Speciale Korea Luglio 2017

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STATI CANAGLIA

Una fiaba moderna da narrare a grandi e piccini

 

C’era una volta, prima del 1989, l’Impero del Bene e l’Impero del Male, in mezzo ai due c’erano gli Stati Vassalli, v’erano pure altre realtà statuali, considerate poco rilevanti e quindi inclassificabili, ma oggetto di un certo corteggiamento da parte dell’Impero del Bene per impedire loro che, se pur al momento insignificanti, potessero essere sedotti dall’Impero del Male.

In seguito l’Impero del Male si dissolse e così il Bene restò solo e trionfò in tutto il mondo ed assicurò che ora in terra si aveva il Paradiso per tutti e, essendosi dissolto il Male, era scomparso anche l’Inferno ed anche per il Purgatorio non c’era più spazio.

Dopo qualche tempo però l’Impero del Bene si pose il problema mistico-filosofico e cioè: il Paradiso perde valore in mancanza dell’Inferno ed allora, pensa che ti ripensa, l’Impero del Bene decise di creare e propagandare una nuova definizione “STATI CANAGLIA” che avrebbe permesso e promosso nuovamente lo splendore dell’Impero del Bene.

Noi del CIVG, sempre attenti alle dinamiche imperiali, vogliamo aiutare la conoscenza degli STATI CANAGLIA, cioè intendiamo conoscerli non attraverso ciò che ci viene detto e scritto di loro, ma attraverso la LORO storia, le LORO tradizioni, la LORO voce, le LORO contraddizioni, la LORO spiritualità, la LORO produzione culturale:” libri, film, musica”, per capire, non per giudicare.

Dal prossimo INFO, inizieremo ad analizzare quello che oggi gode di maggior popolarità e cioè la “COREA DEL NORD”.

Certi di fare cosa grata ai nostri lettori, cordialmente li salutiamo invitandoli a leggere con cura le nostre canagliesche presentazioni.

 

LUIGI CECCHETTI, per il CIVG – Luglio 2017

 

 


 

 

       

KOREA NOTIZIELuglio 2017 

- La Corea è Una -

a cura del Comitato per la Pace e la Riunificazione della Corea di Torino e CIVG

 


 

La questione missilistica in Corea del Nord

di G.E. Valori, Honorable de l’Académie des Sciences de l’Institut de France

 

 

La Corea del Nord ha celebrato, il 15 Aprile scorso, il 105° anniversario della nascita di Kim-Il-Sung, “eterno leader” e fondatore della nuova repubblica della Corea settentrionale.

“Il giorno del sole” è stato l’occasione per ricordare l’Eterno Leader, paragonato da sempre all’astro luminoso ma, soprattutto, è stato il momento ottimale per realizzare un test missilistico, effettuato la mattina del 16 aprile, proprio all’indomani della grande parata militare e, soprattutto, nel giorno dell’arrivo a Seoul, nella Corea meridionale, di Mike Pence, il vicepresidente USA.

Il vettore, un KN-15 a medio raggio posto in direzione del Mar del Giappone, è stato lanciato intorno alle 7.18’ del mattino.

Il missile è però caduto dopo pochi secondi, ma il fatto politico, rappresentato anche dai silos più grandi di ogni altro anno durante la parata militare del giorno precedente, è che, come ha dichiarato il vice-ministro degli esteri di Pyongyang Han Song-ryol, “vi saranno sempre più test missilistici su base settimanale, mensile, annua”.

Non sappiamo se la caduta del vettore sia stata causata da una imperfezione della programmazione nordcoreana o da una azione di cyberguerra USA, come molte fonti occidentali hanno affermato.

Il Vice-ministro ha inoltre aggiunto che ogni ulteriore pressione USA sarà letta come un atto di guerra e come una occasione per lo scontro bilaterale definitivo tra Corea Settentrionale e Stati Uniti.

Mike Pence, poco prima della dichiarazione del funzionario di Pyongyang aveva sostenuto, parlando dalla Corea del Sud, che era finita “l’era della pazienza strategica” degli americani nei confronti del regime di Kim Jong-Un.

