Smart working e telelavoro: perché è importante distinguere

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27/06/2017

Il cosiddetto Lavoro agile o Smart Working è stato di recente disciplinato dalla Legge  22 maggio 2017, n. 81 , che si applica anche nei rapporti di lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche.

Il Telelavoro è stato introdotto nella P.A. con la legge n.191 del 16 giugno 1998.

I due istituti vengono spesso confusi ed assimilati, sebbene siano profondamente diversi, con differenti ricadute sul benessere del lavoratore, spesso di segno opposto. Proviamo ad evidenziarne alcune caratteristiche distintive.

Il Telelavoro non è altro che l’erogazione della propria prestazione lavorativa dalla propria abitazione anziché dall’Ufficio. Nel corso degli anni è stato sperimentato ed istituito in molte Amministrazioni pubbliche.

Il lavoro agile si presenta, in sostanza,  come una nuova forma di cottimo, dato che una parte del salario viene erogata in base a risultati misurabili.
Il fatto che il risultato atteso venga stabilito mediante un accordo tra le parti, non garantisce il lavoratore: infatti il potere contrattuale del datore di lavoro non è comparabile a quello del singolo lavoratore, per cui spesso le condizioni concordate rispondono soprattutto alle esigenze aziendali, e non a quelle del lavoratore. Se i risultati concordati vengono tarati sul livello massimo della produttività, in assenza del limite della giornata lavorativa quale misura di tutela, potrà facilmente prodursi una incessante rincorsa del risultato, spesso al di sopra delle possibilità medie, e spesso al di fuori del normale orario giornaliero, come la stessa legge consente. Anche perché il lavoratore si fa carico di tutti i tempi di preparazione, dei tempi morti dovuti a eventuali lentezze degli strumenti, alla ricerca di informazioni necessarie, ai contatti con i referenti, in sostanza di tutto quel tempo che non è immediatamente produttivo, ma serve alla produzione.

Nel caso del Telelavoro questi tempi connessi alla produzione sono a carico del datore di lavoro, rientrano cioè nella giornata lavorativa, mentre nel caso del lavoro agile sono a carico del lavoratore.
L’applicazione del lavoro agile nelle imprese private ha provocato una massiccia erosione del tempo di vita a favore del tempo di lavoro. Non è un caso che in Francia sia stata da poco introdotta la legge per il diritto alla disconnessione, da parte dei lavoratori, dopo un certo orario (serale e nei giorni festivi).
La cancellazione della giornata lavorativa come misura e limite nella prestazione, può portare facilmente ad una dilatazione del tempo di lavoro, a spese del tempo da dedicare alla vita privata.
Nel settore privato il lavoro agile sta producendo aumenti di produttività fino al 25%, e risparmi fino al 30% , sugli spazi, sulle utenze elettriche e riscaldamento (interi settori lavorativi vengono messi in regime di lavoro agile, spesso non su base volontaria,  ed i relativi spazi vengono riutilizzati per altre attività), risparmi sulla sicurezza, sui buoni pasto.
Testimonianze di questi aumenti sono state portate anche al Forum P.A del maggio 2017, da parte di vari rappresentanti datoriali, come Vodafone, Wind, Samsung.

Sarebbe utile chiedersi da dove viene questa maggiore produttività - e quindi maggiore profitto- se non dall’aumento dei ritmi di lavoro e del tempo di lavoro, oltre che dai risparmi sulla logistica e sulla sicurezza.

Alla luce di quanto detto, vogliamo ricordare che, sebbene la legge istitutiva del Telelavoro nella P.A. risalga al 1998, e sebbene in tante Amministrazioni questo istituto sia stato attivato da anni, in Corte dei conti il Telelavoro non è stato mai introdotto, se si esclude un singolo caso, ascrivibile ad una sorta di liberalità del nostro datore di lavoro, mentre tutti i colleghi che avrebbero voluto usufruirne non ne hanno avuto la possibilità.
Sembra che ora qualcuno addirittura consideri superato il telelavoro -soppiantato dallo smart working  -   senza averlo nemmeno mai applicato. Noi riteniamo che non sia così.
Come abbiamo cercato di dimostrare il lavoro agile, anziché favorire la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, potrebbe al contrario ridurre la possibilità di conciliazione, dato che permette una massiccia invasione del tempo di lavoro nei tempi di vita.

Siamo convinti che il Telelavoro risponda meglio alle esigenze di conciliazione dei lavoratori e, soprattutto, mantenga intatte le tutele attuali, sia in merito al tempo di lavoro, sia alla sicurezza, e sia dal punto di vista economico

Da USB