La Cina ricostruirà la Siria – USA, UE e Israele esclusi

 

La Nuova Via della Seta passa per la Siria: il ruolo della Cina nella ricostruzione post-bellica

Dal punto di vista militare, la Cina è sinora intervenuta solo marginalmente nel conflitto in Siria, dispiegando alcune unità speciali finalizzate a neutralizzare cellule terroristiche uigure (si vedano i riferimenti in fondo). Sarà invece massiccio il contributo economico della Cina e della Belt and Road Initiative nel processo di ricostruzione delle infrastrutture e delle città siriane nei prossimi anni…

Osservatorio Italiano Silk Road/CIVG

 

 

Secondo Bashar al-Assad, la ricostruzione delle infrastrutture distrutte e delle città siriane costerà a Damasco circa 200 miliardi di dollari, in altre parole il PIL della Grecia. Dove recuperare tutti questi soldi in un paese devastato, chi potrebbe contribuire, e perché dovrebbe farlo?

Sebbene i combattimenti nel territorio della Repubblica Araba Siriana siano ancora in corso, Damasco ritiene che la guerra civile sia sostanzialmente conclusa e ha iniziato a concentrarsi sul processo di ricostruzione post-bellica. In Siria sono intervenuti militarmente un po’ tutti – chi per soccorrere, chi per impossessarsi del petrolio e farci affari – e tutti promettevano di contribuire alla ricostruzione del paese a conflitto terminato. Tuttavia, non tutti si possono considerare soddisfatti dall’esito del conflitto (ovverosia la permanenza in carica del Presidente Assad), e di conseguenza la lista di chi concretamente interverrà nella fase di ricostruzione si è ridotta.

Innanzitutto, Unione Europea e Stati Uniti saranno esclusi, poiché la condizione per investire posta dai paesi della cosiddetta Coalizione Internazionale (che in Siria si è autoconvocata e ha contribuito alla devastazione del paese più che alla sua stabilizzazione), era e rimane la rimozione di Assad. Dal momento che non è stato possibile attuare questo piano ossessivo tramite l’"opposizione democratica", non c’è ragione di aspettarsi che Bruxelles e Washington intraprenderanno qualsivoglia iniziativa post-bellica. Di tanto in tanto si limitano a intervenire, dispensando consigli sul "come fare", naturalmente dal punto di vista degli autoproclamati disertori dello "Stato islamico". Potrebbero anzi tentare di ostacolare il processo di ricostruzione della Repubblica Araba Siriana, come dimostrano le sanzioni statunitense che bloccano le esportazioni e le transazioni economiche da parte di Damasco.

Russia, Iran e Turchia - le tre principali potenze estere grazie alle quali la guerra contro l'ISIS è stata vinta (sebbene non formalmente terminata), sono interessate ad un ampio coinvolgimento nella ricostruzione della Siria. Tuttavia, bisogna ammettere onestamente che la loro capacità economico-finanziaria è insufficiente per garantire un rapido rilancio del paese. Le risorse finanziarie sono decisamente limitate e d’altronde le sanzioni imposte dalla Casa Bianca creano ulteriori problemi alla realizzazione del progetto.

Dati questi presupposti, lo scenario è perfetto per l’intervento da parte cinese, che non può essere ostacolato agevolmente né da Stati Uniti e Unione Europea, né tantomeno da Russia e Iran.

I cinesi, in sintonia con la tradizione secolare dell'Impero Celeste, non sono mai intervenuti nell’area mediorientale in modo “rumoroso”, ma testando cautamente il terreno.

Ad esempio, a metà 2018, il Ministro Libico agli Affari Esteri del Governo di Accordo Nazionale, Mohammed Siyal, e l’ambasciatore cinese in Libia Wang Qiming discussero a Tripoli del ritorno delle compagnie cinesi nel paese per riprendere i progetti rimasti bloccati in seguito al conflitto.

