la collaborazione internazionalista in Africa, Asia e Amèrica Latina, la guerriglia del Che, fino al sangue per il Vietnam, per l’Angola, per l’Etiopía, per il Nicaragua, le brigate mediche, Elián González, i Cinque, la ELAM, la Mision Milagro, l’ALBA, il contingente Henry Reeve, la Scienza, la Medicina, la Cultura, lo sport, le Università e la solidarietà umana rifondata in questa terra. Quello che ci unisce è così tanto che la lista sarà sempre incompleta, ma può dare un’idea del grande monumento che il popolo cubano ha innalzato in più di 150 anni di lotta.

Questa storia si può riassumere in due parole: Popolo e Unità. O Partito. Perchè il Partito Comunista di Cuba, che non è mai stato un partito elettorale, non nacque dalla divisione, ma dall’Unità di tutte le forze politiche con ideali profondamente umanisti che si erano forgiati nella lotta per cambiare un paese disuguale e ingiusto, dipendente da una potenza straniera e sotto il giogo di una tirannia militare sanguinosa.

Oggi diciamo Somos Cuba e Cuba Viva,e suona semplice e facile, ma quanto difficile è stato realizzare e mantenere la sovranità e l’indipendenza sotto un assedio feroce.

La generazione storica, cosciente del suo ruolo in questa creazione eroica che è ogni giorno la Rivoluzione Cubana di fronte alla multidimensionale guerra permanente che le fa il suo vicino più prossimo, ha lavorato sempre alla formazione delle nuove generazioni e ha facilitato il lento passaggio delle principali responsabilità di direzione. Grazie a questo paziente lavoro di anni, oggi si verifica qui un punto miliare nella nostra storia politica, che definisce l’Ottavo Congresso come il Congresso della Continuità. E il principale portabandiera si questo processo è stato il compagno Generale dell’Esercito Raúl Castro Ruz.

(Applausi)

Quando ho assunto la  Presidenza dei Consigli di Stato e dei Ministri, nel 2018, volli esprimere nel mio discorso i sentimenti di molti di noi, e riconoscere il suo lavoro alla guida della Rivoluzione e del Partito. Con la sua proverbiale modestia, mi chiese di eliminare alcune parole su di lui che allora desideravo esporre. Oggi, abusando della responsabilità che assumo alla guida del Partito e con più coscienza di causa, grazie alla nostra assoluta sintonia nell’analisi dei temi e negli impegni strategici del paese, vivendo in prima persona il modo in cui ha condotto la nostra preparazione, voglio dire, per fare giustizia storica, quello che scrissi allora e non dissi per disciplina.

Il compagno Raúl, che ha preparato, condotto e guidato questo processo di continuità generazionale con tenacia, senza attaccamento agli incarichi e alle responsabilità, con elevato senso del dovere e del momento storico, con serenità, maturità, fiducia, fermezza rivoluzionaria, con altruismo e modestia, per merito proprio, per legittimità e perché Cuba lo necessita, sarà consultato sulle decisioni strategiche di maggior peso per il destino della nazione.

(Applausi)

Sarà sempre presente, aggiornato su tutto, combattendo con energia, apportando idee e propositi alla causa rivoluzionaria attraverso i suoi consigli, i suoi orientamenti e il suo monito di fronte ad ogni errore o carenza, pronto ad affrontare l’imperialismo in prima linea, con il suo fucile all’avanguardia del combattimento.

Il Generale d’Esercito continuerà a essere presente perchè è un riferimento per qualsiasi  comunista e rivoluzionario cubano. Raúl, come lo chiama il popolo con affetto, è il miglior discepolo di Fidel, ma ha anche apportato innumerevoli valori all’etica rivoluzionaria, al lavoro del Partito e al perfezionamento del governo. L’opera intrapresa con la sua guida del paese nell’ultimo decennio è colossale. Il suo lascito di resistenza di fronte alle minacce e alle aggressioni nella ricerca del perfezionamento della nostra società, è paradigmatico. Ha assunto la direzione del paese in una difficile congiuntura economica e sociale. Nella sua dimensione di statista, forgiando consenso, ha guidato e stimolato profondi e necessari cambi strutturali e concettuali del processo di perfezionamento e aggiornamento del modello economico e sociale cubano.

Raúl è stato capace di negoziare un enorme debito difendendo con onestà e rispetto la parola data e il principio di rispetto degli impegni con i creditori, rinforzando la fiducia verso Cuba. Ha condotto con saggezza il dibattito che è terminato in una memorabile

attualizzazione della Legge Migratoria, ha spronato trasformazioni nel settore agricolo, ha promosso senza  pregiudizi l’ampliamento del fronte del settore non statale dell’economia, l’approvazione di una nuova Legge degli Investimenti Stranieri, la creazione della Zona Speciale di Sviluppo Mariel, l’eliminazione delle pastoie per il rafforzamento dell’impresa statale cubana, gli investimenti nel settore turistico, il programma d’informatizzazione della società e il mantenimento e il perfezionamento, fino a dov’è stato possibile delle nostre conquiste socieli.

Con pazienza e intelligenza, ha ottenuto la liberazione dei nostri Cinque Eroi, esaudendo la promessa di Fidel che sarebbero tornati. Ha segnato con il suo stile un’ampia e dinamica attività nelle relazioni estere del paese. Con fermezza e dignità, ha guidato personalmente il processo delle conversazioni e dei negoziati che avevano il fine di ristabilire le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti.

Le indiscutibili qualità di Raúl come statista e come difensore dell’integrazione latinoamericana, hanno distinto in maniera speciale il periodo di Cuba nella presidenza pro tempore della Celac. Il suo lascito più importante, la difesa dell’unità nella diversità, ha condotto alla dichiarazione della regione come Zona di Pace e ha contribuito in maniera decisiva alle conversazioni per la pace in Colombia.

Raúl ha difeso più che mai i diritti dei paesi dei Caraibi, e in particolare quelli di Haiti nei Forum internazionali. Con profondo orgoglio i cubani hanno ascoltato la sua voce emozionata e il suo preciso discorso nel Vertice delle Americhe a Panama, dove ha ricordato la vera storia di Nuestra América.

Ha condotto queste azioni mentre affrontava la malattia e la morte della sua amata compagna nella vita e nelle lotte, la nostra straordinaria Vilma (applausi) con cui ha condiviso la passione per la Rivoluzione e con cui aveva fondato la sua famiglia. In quel periodo ha sofferto anche per la malattia e la morte del suo principale riferimento nella vita rivoluzionaria, il suo capo e fratello, il compagno Fidel, al quale è stato leale fino alle ultime conseguenze.