Qui non si tratta di ira o di pazienza, la questione è eminentemente geopolitica e, mai come in questi casi, multilaterale.

Nei giorni precedenti al “giorno del sole”, il Presidente USA aveva inviato una squadra navale verso la penisola coreana, composta dalla USS Carl Vinson, portaerei da 97.000 tonnellate, accompagnata da un incrociatore lanciamissili, il Lake Champlain, e due cacciatorpediniere, la Wayne Meyer e la Michael Murphy.

Il significato geopolitico e militare è chiaro: gli USA penetrano in un’area nella quale Pyongyang può inviare facilmente missili o compiere comunque delle azioni militari.

E, se lo facesse, la squadra navale nordamericana sarebbe capace di uno strike controforze di notevole rilievo e precisione.

Una portaerei, comunque, ha scarso significato offensivo, visto che i suoi velivoli sono comunque vulnerabili da parte delle forze militari nordcoreane, mentre le operazioni congiunte americane e sudcoreane hanno poi sempre favorito uno scenario di attacco terrestre dalla costa.

La USS Vinson compirà esercitazioni con le forze australiane e, in un prossimo futuro, con i marines giapponesi.

Comunque, la USS Carl Vinson è un segnale di forza da parte USA da non trascurare: porta 60 aerei e 5000 marinai ma, se è vero che il gruppo navale è capace di colpire alcuni centri strategici della Corea del Nord, è anche vero che la risposta da parte di Pyongyang deve essere messa in conto, e non sarà certo trascurabile.

Ma, ripetiamo, lo scontro USA-Corea del Nord non può essere mai letto in termini bilaterali, la questione in gioco è il controllo del Mar Cinese e del Sud-Est asiatico, aree che nessuna nazione asiatica maggiore vuole lasciare nelle sole mani degli USA, e Washington sarebbe molto ingenua a leggere la tensione con Pyongyang come una “sfida all’O.K. Corral”.

La Cina, l’unica forza che ha una visione completa dei rapporti di forza nell’area, ha chiesto recentemente a Washington di aprire immediate trattative diplomatiche con la Corea del Nord.

La Cina non ha peraltro modificato il suo rapporto con Pyongyang, a partire dall’ultimo contatto tra Trump e il presidente Xi Jinping,

Ma il problema non è, come affermano alcuni dirigenti della Difesa USA, costringere la Corea del Nord a cessare il suo programma missilistico e nucleare, dato che “le armi non si disinventano”.

Piuttosto si tratterebbe, in un nuovo orizzonte strategico statunitense, di dissuadere la Corea settentrionale concedendo qualche asset di tipo geoeconomico. E così conquistare, peraltro, l’appoggio dei maggiori Paesi dell’area.

Né si tratta solo della sopravvivenza del regime di Pyongyang, che rimarrebbe stabile, probabilmente, anche dopo un attacco nucleare avversario.

E poi, cosa ci interessa di un regime di cambiamento in Corea del Nord? Non ci bastano i disastrosi casi delle “primavere arabe” o della Siria? I regimi, da sempre, si cambiano da soli.

La questione vera, in effetti, è la correlazione strategica tra Cina, Federazione Russia, Iran e, appunto, Corea del Nord.

I russi sono i più legati, oggi, a Pyongyang, come riportano spesso le stesse agenzie del regime nordcoreano.

Il Cremlino ha fortemente ridotto, anche negli ultimi mesi, la crisi economica coreana al Nord e sta espandendo la rete ferroviaria Rajin-Hasan tra i due Paesi.

Un progetto dal quale la Corea del Sud si è ritirata nel marzo 2016, mentre Mosca poi, sostiene sul piano energetico la Corea settentrionale, anche durante le periodiche crisi dei rapporti commerciali tra Pechino e Pyongyang, con trasferimenti di idrocarburi dalla Siberia verso Rajin, partendo da Vladivostok.

