Il caso Ronchellli

 

Questi gli estratti della traduzione di un articolo della stampa ucraina,di quei media, finanziati, sostenuti e indicati come la rappresentazione della “nuova” Ucraina, a sua volta tenuta in piedi e armata dalla NATO e dall’UE.

In queste righe, una sommatoria di violenza, arroganza, odio, farneticazioni, oltreché di fanatismo e stupidità politiche e storiche di bassissimo livello, contro i loro stessi padrini e padroni, in questo caso specificatamente contro l’Italia, grazie ai quali essi stessi esistono e da cui i battaglioni nazisti ucraini possono avere soldi, armi e coperture internazionali, che nascondono i crimini efferati e di guerra che da due anni questi fanatici compiono nella terra ucraina e contro i civili, loro fratelli di sangue. La loro stupidità o fanatismo accecante, non li fa connettere, in quanto senza soldi, armi e protezione politica, essi non esisterebbero, e se finisce il flusso…non possono che tornare a razzolare nel loro fango.

Come ha detto addirittura la Marine Le Pen sono solo spazzatura della storia.

Addirittura per l’arresto di un loro compare assassino, in un escalation di delirio nazionalista/sciovinista quasi parossistico, se non fosse che queste posizioni, nel Donbass portano i battaglioni ATO neonazisti, a uccidere quotidianamente donne e bambini innocenti. In questo “DELIRIO TREMENS”arrivano a dichiarare che l’Ucraina golpista è in guerra anche contro l’Italia. D’altronde questi amici ( più correttamente servitori ) della NATO e dell’Europa, nei loro programmi si dichiarano figli e nipoti del criminale di guerra e genocida S. Bandera, collaboratore e sterminatore del suo popolo, di cui riempiono le piazze dell’Ucraina con monumenti e manifesti,… colui che nei programmi e libri propagandistici, teorizzava che non erano gli ariani il popolo eletto, bensì gli ucraini della stirpe degli Ucri, di conseguenza molto più puri dei nazisti…!!!Italaini questa non è fantascienza è la realtà. I nostri governanti di fatto, sostenendo la giunta golpista di Poroshenko, sostengono questi, che sono il loro feroce braccio armato, nella crisi ucraina.

Forse qualche onesto esponente istituzionale italiano o giornalista, dovrebbe porre e porsi qualche domanda su questa guerra occulta e sul ruolo di questi neonazisti nella terra ucraina ed europea.  Magari chiedendo a questi media neonazisti di rispondere in tutti i campi, di insulti, disprezzo, velate minacce contro uno Stato. Esiste ancora un senso di dignità nazionale o di far rispettare le stesse istituzioni e l’immagine dell’Italia, dato che è un cittadino italiano ad essere stato ucciso.

 O si è totalmente asserviti a logiche di subalternità e servilismo degli ordini NATO? Sarà una casualità che invece di attaccare e insultato la Germania, la Gran Bretagna o la Francia, abbiano attaccato e denigrato l’Italia?

Ma ci sarà ancora qualche politico, magistrato o giornalista in Italia che ha queste peculiarità etiche e politiche?! Solitamente in Italia questi sono molto attenti e severi a chi li mette in discussione o critica, aspettiamo a vedere e leggere qualche azione legale e politica, che faccia rispettare un popolo e la stessa Repubblica italiana, comunque nata dalla Resistenza al nazifascismo ed è inaccettabile che venga insultata e infamata da esponenti e criminali neonazisti, chiedendo anche conto a quei cittadini ucraini, ospiti del nostro paese che si riconoscono e sostengono queste forze neonaziste, visto che da Kiev, chiedono di bloccare e irrigidire le procedure verso i cittadini italiani che vanno in Ucraina, cominciamo a rimandargli a casa loro a costruire il Reich ucraino, gli ucraini in Italia che li sorreggono. Se violano la nostra Costituzione nel reato di apologia del nazifascismo e si riconoscono in esso, che vengano rimandati a casa loro, a vivere sotto quel sistema, già sconfitto nel 1945 dalla Lotta di Liberazione europea, senza dimenticare che il popolo ucraino, quello veramente patriottico ha, in quella guerra pagato, dopo il popolo russo e quello jugoslavo, un prezzo di sangue altissimo per liberarsi dal mostro nazifascista.    

 

“ RATTI DI RETROVIA ”

                                  

Il 30 giugno la polizia di Bologna ha arrestato un ucraino, Vitaliy Markiv per il sospetto dell'omicidio del fotogiornalista Andrea Ronchelli vicino Slavyansk nel maggio 2014.

