Uranio impoverito: i dinieghi errati

  • Stampa

TUTTI DA RIFARE: I DINIEGHI DEI RISARCIMENTI ALLE VITTIME
PER URANIO IMPOVERITO E NANOPARTICELLE

 

Due gravissimi casi di errore nella negazione dei risarcimenti a militari gravemente malati e deceduti per contaminazione da uranio impoverito e nanoparticelle sono recentemente emersi in modo indiscutibile. Il caso del capitano Antonino Caruso e il caso del lanciere Fulvio Pazzi hanno messo in evidenza la necessità di riesaminare tutti i dinieghi di risarcimenti finora formulati (oltre 300). Le errate motivazioni dei dinieghi relativi ai precedenti casi sono comuni anche agli altri casi. Nel caso del capitano Antonino Caruso sono occorsi 11 anni per correggere i gravi errori commessi e nel caso del lanciere Fulvio Pazzi sono stati necessari ben 9 anni. Ben 5 dinieghi errati sono stati cancellati per “autotutela”, il ché significa il riconoscimento degli errori commessi. Per lunghi anni i familiari sono stati privati di elementari diritti.


In tutti i casi di diniego vi è in comune l’errore di aver presupposto che dovesse esservi un legame deterministico di causa-effetto tra attività prestata e malattia, mentre è ormai stato accertato che sarebbe stato doveroso prendere in considerazione un legame probabilistico.
Altro errore in comune a tutti i casi è che sussisteva la “causa di permanenza in servizio”, a parte l’esistenza o meno della “causa di servizio”.
Altro errore ancora il non aver tenuto conto che il personale ha operato senza adeguate misure di protezione.
Si è rivelata l’esistenza, insomma, di una situazione molto simile a quella che si era rivelata dopo la prima relazione della Commissione Mandelli in cui venne negato il legame causa-effetto tra l’uranio impoverito e le persone ammalate sulla base dell’aver assunto, erratamente, nei calcoli la distribuzione probabilità di Gauss anziché la distribuzione probabilistica di Poisson. Devono essere riparate delle enormi ingiustizie che sono state compiute nei riguardi di tantissime vittime, il cui numero del resto è ancora largamente ignoto. Anche la cifra di 3761 casi recentemente resa nota dal Col. Roberto Biselli in sede della Commissione Uranio Impoverito del Senato è una cifra largamente in difetto perché non tiene conto dei casi dei civili e dei casi dei militari in congedo e non si tiene conto dei casi di malformazione alla nascita.
Un lavoro tanto rilevante quanto urgente spetta ora agli organi delegati all’attribuzione dei risarcimenti e precisamente alla Direzione Generale della Previdenza Militare e al Comitato di Verifica per le cause di servizio dipendente dal Ministero dell’Economia.
Credo che tutte le forze politiche presenti in Parlamento debbano sostenere l’urgenza di questo riesame anche per il senso di riconoscenza che noi tutti dobbiamo avere per questi “nostri ragazzi” che si sono gravemente ammalati al servizio del Paese e per le famiglie di quelli che sono deceduti. E tra i “nostri ragazzi” vi sono anche tanti civili, non solo militari.
 
Roma 16 luglio 2012 , Falco Accame - Presidente Anavafaf