Speciale Nuova Via Della Seta - gennaio 2020

Xinjiang: una serata (contro)informativa con la studiosa Maria Morigi

 

 

Il 12 dicembre scorso, presso la Libreria Belgravia di Torino, l’Osservatorio Italiano sulla Nuova Via della Seta/CIVG ha organizzato una serata dedicata alla presentazione dell’ultimo saggio di Maria Morigi: “Xinjiang: nuova frontiera. Tra antiche e nuove vie della seta” (Anteo Edizioni).

Lo Xinjiang è una regione che da decenni è teatro di attacchi terroristici contro la popolazione civile condotti secondo modalità che in Europa abbiamo imparato a conoscere solo recentemente. L’instabilità di quest’area ha delle profonde conseguenze sulla proiezione globale della Repubblica Popolare Cinese e in particolare sulla piena realizzazione della tratta terrestre della Belt and Road Initiative. Le dinamiche che coinvolgono questa remota regione asiatica possono essere efficacemente comprese solo se collocate in uno specifico quadro storico-religioso, prima ancora che politico. Ovvero, ciò che i media nostrani non fanno o fanno in modo estremamente superficiale, al contrario di quanto invece è stata in grado di fare la ricercatrice Maria Morigi. Nel suo libro infatti, prima di passare alle problematiche attuali, l’autrice (che di formazione è archeologa) dedica ampio spazio alla storia antica dello Xinjiang. Il saggio è pertanto unico nel suo genere, e merita di essere annoverato come il lavoro in lingua italiana più documentato attualmente disponibile sul tema.

 Si ringrazia Maria Morigi per la disponibilità e la grande professionalità con cui ha affrontato un tema complesso e di grande attualità. Un sentito ringraziamento anche alla Libreria Belgravia per averci ospitato. Per gli interessati, le opere di Maria Morigi sono disponibili sugli scaffali della Libreria…

Il video della serata è disponibile al seguente link:       https://www.youtube.com/watch?v=ArktccyKkyE

 

 

Cosa c’è dietro la campagna USA sullo Xinjiang?

Di Sara Flounders

Per valutare seriamente le affermazioni circa la diffusa violazione dei diritti umani a scapito degli uiguri, una minoranza etnica e religiosa concentrata nella Regione Autonoma cinese dello Xinjiang, è importante conoscere alcuni fatti.

 

La provincia dello Xinjiang è una regione arida, montuosa e ancora in gran parte sottosviluppata, situata nell’area occidentale della Cina. Lo Xinjiang ha importanti riserve di petrolio e minerali ed è attualmente la più grande regione del paese da cui si estrae gas naturale.

Sito di estrazione di gas naturale nel bacino del Tarim, gestito da PetroChina

La regione ospita diversi gruppi etnici, tra cui uiguri musulmani di lingua turca, tibetani, tagiki, hui e han.

Lo Xinjiang confina con cinque paesi dell'Asia centrale, tra cui l'Afghanistan e il Pakistan, dove truppe statunitensi, mercenari, appaltatori e agenti segreti operano da quattro decenni.

Ciò che sta accadendo oggi nello Xinjiang deve essere visto nel contesto di ciò che è accaduto in tutto il resto dell'Asia centrale.

Lo Xinjiang è un importante centro logistico per l'ambiziosa Belt and Road Initiative. Rappresenta la porta verso l'Asia centrale e occidentale, nonché verso i mercati europei.

La ferrovia dello Xinjiang meridionale collega la città di Kashgar, nell'estremo ovest della Cina, al corridoio Cina-Pakistan, una fondamentale tratta terrestre della Nuova Via della Seta.

 

La tratta ferroviaria che collega Kashgar al porto pakistano di Gwadar

 

Il governo degli Stati Uniti è profondamente ostile a questo vasto progetto di sviluppo economico e sta facendo tutto il possibile per sabotare i piani cinesi. Assieme all’aperto sostegno ai movimenti separatisti di Hong Kong, Taiwan e Tibet, la campagna sullo Xinjiang si inserisce perfettamente nella strategia del "Pivot to Asia".

 

Dispiegamento di apparati militari (frecce rosse) finalizzato al contenimento anti-cinese (Pivot to Asia) e scenari di conflitto più o meno avanzato in Europa orientale, Africa settentrionale e Asia (fiamme)

Nessun rapporto delle Nazioni Unite sullo Xinjiang

 

Gli Stati Uniti e i loro media corporativi accusano il governo cinese di aver radunato 1 milione di persone, principalmente di etnia uigura, in campi di concentramento. I notiziari citano le Nazioni Unite come fonte principale di informazioni.