Negli anni in cui la Libia era governata da Muammar Gheddafi, le aziende pubbliche e private cinesi firmarono molti contratti per la costruzione di infrastrutture, edifici e ferrovie. Dopo che Gheddafi fu ucciso nel 2011 e il caos iniziò a diffondersi in tutto il paese, il gigante asiatico abbandonò la Libia e congelò l'esecuzione dei contratti. Nella seconda metà del 2018 la Cina è tornata nel paese, non solo per ripristinare gli affari, ma con l’intento di diventare un attore fondamentale nella regione.

I 6 milioni di dollari in assistenza medica alla popolazione libica da parte della Cina sono sembrati più un test in vista di quanto si sarebbe fatto in Siria, che una semplice dimostrazione del ritorno in Libia. Mentre i governi dell’Europa e degli Stati Uniti richiamavano il personale diplomatico e chiudevano le proprie ambasciate, Pechino firmava cospicui accordi sul commercio e la cooperazione economica con Damasco. Il principale interesse cinese in Siria è rappresentato dall’acciaio e da alcune risorse naturali. La CNPC, compagnia petrolifera statale cinese, ha già investito nella General Petroleum Corporation (GPC) e in Al Furat Petroleum, due delle tre maggiori compagnie siriane.

Inoltre, 200 aziende cinesi hanno partecipato la scorsa estate alla Fiera Internazionale di Damasco, e Pechino, secondo i dati pubblicati dal Financial Times, ha annunciato che avrebbe stanziato 2 miliardi di dollari in investimenti nell'industria siriana, che si aggiungono ad altri 23 miliardi previsti per la cooperazione tra la Cina e altri stati arabi. La Cina segue il suo consolidato approccio, basato sul finanziamento di progetti infrastrutturali all'estero, che vengono poi realizzati attraverso l’intervento di compagnie cinesi.

 

La Fiera Internazionale di Damasco (9 settembre 2018)

 

Oltre a mostrare interesse per il settore economico siriano, la Cina ha promosso progetti sociali in Siria, come la fornitura di trasformatori elettrici per edifici residenziali e il programma di supporto per la squadra di pallacanestro siriana che si allenerà a Pechino.

L'economista Kamal Hadamis ha dichiarato, in un'intervista a El Confidencial a proposito del ruolo della Cina in Medio Oriente:

“La Cina sta acquisendo influenza nella regione attraverso investimenti economici piuttosto che interventi militari”

L'ondata shock prodotta dal “Chinese effect” nella ricostruzione siriana potrebbe avere conseguenze a lungo termine non solo per la Siria, ma per l'intero mondo arabo.

Le compagnie cinesi hanno già firmato contratti per un importo di 58 milioni di dollari per espandere il porto settentrionale di Tripoli (qui si fa riferimento al Libano, non alla Libia, NdT), che secondo l’amministrazione portuale diventerà una zona economica speciale, otterrà un nuovo molo e sei gru a cavalletto. Un porto che per Damasco è più vicino rispetto a quelli di Tartus e Latakia, controllati e sorvegliati dall'esercito russo, e che potrebbe costituire un hub il trasferimento di materiali da costruzione, bulldozer ed escavatori da utilizzare per la ricostruzione in Siria. Certo, Pechino potrebbe usare i porti "russi" in Siria, ma sarebbe un ospite, mentre nel porto di Tripoli è quasi il proprietario.

"Considerando che la Cina importa più della metà del petrolio prodotto in Medio Oriente, il porto libanese è di interesse strategico e diventerà per Pechino uno dei punti di accesso chiave per l'Africa e l'Europa", spiega Hadamis.

Secondo l'esperto, per rilanciare questo porto, la Cina prevede di costruire la ferrovia che connetterà il porto libanese di Tripoli con la città siriana di Homs, un corridoio che consentirebbe di ridurre i tempi di trasporto delle merci evitando il transito attraverso il Canale di Suez, già intensamente navigato.