L'accusa è stata presentata dalla procura della città di Pavia. I curiosi possono dare  un occhiata alla distanza sulla carta da Pavia a Slaviansk e valutare la competenza dei procuratori italiani. A partire dal 2014 l'Italia a tutti i livelli sostiene apertamente gli aggressori russi e i terroristi di RPD e RPL. Ecco un breve riassunto dei fatti citati come esempio di tale sostegno. Una investigazione completa del sostegno italiano  dell'aggressione russa contro l'Ucraina si trasformerebbe in un opuscolo di spessore imponente. Che, tra l'altro, è un peccato non pubblicare e distribuire in Europa.               

Quindi: il Ministero degli Affari Esteri d'Italia in modo coerente, di volta in volta, favorisce la revoca delle sanzioni contro la Russia. L’Italia è uno degli avvocati pro russo più attivi nella UE, e questa posizione rimane invariata dall'inizio dell'aggressione e a tuttoggi, politici italiani visitano regolarmente la Crimea occupata. La storia di Putin e Berlusconi, coloro che hanno bevuto i vini della collezione di Massandra rubati all’Ucraina, a 50 mila $ per bottiglia e la più famosa, ma non l'unica e, in generale, non è tanto importante. Imprenditori italiani nonostante le sanzioni investono direttamente nella Crimea occupata. Decine di parlamentari e uomini d'affari d'Italia sono costantemente in Crimea a fare dichiarazioni pubbliche, che giustificano l'occupazione russa, le imprese di costruzione italiane stipulano contratti con l'amministrazione illegale della Crimea ed effettuano l'edificazione barbarica, distruggendo la natura di Crimea. Parlamentari italiani, ben 18  di cinque regioni italiane: Veneto, Liguria, Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna  hanno applaudito l'apertura del monumento "Persone educate", in Crimea…… La televisione di stato italiana trasmette continuamente le scene assolutamente anti-ucraine sul Donbass….

Non meno di cento (probabilmente molti di più) mercenari italiani stanno combattendo nel Donbass nelle file dei terroristi. Quasi non si nascondono e mettono apertamente le loro foto e le storie sui social network. Per il reclutamento di militanti, la l’organizzazione del loro transito verso il Donbass, si effettua con il "Donbass International Forum" che opera apertamente in Italia.

Essere mercenari in Italia è un reato penale. Ma la procura italiana, quella che ha avviato l'arresto di Vitaliy Markiv volutamente ignora questi mercenari. Non li nota talmente presuntuosamente, che si può di parlare di sostegno diretto ai terroristi del Donbass svolto a livello del governo italiano. Ciò è allo stesso livello come in Russia.                           

Due rock band italiane: Giorni Anomali e Banda Bassotti sono costantemente in tournée  in RPD e RPL e nel tempo libero dalle tournée si esibiscono con concerti per l'Italia "a sostegno del Donbass", infatti, così reclutano combattenti futuri, che poi vengono a contatto con "Donbass International Forum".

Perché sta accadendo? La prima ragione, la corruzione assoluta di tutte le autorità e i politici italiani a tutti i livelli. La fedeltà dell'Italia per il regime di Putin si basa su interessi personali mercantili di molti politici, uomini d'affari, funzionari corrotti.

Qui è opportuno fare riferimento alla storia italiana. Non pensate che la mafia italiana, sconvolgendo il paese negli anni '70, è stata sconfitta. Il sangue e la paura sono soltanto i sottoprodotti della mafia. Il suo principio fondamentale, la corruzione universale che unisce la società, e questo principio è mantenuto in Italia pienamente, che è anche molto ben esteso sul corporativismo…. In totale, tutto questo dà una società criminalizzata al massimo, in cui le leggi scritte non significano molto, ma tutto si decide da connessioni e dagli accordi personali. La società italiana è molto simile a quella russa, sono socialmente vicini. L’Italia inoltre, a tutti i livelli,  semplicemente non può non essere un alleato della Russia di Putin.

In altre parole, i colpevoli della morte di Ronchelli fin dall'inizio avrebbero dovuti essere dichiarati i terroristi separatisti. Nessun altra versione nell’ambito di un'indagine congiunta avrebbe dovuto essere considerata in generale, e ogni tentativo dalla parte italiana di farla entrare in considerazione, avrebbe dovuto essere duramente stroncata, fino anche alla completa cessazione di ogni collaborazione. Nello stesso modo inflessibile, dovevano essere troncati i tentativi dei miliziani di informare della loro versione degli eventi gli italiani. In effetti, già  il fatto che gli  italiani hanno avuto  contatti direttamente con i miliziani, passando sopra la testa dei rappresentanti ucraini doveva portare alla cessazione immediata della collaborazione e a un serio scandalo diplomatico. Purtroppo, il Ministero degli Esteri ucraino, così come l'ufficio del Procuratore ucraino ha preso la via dei compromessi con gli italiani. Così si è arrivati a una versione dei fatti favorevole ai terroristi e agli aggressori russi. Tenendo conto della situazione reale in Italia, non poteva essere diversamente.