Il petrolio russo è stato spesso lavorato nelle industrie nordcoreane, ed ha procurato a Pyongyang valuta pregiata e, soprattutto, la possibilità di rivendere alla Cina proprio i derivati del petrolio russo.

Almeno 10.000 lavoratori della Corea settentrionale sono già stati inviati in Russia, per sviluppare le infrastrutture siberiane.

L’idea strategica di Mosca, in questo caso, è quella di divenire un partner strategico sia per Seoul che per Pyongyang, garantendosi un ruolo unico tra i due Paesi che nessun ingenuo gruppo navale può esercitare, alla lunga.

Peraltro, Mosca blocca ogni emigrazione illegale tra la Corea del Nord e il suo territorio, garantendo a Kim-Jong Un una forte stabilità demografica, essenziale per il Paese.

Altro dato determinante, per i rapporti tra Mosca e Pyongyang è, paradossalmente, proprio la presenza, nella Corea del Sud, del sistema antimissile USA THAAD (Terminal High Altitude Aerial Defense) che è visto dai russi sia come un incentivo per i coreani del Nord a proseguire il programma missilistico sia come una vera e propria minaccia per le relazioni russo-coreane nel settentrione della Penisola.

Per la Cina, la relazione con il regime di Pyongyang è ancora più complessa.

Pechino è legata alla Corea del Nord dal Trattato di Mutuo Sostegno e Amicizia sino-coreana del 1961; e la Cina importa e esporta circa i tre quarti della produzione di Pyongyang.

La Cina non vuole quindi il collasso del regime di Kim-Jong Un perché non vuole, ovviamente, una marea di migranti ai suoi confini, mentre non desidera certo una riunificazione peninsulare diretta dalla Corea del Sud, il che significherebbe decine di migliaia di soldati USA vicini al suo territorio nazionale.

Invece di spedire navi militari, il Presidente Donald Trump farebbe bene a discutere con Mosca e Pechino il futuro della Corea settentrionale, componendo tutti gli interessi: quello giapponese e di Seoul, che non vogliono una minaccia strategica ai loro confini; e quello russo e cinese, che hanno interessi geoeconomici e vogliono, entrambi, un Paese amico in direzione del Mar Cinese meridionale.

Qui è la geografia, come già sosteneva Napoleone, a dirigere la strategia militare.

La diplomazia delle cannoniere è inoltre un residuato dell’Ottocento, o di quando gli USA aprivano forzatamente nuovi mercati alle loro merci, come quando il commodoro Perry aprì il Giappone al commercio internazionale, nel 1853.

Ma anche Pechino sostiene e vota le risoluzioni sull’attività missilistica e nucleare della Corea del Nord ed espande i propri rapporti con la Corea del Sud, manifestando un ruolo di mediazione che potrebbe essere essenziale in futuro.

Come quello della Federazione Russa.

Pyongyang, peraltro, non ha mai fatto sconti al grande vicino cinese.

Nel 2006, per esempio, ha concesso solo venti minuti di avviso alla Cina prima del suo test nucleare, né oggi, fino ad ora, vi è stato un incontro ufficiale tra Kim Jong Un e Xi Jinping.

Pechino, fra l’altro, non desidera una Corea del Nord sempre dipendente dagli aiuti stranieri, mentre le sanzioni internazionali bloccano l’interscambio economico Pyongyang-Pechino malgrado l’aumento della produzione nordcoreana.

Una espansione economica nordcoreana per assorbire l’export cinese sarebbe quindi l’ideale, per la dirigenza del PCC, che imposta da sempre i suoi rapporti con Pyongyang  al fine di  rendere omogenee le due economie.

Il che è solo una parte degli obiettivi della Corea settentrionale, che vuole una integrazione nel contesto economico costiero asiatico senza “padrini” strategici.

La relazione tra Corea del Nord e Iran è ancora più complessa.

Teheran utilizza le società nordcoreane per l’acquisizione, da sempre, di materiali sottoposti a regime sanzionistico, soprattutto in ambito militare.