Ciò è stato sconfessato da un dettagliato rapporto investigativo di Ben Norton e Ajit Singh dal titolo: “No, the UN did not report China has ‘massive internment camps’ for Uighur Muslims”. Gli autori del rapporto mostrano come le falsità sullo Xinjiang che sono state rilanciate dai media occidentali si basino interamente sulle accuse infondate mosse da un membro del Comitato sull’Eliminazione della Discriminazione Razziale delle Nazioni Unite (CERD), l’avvocatessa americana Gay McDougall (tra le altre cose, membro di Open Society Foundations: https://www.opensocietyfoundations.org/search?q=gay+mcdougall).

L’avvocatessa statunitense Gay McDougall, membro del Comitato sull’Eliminazione della Discriminazione Razziale (CERD) delle Nazioni Unite, principale accusatrice della Cina sulle presunte violazioni dei diritti umani nello Xinjiang

L'Ufficio delle Nazioni Unite dell'Alto commissario per i Diritti Umani (OHCHR) ha confermato che nessun organo o funzionario delle Nazioni Unite ha ufficialmente presentato simili accuse nei confronti della Cina.

Diritti umani… finanziati da CIA E NED

 

Dopo che questa notizia fraudolenta è stata ampiamente diffusa, sono seguiti dei “rapporti” da parte del Network of Chinese Human Rights Defenders (NCHRD), con sede a Washington. Questo gruppo riceve la maggior parte dei suoi fondi dalle sovvenzioni del governo degli Stati Uniti, principalmente dalla National Endowment for Democracy, a sua volta collegata alla CIA. La NED è uno dei principali supporter delle operazioni statunitensi di regime change in tutto il mondo.

Il network in questione condivide lo stesso indirizzo di Washington di Human Rights Watch. Quest’ultima organizzazione ha sostenuto tutti gli attacchi (mediatici e non, NdT) ai governi avversi agli Stati Uniti d’America, dal Venezuela al Nicaragua, da Cuba alla Siria e ora alla Cina. Il Network inoltre chiede da tempo che vengano emesse sanzioni contro la Repubblica Popolare.

Le fonti del NCHRD includono Radio Free Asia, un'agenzia di stampa finanziata da decenni dal governo degli Stati Uniti. Anche il World Uyghur Congress, un'altra fonte di report sensazionalistici, è finanziato dalla NED. Gli Stati Uniti finanziano anche la International Uyghur Human Rights and Democracy Foundation e la Uyghur American Association.

Gli autori dell'articolo di Grayzone citano anni di moduli di archiviazione IRS dettagliati a sostegno delle loro affermazioni. Elencano milioni di dollari in generosi finanziamenti pubblici finalizzati alla pubblicazione di relazione false.

Tutta questa rete di gruppi della società civile apparentemente imparziali, organizzazioni non governative, gruppi di riflessione e fonti di notizie sensazionalistiche opera sotto la copertura dei "diritti umani" per promuovere sanzioni e guerre.


Le principali organizzazioni che promuovono la campagna mediatica sullo Xinjiang

La lezione afghana: il regime change non funziona!

 

L'Asia centrale ha sperimentato le peggiori forme di ingerenza degli Stati Uniti.
A partire dal 1979, la CIA, operando con il servizio di intelligence pakistano ISI e denaro saudita, ha finanziato e attrezzato le forze reazionarie dei Mujahedeen afghani per promuovere la caduta della Repubblica Democratica dell’Afghanistan. Gli Stati Uniti hanno coltivato e promosso il fanatismo religioso, facendo base in Arabia Saudita e scagliandolo contro regimi progressisti presenti nella regione. I raggruppamenti estremisti furono armati sia contro l'Unione Sovietica che contro la corrente islamica antimperialista che faceva capo all’Iran.

Per quattro decenni, CIA e servizi pakistani (oltre alle forze armate pakistane e ai servizi segreti internazionali) operanti in Afghanistan hanno cercato di reclutare e addestrare mercenari uiguri, progettando di utilizzarli come gruppi terroristici in Cina. I ceceni della regione del Caucaso russo sono stati reclutati con gli stessi scopi. Entrambi i gruppi furono introdotti in Siria durante la recente operazione di regime change orchestrata dagli Stati Uniti contro Assad. Questi fanatici, assieme ad altri piccoli gruppi etnici, costituirono la spina dorsale del gruppo dello Stato islamico (IS) e di Al Qaida.

In seguito all'11 settembre 2001, gli stessi gruppi terroristici che le operazioni segrete statunitensi avevano contribuito a creare sono ufficialmente diventati dei nemici.