(Applausi)

Al dolore umano ha anteposto il valore rivoluzionario e il senso del dovere. Ha baciato l’urna che custodisce le ceneri di Vilma, ha salutato militarmente la pietra con il nome di Fidel e ha diretto il paese senza riposo, con ragione, con ímpeto, con devozione. Il suo apporto alla Rivoluzione è memorabile.

Questo  Raúl che conosciamo, ammiriamo, rispettiamo e amiamo, fa politica come il portabandiera di un gruppo di giovani universitari che nell’aprile del 1952 seppellirono simbolicamente la Costituzione del ‘40, umiliata dal colpo di Stato del 10 marzo; nel gennaio del 1953 fu uno dei fondatori della Marcia delle Fiaccole e nel marzo dello stesso anno partecipò alla Conferenza Internazionale sui Diritti della Gioventù e alla  preparazione del Quarto Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti. Al suo ritorno fu uno dei guerriglieri che assaltarono la caserma Moncada, fu capo nel combattimento; poi fu detenuto nell’Isola dei Pini, partecipò alla preparazione della lotta contro la tirannia di Batista durante l’esilio in Messico, sbarcò dal Granma, incontrò nuovamente Fidel a Cinco Palmas, intraprese la lotta nella Sierra Maestra; per meriti e valori fu nominato Comandante e in maniera esemplare fondò il II Fronte Orientale Frank País.

È anche il dirigente politico che ha promosso il dibattito per il perfezionamento del lavoro del Partito, esigendo sempre un forte legame con il popolo, con l’orecchio posto sulla terra. Dobbiamo a lui frasi e decisioni determinanti in momenti cruciali per il paese, come il monito che «i fagioli sono tanto importanti come i cannoni», e l’emblematico «Sì, si può», che ha sollevato gli animi nazionali nel momento più oscuro del Periodo Speciale.

È il capo  militare del II Fronte Orientale che, in piena guerra di liberazione sviluppò  esperienze organizzative e di governo per il bene della popolazione, che poi si moltiplicarono in tutto il paese al Trionfo rivoluzionario, che ha diretto durante quasi mezzo secolo il Ministero delle Forze Armate Rivoluzionarie e il cui apporto all’indipendenza dell’Angola, della Namibia e alla fine del apartheid fu decisivo.

Nello stesso tempo fece in modo che s’ottenessero risultati rilevanti nella preparazione del paese per la difesa e nello sviluppo del concetto strategico della Guerra di Tutto il Popolo. Con il suo comando, le Forze Armate Rivoluzionarie sono diventate il più disciplinato ed efficiente organo dell’amministrazione dello Stato, e sviluppò esperienze che successivamente servirono il paese, come il Perfezionamento delle Imprese, con preziosi concetti per l’amministrazione, la sostenibilità, l’efficienza e il controllo dalle quali è nato il Sistema delle Imprese delle FAR che ha ottenuto notevoli risultati per l’economia del paese.

Il Raúl guerrigliero, in contatto e alleanza permanente con la natura, acquisì una  sensibilità speciale sui temi ambientali, che più tardi hanno marcato il suo impegno nel Programma Idrico dei Travasi e la Tarea Vida.

È il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana che pose sul petto del Generale d’Esercito le più alte decorazioni, che dedicò al suo lavoro come dirigente parole precise durante la chiusura del V Congresso del Partito. Parlando di suo fratello, di sangue e d’idee, Fidel disse: «La vita ci ha portato molte soddisfazioni e molte emozioni, molta fortuna e dico che è stata davvero una fortuna per il nostro Partito, per la nostra Rivoluzione e per me, che abbiamo potuto disporre di un compagno come Raúl, dei cui meriti non c’è bisogno di parlare, della cui esperienza, capacità e contributi alla Rivoluzione non è necessario parlare. È conosciuto per la sua attività infaticabile, il suo lavoro costante e metodico nelle forze armate e nel Partito. È una fortuna averlo».

(Applausi)

Questa fortuna descritta da Fidel, si chiama Raúl Modesto Castro Ruz.

(Applausi)

Compagne e compagni:

Questo Congresso, con il suo ampio e critico dibattito, difendendo la visione integrale della continuità, ha apportato idee, concetti e direttive che tracciano la guida per avanzare resistendo. Ma è imprescindibile affrontare questa sfida con la maggior conoscenza possibile del complesso contesto nazionale e internazionale, coscienti che il mondo è cambiato in modo drammatico e ci sono troppe porte chiuse per le nazioni con meno risorse, e ancora di più chi come noi si impegna a conservare la sovranità.

La concentrazione e la complessità dei media attuali, degli strumenti tecnologici che supportano le reti digitali e delle risorse usate nella generazione dei contenuti, permettono a i potenti gruppi mediatici - fondamentalmente fortemente sviluppati - di trasformare in  modello universale idee, gusti, emozioni e correnti ideologiche, molte volte completamente estranee al contesto che trattano. Per questi stregoni della comunicazione la verità non solo è negoziabile, ma peggio: superflua. Attraverso la disseminazione di matrici di pensiero infondato, manipolazioni e infamie di ogni tipo, contribuiscono a promuovere l’instabilità politica nel tentativo di far cadere governi. Laddove non sono riusciti a piegare la volontà di una nazione libera e indipendente, nessun popolo è in salvo dalla menzogna e dalla calunnia nell’era della «post verità». È una realtà che Cuba affronta tutti i giorni mentre insiste nella volontà di costruire una società più giusta, sovrana e socialista, in pace con il resto del mondo e senza interferenze o tutele straniere.

Nella Relazione Centrale sono esposte con franchezza varie sfide specifiche che il nostro paese affronta, in particolare gli associati ai tentativi di dominio ed egemonia dell’imperialismo statunitense e il brutale blocco, il cui impatto extraterritoriale ci colpisce su quasi tutti i fronti, e negli ultimi quattro anni è cresciuto a livelli più  aggressivi.

Nessuno con un minimo d’onestà e con dati economici di dominio pubblico alla mano, può non riconoscere che questo assedio è il principale ostacolo per lo sviluppo del nostro paese e per avanzare nella ricerca della  prosperità e del benessere. Ripetendo questa verità non vogliamo di nascondere le carenze della nostra propria realtà su cui abbiamo già detto tanto. Si tratta di rispondere a chi che con cinismo diffonde l’idea che il blocco non esiste. Il blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti a Cuba da più di 60 anni, inasprito opportunisticamente e vilmente in tutti i periodi di maggior crisi degli ultimi trent’anni, per far sì che la fame e la miseria provochino un’insurrezione sociale che incida sulla legittimità della Rivoluzione, è l’aggressione più lunga sostenuta nel tempo contro i diritti umani di un popolo e costituisce, per i suoi effetti, un crimine di lesa umanità. Questa trasgressione storica resterà  indelebile nella coscienza e nel cuore delle cubane e dei cubani che abbiano provato sulla propria pelle la cattiveria enorme di un nemico potente che proprio sotto il suo naso non accetta l’idea di una società alternativa più giusta e più equa, fondata su principi solidi e ideali di giustizia sociale e solidarietà umana, con l’indipendenza e la sovranità come bussola e sostegno fondamentale delle decisioni. Che nessuno osi togliere al blocco nemmeno un pizzico di responsabilità dei nostri principali problemi.