Il porto di Tripoli, diventando una sorta di quartier generale della COSCO cinese, una delle quattro più grandi compagnie di navigazione del mondo, costituirebbe così un nodo strategico dell'ambiziosa strategia globale cinese "One Belt - One Road".

 

Il porto libanese di Tripoli verrà collegato con la città siriana di Homs, a costituire un ulteriore corridoio terrestre della Nuova Via della Seta

 

Con la Nuova Via della Seta, Pechino non punta esclusivamente ad aumentare le sue esportazioni e vincere gare d’appalto, ma intende rafforzare il suo peso geopolitico e diplomatico nella regione - come dimostra il fatto che la Cina ha scelto di usare il porto libanese di Tripoli invece di quello israeliano di Tel Aviv. Ciò consentirà a Pechino di evitare malumori fra i paesi arabi. D’altronde sarebbe apparso paradossale inviare materiali necessari alla ricostruzione siriana da porti israeliani…

Il gigante asiatico cercherà di replicare il successo ottenuto in Iraq in Siria, dove molte aziende cinesi hanno ottenuto contratti redditizi per la ricostruzione di edifici e infrastrutture nella fase post-bellica, garantendo tra l’altro alla Repubblica Popolare una nuova fonte di petrolio.

A questo proposito, così riassume la strategia del gigante asiatico la società di consulenza BMI Research. in un rapporto del 2018:

“Da una parte, la Cina cerca di investire direttamente in infrastrutture legate all'industria petrolifera irachena e, dall’altra parte, cerca di aumentare l'influenza geopolitica partecipando alla ricostruzione della Siria, che potrebbe diventare uno dei principali Stati aderenti al progetto One Belt One Road in Medio Oriente”

 

Ulteriori approfondimenti

·         Un 'megacontrato' de 200.000 millones de dólares para el insaciable apetito de China. El Confidencial (25/6/2019)
https://www.elconfidencial.com/mundo/2019-06-25/china-siria-irak-reconstruccion-geopolitica_2081209/ [Questo l’articolo originale di El Confidencial citato da Dobrynin, che tuttavia nella sua versione per Fort Rus confonde tra Libano e Libia. Abbiamo comunque ritenuto opportuno riportare anche l’approfondimento fatto da Dobrynin sul ruolo svolto dalla Cina in Libia. In sostanza, quello che avete letto, è un riadattamento, corretto, di entrambi gli articoli]

·         China's Belt & Road Initiative In The Middle East. Silk Road Briefing (21/6/2019)
https://www.silkroadbriefing.com/news/2019/06/21/chinas-belt-road-initiative-middle-east/

·         Lebanese port eyes China as it sells itself as hub for Syria. Financial Times (3/1/2019)
https://www.ft.com/content/386b3fd2-01db-11e9-99df-6183d3002ee1

·         Interview: Syria welcomes China in investments, reconstruction process: state minister. Xinhua (11/9/2018)
http://www.xinhuanet.com/english/2018-09/11/c_137461257.htm

·         Cina: fornita assistenza medica alla Libia per un valore pari a 6 milioni di dollari. Sicurezza Internazionale (13/6/2018).
https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2018/06/13/cina-fornita-assistenza-medica-alla-libia-un-valore-pari-6-milioni-dollari/

·         Il ruolo militare della Cina in Siria, passo avanti nella lotta al terrorismo.Aurora (6/8/2018). http://aurorasito.altervista.org/?p=1907

·         Forze speciali cinesi in Siria, Assad trova un nuovo alleato.La Stampa (1/12/2017)https://www.lastampa.it/esteri/2017/12/01/news/forze-speciali-cinesi-in-siria-assad-trova-un-nuovo-alleato-1.34078388

 

Da FORTRUS -    Tradotto e riadattato dall’ Osservatorio Italiano Silk Road/CIVG