E’ evidentemente che per ribattere a questo colpo calcolato, si può solo in un modo: spaccando drasticamente i calcoli dell’avversario. In altre parole, la risposta dell’Ucraina dovrebbe essere inflessibile al massimo. Più rigida di quanto possano immaginare gli architetti russi e italiani del "caso Markiv", che agiscono in una evidente cospirazione.

Senza conoscere tutti i dettagli del caso, è difficile parlare di tutte le possibili risposte. Ma alcune di loro sono evidenti, anche con un rapido sguardo della situazione.   

Subito è necessario almeno:

- Dichiarare la più dura possibile protesta diplomatica all’Italia, al livello più alto. Ottenere un incontro del console ucraino con Markiv, fornirlo di un avvocato e proporre di avviare la procedura per il rifiuto della cittadinanza italiana, se la avesse.

- Preparare rapidamente, stampare e distribuire in Europa, portandola in discussione nell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, una raccolta di materiali che descrivono il favoreggiamento dell'Italia agli invasori russi e ai terroristi del Donbass. Ottenere la discussione di questa questione nell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e nell’OSCE. Svolgere la massima campagna di informazione nei media europea.

- Introdurre procedure doganali molto rigide alle frontiere per i cittadini italiani che entrano in Ucraina, per quanto possibile nel quadro del regime senza visti. E mettergli un divieto di ingresso al minimo sospetto di infedeltà alle autorità ucraine e di simpatia ai terroristi delle Repubbliche autoproclamate.

- Accertare almeno alcuni dei mercenari italiani che combattono in Donbas, sottoporli alle  investigazioni internazionali e nello stesso tempo rivolgersi alI’Italia, chiedendo la loro estradizione.

- Relativamente ai materiali del caso Rocchelli aprire un certo numero di procedimenti penali, tra cui:

 - Circa la legittimità dell’entrat di Rocchelli sul territorio ucraino, in modo di individuare le persone coinvolte nella sua penetrazione illegale.

- Sulla legalità dei contatti degli investigatori italiani, con lo scopo di accertare i loro contatti con i terroristi, scavalcando le autorità ucraine, e come tali contatti hanno avuto luogo.

- Richiedere i materiali del caso di Markiv tramite il suo avvocato. Accertare se ci sono  testimonianze dei terroristi. Se non ci sono, chiedere la liberazione immediata di Markiv, partendo dal fatto che, secondo i dati della parte ucraina, sostenuti dal deputato Anton Gerashchenko sul canale televisivo "112 Ucraina", il battaglione di Kulchytsky a quel momento non aveva i mortai, dai quali potrebbe essere stato colpito il fotoreporter italiano. Se invece ci sono delle testimonianze dei separatisti, accusare  la procura italiana di collaborazione con organizzazioni terroristiche e portare l'accusa  al più alto livello internazionale.

In altre parole, l'Ucraina, nonostante la complessità della situazione, deve trovare in sè la risolutezza di andare alla massima acutizzazione di questo caso e far subire all'Italia di una notevole frustata internazionale.

Inoltre non commettere ancora un altro errore: quello di fare una retromarcia in caso le forze dell'ordine italiane facciano una retromarcia e con delle scuse rilascino Markiv.

Una tale mossa potrebbe significare solo una cosa: la Russia e l'Italia stanno preparando un nuovo arresto di un altro valoroso patriota ucraino, ma lo faranno più accuratamente.

Quindi, anche nel caso di una tale sceneggiatura di conciliazione, l'Ucraina deve comunque svolgere tutto l’articolato insieme delle iniziative enumerate sopra, e, se possibile, anche qualcosa di più, ma nello stesso modo. In modo tale che gli amici italiani di Putin non avranno in futuro più voglia di fare tali giochi.delicatezza e flessibilità qui non sono nel tema. Perché in guerra è guerra: sparare per primi e sparare con precisione, altrimenti si resta uccisi. E noi siamo in guerra.

E contro di noi si è ora aperto un nuovo fronte, quello italiano.

E' necessario capirlo e accettarlo. Proprio come un dato di fatto.

