Cuba su Cuba

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Luglio, agosto e settembre 2019

 

Cuba ha eliminato la trasmissione di HIV e sifilide congenita tra madre e figlio

"Cuba continua a non registrare nessun caso di trasmissione dell’infezione da virus HIV e sifilide dal 2015, ed è una conquista impressionante nel campo della salute pubblica", dichiara un comunicato della Organizzazione Mondiale della Sanità.

"Oggi si è saputo ufficialmente che l’OMS ha ratificato il mantenimento della certificazione", ha annunciato su Twitter il Ministro di Salute Pubblica  José Ángel Portal Miranda.

Cuba è stato il primo paese al mondo a raggiungere questo risultato, certificato dai controlli rigorosi del Comitato Regionale di Certificazione, dall’Organizzazione Panamericana della Salute (OPS) e dal Fondo delle Nazioni Unite per l'HIV (ONU/AIDS),  che comprende altri aspetti fondamentali, dall’assistenza medica ai diritti umani.

Secondo la dichiarazione dell'OMS, nel giugno del 2019 Cuba ha presentato alla segreteria mondiale della OMS che segue questi temi una relazione sul mantenimento di questi indici.

Il Comitato Mondiale di Controllo della Certificazione (GVAC) è rimasto impressionato per gli obiettivi raggiunti in questo ambito durante il periodo 2017- 2018: "Gli indici del processo sulle prove dell'arresto dell’infezione per l'HIV e la sifilide sono molto alti", sostiene il comunicato.

La relazione di certificazione del 2015 spiegava che nell’Isola si era raggiunto un tasso di trasmissione materno-infantile dell'HIV dell'1,85%, molto al di sotto della media regionale e al di sotto della meta del 2% concordata tra i paesi.

Il risultato è stato possibile grazie agli sforzi dello Stato Cubano in differenti tipi d’intervento, con la garanzia d’assistenza prenatale, con una media di dieci cotrolli per gestante, il parto con personale specializzato, la prova sierologica di presenza dell'HIV durate la gravidanza, la vigilanza attiva delle gestanti con sierologia positiva o la sifilide, e l’ accesso al trattamento anti retrovirale, come stabilito dagli organismi internazionali.

Lisandra Fariñas Acosta e GM per Granma Internacional, 22 settembre 2019

 



Le minacce e i ricatti non ci strapperanno una sola concessione

Discorso pronunciato da Bruno Rodríguez Parrilla, Ministro delle Relazioni Estere della Repubblica di Cuba, nel 74º Dibattito Generale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, New York, il 28 settembre del 2019, “Anno 61º della Rivoluzione ”.

 

Signor Presidente;

Signori Capi di Stato e di Governo;

Distinti  delegate e delegati:

Esprimo le più sentite condoglianze alla Comunità delle Bahamas per la perdite di vite e la terribile distruzione provocate dall’uragano Dorian e chiamo la comunità internazionale a mobilitare risorse per dare aiuto.

 

Signor  Presidente:

Denuncio all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che il Governo degli Stati Uniti ha iniziato negli ultimi mesi ad applicare misure  criminali, non convenzionali, per impedire la consegna di combustibile al nostro Paese proveniente da diversi mercati, con  minacce e persecuzioni alle compagnie che lo trasporta, ai governi di registro, bandiera, compagnie navali e imprese d’assicurazioni.  

Abbiamo affrontato severe difficoltà per garantire il rifornimento di combustibile per le attività quotidiane del paese, cosa che ci ha obbligato ad adottare misure temporanee d’emergenza, possibili solo in un paese organizzato, con un popolo unito e solidale, disposto a difendersi dall’aggressione straniera e a preservare la giustizia sociale conquistata.

Nell’ultimo anno il Governo statunitense ha incrementato le sue misure ostili di blocco contro Cuba. Ha imposto impedimenti aggiuntivi al commercio estero e ha aumentato la persecuzione delle nostre relazioni bancarie e finanziarie con il resto del mondo. Ha limitato agli estremi i viaggi e qualsiasi interazione tra i nostri due popoli. Ostacola i legami e i contatti con la loro patria ai cubani che vivono negli Stati Uniti.

La strategia dell’imperialismo contro Cuba è guidata dall’infame memorandum firmato nel 1960 dal vice segretario di Stato Léster Mallory, che cito: “Non esiste un’opposizione politica effettiva (…), l’unico modo possibile per far venire meno l’appoggio interno al governo cubano è provocare disinganno e delusione con l’insoddisfazione economica e la carenza (…). Dobbiamo mettere in pratica rapidamente tutti le azioni possibili per debilitare la vita economica (…) negando a Cuba denaro e rifornimenti con il fine di ridurre i salari nominali e reali, con l’obiettivo di provocare fame, disperazione e la caduta de governo”.

