Okinawa, chi è il nippo-yankee che guida la battaglia contro le basi Usa

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Figlio di un soldato Usa, ma avverso alle basi statunitensi, il nuovo governatore di Okinawa Denny Tamaki vuole negoziare direttamente con Washington aggirando Tokyo. E ha già rivoluzionato la politica giapponese

07 Ottobre 2018

 

Danny Tamaki alza le mani con i suoi sostenitori in festa dopo essere stato eletto alle elezioni governative a Naha, sull'isola giapponese meridionale di Okinawa.

Okinawa è un'isola del paradosso.

È amministrativamente legata al Giappone dal 1972 ma ancora per larga parte occupata da cittadini e militari stranieri. Grazie alle basi militari dove questi risiedono – e, naturalmente, al turismo balneare - l’economia locale, la più arretrata di tutto il Paese, non affonda.

C’è chi infatti dai terreni su cui sorgono le strutture militari ottiene una rendita consistente. Allo stesso tempo, però, in molti vorrebbero vivere senza velivoli militari che si alzano sopra la propria casa e senza il rischio di veder cadere il finestrino di un elicottero da guerra sopra la scuola frequentata dai propri figli.

Al grido di “Denny, Denny, Denny”, centinaia di questi molti erano in piazza per celebrare la vittoria elettorale di Denny Tamaki, candidato progressista antibasi per la piattaforma politica All Okinawa.

“Andiamo verso una nuova Okinawa”, ha scritto su Twitter poco dopo l’ufficialità della sua vittoria.

Tamaki prenderà il posto abbandonato prematuramente da Takeshi Onaga, coraggioso governatore antibasi, in grado di schierarsi apertamente contro il governo nazionale, scomparso ad agosto per un cancro al pancreas. Proprio dall’ex governatore, Tamaki aveva ricevuto l’investitura a delfino del movimento antibasi che riunisce partiti politici e gruppi di attivisti.

Al termine di una campagna elettorale serrata durata meno di un mese, il 58enne ex parlamentare democratico ha sconfitto largamente un candidato dell'establishment, Atsushi Sakima, sostenuto dalla coalizione conservatrice che governa a Tokyo.

Eppure, proprio come l’isola dove è nato, Tamaki è un paradosso.

Il giapponese impeccabile, la camicia kariyushi perfetta per le isole meridionali del Giappone ma con il viso da gaijin (straniero). Figlio di un soldato americano ma avverso alle basi americane nella sua terra.

Punto fondamentale del suo programma è impedire lo spostamento della base aerea di Futenma a Henoko, costa sudorientale dell’isola di Okinawa, compito lasciatogli dal suo predecessore. Ma al tempo stesso, Tamaki intende parlare con gli Stati Uniti e portare l’istanza della gente di Okinawa, senza mediazioni da parte del governo centrale che, invece, quella base la vorrebbe completare. «Il nostro punto di partenza sarà come poter coesistere nella comprensione e nella pace reciproca», ha spiegato alla stampa il politico, ex speaker radiofonico e musicista, facendo intendere che lavorerà per favorire la convivenza tra civili e militari, tra giapponesi e americani.

«E’ più importante l’identità dell’ideologia», ha aggiunto.

Parole come queste l’hanno reso popolarissimo: con quasi 400mila preferenze, Tamaki è diventato il governatore più votato della storia della prefettura.

Difficile dire se il nuovo governatore riuscirà a realizzare le promesse. Per gli osservatori, però Tamaki ha già realizzato una rivoluzione. Incarna infatti un nuovo tipo di leader, finora inedito in un paese dove diversità e tolleranza faticano a diventare questioni di ordinaria amministrazione.

Un leader multietnico, specchio perfetto della propria realtà locale, a metà tra Usa e Giappone, simbolo di quell’alternativa al dominio assoluto del partito liberaldemocratico dei figli e nipoti ormai diventati vecchi – questa l’immagine del governo in un recente sondaggio del quotidiano Mainichi – di Shinzo Abe.