Per nessuna ragione l’Iran abbandonerà Pyongyang al suo destino, mentre i rapporti economici tra Teheran e la Corea del Sud si rafforzano in modo significativo ogni anno che passa.

Certamente, anche oggi il flusso di finanziamenti dalla teocrazia sciita al regno ateo della Penisola coreana è incentrato sulle tecnologie missilistiche e nucleari, ma l’Iran esporta grandi quantità di petrolio anche in Corea del Sud.

Ma, tornando alla parata del 15 Aprile, essa era iniziata con un crescendo inusitato di accuse tra USA e Pyongyang.

E proprio l’11 Aprile i dirigenti nordcoreani avevano dichiarato che il loro Paese è pronto a reagire con un attacco nucleare ad ogni minaccia USA, convenzionale o meno.

È la Cina che, come accade ormai da anni, tenta di gettare acqua sul fuoco delle tensioni tra Pyongyang e Washington.

La Corea del Nord, fra l’altro, ha un esercito di circa un milione di uomini e sette milioni di riservisti, con mille missili balistici tra cui seicento di tipo SCUD B o C o D e il resto della tipologia Nodong, versione adattata dello stesso Scud, mentre dovrebbero essere alcune dozzine i missili di tipo Musudan Taepodong, i più adatti all’attacco extracontinentale.

21.000 sono i veicoli militari di Pyongyang, 4000 carri armati, 600 aerei da guerra, 72 sottomarini e tre fregate.

Le testate nucleari già pronte dovrebbero essere venti, con 5000 tonnellate di agente nervino disponibile.

Per la cyber-guerra, la Corea del Nord dispone oggi, nella ormai nota “Unità 121”, di 1800 hacker, addestrati probabilmente da Cina, Russia e Iran.

Quindi, invece di spedire la versione attuale del Commodoro Perry, gli USA potrebbero accordarsi con Cina e Russia per definire, nella Corea del Nord, un regime economico aperto per le zone economiche speciali di Pyongyang.

Alcune funzionano, altre meno, ma è questa la carta principale da giocare per unificare gli sforzi tra USA, Cina e Russia in rapporto alla Corea settentrionale.

Inoltre, sarebbe ragionevole impostare un nuovo round di trattative, ben diverso dai sei precedenti incontri già avvenuti.

Sono terminati, come è noto, nel 2009, in seguito alle polemiche sui criteri di verifica e ad alcuni lanci missilistici da parte di Pyongyang.

Ora, sarebbe necessario creare un legame tra struttura militare e economia, nella Corea del Nord, tale da garantire la stabilità del suo sistema politico e, dall’altro lato, sostenerne l’economia in cambio di verificabili e razionali riduzioni del suo apparato nucleare.

Ma può essere questa la linea di una America come quella attuale?

 

da:foglioverde.com

 


 

Test del nuovo missile Cruise terra-acqua alla supervisione di Kim Jong Un

Il leader supremo Kim Jong Un ha supervisionato un test di un missile terra-acqua Cruise di nuovo tipo sviluppato dall’Accademia di Scienze della Difesa Nazionale.

Questo missile Cruise di nuovo tipo è un potente mezzo d’attacco capace di colpire ogni gruppo nemico di navi da guerra miranti ad attaccare la RPDC dal suolo a volontà.

Il test era volto a confermare i suoi dati tattici e tecnologici e le specificazioni tecniche e verificare l’efficienza dell’applicazione al combattimento del sistema di armi nel complesso, compresi il missile e il veicolo di lancio autoalimentato semovente.

Al posto d’osservazione, Kim Jong Un ha appreso dei dati tattici e tecnologici del missile e ha ordinato l’inizio del test.

I missili Cruise lanciati hanno accuratamente individuato e colpito gli obiettivi galleggianti nel Mar Orientale di Corea dopo aver effettuato voli circolari.

