Bollettino n. 85 - marzo 2020

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Bollettino n. 85 - marzo 2020

 

CORONA VIRUS: EMERGENZA SANITARIA E BLOCCO DELLE MANIFESTAZIONI.

A causa dell’epidemia di corona virus, il governo e le regioni hanno deciso l’annullamento di  tutte le manifestazioni e assemblee: per questo in marzo non possiamo tenere l’assemblea del Comitato. Tuttavia abbiamo deciso di confermare il corteo del 18 aprile per rivendicare giustizia per le vittime dell’amianto, dello sfruttamento e per tutti i lavoratori e i cittadini assassinati per ilprofitto.

 

Casella di testo: CORONA VIRUS: UNA RIFLESSIONE, UNA DOMANDA E UNA CONSTATAZIONE

 

Noi siamo parte di una generazione di operai e lavoratori che ha sempre lottato per la difesa della salute in fabbrica e nel territorio e che è sempre stata favorevole ad applicare il principio di precauzione a tutela della salute collettiva e individuale e ancor più oggi. Ma come mai a causa del corona virus - che ha prodotto (al momento in cui scriviamo) più di centomila contagiati al mondo, 3 mila e 300 decessi di cui oltre 2.900 in Cina, in Italia quasi 4mila contagiati con 150 morti e 414 guariti - si bloccano intere zone, si mobilitano governi e istituzioni e invece per i morti sul lavoro, per i cancerogeni, per l’amianto e per l’inquinamento no?

 

Eppure ogni anno in Italia si ammalano di cancro circa 370.000 persone e ne muoiono quasi 500 al giorno. Ogni giorno in questo paese al lavoro si muore più che in guerra. Ogni anno muoiono 1450 lavoratori per infortuni sul lavoro e in itinere, decine di migliaia per malattie professionali, più di 4 mila quelli per amianto solo in Italia, 15 mila in Europa, più di 100mila i morti d’amianto nel mondo, senza contare tutti morti per il profitto, (ponti che crollano, case che crollano in zone sismiche perche non si rispettano le misure di sicurezza, inondazioni per mancate manutenzioni, ecc) .

Come mai di tutto questo non si parla? Forse perché l’epidemia mette in movimento tutta una serie di misure economiche e di controllo sociale, di verifica del panico collettivo e i morti del lavoro, di malattie professionali e d’inquinamento no?

 

Eppure dai dati del 2019 risulta che l’Italia è il primo Paese europeo per morti premature da biossido diazoto (NO2) con 14.600 decessi l’anno. Lo rivelano i dati raccolti e analizzati dall’Agenzia europea perl’Ambiente (Aea) nel rapporto annuale sulla qualità dell’aria, in base alle rilevazioni delle centraline antismog, che mettono l’Italia al primo posto anche per le morti da ozono (O3) – 3mila all’anno – e al secondo posto per quelle da particolato fine (PM2,5), 58.600,  dietro  alla  sola  Germania.  Così 2  milioni d’italiani vivono in aree, soprattutto la Pianura Padana, dove i limiti europei per i tre inquinanti principali sono violati sistematicamente, come riconosciuto anche dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

 

La mancanza di informazioni corrette, i messaggi contradditori diffusi anche dalle diverse istituzioni aumentano la paura, che uccide forse anche più del virus; spingono le persone al fai da te, a vivere nel panico (come dimostra l’assalto ai supermercati per accaparrarsi merci spesso inutili.

Il coronavirus è stato ed è anche un test del potere per verificare la reazione delle persone davanti a un pericolo, oltre che un modo per sperimentare una nuova forma di terrorismo di stato utile in un prossimo futuro a vietare e impedire ogni manifestazione o protesta. Così, con la scusa della tutela della salute pubblica e alimentando la paura s’impedisce - con il consenso di tutti i partiti (di maggioranza e opposizione) e di gran parte della popolazione ogni sciopero o protesta popolare.