 


 

Il governo di Okinawa riapre lo scontro con Tokyo fermando i lavori di spostamento della base Usa di Futenma. L’arcipelago ospita circa il 50 per cento dei soldati americani in Giappone. E la convivenza sempre più difficile con gli alleati domina anche le elezioni imminenti

diMarco Zappa  -   10 Settembre 2018

                       

 

Niente più autorizzazione a costruire, permesso revocato. Il governo della prefettura di Okinawa ha nuovamente bloccato i lavori di spostamento della base aerea di Futenma a Henoko, nella parte sudorientale dell’isola principale del piccolo arcipelago meridionale del Giappone.

 

Il nuovo blocco, secondo quanto riferito dai media giapponesi e internazionali, è legato a sospette illegalità nella procedura.

Dopo l’ok dell’ex governatore della provincia Hirokazu Nakaima nel 2013, nel 2015 era arrivato il primo stop ai lavori da parte del successore Takeshi Onaga, scomparso a inizio agosto a causa di un tumore al pancreas.

Onaga, esponente del movimento All-Okinawa, aveva fatto dell’opposizione alla costruzione di nuove basi militari americane il tratto distintivo del suo lavoro politico.

Le sue posizioni hanno accentuato le divisioni latenti con il governo centrale, ma gli sono valse un ampio sostegno popolare, anche oltre i confini provinciali.

Okinawa oggi ospita circa il 50 per cento dei soldati americani su suolo giapponese, in totale 50mila persone. Le strutture militari statunitensi, inoltre, occupano circa il 20 per cento del territorio totale dell’isola principale dell’arcipelago un tempo conosciuto come Regno delle Ryukyu.

Secondo un recente sondaggio del Mainichi Shimbun, uno dei principali quotidiani giapponesi, il 42 per cento dei residenti di Okinawa è contrario alla nuova base di Henoko.

Come già accaduto nel 2016, Tokyo farà ricorso per dimostrare la regolarità dei lavori. Per il governo conservatore attualmente al potere, lo spostamento della base di Futenma, negli anni scorsi al centro di incidenti e polemiche legate alla difficile convivenza tra il personale delle basi Usa e i residenti locali, a Henoko è l’unica soluzione per alleggerire il carico della presenza militare sulla popolazione civile.

Attivisti e residenti denunciano però l’impatto ambientale negativo della struttura - se completata, la base di Henoko si affaccerà sulla Baia di Oura, luogo unico dal punto di vista naturalistico - tanto che alcune associazioni hanno raccolto firme per un referendum sullo spostamento della base.

La proposta del gruppo è stata ricevuta dal vice-governatore di Okinawa, Kiichiro Jahana, che ha già annunciato un’assemblea per la discussione della proposta di referendum. I promotori dell’iniziativa sono riusciti a raccogliere più di 90mila firme, rispetto alle 23mila richieste.

Il nuovo stop ai lavori di costruzione della base di Henoko arriva tuttavia in un momento cruciale: mancano poco più di due settimane al voto che determinerà il successore di Onaga. Dal nuovo governatore della provincia dipenderà infatti la convocazione del voto.

A correre per il posto sono in due: Atsushi Sakima, ex sindaco di Ginowan, sostenuto dal partito liberaldemocratico al potere a Tokyo, e Denny Tamaki, politico riformista-sostenuto dall’alleanza All Okinawa.

Su quest’ultimo, già prima della morte di Onaga, giravano voci di una possibile successione, dato il legame di profondo rispetto tra i due. L’annuncio ufficiale è arrivato solo pochi giorni fa. L’ha dato lo stesso Tamaki, figlio di un militare americano e di una donna giapponese e con un passato da dj in un radio locale, in camicia bianca a fiori in stile hawaiano.

«Realizzando le ultime volontà di Onaga», ha spiegato in conferenza stampa il candidato del movimento anti-basi, «andrò avanti con il nostro obiettivo di fermare la costruzione di nuove basi».

Da eastwest