Farlo sarebbe negare l’indebito potere dell’impero, il suo dominio quasi assoluto nei mercati globali, nelle finanze e nella politica di altri governi, alcuni dei quali, credendo d’essere soci, agiscono come vassalli. Va ripetuto una e un’altra volta senza timore. Sono loro i primi a doversi stancare di un così lungo e inutile crimine. Il nostro reclamo a che si ponga fine è e sarà senza tregua, nella lotta incessante contro questa politica spietata e genocida. Sappiamo che contiamo sull’appoggio della comunità internazionale ratificato in innumerevoli occasioni, e di gran parte dei cubani all’estero. Attualmente sono in vigore 242 misure d’aggressione poste dal governo di Donald Trump, alle quali si aggiunge il nuovo inserimento di Cuba nell’arbitraria lista del Dipartimento di Stato dei paesi che – presumono loro – patrocinano il terrorismo. Nessun  funzionario statunitense e nessun politico di quello o altri paesi, può affermare senza mentire che Cuba patrocina il terrorismo. Siamo vittime del terrorismo organizzato, finanziato e perpetrato nella maggioranza dei casi dagli Stati Uniti.

E continuano le campagne di sovversione e intossicazione ideologica promosse da agenzie e entità degli Stati Uniti mirate a denigrare Cuba e calunniare la Rivoluzione, a cercare di confondere il popolo, a fomentare la delusione, l’indolenza, il dissenso, a esasperare le contraddizioni interne. Sono concepite per approfittare della innegabile scarsità di risorse, delle difficoltà della popolazione come conseguenza dell’effetto combinato della crisi economica globale, la delpandemia COVID-19 e dell’inasprimento del blocco economico.

Si dice che Cuba non è una priorità per gli Stati Uniti, e come nazione sovrana è giusto che sia così. Varrebbe allora la pena di chiedersi perchè esistono leggi come la Torricelli o la Helms-Burton – citando solo due esempi – il cui proposito è aggredire e controllare il destino di Cuba, coinvolgendo nel blocco anche i Paesi terzi che vorrebbero stabilire vincoli commerciali o di cooperazione? Perchè gli Stati Uniti dedicano centinaia di milioni di dollari a sovvertire l’ordine costituzionale cubano? Perchè utilizzano tempo e risorse cercando di influire sulla coscienza nazionale delle cubane e dei cubani? Perché una guerra economica crudele e incessante da più di 60 anni? Perchè pagano il prezzo dell’isolamento internazionale, evidenziato nelle Nazioni Unite e in altri Forum internazionali, per una politica moralmente e legalmente insostenibile?

La nostra aspirazione è di vivere in pace e avere relazioni con il nostro vicino del Nord, come facciamo con il resto della comunità internazionale sulla base del rispetto mutuo, senza ingerenze di nessun tipo. È la posizione del Partito e dello Stato. È la volontà del nostro popolo. Indigna il fatto che il Governo degli Stati Uniti dichiari come priorità della sua politica estera la lotta al cambio climatico; il contrasto alle minacce sanitarie come la pandemia COVID-19; la promozione dei diritti umani, i temi migratori. È una condotta ipocrita che contrasta con quella effettiva di questo paese e la sua traiettoria storica in politica interna come in quella estera.

Gli esempi sono noti. Paradossalmente, queste quattro questioni sono aree in cui l’interesse dei nostri due popoli e il mutuo beneficio giustificherebbero la cooperazione se solo si cercassero veramente soluzioni oneste e in buona fede. In questi tempi d’incertezza mondiale e di enormi sfide ambientali, sotto il colpo di una pandemia che ha cambiato il mondo e acuisce la crisi globale, il lavoro del Partito sarà centrato sulla difesa della Rivoluzione. Il Partito conduce la politica estera della Rivoluzione Cubana, che riposa nella convinzione che un mondo migliore è possibile e che nella lotta per raggiungerlo è necessaria la partecipazione di tutti e la mobilitazione dei popoli. Questa è la guida costante del nostro impegno internazionale e la confermiamo in questo  Congresso.

Esprimiamo la volontà di sviluppare relazioni di amicizia e cooperazione con qualsiasi paese del mondo, e ci soddisfa  praticare la solidarietà internazionalista anche in paesi con cui non condividiamo l’ideologia governativa. Rinnoviamo la determinazione a esporre le verità con chiarezza, per quanto possano risultare moleste per qualcuno, per difendere principi, accompagnare le cause giuste e affrontare le avversità come affrontiamo le aggressioni straniere, il colonialismo, il razzismo e l’apartheid.

La piena indipendenza di  Nuestra America è la base della nostra aspirazione e dell’impegno a formare una regione economica e socialmente integrata capace di defendere l’impegno dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace.

 

Compagne e compagni:

È stato molto difficile resistere e affrontare l’attuale situazione, che rallenta i nostri passi verso la prosperità desiderata. Non abbiamo smesso di rispondere alle domande e necessità del popolo con argomenti per ogni decisione, invocando e intraprendendo processi, azioni e misure complesse, ma è vero che non sempre abbiamo ottenuto comprensione e successo.

Lo dico senza lamentarmi. In una Rivoluzione autentica la vittoria è l’apprendistato. Non marciamo su una rotta conosciuta. Siamo sfidati a innovare costantemente, cambiando tutto quello che dev’essere cambiato, senza rinunciare ai nostri principi più fermi. Senza allontanarci mai dal concetto di Rivoluzione, eredità di un leader invitto di questa prodezza, ma liberi da legami rigidi, coscienti dei possibili equivoci che affollano il cammino.

Il Generale dell’Esercito ha citato nella Relazione Centrale le positive esperienze della Cina e del Vietnam, con innegabili progressi nell’economia e nel livello di vita delle loro popolazioni. I due processi, che confermano le elevate potenzialità della pianificazione socialista, hanno subito più di una correzione nel cammino, anche se il blocco alle loro economie è durato meno tempo ed è stato meno aggressivo.