 

La realtà di ogni giorno, corona virus o no, è che mentre aumenta la ricchezza nelle mani di una minoranza di sfruttatori, per i proletari aumenta la miseria, lo sfruttamento, la disuguaglianza, la povertà, le malattie, i contadini senza terra, gli operai senza lavoro, disoccupazione, morti sul lavoro e di malattie professionali, inquinamento, fame, malattie, guerre, morte. Viviamo  in un sistema economico-sociale che fa più vittime fra gli operai, i lavoratori e i poveri di qualsiasi virus, epidemia, pandemia o calamità naturale.

 

MORTI PER AMIANTO AL TEATRO ALLA SCALA, PRESENTATO IL DOSSIER SULL'AMIANTO

Nell’udienza del 19 febbraio 2020, insieme alle associazioni parti civili nel processo (Comitato ambiente e salute del Teatro, Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio, Cub e Medicina Democratica) abbiamo presentato un dossier sull’amianto nel teatro, in cui si denuncia che, nonostante la grande ristrutturazione del 2004, parti in amianto sono state scoperte fino al 2015 e che ogni anno si registrano nuovi morti per mesotelioma tra gli ex dipendenti. L'ultima, un'ex addetta alle pulizie deceduta nell'agosto scorso. In questo processo di primo grado sono imputati cinque dirigenti del Teatro alla Scala - alcuni ancora in carica, altri dimessi - accusati della morte di 10 lavoratori: tecnici, musicisti, un direttore d'orchestra, il caposquadra dei vigili del fuoco addetti al teatro scaligero. In un'informativa della Fondazione Teatro alla Scala del 2015, si legge che materiali in amianto sono stati trovati nella sala prove dell'ex cinema Teatro Abanella, nei magazzini e depositi scene di via Daimler e di via Archimede. Nel 2013 l'Azienda sanitaria locale (Asl) ha iscritto nel registro degli ex esposti amianto della Regione Lombardia i lavoratori della Scala, riconoscendo loro il diritto alla 'sorveglianza sanitaria' e quindi a visite periodiche di controllo inviando i dipendenti ed ex dipendenti del Teatro i certificati di riconoscimento della loro passata esposizione all'amianto. L'amianto alla Scala era ovunque: dal palco reale ai sipari, dai laboratori alle protezioni dei fari e dellescenografie.

 

AMIANTO ALLA BREDA TERMOMECCANICA

Il  21  aprile   prossimo   continua   il   processo   d’appello   per   i morti   di   amianto   della   Breda Termomeccanica/Ansaldo di Milano presso la sezione quinta della Corte d’Appello di Milano. Sono imputati 8 dirigenti dell’azienda, accusati della morte per mesotelioma di 12 lavoratori . In primo grado gli imputati di omicidio colposo erano stati assolti dal giudice Simone Luerti della 9° sezione penale del Tribunale di Milano. La formula era stata quella de "il fatto non sussiste" insieme a "non aver commesso il fatto". Un’assoluzione che aveva indignato e scatenato le proteste del nostro Comitato. Il procuratore generale Nicola Balice, nella sua requisitoria, ha criticato le motivazioni con cui il giudice di primo grado aveva assolto gli imputati di omicidio colposo e ha chiesto di riaprire l’istruttoria per risentire i consulenti delle parti alla luce delle nuovi studi scientifici e recenti sentenze della Corte di cassazione, ribadendo le richieste di condanna con pene dai 2 ai 4 anni e 11 mesi per gliimputati.

In questo processo oltre al nostro Comitato ci sono l’Associazione Italiana Esposti amianto e Medicina democratica: tutte e tre le associazioni rappresentate e difese dall’avvocato Laura Mara. Sono inoltre costituite come parti civili anche la Regione Lombardia, la Fiom-Cgil e l’Inail.