Il test ha verificato specifiche quali la separazione del missile dal tubo del veicolo di lancio autoalimentato semovente, l’avviamento dei motori e la rapida ammissione al volo rasoterra. Ed ha esaminato la sicurezza di volo sotto il sistema di volo a breve distanza del missile Cruise, la mobilità in vari corsi di volo, l’accuratezza della percezione dell’obiettivo e la guida da parte della testata guidata complessa, l’abilità di identificazione e lo spostamento rapido all’altitudine al momento dell’avvicinamento verso l’obiettivo.

Durante il processo di preparazione del lancio, altre specifiche quali la mobilità e l’entrata in posizione di combattimento del veicolo di lancio autoalimentato semovente, la rapida preparazione al fuoco e l’affidabilità dei sistemi di controllo e di lancio sono state anch’esse esaminate e confermate.

Kim Jong Un ha altamente apprezzato i funzionari, gli scienziati e i tecnici dell’accademia per aver sviluppato e testato con successo il missile terra-acqua Cruise di nuovo tipo al quale il Partito assegna importanza.

Ad accompagnarlo vi erano Hwang Pyong So, Ri Pyong Chol, Ri Yong Gil, Kim Jong Sik e Jong Sung Il.

 

da: KFA – Italia


 

Presentazione nazionale sci-tech nel campo della pesca

Una presentazione nazionale sci-tech nel campo della pesca è stata tenuta al Complesso di Scienza e Tecnologia il 16 e 17 maggio sotto il patrocinio del Comitato Centrale della Federazione Generale di Scienza e Tecnologia di Corea.

Erano presenti almeno 150 scienziati, tecnici, insegnanti e ricercatori di più di dieci unità incluse l’Università Kim Il Sung, l’Università dell’Istruzione Kim Hyong Jik, l’Università di Pesca di Wonsan, l’Università di Pesca di Nampo, l’Istituto di Pesca del Ministero della Pesca e l’Ufficio di Gestione Provinciale della Pesca di Kangwon.

Più di 140 documenti sono stati portati alla presentazione. Questi sono stati divisi in pannelli tra cui la pesca e la piscicoltura.

Sono stati presentati i successi nella risoluzione di problemi scientifici e tecnici sorti nell’aumento della produzione di prodotti marini e nell’esperienza.

È stata tenuta una lezione “sulle bio-esche nella piscicoltura” e mercoledì c’è stata una cerimonia conclusiva.

 

Rodong News Team

 

 

da: KFA  Italia

 


 

Inaugurate scuole elementari e medie per gli orfani di Chongjin

Le scuole elementari e medie per gli orfani di Chongjin sono state completate con successo.

Le scuole, costruite accanto alla Casa del Bambino e all’orfanotrofio, forniscono il miglior ambiente formativo e le migliori condizioni di vita per gli orfani, avendo edifici che ospitano stanze dedicate alla storia, classi poste su una base versatile ed informatica, aule di ricreazione e laboratori, dormitori, stadi coperti e piscine all’aperto.

Martedì si è svolta la cerimonia inaugurale della struttura.

Alla fine della cerimonia gli orfani sono entrati nelle loro scuole con gioia, calorosamente congratulati dai funzionari e da altre persone.

 

Rodong News Team

 

da: KFA Italia


 

 

Ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul clima di Parigi: per Seul una decisione “deplorevole”, per Pyongyang un atto da condannare con fermezza.

In seguito all’annuncio del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di ritirarsi dall’accordo sul clima di Parigi (COP21), approvato da 195 paesi nel dicembre 2015 (in presenza, tra gli altri, di Ri Su-yong, ministro degli Esteri della Repubblica Popolare Democratica di Corea, terzo paese a ratificare l’accordo), le reazioni coreane non sono state affatto unanimi: mentre la Corea del Sud, alleata di Washington, ha semplicemente definito “deplorevole” la decisione presa da Trump, la RPDK ha risolutamente condannato l’amministrazione statunitense.