Il lavoro del Partito nelle circostanze attuali è stato e continuerà ad essere fondamentale.  Non è possibile immaginare questo momento senza il lavoro dell’avanguardia politica, ma la nostra organizzazione necessita rapidi cambi nel suo stile di lavoro, più in accordo con questa epoca e le sue sfide. Il Partito Comunista di Cuba continuerà nella difesa dei nostri principi essenziali: l’indipendenza, la sovranità, la democrazia socialista, la pace, l’efficienza economica, la sicurezza e le conquiste di giustizia sociale: il Socialismo!

A queste sommiamo la lotta per una prosperità che comprenda il cibo e la ricreazione, che includa lo sviluppo scientifico, una ricchezza spirituale superiore e il benessere, e dia potere al bello a misura d’uomo.

Vale la pena difendere il socialismo perchè è la risposta alle necessità di un mondo più giusto, equo, equilibrato e inclusivo; è la possibilità reale di disegnare con intelligenza e sensibilità uno spazio in cui entrano tutti e non solo chi ha le risorse. Tende come nessun altro sistema a concretizzare l’ansia martiana di conquistare tutta la giustizia.

La forza principale per realizzare questo proposito è l’unità, tutto quello che ci unisce: i sogni e le preoccupazioni, ma anche le angosce dei pericoli comuni.

Difenderemo questa unità, senza discriminazioni, senza dare spazio a pregiudizi o a dogmi o settarismi che dividono ingiustamente le persone. Un elemento indispensabile per sostenere questa unità che si forgia nel Partito, è l’esemplarità della militanza che esige da ogni militante un atteggiamento pubblico che mostri capacità, dedizione, risultati e risvegli l’ammirazione e il rispetto in un popolo di acuta percezione, per riconoscere a distanza il falso impegno e la doppia morale.

La continuità generazionale è parte fondamentale di questa unità. È necessario parlare e condividere progetti con i nostri giovani, come componente sociale più importante che c’è; riconoscerli nel ruolo delle trasformazioni in atto. In loro c’è la forza, la disponibilità e la decisione, la sincerità per qualsiasi cosa da apprendere o per i contributi rivoluzionari che richiede la situazione. Nella pandemia lo hanno dimostrato con volontà e responsabilità.

Oggi è compito del Partito consolidare l’autorità guadagnata con i meriti della generazione storica e preservare la guida e l’autorità morale della nostra organizzazione.

Per realizzare questi obiettivi è indispensabile rinforzare le dinamiche di funzionamento del Partito e l’attività della sua militanza di fronte ai problemi più grandi che affronta la nostra società, con la premessa che per il carattere del Partito unico, il nostro sosterrà sempre la sfida di essere il più democratico, il più attraente, il più vicino al popolo nel suo insieme e non solo nel suo contesto. Anche se il tema è già stato ampiamente dibattuto, vorrei ricordare alcuni criteri sulla necessità di rinforzare la vita interna del Partito per avere più vita esterna, cioè per funzionare realmente come un’avanguardia con una guida capace di proiettarsi con autentiche visioni per il funzionamento della società e con poteri di raccolta e mobilitazione che sbaraglino qualsiasi nemico della nazione cubana che tenti di provocare un’insurrezione sociale.

Oggi necessitiamo modi più consensuali e una documentazione meglio preparata per sollecitare dibattiti autentici all’interno dei nostri nuclei e stimolare il dibattito popolare propiziando incontri periodici con studenti e giovani di differenti professioni e mestieri.

Non sono tempi di volantini o di lunghi lavori di coordinamento e analisi per promuovere dibattiti nei nostri nuclei. La dinamica di questo tempo ci obbliga a cercare vie nuove più agili e brevi per comunicare gli orientamenti. Nell’era di Internet, che già permette a milioni di cubani di ottenere una determinata percezione del mondo da un cellulare, i nostri messaggi alla militanza non possono seguire la lenta rotta della vecchia tipografia.

La principale premessa, un altro lasciro del Comandante in Capo, è non mentire mai nè violare principi etici. In questi valori riposa la solida autorità del Partito, la cui militanza sarà sempre invocata a dire e valutare la verità per dura che sia o appaia. Noi quadri della Rivoluzione siamo stati educati con questo principio. E tutti i militanti siamo convocati permanentemente a impugnare la verità come prima arma di combattimento.  È la missione dell’avanguardia che siamo. La verità chiara e adeguatamente espressa, è inseparabile dal dovere permanente d’essere e dare esempio.

La  nostra capacità di guidare dipende dalla nostra reponsabilità. Un popolo come il nostro, che ha sempre schierato all’avanguardia i più bravi della truppa, accetterà e riconoscerà nell’avanguardia solo coloro che siamo capaci d’agire come quelli che ci hanno formato. Il più rivoluzionario nella Rivoluzione è e deve essere sempre il Partito, così come il Partito deve essere la forza che rivoluziona la Rivoluzione.

(Applausi)

Dobbiamo vedere e sentire i nostri intellettuali e artisti, gli educatori, i medici, i giornalisti e gli scienziati, i creativi, gli sportivi e anche i professionisti e i tecnici, gli studenti, gli operai, i lavoratori e i contadini, i combattenti delle FAR e del Minint che militano nel Partito e nella gioventù come il motore che rivoluziona la Rivoluzione in forma costante. È nostro dovere come quadri del Partito capire che questa forza politica non è monocromatica, ne identica a sé, e tanto meno unanime nell’esprimersi.  Dobbiamo essere capaci d’apprezzare la forza della foresta, dei suoi alberi in fila stretta quando la Rivoluzione lo necessita. L’unità deve prevalere senza dimenticare mai che si deve riconoscere la foresta ma anche gli alberi. Non possiamo lasciarci vincere dal peso delle difficoltà. È necessario dare una nuova vitalità alla mobilitazione popolare le cui iniziative ci rafforzano. L’abitudine ha minato molti dei nostri processi e oggi dobbiamo scuoterci dalle inerzie per promuovere una discussione onesta sui temi prioritari, definendo le azioni in ogni luogo e con la partecipazione dei quadri. Fare della crescita del Partito un processo che susciti un genuino interesse con riflessi sociali, generare metodi di lavoro più attrattivi, dalla scelta dei militanti alla dinamica quotidiana del lavoro politico nei municipi e nelle province. Quanto più rivitalizzaeremo l’essenza del Partito, tanto più affronteremo con chiarezza e trasparenza le battaglie per elevare la qualità di vita dei cubani e indurremo i giovani a participare con il loro naturale entusiasmo a tutti gli impegni cruciali del paese.