 

AUMENTATO IL FONDO VITTIME AMIANTO PER MESOTELIOMA AMBIENTALE

Con l’approvazione il 19 febbraio 2020 del decreto Milleproroghe aumenta da 5.600 a 10.000 euro la prestazione assistenziale (una tantum) a favore dei malati di mesotelioma per causa familiare o ambientale e agli eredi. La lotta delle associazioni delle vittime dell’amianto e dei sindacati ha ottenuto una piccola vittoria, anche se molto rimane da fare. D’amianto si continua ad ammalarsi e morire fra l’indifferenza delle istituzioni e dei governi che passano, in attesa di una giustizia che non arriva mai e quando arriva è tardiva. L’amianto è una grave emergenza nazionale, ambientale, sanitaria e sociale e come tale andrebbe affrontata. Le bonifiche e lo smaltimento tardano come la prevenzione e la tutela dei lavoratori e cittadini esposti e la lotta per la difesa della salute continua.

 

 

L'AMIANTO E IL PROFITTO CONTINUANO A UCCIDERE.

Con il nuovo anno abbiamo subito la perdita di altri due compagni del Comitato: Felice Dotti e Giancarlo Perego, ex operai della Breda Termomeccanica.

Felice Dotti ci ha lasciato il 31 gennaio 2019, a 64 anni. Nelle sue mansioni di controllo di qualità svolte dentro i reparti, è stato esposto all’amianto. Nel 1978 è entrato alla Breda Termomeccanica/Ansaldo, nel reparto Nucleare, dove ha lavorato come impiegato d’officina, fino al trasferimento alla Franco Tosi di Legnano, dove è andato in pensione. È stato eletto delegato del consiglio di fabbrica e della Rsu, più volte. Così l’hanno ricordano i suoi compagni:.

C’era una parola che amava,    a    cui    rispondeva    sorridendo: “compagno”. Significa “colui che ha il pane in comune”, con altri. Ha lavorato per vivere, lontano da casa, ma il lavoro non è stato lo scopo della suavita.

Perché ha lottato contro lo sfruttamento degli uomini e delle donne al lavoro, per difendere la propria salute, per affermare che nessun capitale vale quanto la vita e la dignità di una persona che lavora. Voleva che gli uomini e le donne che lavorano prendessero la vita nelle proprie mani, che fossero compagni, solidali tra loro e padroni della propria esistenza. All’Ansaldo ha partecipato alla costituzione del Comitato contro il Nucleare, in una fabbrica che costruiva centrali nucleari; alle lotte per la difesa della salute, e contro l’inquinamento, dentro e fuori la fabbrica; alla costituzione di un gruppo operaio, e di un sindacato di base, lo SLAI-Cobas.E quando le cose finivano, anche con una sconfitta, ricominciava da quello che sapeva fare meglio: con pazienza, ostinazione e un po’ di ironia. Perché amava ridere in compagnia. La sua vita e’ stato il pane diviso con i suoi simili, anchenoi.

A gennaio 2020, è morto anche Giancarlo Perego, dopo una lunga malattia, un tumore

contro cui ha lottato con tenacia. Entrato giovanissimo, nei primi anni ‘60, alla Breda Termomeccanica, ha lavorato come operaio e impiegato, nei reparti di viale Sarca, 336, fino alla pensione; esposto all’amianto, come riconosciuto dall’Inail. Fin da subito, ha partecipato alle lotte sindacali della Breda, con la generosità e la fermezza che lo distinguevano, e che abbiamo imparato a riconoscere; poi e’ stato delegato nel Consiglio di Fabbrica. Ha partecipato al Comitato contro il Nucleare, alle lotte in difesa della salute, alla costituzione del Cobas Ansaldo, e per questo e’ stato a lungo discriminato dalla Azienda, senza mai tirarsi indietro, come anche Felice.

Vogliamo ricordare i nostri compagni con un abbraccio affettuoso. Ne siamo orgogliosi e vi siamo riconoscenti. Ciao, compagni Felice e Giancarlo.

 

SOLIDARIETA’

Come abbiamo sempre sostenuto, la solidarietà è una cosa concreta e un’arma potente. Questa volta ringraziamo la Signora Ferrari per il generoso contributo che ha voluto dare al Comitato..

 

 

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