L’illegale Legge Helms-Burton del 1996 guida la condotta aggressiva degli Stati Uniti contro Cuba.  La sua essenza è la pretesa sfacciata di piegare il diritto alla libera determinazione e all’indipendenza della nazione cubana.

Comprende anche l’imposizione dell’autorità legale statunitense e la giurisdizione di suoi tribunali sulle relazioni commerciali e finanziarie di qualsiasi paese con Cuba, calpestando il Diritto Internazionale, la giurisdizione nazionale e di terzi Stati, stabilendo un presunto primato della legge e della volontà politica degli Stati Uniti al di sopra di tutto.

Il blocco economico, commerciale e finanziario continua a essere il principale ostacolo per lo sviluppo del nostro paese e l'avanzamento del processo di attualizzazione del Modello Socialista di Sviluppo Economico e Sociale che ha tracciato il nostro paese.

Le nuove misure danneggiano soprattutto il settore non statale della nostra economia. Ogni anno gli Stati Uniti destinano decine di milioni di dollari del bilancio federale alla sovversione politica, con l’animo di confondere e indebolire l’unità del nostro popolo. Campagne organizzate e orientate a screditare la Rivoluzione, i suoi dirigenti, la sua gloriosa eredità storica e denigrare le politiche economiche e sociali di sviluppo e giustizia, e distruggere le idee del socialismo.

Lo scorso giovedì 26 luglio, sulla base di vergognose calunnie, il Dipartimento di Stato ha annunciato che il Primo Segretario del Partito Comunista di Cuba, Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, non potrà ottenere il visto di ingresso in quel paese. Si tratta di un’azione senza effetto pratico, indirizzata ad oltraggiare la dignità di Cuba e i sentimenti del nostro popolo. È un’altra meschina strategia elettorale lanciata all’estrema destra cubano-americana.  Le smaccate e offensive falsità pretendono che condanno nel modo più energico, riflettono la bassezza del Governo statunitense che mira a nascondere la sua corruzione, menzogna e immoralità. Sono azioni che trasgrediscono il Diritto Internazionale e violano la Carta delle Nazioni Unite.

Il più recente pretesto, ripetuto qui lo scorso martedì 24 dal Presidente Donald Trump, è attribuire a Cuba il fallimento del piano per far cadere con la forza il Governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Per ignorare la compattezza del popolo venezuelano, i portavoce yanquee ricorrono ripetutamente alla volgare calunnia secondo cui il nostro paese ha “tra 20 e 25 mila effettivi militari in Venezuela”, e che “l’imperialismo cubano esercita dominio” su questo paese.

Pochi minuti prima, nello stesso giorno, il Presidente del Brasile aveva aperto su questo stesso podio il quaderno delle falsità scritto da Washington, riportando addirittura la vergognosa cifra di “60.000 effettivi militari” cubani in Venezuela.

Come parte della sua ossessione anticubana, l’attuale Governo degli Stati Uniti, con l'eco brasiliana, attacca i programmi di cooperazione medica internazionale che Cuba condivide con decine di paesi in via di sviluppo, indirizzati alle comunità più bisognose, basati sul senso di solidarietà e sulla disponibilità volontaria di centinaia di migliaia di professionisti cubani che si sviluppano sulla base di accordi di cooperazione firmati con i governi e che godono da molti anni del riconoscimento della comunità internazionale della stessa ONU e dell’OMS, come esemplare dimostrazione della Cooperazione sud-sud.

Come risultato, molte comunità brasiliane sono state private dell'assistenza sanitaria  gratuita e di qualità prestata dalle migliaia di professionisti cubani all'interno del programma “Más Médicos”.

Non sono mancate in questo periodo minacce e ricatti sfacciati, immorali inviti al tradimento dei principi di solidarietà e degli impegni internazionali in cambio di petrolio a condizioni di favore e in virtù di dubbie amicizie.

Commemorando il 60º anniversario del Trionfo della Rivoluzione con la quale noi cubani abbiamo conquistato la definitiva indipendenza, il Primo Segretario Raúl Castro ha detto: "Noi cubani siamo preparati a resistere a un confronto che non desideriamo, e speriamo che le menti più equilibrate del Governo nordamericano riescano ad evitarlo".