 

Da ukrrudprom

Traduzione di Natalija P. per CISDU/CIVG

 


 

IL CASO ROCCHELLI

 

Ucraina, svolta sulla morte reporter Rocchelli: un arresto

Si tratta di un cittadino italo-ucraino ritenuto responsabile di 3 omicidi

Svolta nell'indagine sulla morte di Rochelli. I carabinieri hanno arrestato a Bologna un cittadino italo-ucraino, ritenuto responsabile, in concorso con altre persone non ancora identificate, dell'omicidio del foto-reporter italiano Andrea Rocchelli, dell'interprete russo Andrej Mironov e del ferimento del foto-reporter francese William Roguelon, avvenuti il 24 maggio 2014 a Sloviansk in Ucraina.

L'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Pavia su richiesta della Procura di Pavia, è stata eseguita da uomini del Ros - Reparto Anticrimine di Milano e da personale del Comando Provinciale Carabinieri di Pavia.

Da lapresse

 

Bologna, arrestato all'aeroporto il killer del fotoreporter italiano

Vitaly Markiv, italo-ucraino di 28 anni, è accusato dell'uccisione a colpi di mortaio di Andrea Rocchelli

Bologna, 1 luglio 2017 - Lo hanno arrestato appena ha rimesso piede, dopo anni, in Italia, all'aeroporto di Bologna, dove era sbarcato per andare a trovare la madre che in questi anni è rimasta in Italia (nella zona di Tolentino, nel Maceratese) ed è sposata con un italiano.. I Ros di Milano e i carabinieri di Pavia hanno così messo fine alla latitanza di Vitaly Markiv, italo-ucraino di 28 anni ritenuto responsabile, in concorso con altri non ancora identificati, dell'omicidio del foto-reporter pavese Andrea Rocchelli, dell'interprete russo Andrej Mironov e del ferimento del foto-reporter francese William Roguelon, avvenuto il 24 maggio 2014 a Sloviansk (Ucraina). Rocchelli era nel Donbass per documentare il conflitto tra forze regolari ucraine e milizie separatiste filo- russe dell'autoproclamata Repubblica Popolare del Donetsk.

L'arresto è avvenuto ieri, 30 giugno, a Bologna, ma la notizia è stata resa nota solo oggi, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Pavia su richiesta del pm. In particolare il fotoreporter italiano, di 31 anni, stava lavorando per documentare le vittime civili del conflitto: era noto per i molti reportage realizzati sempre in zone di conflitto e sempre tesi a documentare le ripercussioni sulla popolazione. Era in Ucraina dall'inizio di maggio.

Le indagini, intraprese inizialmente dal Nucleo informativo dei carabinieri di Pavia e poi successivamente condotta dal Ros di Milano, e coordinata dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dal sostituto procuratore Andrea Zanoncelli, hanno accertato la responsabilità dell'italo-ucraino. Il giovane, alla fine del 2013, rispondeva - secondo quanto accertato - al richiamo della madre patria tornando in Ucraina e prendendo parte agli scontri di Piazza Maidan a Kiev. Quindi si arruolava nei neo-istituiti Battaglioni di volontari, inseriti nella Guardia Nazionale, alle dirette dipendenze del Ministero dell'Interno Ucraino. Veniva stanziato sulla collina Karachun, alle porte della cittadina di Sloviansk, altura dalla quale il 24 maggio 2014, tramite armi a ripetizione e colpi di mortaio, veniva aperto il fuoco indiscriminatamente verso i foto-reporter e l'interprete.

Ieri è tornato in Italia dopo un'assenza di anni. I carabinieri del Ros, insieme ai loro colleghi di Pavia, lo hanno quindi arrestato all'aeroporto: Markiv era insieme alla moglie

Da ilrestodelcarlino

 


 

Ucraina. Nuovo dossier sulla morte di Andrea Rocchelli   - di Luigi De Biase

La Procura di Pavia vuole spiegazione da Kiev sul caso del fotorepoter italiano. E ipotizza che si sia trattato non di una fatalità, ma di un agguato

Ci sono quindici domande senza risposta, quindici punti che riguardano la morte del fotorepoter di Pavia Andrea Rocchelli sui quali il governo ucraino ha sin qui evitato di fornire spiegazioni. Nomi e cognomi di testimoni mai sentiti. Esami che le autorità hanno rifiutato di compiere (compreso quello della balistica). Dettagli ignorati dagli inquirenti, nonostante le richieste sostenute in più occasioni dalla diplomazia e dai magistrati italiani. Ora a Pavia la Procura ha pronto un nuovo dossier per ottenere da Kiev informazioni necessarie a concludere l’indagine. Con una ipotesi che sembra ormai precisa: la fine di Rocchelli, 30 anni al momento della morte, e quella del suo collega russo, Andrei Mironov, che di anni ne aveva 60, non è dovuta a una fatalità, come sostengono da tre anni esatti gli ufficiali ucraini che hanno avuto a che fare in un modo o nell’altro con il caso. È venuta, invece, a compimento di un agguato che l’esercito ucraino avrebbe portato a termine volontariamente e deliberatamente, con sessanta colpi di mortaio partiti in pochi minuti da una postazione militare sulla cima di una collina.