È nostro obbligo essere portabandiera nella battaglia contro la corruzione, l’abuso di potere, i favoritismi e la doppia morale. Comportamento sempre coerente con i valori che difendiamo nel lavoro, nella società, nella famiglia e nella cerchia delle amicizie. La disciplina nel Partito, la direzione collettiva, gli studi teorici e la promozione di eventi sulla costruzione del socialismo, le idee del marxismo-leninismo, le tradizioni del pensiero cubano, in particolare di Martí e di Fidel, sono il filo conduttore da seguire nelle nostre scuole di Partito, con la necessaria formazione teorica e amministrativa, con tecniche di direzione moderne e un’ampia base culturale e storica. Dobbiamo assimilare come pilastri portanti del nostro lavoro l’informatizzazione di tutti i processi all’interno dell’organizzazione, l’appoggio della scienza e dell’innovazione per analizzare e dare  soluzione ai temi più complessi come lo sviluppo creativo della comunicazione sociale.

Il lavoro del partito nella ricerca costante di alternative emancipatrici con il contributo della scienza e della tecnologia, che devono far parte di questo processo. Il marxismo ci ha lasciato un’eredità inestimabile: la certezza che la scienza e la tecnologia sono parte indissolubile dei processi sociali e che nella relazione scienza-tecnologia-società ci sono le chiavi dello sviluppo prospettico in qualsiasi progetto. È il cammino per costruire un’economia socialista basata nella conoscenza, una società sempre più fondata sulla conoscenza. Un orizzonte promettente per le nuove generazioni.

Ci sono molti impegni davanti a noi che necessitano una partecipazione attiva e stimolante di militanza per mobilitare le energie del Paese verso gli obiettivi dello sviluppo, particolarmente nella sicurezza e sovranità alimentare, nello sviluppo industriale ed energetico. Ma anche e in primo luogo, nella Difesa, nel rafforzamento

dell’ordine istituzionale e dello Stato di Diritto socialista. Continueremo a lavorare sulle leggi derivate dalla nuova Costituzione e nel rafforzamento della democrazia socialista, vincolata alla giustizia e all’equità sociale; l’esercizio pieno dei diritti umani; la rappresentanza e la partecipazione della società nei processi economici e sociali verso un socialismo prospero, democratico e sostenibile. Tutto in un ambiente sempre più libero dai legacci del burocratismo, del centralismo eccessivo e dell’inefficienza. Il successo di questi propositi dipende dalle nostre capacità di dialogare con la popolazione, entusiasmare e coinvolgere tutta la cittadinanza, ricostruire valori che diano un senso maggiore all’impegno sociale. Coscienti che la democrazia è tanto più socialista quanto più è partecipativa, è nostro dovere stimolare la partecipazione popolare creando spazi e procedimenti per seguire, valutare e applicare le domande e le proposte che la rendono effettiva. Questo imprescindibile vincolo con le richieste e le necessità del popolo attraverso la partecipazione, si lega a uno degli impegni fondamentali del Partito in questi tempi: la comunicazione sociale, erroneamente intesa secondo l’idea che sia un tema secondario di fronte alle urgenze economiche e politiche. Come se queste urgenze non fossero, in alcuni casi, il risultato di errori nella comunicazione sociale. Lo spazio dell’organizzazione di base e del resto delle strutture del Partito, all’interno e nella sua relazione con le strutture dello Stato, del Governo, delle organizzazioni di massa e della società civile, deve invocare e facilitare lo scambio e il dibattito rivoluzionario, spogliato da formalismi, imposizioni e orientamenti dispersivi. Rivoluzionario perchè nasce dalle inquietudini dei responsabili affinché il processo si perfezioni, si rinforzi e non si fermi. Dobbiamo realizzare tra militanti e non militanti impegnati nel benessere di Cuba, la ricerca di soluzioni efficaci che nella pratica quotidiana apportino dalla base un’intesa adatta alla nostra realtà. Ogni persona, ogni collettivo, ogni organizzazione di massa è importante. La battaglia è nostra, è di tutti ed è lì che dobbiamo concentrare i nostri sforzi. Si tratta di sopravvivenza, di dignità, di decoro e di preservare le conquiste realizzate.

Compatrioti:

La Revoluzione ha dato un senso a termini che non dobbiamo abbandonare nella nostra volontà d’affronatre e trasformare il contesto: difendiamo la freschezza, il prestigio, la sorte, la decenza, i diritti, l’efficienza, la qualità, la cultura del dettaglio, la bellezza, la virtù, l’onore, la dignità e la verità in tutto quello che noi proponiamo e facciamo.

Da questa pratica di Partito dobbiamo proporci  di avanzare nell’Ordinamento, il recupero, la ponderazione e il rafforzamento dei valori etici e morali che ci hanno portato fin qui, nonostante indubbiamente colpiti negli ultimi decenni dalle avversità e dalle successive difficili circostanze.

Di fronte all’ingiusto ordine economico internazionale imposto dal fallito e screditato  neoliberismo, Cuba mantiene una linea d’azione che ispira ammirazione, stupore e tutti i sentimenti favorevoli di chi desidera una realtà globale migliore. Questo comportamento accresce la frustrazione, la disperazione e l’impotenza del vicino del Nord e dei suoi accoliti, dei vendipatria e degli annessionisti, dei sottomessi e degli indegni che si piegano ai disegni dell’impero, tutti nemici giurati di Cuba impegnati a costruire i più perversi piani per attaccare la Rivoluzione, creare sfiducia e spezzare l’unità. Stringendo i lacci dell’assedio economico si vuole costruire l’immagine di una Rivoluzione rigida, ferma, lenta, che non ha soluzioni e niente di nuovo da offrire, incapace di propiziare dialoghi e difendere la partecipazione, di dare felicità. Cercano di  rubarci temi, parole e frasi per paralizzare volontà e distruggere sentimenti e paradigmi.

Il denaro corre a fiotti per  seppellire la Rivoluzione.

Non siamo una società chiusa, nè questo è un processo rivoluzionario debole, sfasato o anchilosato. In questi 60 anni abbiamo pianificato un progetto politico assolutamente nuovo e sfidante, nel mezzo di pressioni inimmaginabili. E siamo cresciuti, avanzando e correggendo molte volte per perfezionarlo.

Nella battaglia ideologica ricorriamo a Fidel, che ci ha insegnato non solo che la cultura è la prima cosa da salvare, ma che per salvarla dobbiamo essere interlocutori costanti dei nostri intellettuali e artisti. E ci ha insegnato che questo non è un dialogo comodo, ma deve essere un processo permanente in cui il rispetto e la volontà di lavorare insieme siano genuini e autentici provati.

