Alitalia, un piano irricevibile

22/12/2020

 

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Mercoledì 23 dicembre (alle ore 10) la presentazione ufficiale del progetto industriale della nuova azienda ai sindacati. “Se i numeri sono quelli comparsi sui giornali, proprio non ci siamo", commenta il segretario nazionale Filt Cgil Fabrizio Cuscito: "Altro che sviluppo e asset strategico, sarebbe una mini compagnia con aerei, rotte e personale dimezzati, non in grado di reggere la concorrenza sul mercato".

 

La presentazione ufficiale del piano industriale 2021-2025, da parte dei vertici della nuova Alitalia ai sindacati, è in programma per mercoledì’ 22 dicembre, alle 10, presso la nuova sede romana della newco Ita, all’Eur. Ma se le indiscrezioni saranno confermate, l’incontro servirà solo a ribadire le rispettive posizioni, con la netta chiusura da parte di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Un no perentorio.

“Noi chiediamo un piano di rilancio della newco Ita, che deve tornare a essere un asset strategico del Paese, in grado di poter competere sul mercato con le altre grandi compagnie aeree europee", afferma Fabrizio Cuscito, della segreteria nazionale Filt Cgil: "Ma se le cifre sono quelle uscite sui giornali, non ci siamo nel modo più assoluto”.  

Il presidente Caio ha annunciato un’operatività aziendale a partire da aprile 2021, con un inizio da start-up, una navigazione a vista per 24 mesi e i conti in rosso per i primi tre anni di attività. ‘Prudenza nel partire, ambizione nell’arrivare’, è il motto del management, con 61 rotte servite, una flotta di 52 aeromobili (rispetto alle 104 attuali), presa tutta in leasing, 5.200-5.500 persone assunte (contro i 10.500 addetti oggi in organico).

“Sono numeri assolutamente inaccettabili per noi", osserva il dirigente sindacale: "Stando così le cose, la rottura si è già consumata, in quanto si va verso una mini-compagnia, contraddistinta da un piano insoddisfacente sotto tutti i punti di vista. Si riducono fortemente i collegamenti, soprattutto il lungo raggio, quello più remunerativo, dove si parla di nove voli garantiti contro i 30 serviti oggi. Non ci siamo proprio sotto il profilo industriale, in quanto 52 aerei è una quantità troppo bassa per restare sul mercato. La soglia minima è di almeno cento. Così facendo, siamo al livello di una piccola low cost”.

“Non parlerei di bocciatura, quello dei sindacati è un commento assolutamente legittimo", ha replicato l’amministratore delegato Fabio Lazzerini: "Sono preoccupazioni che abbiamo anche noi", aggunge: "Con loro abbiamo un rapporto franco, aperto e di grande collaborazione. Bisogna avere un approccio graduale per avere un percorso proficuo, capace di assorbire occupazione”,

Stando al business plan, sparisce del tutto il cargo (il comparto del trasporto merci), con inevitabili riflessi negativi sulle attività di manutenzione e sui servizi di handling (carico e scarico bagagli). In particolare, a livello territoriale, ci si concentra sull’hub di Roma Fiumicino, ma si abbandona l’aeroporto di Malpensa e si ridimensiona fortemente Linate: “La Lombardia – riprende Cuscito - diventerebbe una sorta di ‘buco nero’ del trasporto aereo: sono scelte non condivisibili e immotivate, in quanto prive di prospettive profittevoli”.

Insomma, con queste cifre, non si va da nessuna parte, e si finisce in breve tempo per essere schiacciati dalla concorrenza. “Tanto per avere un ordine di grandezza – rileva il sindacalista -, Ryanair ha una flotta di 479 aeromobili. Le scelte di riduzione del perimetro delle attività della compagnia e dell’occupazione sono le solite vecchie ricette fallimentari che hanno portato all’insuccesso nelle precedenti esperienze”.

Secondo l’esponente Filt, “non si può sprecare questa occasione unica e irripetibile, con i tre miliardi messi a disposizione dall’azionista di maggioranza, il ministero dell’Economia. La base di partenza deve essere la salvaguardia di tutti i posti di lavoro, non esuberi in massa, e una flotta in crescita, in grado di competere con le altre compagnie europee. Vogliamo lo sviluppo delle attività di volo, delle manutenzioni, dei servizi di handling e del cargo. Per un rilancio vero e duraturo della compagnia non bisogna ridurre i collegamenti, ma, al contrario, fare investimenti più consistenti sulle attività di lungo raggio, soprattutto sui voli con il Nord America e con il mercato emergente dell’Estremo Oriente”.

Così come è indispensabile, a detta delle organizzazioni dei lavoratori, creare una cabina di regìa governativa, che dia un indirizzo chiaro al cda e all’ad aziendali. La cabina dovrebbe essere formata da newco Ita, vecchia compagnia in amministrazione straordinaria, Enac (l’ente nazionale dell’aviazione civile), ministeri dello Sviluppo economico, Trasporti, Economia e Lavoro, sindacati di categoria.

Contemporaneamente al summit azienda-sindacati, il progetto della newco Ita è stato inviato a Bruxelles, dove passerà sotto la lente d’ingrandimento della Commissione europea, e ai due rami del Parlamento, che avranno 30 giorni di tempo per esprimere un loro parere. Intanto, il commissario straordinario di Alitalia, Leogrande, è quasi al ‘verde’: ha chiesto al governo un anticipo di 50 milioni, dei 150 ancora da assegnare per l’indennizzo Covid, bloccati dai dubbi Ue. E verosimilmente, a gennaio, una volta finito il periodo di franchigia, se nel frattempo l’azienda non avrà fatto retromarcia e il piano verrà confermato nella sua interezza, partirà anche la mobilitazione dei sindacati.

Da collettiva