Rocchelli ha perso la vita il 24 maggio del 2014 su una strada piatta che porta a Slovyansk, nelle campagne dell’Ucraina orientale. Andy, come lo chiamano ancora i fotografi del collettivo Cesura per il quale lavorava ormai da tempo, aveva raggiunto quel punto a bordo di un taxi assieme a Mironov, al fotografo francese William Roguelon, sopravvissuto miracolosamente all’attacco, e ad altre due persone: l’autista e un quinto uomo che rimane senza nome, il cui volto è impresso, però, nelle ultime fotografie scattate da Rocchelli proprio sul luogo della tragedia, pochi minuti prima di perdere la vita. Quel gruppetto di cronisti preparati attraversava da giorni le province violente dell’Ucraina. Andrea era stato a Kiev nel corso dell’inverno, nei giorni degli scontri tra polizia e manifestanti, e le sue foto erano finite sulla grande stampa internazionale, in Italia, in Russia e negli Stati Uniti. Con Mironov aveva poi deciso di raccontare la guerra civile che cominciava in primavera attorno a Donetsk.

A dire il vero “guerra civile” è una di quelle espressioni che il governo di Kiev ha sempre cercato di evitare. L’11 di maggio, due settimane prima che Rocchelli morisse, migliaia di persone avevano partecipato al referendum sull’autonomia di Donetsk, nell’edificio che sino ad allora aveva ospitato l’amministrazione della città: oltre due milioni al voto, il 96 per cento schierato a favore della scissione. Già da allora Donetsk era formalmente occupata da uomini armati che portavano divise senza insegne di un esercito. Erano milizie di volontari e veterani di guerre lontane, finanziati da uomini d’affari legati anche agli interessi della Russia. All’esito del referendum il governo ucraino ha risposto con una operazione “antiterrorismo” che impegna ancora oggi migliaia di truppe regolari, ma vedeva allora in prima linea paramilitari, ultras e fanatici di estrema destra. Le cittadine di Slovyansk, Kramatorks e Andreevka erano in quei giorni la linea di fuoco di una guerra che nessuno aveva ancora dichiarato apertamente, ma che già si combatteva strada per strada. Andrea Rocchelli viaggiava verso quel fronte quando la sua auto è stata colpita con ogni probabilità dall’artiglieria che l’esercito ucraino aveva installato su una collina chiamata Karachun.

La svolta investigativa è avvenuta con l’ingresso nelle indagini del Ros di Milano, che ha acquisito e repertato negli ultimi sei mesi fotografie, computer e hard disk appartenuti a Rocchelli. Un altro elemento importante verrà dall’analisi sulle schegge di metallo estratte in Francia dalle gambe di Roguelon. A quel punto potrebbe essere realistico individuare il tipo di arma usata nell’agguato. L’inchiesta dovrebbe muoversi adesso su un doppio binario: da una parte la giustizia, dall’altra il ministero degli Esteri e la diplomazia, con la possibilità che gli inquirenti chiedano di concludere gli esami sul terreno, in Ucraina, nel caso in cui da Kiev non arrivino risposte sui quindici punti dell’ultimo dossier. Ma con il tempo che passa cresce il sospetto che il governo del paese cerchi in ogni modo di rinviare le responsabilità di questa uccisione, anche attraverso depistaggi, ritardi e dimenticanze più che sospette. Il 27 di giugno, il ministro degli Esteri ucraino, Pavlo Klimkin, sarà a Roma in visita ufficiale. Quando l’ho intervistato a Kiev, due anni fa, per conto del TG5, Klimkin ha avanzato il proposito di incontrare i genitori di Andrea Rocchelli nel corso del suo primo viaggio in Italia. Questa sarebbe l’occasione buona per farlo: per mostrare concretamente non solo la vicinanza che l’Ucraina in ogni caso deve ai familiari del fotoreporter, ma soprattutto la volontà di collaborare senza finzioni alle indagini sull’omicidio.

 

Da Tempi.it

23 maggio 2017       

 

Una foto di Rocchelli, che aveva fatto infuriare i neonazisti di Kiev: “Bambini nella buca”, per sfuggire ai bombardamenti delle forze ucraine.

 

A cura del CISDU/CIVG