Gli uiguri dello Xinjiang erano tra i prigionieri di Al Qaida catturati in Afghanistan e detenuti dagli Stati Uniti a Guantanamo per anni. I ricorsi legali rivelarono che i prigionieri uiguri venivano detenuti nelle peggiori condizioni in isolamento.

Le guerre statunitensi frammentano la regione

 

L'occupazione americana in Afghanistan e la massiccia invasione americana in Iraq nel 2003 hanno avuto dei tragici effetti, non solo sul piano militare. Il progresso sociale, l'istruzione, l'assistenza sanitaria e le infrastrutture risultano completamente annichiliti. La divisione settaria su base etnica è stata fomentata per dividere gli oppositori all’occupazione statunitense, che aldilà delle promesse di futuri grandi progressi, ha prodotto solamente distruzione.

Durante questi conflitti, le prigioni statunitensi in Afghanistan, Pakistan e Iraq divennero famigerate. La CIA ha applicato la tortura a Guantanamo e Bagram in Afghanistan e molte cause legali sono state portate avanti in seguito alla scoperta di questi episodi.

La prigione afghana di Bagram e quella statunitense di Guantanamo

Secondo le indagini delle Nazioni Unite, nel 2010 gli Stati Uniti trattenevano più di 27.000 prigionieri in oltre 100 strutture segrete in tutto il mondo. Sono emerse immagini e resoconti di torture sistematiche e abusi di prigionieri ad Abu Ghraib in Iraq e alla base aerea di Bagram in Afghanistan.

Crimini di guerra insabbiati…

 

Nel luglio 2010 WikiLeaks ha pubblicato oltre 75.000 rapporti classificati USA/NATO sulla guerra in Afghanistan.

Nell'ottobre dello stesso anno, furono diffusi 400.000 video, foto e documenti militari che mostravano scene strazianti, torture, esecuzioni sommarie e altri crimini di guerra. Fu l’'analista dell'intelligence dell'esercito Chelsea Manning a consegnare questi materiali a Wikileaks.

Sulla base dei documenti trapelati, l'investigatore capo delle Nazioni Unite sulla tortura, Manfred Nowak, ha invitato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama a ordinare un'indagine completa su abusi, torture, stupri e omicidi commessi contro il popolo iracheno a seguito dell'invasione e dell'occupazione USA.

Le relazioni hanno fornito prove documentali di 109.000 morti, inclusi 66.000 civili. Tutto questo viene raramente menzionato dai media, a differenza delle accuse continuamente sollevate contro la Cina sullo Xinjiang.

Azzittire gli informatori scomodi

 

Il National Endowment for Democracy della CIA paga profumatamente i documenti che proverebbero la diffusa pratica della tortura da parte del governo cinese, mentre coloro che hanno fornito prove ben supportate della pratica di torture da parte degli Stati Uniti sono stati trattati alla stregua di criminali.

John Kiriakou, che ha lavorato per la CIA tra il 1990 e il 2004 e ha confermato l'uso sistematico di torture, è stato perseguito dall'amministrazione Obama per aver rivelato informazioni riservate e condannato a 30 mesi di reclusione.

Chelsea Manning e John Kiriakou: entrambi hanno denunciato l’utilizzo sistematico della tortura da parte del governo statunitense.

Il rilascio di decine di migliaia di documenti governativi da parte di Chelsea Manning che confermerebbero torture e abusi, oltre a foto orribili di omicidi di massa, le è costato l’incarcerazione. Julian Assange di Wikileaks è imprigionato in Gran Bretagna e rischia la deportazione negli Stati Uniti per il suo ruolo nella diffusione di questi documenti.

Riscrivere la storia

 

E se il caso (montato ad arte) dello Xinjiang fosse destinato a distogliere l'attenzione del mondo dai continui crimini delle guerre statunitensi perpetrati dall'Afghanistan alla Siria?

Nel 2014 un rapporto sulla tortura della CIA realizzato dal Senato americano ha confermato che un programma di tortura, chiamato “Detention and Interrogation Program”, era stato approvato da alcuni alti funzionari statunitensi. È stato rilasciato solo un sommario report di 525 pagine (su 6.000 pagine!), ma è stato sufficiente per confermare che i metodi della CIA erano molto più brutali ed estesi di quanto precedentemente noto.

 

I mercenari si riversano in Siria

 

Lo sforzo statunitense per rovesciare il governo siriano ha coinvolto più di 100.000 mercenari stranieri e gruppi di fanatici religiosi. Tutti ben equipaggiati e remunerati...

Un terzo della popolazione siriana è stata sradicata dalla propria terra a causa del conflitto. Milioni di rifugiati si sono riversati in Europa e nei paesi vicini.