Abbiamo ripetuto che anche nelle circostanze attuali non rinunciamo alla volontà di sviluppare relazioni civili con gli Stati Uniti basate sul rispetto reciproco e sul riconoscimento delle nostre differenze. Sappiamo che questo è il desiderio del nostro popolo e il sentimento che condivide la maggior parte della popolazione degli Stati Uniti e dei cubani che vivono in quel Paese.

Confermo altrettanto che l’aggressione economica, per quanto dura, e le minacce e i ricatti non ci strapperanno una sola concessione. Chi conosce la storia dei cubani della loro lunga lotta per l’emancipazione nella ferma difesa della libertà e della giustizia conquistate, capirà senza equivoci il peso, la sincerità e l’autorità di queste convinzioni e dei progetti del nostro popolo.

 

Signor  Presidente:

La relazione bilaterale tra Cuba e il Venezuela si basa nel rispetto reciproco e nella vera solidarietà. Sosteniamo senza dubbi di sorta il governo legittimo di Nicolás Maduro Moros e dell’Unione Civico-Militare del popolo bolivariano e chavista. Condanniamo la condotta del Governo degli Stati Uniti contro il Venezuela, centrata sulla politica dei colpi di Stato, assassinii, guerra economica e sabotaggi. Condanniamo l’applicazione delle misure coercitive unilaterali, lo spoglio dei ricavi delle imprese e delle entrate da esportazioni, azioni che costituiscono una grave minaccia alla pace e alla sicurezza regionali e un’aggressione diretta alla popolazione venezuelana che si vuole piegare per le vie più crudeli.

Chiamiamo tutti alla presa di coscienza, a reclamare la fine di queste misure coercitive unilaterali, a condannare l’uso della forza e stimolare il dialogo rispettoso sulla base dei principi del Diritto Internazionale e dell’ordine costituzionale di questo paese.

Pochi giorni fa gli Stati Uniti e un pugno di paesi hanno deciso di attivare l’obsoleto Trattato Interamericano d’Assistenza Reciproca che comprende l’utilizzo della forza militare.  È un’assurda decisione che rappresenta un arretramento storico e un pericolo per la pace e la sicurezza regionali, che si vorrebbe giustificare con un artificio legale e l’interventismo nei temi interni della Repubblica Bolivariana del Venezuela. È anche una volgare violazione del Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace, che i capi di Stato e di Governo hanno firmato all’Avana nel gennaio del 2014.

La decisione degli Stati Uniti di resuscitare la funesta Dottrina Monroe ha lo stesso significato. Si tratta di uno strumento di dominio dell’imperialismo in virtù del quale avvennero in Nuestra America interventi e invasioni militari, colpi di Stato, dittature militari e i crimini più orrendi.

Come abbiamo visto pochi giorni fa in questa Assemblea, il Presidente degli Stati Uniti vuole attaccare il socialismo con ripetute affermazioni pubbliche, con fini chiaramente elettorali mentre fomenta un’intolleranza maccartista contro chi crede nella possibilità di un mondo migliore e spera di vivere in pace, in armonia con la natura e in solidarietà con gli altri.

Il presidente Trump ignora o pretende di nascondere che il capitalismo neoliberale è responsabile della crescente disuguaglianza economica e sociale che oggi patiscono anche le società più sviluppate e che per sua natura fomenta la corruzione, l’emarginazione sociale, il crimine, l’intolleranza razziale e la xenofobia; e dimentica o non riconosce che il fascismo, l’apartheid e l’imperialismo, sono sorti dal capitalismo.

Il Governo degli Stati Uniti guida una volgare persecuzione contro i leaders politici e i movimenti popolari e sociali, con campagne di calunnie e processi giudiziari scandalosamente manipolati e motivati politicamente per rovesciare quelle politiche che mediante il controllo sovrano delle risorse naturali e l’eliminazione graduale di differenze sociali, hanno costruito società più giuste e solidali, che hanno rappresentato una via di fuga dalla crisi economica e sociale e una speranza per i popoli dell’America. Hanno fatto così con l‘ex presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva, del quale reclamiamo la libertà.

Condanniamo i tentativi indirizzati da Washington per destabilizzare il Governo del Nicaragua e ratifichiamo l’invariabile solidarietà con il presidente Daniel Ortega. Siamo solidali con le nazioni dei Caraibi che sollecitano una legittima riparazione per i danni subiti a causa della schiavitù e dello sfruttamento. Ratifichiamo il nostro impegno storico con l'autodeterminazione e l’indipendenza del fraterno popolo di Puerto Rico. Appoggiamo il legittimo reclamo della sovranità dell’Argentina sulle isole Malvine, Sandwich del Sud e Georgie del Sud.