Sebbene prosegua la fase di attrito con Washington (specialmente in relazione all’installazione del sistema antimissile americano THAAD, che il nuovo presidente della Corea del Sud Moon Jae-in intende sospendere a causa dello scandalo sorto in seguito al dispiegamento illegale di veicoli lancia-missili sul territorio sudcoreano), l’amministrazione di Seul ha reagito con moderazione all’annuncio del ritiro statunitense dal COP21. D’altronde, la stessa Corea del Sud è stata accusata di scarso impegno nella lotta al cambiamento climatico. L’iniziativa intrapresa da Donald Trump è stata semplicemente giudicata “deplorevole” dal Ministero degli Esteri della Corea del Sud: “È deplorevole che la solidarietà e gli sforzi internazionali per una (migliore) risposta al cambiamento climatico siano stati indeboliti a causa della decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall’accordo di Parigi.

Al contrario, il 6 giugno 2017 il portavoce del Ministero degli Esteri della RPD di Corea ha criticato nettamente una decisione ritenuta “egoista”, alla luce del riscaldamento climatico, ovvero “una delle più gravi sfide attuali fronteggiate dall’umanità”. “L’annuncio americano di ritiro dall’accordo di Parigi impone una critica e una viva condanna da parte del resto del mondo.” “La politica dell’“Prima di tutto l’America”, portata avanti da Trump, ha condotto al ritiro dall’accordo di Parigi. È l’apice dell’egoismo e di un vuoto morale caratterizzato dalla ricerca del proprio benessere anche a discapito del pianeta e, nello stesso tempo, una decisione stupida e di corte vedute, che ignora come la protezione globale dell’ambiente sia nel loro stesso interesse.” (KCNA)

La decisione è in linea con l’egoismo americano dimostrato anche su altri temi, specialmente la questione nucleare coreana. Il ministero degli Esteri nord-coreano fa appello agli altri paesi affinché cessino di accodarsi alle scelte dell’amministrazione Trump.

 

da: AAFC.  Traduzione e riadattamento a cura di Luca P. del CIVG


 

 

“I pirati informatici di WannaCry sarebbero legati alla Cina e non alla Corea del Nord, secondo gli esperti” (The Telegraph)

11 giugno 2017

Nel mese di maggio 2017, il malware del riscatto WannaCry è stato impiegato nel corso di un cyberattacco condotto su vasta scala, che ha colpito più di 300.000 computer in 150 paesi e ha costituito il più grande atto di pirateria informatica con richiesta di riscatto della storia di Internet. La Repubblica popolare democratica di Corea è stata sospettata da alcuni media, ma gli esperti informatici hanno dimostrato che in realtà gli hacker erano probabilmente cinesi, come dicono in un articolo su The Telegraph.

In base a recenti indagini, il cyberattacco WannaCry, che ha coinvolto 150 paesi, potrebbe essere stata l’opera di hacker cinesi.

Dopo aver provato che il messaggio era stato tradotto da un’altra lingua in coreano, gli investigatori di Flashpoint hanno escluso l’ipotesi secondo cui dietro l’attacco informatico ci sarebbero stati dei pirati informatici nord-coreani.

Le loro indagini mostrano che dei sinofoni potrebbero essere all’origine del cyberattacco WannaCry, che ha preso di mira centinaia di miglia di computer di organizzazioni come la cassa d’assicurazione malattia della Gran Bretagna o di grandi imprese come Nissan o Telefonica.

“Flashpoint ritiene molto probabile che gli autori dei messaggi visualizzati sui computer infettati da WannaCry scrivano correntemente il cinese”, sostiene un investigatore, “Il linguaggio utilizzato ricorda quello del Sud della Cina, di Hong Kong, Taiwan o Singapore”

Gli specialisti hanno analizzato le 28 differenti lingue con cui erano stati scritti i messaggi di richiesta di riscatto apparsi sui computer infettati e richiedenti il pagamento di 300 dollari americani.

Si sono così accorti che i messaggi scritti in cinese e in inglese sono gli unici che appaiono redatti da un essere umano. Il messaggio in coreano contiene degli errori grammaticali e di punteggiatura che indicano una traduzione dall’inglese.

Le analisi rivelano che quasi tutti i messaggi di riscatto sono stati tradotti attraverso Google Translate e che solo le versioni inglese e cinese sembrano essere state tradotte da una persona piuttosto che da una macchina”, aggiunge Flashpoint.