La Rivoluzione non solo non teme il pensiero creativo, ma lo stimola, lo coltiva, apre campi per la sua crescita e lo sviluppo, lo riconosce e si nutre dei suoi contributi. Per questo ha creato un sistema d’insegnamento e di promozione che in tutti questi anni, anche nei più difficili, è servito come protezione e salvaguardia del  più prezioso patrimonio materiale e immateriale dell’opera dei creatori cubani. L’apprendistato nei campi della politica e dell’ideologia riguarda tutte le forze che partecipano a un processo. Imperdonabile non è aver commesso errori negli anni o adesso, imperdonabile sarebbe non correggerli. In questo senso siamo stati coerenti, ed esiste la volontà di continuare a farlo, perchè è intrinseco allo sviluppo nel terreno delle idee come in quello dell’economia e altri.

Una bella canzone cantata in due da Silvio Rodríguez e Santiago Feliú avverte: «Quanto si dubita ogni volta che vince la menzogna!». I grandi media e le reti sociali funzionano come piattaforme di lancio della manipolazione e della menzogna senza limiti. Dietro ad ogni essere che dubita o che condivide una notizia falsa, loro annotano una piccola e maligna vittoria. Sarebbe ingenuo pretendere che gli esponenti di determinate azioni artistiche, politiche o di qualsiasi natura, ignorino o non abbiano interesse a considerare il contesto. Da opportuni a opportunisti, da liberali a caotici, da indipendentisti a neo annessionisti, da determinati a irresponsabili c’è una sottile e fragile distanza. Non ammettere nemmeno la deliberata e malvagia intenzione di cospirare per eliminare la nostra esperienza senza riguardo, e che se periamo come progetto non conosceremo mai l’opzione dell'autodeterminazione, è una irresponsabilità criminale del loro paese e del nostro tempo. E non parliamo della colonizzazione dalla cultura, della guerra della destra più reazionaria, oggi disperata e senza quartiere, che si attacca a tutto, ansiosa di affermarsi in qualsiasi scenario, ossessionata dall’idea di distruggere ogni progetto della sinistra. Sono sociopati della tecnologia digitale sempre online, sempre pronti alla guerra aperta contro la ragione e i sentimienti. Attaccano non solo un sistema político, ma le urgenze dell’uomo, quello che ci caratterizza come specie. Questa è la guerra più pericolosa e anche la più vile.

Non possiamo ignorare che i nemici della Rivoluzione applicano concetti di Guerra Non Convenzionale contro Cuba, una guerra nella quale vale tutto il banale, volgare, indecente e falso, e senza dubbio cerca di insinuarsi nella sensibilità della cultura e del pensiero. Paladini della libertà che trafficano con valori che non nemmeno conoscono, che pretendeno di smantellare una Rivoluzione che ha emancipato milioni di persone. Incitano vergognosamente alla profanazione di simboli, fatti e spazi sacri della storia patria, convocano alla disobbedienza, alla mancanza di rispetto, al disordine e all’indisciplina pubblica, accompagnando a questi richiami con la costruzione piena di calunnie, di false realtà, impegnati a confondere, sfiduciare e promuovere sentimenti negativi. La Rivoluzione Cubana non verrà tradita nè regalata a coloro che pretendono

di vivere giocando con la sorte della Patria.

(Applausi)

Non permetteremo che gli “artivisti” - come si autodefiniscono tra virgolette - del caos, della volgarità e della mancanza di rispetto, insozzino la bandiera e insultino le autorità. Non ignoriamo che cercano disperatamente d’essere arrestati per completare il compito di chi li paga, i quali non riescono a trovare complici credibili per i loro infami rapporti su Cuba.

È bene avvisare il delinquente mercenario che lucra con il destino di tutti, quelli che chiedono l’intervento esterno e quelli che continuamente offendono con parole e fatti chi non riposa mai. La pazienza di questo popolo ha dei limiti!

(Applausi prolungati)

La virtù sta nel saper serrare le fila nella difesa della Patria affidataci da chi ci ha preceduti portandoci fino al presente. Nemmeno nel peggiore degli scenari un militante può essere un passivo spettatore di una provocazione o  lasciare che una compagna o un compagno della fila affronti da solo i provocatori. La Rivoluzione la difendono i rivoluzionari!

(Applausi)

E tra i rivoluzionari, i comunisti stanno al fronte!

(Applausi)

Ma mai come cupola, bensì in qualità di forza cosciente e impegnata. Questo significa essere e agire come  avanguardia política!

(Applausi)

Si deve provare orgoglio per far parte delle fila del Partito e intendere la militanza come un’azione di dedizione agli ideali che l’organizzazione difende con passione, con allegria e con responsabilità. È l’ora di comprendere e usare tutte  le risorse della comunicazione sociale, in particolare nelle reti, per trattare i temi che incidono nella società, per scambiare e dare risposte opportune da qualsiasi istituzione a cui accedano i cittadini, per favorire la partecipazione, la trasparenza e la rendicontazione, per mostrare gli animi che muovono il paese. Dobbiamo approfittare di tutti gli spazi della comunicazione  per battaglia come rivoluzionari, facendo sentire il peso della storia, le ragioni e le convinzioni patriottiche, le chiavi della guida  collettiva. La nostra sfida è raccontare con la nostra voce tutto il buono che abbiamo fatto, così come ciò che ci spetta ancora di fare, mostrando luci e ombre e il nostro impegno.

Viviamo in un paese strutturato e organizzato dove si lavora molto per resistire ai colpi di una realtà ostile e asfissiante, ma che s’impegna ad andare avanti verso un maggior benessere sociale. Questa verità dobbiamo farla sentire tutti i giorni attraverso un’informazione educativa e pedagogica su ogni progetto, in ogni scenario di resistenza per superare le avversità. Facciamolo senza supponenza, offrendo contenuti di verità e virtù, di fermezza e coerenza, di eleganza e misura, senza discorsi che provochino stanchezza e rifiuto, con argomenti e sentimenti di sensibilità ed empatia, con il linguaggio di chi resiste ogni giorno in questa dimensione più intima della Patria che è il quartiere, la terra, la comunità, la fabbrica, la scuola e la famiglia, accorciando la distanza tra i discorsi istituzionali e le domande pubbliche.

La Rivoluzione è un vero dialogo che antepone la verità e l’etica all’indecenza e alla perversità, che non negozia la sua esistenza, non legittima mercenari e agisce con sicurezza e fermezza. Analizziamo con obiettività i passi avanti nella lotta per l’emancipazione della donna, contro la violenza di genere, il razzismo e la discriminazione, a favore della cura e della protezione dell’ambiente e degli animali.

E riconosciamo che dobbiamo andare più avanti, per dare una volta di più una più giusta  risposta alle inquietudini popolari. Esercitiamo una militanza rivoluzionaria attiva nello scontro alle condotte razziste e discriminatorie in difesa dei diritti della donna cubana.