A partire dal 2013, migliaia di combattenti uiguri sono stati infiltrati clandestinamente in Siria per addestrarsi con il gruppo estremista uiguro noto come Partito Islamico del Turkistan. Combattendo a fianco delle unità terroristiche di Al Qaida e Al Nusra, queste forze hanno svolto ruoli chiave in diverse battaglie.

Foreign fighters uiguri in Siria. La presenza di gruppi radicali provenienti dallo Xinjiang e coinvolti nel conflitto siriano è all’origine dell’invio di reparti speciali dell’Esercito Popolare di Liberazione in Siria.

 

Reuters, Associated Press e Newsweek hanno riferito che fino a 5.000 uiguri musulmani di lingua turca dello Xinjiang stavano combattendo in varie formazioni sul suolo siriano.

Secondo i media siriani, una colonia uigura trapiantata ha trasformato la città di al Zanbaka (al confine turco) in un campo trincerato di 18.000 persone. Molti combattenti uiguri furono introdotti clandestinamente nell'area di confine turco-siriana con le loro famiglie. Parlando in turco, piuttosto che in cinese, si affidarono al supporto dei servizi segreti turchi.

L’approccio cinese

 

La Cina è determinata a seguire una strada diversa nel trattare il fanatismo religioso. L'intervento della Cina è la risposta ad attacchi terroristici che hanno ucciso centinaia di civili nelle affollate aree commerciali e nelle stazioni di treni e autobus sin dagli anni '90.

Attacco terroristico in Xinjiang (2013).

La Cina ha affrontato il problema dell'estremismo religioso istituendo centri di istruzione e formazione professionale su larga scala. Piuttosto che esacerbare il sottosviluppo di una regione attraverso campagne di bombardamento “umanitario”, la Repubblica Popolare Cinese sta cercando di implementare il livello di istruzione della popolazione, investendo nello sviluppo delle competenze, nella crescita economica e nella realizzazione di infrastrutture. Gli attacchi terroristici nello Xinjiang sono cessati da quando sono iniziate le campagne di rieducazione nel 2017.

Due diverse prese di posizione sulle vicende dello Xinjiang

 

Nel luglio di quest'anno, 22 paesi, la maggior parte europei oltre a Canada, Giappone, Australia e Nuova Zelanda, hanno inviato una lettera al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU prendendo posizione contro la Cina in merito a presunte detenzioni arbitrarie di massa e altre violazioni contro i musulmani nella regione cinese dello Xinjiang. La dichiarazione non includeva una sola firma di uno stato a maggioranza musulmana.

Giorni dopo, un gruppo molto più ampio di 34 paesi - ora esteso a 54 dall'Asia, Africa e America Latina - ha presentato una lettera in difesa delle politiche cinesi. Questi paesi hanno espresso il loro fermo sostegno alle misure antiterrorismo e di deradicalizzazione messe in atto dalla Cina nello Xinjiang.

Più di una dozzina di paesi membri dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica alle Nazioni Unite hanno firmato tale dichiarazione.

Un'ulteriore dichiarazione, il 31 ottobre, al terzo comitato dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha spiegato che un certo numero di diplomatici, organizzazioni internazionali, funzionari e giornalisti si erano recati nello Xinjiang per assistere al progresso della causa dei diritti umani e ai risultati dell'antiterrorismo e della deradicalizzazione.

"Ciò che hanno visto e sentito nello Xinjiang ha completamente contraddetto ciò che è stato riportato dai media [occidentali]", ha affermato la nota.

 

Per approfondire: libri, articoli, documentari…

Wei, L. (2019) – Cina e antiterrorismo. Il metodo cinese nella cooperazione internazionale contro il terrorismo. 270 pp., Anteo Ed.

Morigi, M. (2018) – La Perla del Drago: stato e religioni in Cina. 312 pp., Anteo Ed.

Savioli, S. () – ONG. Cavallo di Troia del capitalismo globale.

Norton, B., Singh, A. – No, the UN did not report China has ‘massive internment camps’ for Uighur Muslims. The Grayzone (23/8/2018).

Rapporto della seduta del 13/8/2018 del Comitato sull’Eliminazione della Discriminazione Razziale delle Nazioni Unite, in cui è possibile leggere le considerazioni espresse in merito allo Xinjiang dall’avvocatessa Gay McDougall, e le repliche dei rappresentanti cinesi.

Fighting terrorism in Xinjiang – Documentario curato da CGTN.

 

Fonte: Workers World (18/12/2019)

Traduzione e riadattamento a cura dell’ Osservatorio Italiano sulla Nuova Via della Seta/CIVG