Gli investigatori sostengono che solo i messaggi in cinese sembrano essere stati scritti da un nativo, il che potrebbe significare che l’autore del messaggio è di origine cinese.

I due messaggi di riscatto cinesi differiscono sostanzialmente dagli altri per il loro contenuto, forma e tono”, precisa Flashpoint. La versione cinese possiede un contenuto assente nei messaggi tradotti nelle altre lingue, mentre nessun testo presenta frasi che non appaiano anche nella versione cinese.

La precisione e correttezza del linguaggio utilizzato per il testo cinese rispetto alle altre versioni suggerisce che gli autori parlino correntemente la lingua – probabilmente con una padronanza sufficiente a redigere il messaggio iniziale

Queste scoperte emergono dopo che un’altra indagine ha incriminato il gruppo di hackers nord-coreani denominato Lazarus Group. Quest’ultimo, che secondo gli esperti avrebbe dei legami con lo stato nord-coreano, sarebbe dietro l’atto di pirateria informatica condotto ai danni della Sony Pictures Entertainment nel 2014 e al furto di 81 milioni di dollari ai danni della Banca Centrale del Bangladesh. (NdT: il coinvolgimento della RPD di Corea, in entrambi i casi, sembra sia stato escogitato appositamente).

Il testo inglese di WannaCry, al contrario della versione cinese, contiene un grave errore grammaticale, un indizio del fatto che probabilmente il suo autore non parla correntemente l’inglese.

Le analisi rivelano che i messaggi nelle altre lingue sono stati tradotti dal testo inglese.

Flashpoint ha inoltre comparato i messaggi di WannaCry con quelli di ransomware precedenti, ma senza individuare legami significativi.

 

da: AAFC


 

Rumors, Dennis Rodman torna in Corea del Nord

13/06/2017

di  Leonardo Donati      

 

Dennis Rodman è in procinto di tornare in Corea del Nord dal suo “amico” Kim Jong-un.

Dopo che Rodman è stato avvistato all’Aeroporto Internazionale di Pechino, due funzionari nordcoreani hanno confermato ai microfoni della CNN che l’NBA Hall of Fame dovrebbe arrivare in giornata a Pyongyang.

Lo scopo del viaggio di The Worm, tuttavia, è attualmente sconosciuto e i due funzionari hanno rifiutato di fornire ulteriori dettagli circa l’arrivo di Rodman in Corea del Nord. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America ha riferito alla CNN che era a conoscenza del viaggio dell’ex-giocatore dei Chicago Bulls, dichiarando che Dennis Rodman non rivestirà nessuna carica ufficiale nello stato nordcoreano.

Rodman ha visitato il Paese in diverse occasioni, descrivendo il leader Kim Jong-un come un “ragazzo di buon cuore”. La sua ultima visita risale al 2014, quando Dennis Rodman giocò una partita amichevole con i membri degli Harlem Globetrotters come regalo di compleanno per Kim.

Gli Stati Uniti e la Corea del Nord si trovano in una situazione critica, dove entrambe le parti in gioco hanno realizzato il fatto che una simile tensione diplomatica possa portare ad una guerra nucleare. Dal 2006 la Corea del Nord ha condotto cinque test nucleari e numerosi test sui missili balistici, con l’obiettivo a lungo termine di sviluppare una testata nucleare che possa raggiungere la terraferma statunitense.