Compagne e compagni:

Permettemi ora alcune parole sulla cruciale battaglia economica, senza la quale tutte le altre possono  risultare inutili.

Il  quinquennio valutato da questo Congresso non mostra buoni risultati economici. In questo influiscono anche inefficienza e inefficacia nell’impegno di una parte significativa del sistema delle imprese e del settore del bilancio, ci sono problemi strutturali che ne danneggiano l’operato e che non sono stati risolti nel periodo, l’eccesso di spese non essenziali, la carenza di controllo delle risorse materiali e finanziarie così come l’inutile burocratismo, tra i tanti mali del nostro sviluppo  economico la cui  soluzione dipende solo da noi.

Anche se abbiamo trascorso questo periodo con difficoltà di diversa natura, l’economia ha dimostrato capacità di resistenza dando la possibilità di preservare  le conquiste sociali, senza rinunciare agli obiettivi di sviluppo previsti, così come l’appoggio solidale ad altri popoli. Cuba ha dato una magnifica lezione di come la volontà politica, la vocazione umanista della Rivoluzione, la gestione del Governo, le politiche pubbliche che hanno al centro l’essere umano, i dialoghi tra i principali decisori e gli scienziati e la partecipazione del popolo, possono affrontare con relativo successo un complesso problema come quello dalla  pandemia.

Un piccolo paese senza risorse, assediato e crudelmente bloccato, registra indici migliori di quelli di molti paesi del mondo e della regione. Quest’opera è sostenuta da questa economia che critichiamo per perfezionarla e farla più efficiente, ma che apporta conquiste sociali inclusive e francamente rilevanti. Il Partito ratifica che non ci adagiamo sul mantenimento delle forze con il semplice fine della sopravvivenza. Al contrario, aspiriamo a resistere creativamente, senza rinunciare ai nostri progetti di sviluppo, perfezionandoli, attualizzando i concetti e modernizzando le forme del fare e del partecipare. Dobbiamo nel minor tempo possibile, con i nostri sforzi, e riconoscendo che il camino è in noi stessi, con la minor dipendenza possibile, risolvere la sfída di produrre gli alimenti che necessitiamo, utilizzare al meglio le fonti rinnovabili di energia, l’utilizzazione sostenibile e con qualità delle potenzialità turistiche, l’efficienza nel processo  degli investimenti, l’orientamento della produzione nazionale per risolvere le domande del mercato interno, la crescita della qualità di tutti i servizi che si prestano alla popolazione.

Ci sono concetti di base in qualsiasi tipo di Economia che dobbiamo far prevalere definitivamente, come il risparmio e l’economia circolare. S’impone anche l’eliminazione della mentalità importatrice. Per superare la crisi è necessario dinamicizzare il processo di aggiornamento del modello economico e sociale e l’implementazione della Strategia e del Piano Nazionale di Sviluppo Economico e Sociale sino al 2030, combinando flessibilemente la relazione tra la necessaria pianificazione, la decentralizzazione e l’autonomia indispensabile per lo sviluppo territoriale, con la partecipazione di tutti gli attori economici, includendo l’impresa statale, le micro, piccole e medie imprese e le cooperative. Ossia, resisteremo creativamente, attraverso un’analisi profonda e reale di ogni situazione, invocando una conoscenza esperta e propiziando la partecipazione popolare e l’innovazione. Ovviamente, senza rinunciare ai nostri principi internazionalisti di solidarietà e cooperazione con l’umanità. Il Progetto Ordinamento, non sempre ben compreso anche da coloro che hanno la responsabilità di applicarlo, richiederà immediatamente molto lavoro politico, come il processo di grande complessità che è. Si è discusso abbastanza se era il momento di metterlo in pratica nel mezzo degli imprevisti che ci hanno posto la pandemia e l’opportunista inasprimento del blocco, ma la risposta è una sola: non possiamo continuare a rimandare questa trasformazione orientata a stimolare lo sviluppo e la partecipazione articolata di tutti gli attori  economici. È onesto riconoscere che l’Ordinamento ha presentato problemi per l’insufficiente preparazione di alcuni dirigenti e l’inadeguata interpretazione delle norme, ma esistono incomprensioni derivate dall’errore di associarlo a problemi che erano presenti prima della sua implementazione. A questo si sommano le insoddisfazioni generate da un’argomentazione non sempre opportuna e precisa e alcuni reclami inammissibili, che si allontanano dai principi dell’Impegno. La nostra prima risposta è stata dare un seguito e una soluzione immediata - sempre che sia possibile - alle proposte critiche della popolazione, propiziando un importante esercizio di partecipazione cittadina che non

può ignorare gli aggiustamenti, le correzioni e i cambi implementati. Tariffe, prezzi e le misure più recenti per favorire e stimolare la produzione e il commercio di alimenti, rispondono a questa strategia. Ancora una volta facciamo appello a un necessario cambio di mentalità che faciliti questi propositi. Già è ora di passare dal richiamo alla trasformazione. Vinceremo nella misura in cui l’orizzonte di quanto facciamo sia sempre la maggiore felicità possibile delle cubane e dei cubani.

La situazione attuale e i propositi derivati dai nostri dibattiti definiscono un forte impegno per i dirigenti cubani. La società e le sue istituzioni necessitano quadri con una profonda preparazione etica e professionale che si distinguano per qualità come l’inquietudine rivoluzionaria, la sensibilità per i problemi del popolo, la disponibilità alla dedizione e la capacità d’affrontare le avversità con una creatività che ispiri e motivi l’innovazione. In qualsiasi circostanza, anche nelle più difficili e problematiche, i nostri quadri devono distinguersi per l’impegno, l’ansia di migliorare, la modestia e la sensibilità per mettersi nei panni degli altri, anteponendo il noi all’io. Hanno la responsabilità di dialogare sinceramente e agilmente assimilando queste qualità per prendere le decisioni. Il Congresso ha approvato una strategia per la preparazione dei quadri che comprenderà l’analisi della loro selezione, formazione e promozione, che considererà le tappe di transito per differenti responsabilità.

Compatrioti:

Il blocco e la pandemia si sono frapposti nell’ultimo anno per rallentare i nostri progetti e i nostri sogni. Ci affanniamo contro le difficoltà quotidiane e, anche se a volte potrebbe sembrare che non riusciremo a riaffiorare dall’incertezza, continiamo a stupirci per la nostra stessa capacità di resistere e creare. Che un paese bloccato sia riuscito a sostenere la vitalità dei suoi principali servizi, assistere tutta la sua popolazione contagiata o sospetta, abilitare in tempo record più di una ventina di laboratori di biologia molecolare, disegnare ed elaborare prototipi nazionali di ventilatori polmonari e kit di diagnosi, sviluppare cinque candidati a vaccino proponendosi di produrre dosi sufficienti per immunizzare tutta la popolazione e aiutare altre nazioni, oltre ad offrire una meritevole e riconosciuta collaborazione medica a vari popoli del mondo, è molto più che una luce in fondo al tunnel. È la prova che stiamo dalla parte giusta della storia e che l’opera rivoluzionaria e socialista ha tanta potenzialità che nemmeno il più grande impero è riuscito a farla crollare.

