Di amianto si continua a morire, fra l'indifferenza dello Stato, dei governi e delle istituzioni

 

Questa mattina l’ennesimo funerale di una vittima dell’amianto a Sesto San Giovanni: si chiamava Gianfranco Rizzieri. Franco per gli amici, nato nel 1944, è deceduto a causa di un mesotelioma peritoneale epitelioide diagnosticato nel 2019, una tipica malattia derivante dall’amianto. Se n’è andato il 13 febbraio, dopo un calvario di due anni in cui ha subito ripetute operazioni e cicli di chemioterapie che hanno completamente debilitato il suo corpo.

 

Franco non ha mai lavorato in fabbrica, faceva l’edicolante in una biglietteria /edicola dell’ATM (in affitto) fino al 1983, chiusa in seguito, con esposizione indiretta e diretta a polveri di talco inquinato da fibre amianto nel luogo di lavoro.

Allo sportello amianto del nostro Comitato, Franco ha raccontato che “quando la mattina apriva le porte dell’edicola, le riviste e gli arredi erano ricoperti di una polverina che ogni giorno puliva con un panno e che l’edicola, un immobile in cemento non aveva controsoffittatura”, tipico delle strutture in cemento-amianto usati in quegli anni.

Rizzieri dal 1971 abitava in via Marelli, zona di fabbriche, a poche centinaia di metri della Breda Fucine e Siderurgica che hanno registrato molti lavoratori uccisi dall’amianto, e dove negli anni ‘70 era insediata la ditta Osva che utilizzava manufatti in amianto, la Magneti Marelli con lo stabilimento C e molte altre fabbriche.

L’amianto non è un problema del passato ma del presente e del futuro e senza le necessarie bonifiche le persone continueranno ad ammalarsi e morire. Ogni anno 6.000 persone perdono la vita a causa delle malattie asbesto-correlate, altre decine di migliaia per tumori professionali, più di 1.400 per infortuni sul lavoro.

Per il profitto e per il lavoro si muore più che in guerra ma questo avviene nell’indifferenza generale.

In Italia sono presenti ancora  più di 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, 33 in matrice compatta e 7 friabile, in un milione di siti, di cui 50.000 industriali e 40 di interesse nazionale e ci sono ancora circa 2.400 scuole a rischio, con un bacino di 350.000 alunni e 50.000 insegnanti.

La lotta per la sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita, contro le sostanze inquinanti e cancerogene non riguarda solo i lavoratori ma tutta la società. Le sostanze inquinanti e cancerogene uccidono prima i lavoratori e le loro famiglie, ma poi - disperdendosi nelle falde acquifere e nell’aria - uccidono anche la popolazione.

Esprimiamo le nostre condoglianze e la nostra solidarietà alla famiglia di  Gianfranco e a tutte le vittime del profitto.

La lotta per la giustizia e per condizioni di vita e di lavoro in sicurezza continua.

 

 

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

 

Milano, 16 febbraio 2021

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