 

Signor Presidente:

La condotta dell’attuale Governo degli Stati Uniti e la sua strategia di dominio  militare e nucleare costituiscono una minaccia per la pace e la sicurezza internazionali.

Il Governo USA mantiene circa 800 basi militari nel mondo. Avanza progetti di militarizzazione dello spazio ultraterrestre e del ciberspazio, così come  l’uso segreto  e illegale delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni per aggredire altri Stati. La ritirata degli Stati Uniti dal Trattato sulle Forze  Nucleari di Portata Media e l’immediato inizio di prove di missili di portata media sono il preludio di una nuova corsa agli armamenti.

Il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, Miguel Díaz-Canel, ha affermato l’anno scorso in questa Assemblea che "l’esercizio del multilateralismo e il rispetto pieno dei principi e delle norme del Diritto Internazionale per avanzare verso un mondo multipolare, democratico ed equo, sono richieste mirate a garantire la convivenza pacifica, preservare la pace e la sicurezza internazionali, trovare soluzioni durature ai problemi sistematici".

Rinnoviamo l’appoggio assoluto a una soluzione più ampia, giusta e duratura del conflitto tra Israele e Palestina sulla base della creazione di due Stati, che permetta al popolo palestinese di esercitare il diritto alla libera determinazione e disporre d’uno Stato indipendente e sovrano, con le frontiere precedenti al 1967 e con Gerusalemme orientale come capitale.

Respingiamo l’azione unilaterale degli Stati Uniti di stabilire la sua rappresentanza  diplomatica nella città di Gerusalemme. Condanniamo la violenza delle forze d’Israele contro la popolazione civile in Palestina e le minacce d’annessione dei territori della Cisgiordania occupata.

Riaffermiamo la nostra invariabile solidarietà con il popolo saharaui e l’appoggio alla ricerca di una risposta alla questione del Sahara Occidentale che gli permetta l’esercizio del diritto alla libere determinazione e a vivere in pace nel suo territorio.

Appoggiamo la ricerca d’una soluzione pacifica e negoziata alla situazione siriana senza ingerenza esterna, con pieno rispetto alla sua sovranità e integrità territoriale. Condanniamo qualsiasi intervento diretto e indiretto senza l’accordo delle autorità legittime di questo paese.

Esprimiamo la nostra solidarietà con la Repubblica Islamica dell’Iran di fronte alla scalata aggressiva degli Stati Uniti. Condanniamo la ritirata unilaterale degli Stati Uniti dall’Accordo Nucleare con l’Iran. Chiamiamo al dialogo e alla cooperazione sulla base dei principi del Diritto Internazionale.

Diamo il benvenuto al processo di dialogo intercoreano. Solo mediante il negoziato si può ottenere una soluzione  politica duratura nella penisola coreana. Condanniamo energicamente l’imposizione di sanzioni unilaterali e ingiuste contro la Repubblica Popolare Democratica della Corea.

La continuata espansione della NATO davanti alle frontiere con la Russia provoca seri pericoli aggravati dall’imposizione di sanzioni arbitrarie che respingiamo.

 

Signor Presidente:

Appoggiamo con ammirazione il richiamo delle recenti marce degli studenti e dei giovani. Il cambio climatico, che già presenta alcuni effetti irreversibili, minaccia la sopravvivenza di tutti e in particolare i piccoli Stati insulari in via di sviluppo.

Il capitalismo è insostenibile. I suoi indici irrazionali e insostenibili di produzione e consumo e la crescente e ingiusta concentrazione di ricchezza sono le minacce principali all’equilibrio ecologico del pianeta. Non ci sarà sviluppo sostenibile senza giustizia sociale.

Il trattamento speciale e differenziato ai paesi del Sud nelle relazioni economiche internazionali non può continuare ad essere  evitato. L’emergenza in Amazzonia ci spinge alla ricerca di soluzioni con la cooperazione di tutti, senza esclusioni né politicizzazioni con pieno rispetto della sovranità degli Stati.