A questa prodezza indiscutibile, il nostro popolo ha dato un nome: Fidel Castro Ruz!

(Applausi)

Il Comandante in Capo, con il precetto martiano che governare è prevedere, in giorni molto incerti per Cuba stimolò lo sviluppo della Biotecnologia, la produzione di farmaci e vaccini e la formazione di medici per la nazione e per il mondo. Lui, che vedeva prima e più lontano fin dove l’umanità può realizare i suoi sogni, è un riferimento continuo quando, davanti agli occhi stupiti di molti, Cuba emerge salvandosi e contribuendo a salvare il mondo dalla sua peggior pandemia da secoli. Quando donne e uomini in camice bianco, membri della brigata Henry Reeve, scendono la scaletta di un aereo portando la Bandiera con la Stella Solitaria e si dispongono a salvare vite senza porre un prezzo al loro lavoro, le menzogne e le infamie contro Cuba cominciano a dissolversi come ghiaccio nell’acqua calda, e la nostra verità si moltiplica nell’azione di salvare.

Compatrioti di tutta Cuba, militanti quotidiani della Rivoluzione:

i membri del Burò Politico, della Segreteria e del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba eletti oggi, assumono lo straordinario impegno di dare continuità alla Rivoluzione Cubana.

(Applausi)

Dopo vari anni di lavoro e di dedizione agli impegni del Partito, salutiamo le diverse compagne e compagni che nelle loro rispettive funzioni sono parte di ciò che il paese ha richiesto e conquistato in condizioni di sfida negli ultimi anni. Tutti portano con sè il migliore dei riconoscimenti: aver  lavorato nelle più alte istanze del Partito fondato e diretto da Fidel, Raúl e altri compagni della storica Generazione del Centenario, come i Comandanti della Rivoluzione Ramiro Valdés e Guillermo García, che continuano a darci ogni giorno lezioni di dedizione all’opera comune.

(Applausi)

Al Comandante dell’Esercito Ribelle, José Ramón Machado Ventura

(Applausi)

che per decine di anni ha portato sulle spalle i difficili compiti dell’organizzazione, il suo funzionamento e la vita interna, il controllo delle risorse e l’amministrazione, va il nostro permanente ringraziamento per la sua dedizione, per la sua  disciplina e lealtà.

Per i suoi insegnamenti, l’appoggio e la fiducia in ciò che stiamo facendo, passo a passo, dalle organizzazioni studentesche e giovanili di base all’impegno di direzione, la semplicità, la modestia e la dedizione ci accompagneranno sempre come lezioni di vita.  (Applausi)

In quanto al Generale dell’Esercito, il Congresso della Continuità vuole testimoniare il suo enorme debito con un uomo che non potrà mai separarsi dal Partito del quale è fondatore. Riassumere il suo contributo alla Rivoluzione, come ho fatto all’inizio, non è solo un dovere dei compagni, ma un modo di dimostrare a noi stessi quali sono le principali qualità di un leader, di un autentico rivoluzionario, sempre insoddisfatto con l’opera che dirige e attento ai palpiti sociali, sensibile a quanto serve o pregiudica il popolo.

Intransigente e fermo quando si tratta d’affrontare l’avversario e difendere l’opera. Sincero e affettuoso quando stimola, riconosce, premia, anche quando sanziona un compagno delle battaglie. La Continuità si afferma nell’esempio e tra gli insegnamenti degli  leaders che ci hanno preceduto, risalta sempre il riconoscimento opportuno e sentito a coloro che danno tutto per il destino collettivo.

Compagno Generale d’Esercito, Ministro o semplicemente Raúl, come lo chiamiamo popolarmente, in nome dei miei compagni, le mie compagne e del popolo cubano: GRAZIE per l’esempio, lo stimolo, la forza e la fiducia!

(Applausi)

Grazie per esserci e aiutarci a credere in noi stessi! È stato importante, molto importante, il tuo appoggio e il tuo stimolo in questi  anni d’apprendistato e formazione che ci permettono d’assumere oggi responsabilità come quelle che tu e Fidel avete assunto nella Storia. La sfída è enorme, ma resta la tranquillità che la scuola è vicina e che voi siete al nostro fianco.

(Applausi)

Compagne e compagni:

Quello che succede oggi ci colloca di nuovo di fronte al filo della storia. È il 19 aprile, il giorno della vittoria di Girón, quella battaglia prima contro i mercenari dell’impero che volevano sorprendere la Rivoluzione e furono sorpresi. La dichiarazione del carattere socialista della Rivoluzione il giorno prima di quei combattimenti, il valore e il genio di Fidel brillano nell’organizzazione della battaglia perché durasse meno di 72 ore e non riuscissero ad occupare una spiaggia, con l’immagine del leader sul carro armato in marcia, sempre al fronte delle sue truppe, sono tornati in occasione della data per ricordarci chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.

(Applausi)

Il Partito Comunista di Cuba è indissolubilmente unito a questo simbolo di resistenza e alla vittoria che spetta a tutti coloro che combattono limpidamente per i diritti dei loro popoli e non reclamano altro che un posto nell’avanguardia. La nostra generazione intende la responsabilità che assume accettando questo impegno e dichiara alla generazione storica il suo onore e l’orgoglio di dare continuità alla  Rivoluzione.

(Applausi)

Lo facciamo seguendo il principio immortale di Maceo: «...chi pensa d’appropriarsi di Cuba, raccoglierà la polvere della sua terra annegata nel sangue, se non è morto nella lotta».

Parafrasando Camilo nelle sue famose parole a Fidel mentre riceveva il grado di Comandante dell’Esercito Ribelle nella Sierra Maestra, vogliamo dire alla generazione storica, ai nostri compagni di militanza nel Partito e al nostro amato popolo: Grazie per darci l’opportunità di servire questa degnissima causa per la quale saremo sempre disposti a dare la vita (…) Ma sarà più facile smettere di respirare che smettere d’essere fedeli alla vostra fiducia!

(Applausi)

Siamo Cuba!

Cuba Viva!

Patria o Muerte!

Vinceremo!

(Ovazione)

 

GM per Granma Internacional