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Al galoppo verso il precipizio

01-07-2019

Nell'anno 2019 della crisi climatica globale e della sesta estinzione di massa, il giorno 30 di un giugno a temperature infernali...tutto intorno a noi pare darci il segno che manca una vera presa di coscienza. Che siamo intrappolati in una frenesia distruttiva che ci rende, in realtà, ciechi.

 

Al galoppo verso il precipizio

Nell'anno 2019 della crisi climatica globale e della sesta estinzione di massa, il giorno 30 di un giugno a temperature infernali, sul quotidiano più popolare in Toscana, si leggeva: "... Una quindicina di infarti, ictus e malori in meno di 72 ore, e una mitragliata di chiamate al 118... tra le province di Massa e Lucca... una media di un decesso ogni sei ore... caldo che da mercoledì ha fatto schizzare alle stelle i termometri con massime fino a 37,5 gradi, ha lasciato un segnale anche all'obitorio del Campo di Marte... tutte le celle frigorifere già occupate...livelli di ozono da bollino rosso..." e poi, in toni giulivi e soddisfatti (e in uno spazio del giornale on line di parecchio precedente ai morti per il caldo, e quindi più visibile e più importante): "Firenze, festa in rosso: c'è il Ferrari Day...partenza dal piazzale Michelangelo e poi un percorso show fino a Campi Bisenzio".

Solo un piccolo esempio tra i tanti dell'umana demenza imperante in un'epoca di frenesia distruttiva.

Ma, soprattutto, un esempio di come un ceto politico profondamente corrotto nell'animo, miserabile, opportunista e meschinamente intento a calcoli di inutile e ridicolo potere, se ne infischi altamente dell'ambiente, dell'inquinamento e dell'emergenza climatica, utilizzandoli solo e disgustosamente per farsi pubblicità e per ingannare e confondere. Mentre persegue unicamente gli interessi di profitto e di potere dei ceti già ricchi.

Soprattutto un esempio dell'opportunismo schizofrenico di medialacché, di una categoria di giornalisti che in essi insegue soltanto il sogno di un privato, personale e risibile successo, meno consistente delle loro anime asfittiche.

Soprattutto l'esempio di come oggi, non solo siano due facce della stessa medaglia lo sfruttamento e la ricchezza, come mi ripetevano i miei genitori quando ero bambina, ma siano anche sinonimi ricchezza e malattia mentale. Ostentare (le proprie Ferrari ma non solo quelle, naturalmente) diventa lo scopo della vita, giustifica qualsiasi nefandezza compiuta ai danni di tutti gli altri, umani e non, e, perché no, anche ai danni di sé stessi. Perché è ovvio che, nel delirio competitivo paragonabile a quello di una mandria che galoppa a rotta di collo verso il precipizio, ogni individuo tentando di superare chi gli sta accanto, la vita nella sua grandiosa complessità non conta più niente per chi si inorgoglisce di un raduno di Ferrari che aumenterà i morti da inquinamento e da riscaldamento globale.

 

 Da ilcambiamento