 

Signor Presidente:

Prolifera la corruzione dei sistemi politici e dei modelli elettorali e la crescente distanza dalla volontà dei popoli. Poderose ed esclusive minoranze, in particolare i gruppi corporativi, decidono la natura e la composizione dei governi, dei parlamenti e delle istituzioni che impartiscono la giustizia e l’applicazione della legge. Dopo il fallimento della loro pretesa di sottomettere il Consiglio dei Diritti Umani, il governo statunitense ha optato per abbandonarlo, per ostacolare ancora di più il dialogo e la cooperazione internazionali nella materia. Ma non è una notizia che ci deve sorprendere.

Gli Stati Uniti sono un paese dove i diritti umani si violano in forma sistematica e molte volte in maniera deliberata e flagrante. Nel 2018, trentaseimila persone - cento al giorno – sono morte in questo paese per armi da fuoco, mentre il Governo protegge i fabbricanti e i commercianti, alla faccia della sicurezza dei cittadini.

Novantunomila statunitensi muoiono ogni anno per problemi cardiaci, per mancanza di assistenza adeguata. La mortalità infantile e materna tra gli afro-americani è il doppio di quella della popolazione bianca.

Ventotto milioni di cittadini statunitensi non hanno assicurazione medica né accesso ai servizi di salute. Trentadue milioni non possono leggere nè scrivere funzionalmente; 2,2 milioni di cittadini statunitensi sono in carcere; 4,7 milioni sono in libertà condizionale e ogni anno vengono arrestate 10 milioni di persone.

Si capisce allora perchè il  Presidente si preoccupa di attaccare il socialismo. Rifiutiamo la politicizzazione, la selettività, le messe a fuoco punitive e le doppie facciate nel trattamento delle questioni dei diritti umani.

Cuba è e resterà impegnata con l’esercizio da parte di tutte le persone e di tutti i popoli di tutti i diritti umani e in particolare con la pace, la vita, lo sviuppo e la libera determinazione.

Dobbiamo impedire che s’imponga un modello culturale unico, totalitario e schiavizzante, che distorca le culture nazionali, le identità, la storia, la memoria, i simboli, l’individualità, e che zittisca i problemi strutturali del capitalismo che provoca una disuguaglianza lacerante, che non smette di aumentare.

Il capitalismo cosiddetto “consapevole” non costituisce una variante.  Il capitale digitale

collega le cordate mondiali, concentra la proprietà dei dati digitali, sfrutta l’identità, l’informazione, la conoscenza; minaccia la libertà e la democrazia già ridotte nel mondo "analogico".

Abbiamo bisogno di altre forme di pensiero, umanista e contro-egemonico, un’azione politica decisa per muovere la mobilitazione popolare nelle reti, nelle strade e nelle urne.

Gli Stati indipendenti devono poter esercitare la loro sovranità nel ciberspazio, abbandonare i miraggi delle cosiddette “reti sociali” o dell' “era dell’accesso”, e invece democratizzare il governo di Internet.

Signor Presidente:

Il potente pensiero universale dell’Apostolo dell’indipendenza, José Martí, continua a ispirare e stimolare i cubani delle nuove generazioni. Le sue parole scritte poche ore prima di affrontare la morte in combattimento, hanno oggi una speciale rilevanza, e cito: "Sono già in pericolo di vita, tutti i giorni, per il mio paese e per il mio dovere di impedire, con l’indipendenza di Cuba, che gli Stati Uniti si estendano nelle Antille e ricadano con ulteriore forza sulle nostre terre d’America. Quanto ho fatto sino ad oggi e farò, è per questo".

Una forza simile la esprimono anche le parole di Antonio Maceo, che nel 1888 scrisse: "Chi cercherà d’impadronirsi di Cuba raccoglierà solo il suolo annegato nel sangue, se non morirà nella lotta". Questa è la stessa e unica Rivoluzione Cubana comandata da Fidel Castro Ruz e che oggi è guidata dal Primo Segretario Raúl Castro e dal Presidente Miguel Díaz-Canel. E se, a quest’altezza, qualcuno pretende ancora di far arrendere la Rivoluzione Cubana, o spera che le nuove generazioni di cubane e cubani tradiscano il loro passato e rinuncino al loro futuro, ripeteremo con l’impeto di Fidel:«Patria o Morte! Vinceremo!

(Applauso)

Fonte: Cubaminrex / Versione stenografica del Consiglio di Stato

Traduzione di Gioia Minuti, 28 settembre 2019

http://it.granma.cu/mundo/2019-09-30/bruno-rodriguez-parrilla-le-minacce-e-i-ricatti-non-ci-strapperanno-neanche-una-sola-concessione