 


 

 

Dennis Rodman con Kim Jong Un in Corea del Nord

Fra i VIP americani, l’ex stella dell’NBA Dennis Rodman è l’unico ad aver fatto la conoscenza del nuovo leader della Corea del Nord Kim Jong Un, giurandogli eterna amicizia in occasione di una partita di basket tenutasi a Pyongyang. Al termine del suo inaspettato incontro di diplomazia sportiva, Rodman ha definito Kim Jong Un come un “ragazzo fantastico” e ha affermato che suo padre e suo nonno furono “grandi leaders” ( Telegraph)

 

da: NBAreligion


 

A Kumgangsan in Corea del Nord, celebrata per la prima volta la messa ortodossa

Il vescovo Innokenty di Ussuri, vicario della diocesi di Vladivostok, ha visitato la Repubblica Popolare Democratica di Corea dal 9 al 16 ottobre, su invito del Comitato Ortodosso della RPDC e della Parrocchia Ortodossa di Pyongyang. La visita è caduta in occasione del 65° anniversario dall’inizio delle relazioni diplomatiche fra Russia e RPDC. Durante gli ultimi giorni della sua visita, il vescovo Innokenty, accompagnato dall’arciprete Alexiy Sabansky, dai sacerdoti della Parrocchia di Pyongyang e dai membri della delegazione della Diocesi di Vladivostok, ha visitato la città di Wonsan il monte Kumgang. Gli ospiti hanno visitato luoghi di interesse e passeggiato sino alle cascate. La funzione religiosa è stata celebrata in prossimità delle cascate per l’Intercessione della Santissima Madre di Dio. In questo luogo la messa ortodossa è stata celebrata per la prima volta da quando la Chiesa Russa Ortodossa è presente sul territorio della RPDC.

Il 12 e 13 ottobre, il vescovo Innokenty ha officiato la Veglia Notturna e la Divina Liturgia celebrate presso la Chiesa della Trinità di Pyongyang, insieme con l’arciprete Aleksiy Sabansky e due sacerdoti coreani. Erano anche presenti l’ambasciatore russo in Corea del Nord, Alexander Timonin, il presidente del Comitato Ortodosso della RPDC Kim Chi Son e i membri della rappresentanza diplomatica russa.

Il sito web della Diocesi di Vladivostok riporta inoltre che la delegazione della diocesI di Vladivostok ha visitato il cimitero monumentale di Pyongyang. Il Vescovo Innokenty ha celebrato una messa di requiem in suffragio dei compatrioti russi.

La parrocchia della Santissima Trinità di Pyongyang, consacrata nel 2006, è sotto la giurisdizione canonica di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill. Con la sua benedizione, la Diocesi di Vladivostok aiuta i sacerdoti ortodossi di Corea nel loro ministero.

 

 

da: journeytoorthodox


 

 

Simposio Internazionale di Neurochirurgia a Pyongyang

Lo scorso ottobre, si è tenuto il Pyongyang International Neurosurgical Symposium, organizzato dai membri del FHD ( Friends in Health DPRK) in collaborazione con l’Associazione dei Medici della RPDC. Nel corso di due giorni, i neurochirurghi della RPDC hanno presentato lo stato delle ricerche su temi che spaziano dai modelli di edema cerebrale nel ratto alla chirurgia endoscopica del cervello. Gli undici neurochirurghi della comunità neurochirurgica internazionale hanno affrontato numerosi temi, fra cui i metodi di trattamento della frattura della colonna vertebrale in contesti ristretti, gli interventi di contenimento del danno neurologico (damage control neurosurgery) e di chirurgia craniale non invasiva (key-hole craniotomy). Il simposio ha visto la partecipazione di sessanta neurochirurghi nordcoreani e le comunicazioni scientifiche si sono tenute in inglese.

Lo scambio diretto di conoscenze fra la comunità medica internazionale e i medici della RPDC resta il miglior canale di circolazione della conoscenza e della tecnica medica odierna. I dialoghi aiutano a individuare i punti di forza così come le debolezze del sistema sanitario della RPDC, aprendo così le possibilità per un’ulteriore collaborazione.

L’Associazione Medica della RPDC accoglie favorevolmente le opportunità per i medici nordcoreani di interagire con la comunità medica internazionale. FHD fornirà supporto ai gruppi di medici che intendano raggiungere la RPDC, per l’ottenimento di inviti, visti e per l’organizzazione di conferenze.

 

 

da: friendsinhealthdprk


 

 

Il curatore e referente per il CPRK Torino/ CIVG è Luca Pellegrino: info@civg.it