Cecenia: Kadyrov licenzia un alto ufficiale la cui figlia combatte in Siria

Il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha dimesso un funzionario locale la cui figlia sta combattendo coi ribelli in Siria. Kadyrov ha annunciato l’espulsione di Asu Dudurkayev dal vertice del Servizio Migrazione Federale, dello stato di Cecenia. La decisione, ha specificato, è stata presa a seguito della denuncia secondo cui gli impiegati dell’ufficio migrazione si comportavano in maniera rude e nel contempo utilizzassero le lungaggini burocratiche per estorcere denaro.

Siamo arrivati alla conclusione che a Dudurkayev non può essere affidata questa posizione”, ha dichiarato Kadyrov.

Ma la vera ragione dell’espulsione sarebbe quella secondo cui la figlia di Dudurkayev si sia unita ai ribelli nella guerra contro il governo siriano del Presidente Bashar Assad. Il Cremlino, sprezzando le pressioni dell’occidente, ha con decisione sostenuto Assad nella lotta, anche se guarda con preoccupazione la partecipazione di centinaia di russi che combattono coi ribelli per la creazione di uno stato islamico.

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I giorni della spiritualita’e del raccoglimento vissuti nel Kosovo martoriato

Dopo il giorno di ricorrenza dei morti a novembre, in Kosovo Metohija le genti hanno vissuto spiritualmente la ricorrenza del Natale ortodosso il 7 gennaio. E, come profonda tradizione nella cultura e spiritualita’ slava, e serba in questo caso, non c’e’ molta differenza tra credenti e laici; sono giorni ove ciascuno pur vivendoli in forme esteriori differenti, li vive interiormente come riflessioni/meditazioni nell’anima.

Di questo ne sono testimone oculare per vita vissuta con loro, con Padri, ferventi credenti o figure laiche di onesti socialisti, di profondi patrioti, di integerrimi sindacalisti, diversi tra loro per visioni di societa’ o idee politiche, ma fratelli e sorelle, compagni di situazioni che abbiamo vissuto e condiviso insieme, ai limiti delle nostre stesse vite...ciascuno possiede nell’anima radici spirituali profonde e saldissime. Anche questo, piacendo o non piacendo a taluni esperti di Serbia virtuale, e’ il popolo serbo, e forse, ANCHE grazie a queste radici, che ha resistito per 17 anni alle aggressioni straniere ed ancora oggi resiste nel Kosovo.

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E’ uscito il secondo volume sulla Disinformazione di Paolo Borgognone

 

La disinformazione strategica come propaganda di guerra (INFOWAR). Volume 2.  Prefazione di Diego Siragusa

Ana­li­si geo­po­li­ti­ca degli sce­na­ri eu­ro­asia­ti­co e me­di­ori­en­ta­le.

Dis­in­for­ma­zio­ne stra­te­gi­ca e psy-ops. La ma­ni­po­la­zio­ne me­dia­ti­ca dell‘opi­nio­ne pubb­li­ca è fun­zio­na­le alla co­stru­zio­ne di nuovi equi­li­bri geo­po­li­ti­ci a li­vel­lo pla­ne­ta­rio. I casi di Cina, Ro­ma­nia, Ce­coslo­vac­chia, Iraq e Ju­go­s­la­via. La dis­in­for­ma­zio­ne stra­te­gi­ca come stru­men­to po­li­ti­co per la co­stru­zio­ne me­dia­ti­ca del nemi­co e della "gu­er­ra um­a­ni­ta­ria". Alle ori­gi­ni dell’ag­gres­sio­ne mi­li­t­are della Nato con­tro la Libia. La dis­in­for­ma­zio­ne stra­te­gi­ca come stru­men­to po­li­ti­co per la co­stru­zio­ne me­dia­ti­ca del nemi­co e della "gu­er­ra um­a­ni­ta­ria". Il caso della de­sta­bi­liz­za­zio­ne della Siria.

 

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Media Mainstream e Disinformazione

Verso la fine della terza media, il professore di italiano, un giorno di giugno in cui si respirava già aria di vacanze, durante la lezione che ormai era quasi ricreazione, ci introdusse un argomento fino ad allora a me sconosciuto. Ci parlò dei mass media.

 

 

Mass Media

Da buon professore pre ’68, tradusse subito i termini in italiano e cioè Mezzi di Comunicazione di Massa, perché non facessimo indigestione di inglesismi.

Ci spiegò che la massa eravamo noi, la comunicazione erano le notizie, e i mezzi erano i giornali, la radio e la televisione.

Precisò che le notizie erano i fatti noti e che i giornali, la radio e la televisione erano i mezzi per farceli conoscere anche se avvenuti molto lontano da noi, per esempio oltreoceano. Senza i mass media non avremmo mai potuto conoscerli, a meno che non avessimo avuto una vecchia zia da quelle parti che si prendesse la briga di scriverci per informarci, e in ogni caso lo avremmo saputo un mese dopo, quando la lettera sarebbe arrivata.

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Lo status del Kosovo e Metohija solo dentro la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU 1244

Il globale interventismo della NATO può condurre a un confronto globale

 di Zivadin Jovanovic Presidente del Forum Belgrado per un Mondo di Eguali

Questi sono alcuni dei punti dell' intervento introduttivo di Zivadin Jovanović, Presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, all'Assemblea annuale dell'Associazione svoltasi il 14 dicembre 2013, a Belgrado.

Il problema dello status della provincia serba del Kosovo e Metohija rimane irrisolto, indipendentemente dai cosiddetti negoziati di Bruxelles. Una soluzione pacifica e duratura sarà possibile solo fornendo il pieno rispetto e l'attuazione della risoluzione Onu 1244 e della Costituzione della Serbia,  garantendo entrambi questi atti la sovranità e l'integrità territoriale della Serbia. Il ruolo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel garantire una soluzione giusta e duratura, non può essere sostituito dal ruolo di qualsvoglia organizzazione regionale, che si tratti di UE, NATO, o qualsiasi altro. Solo le Nazioni Unite e la comunità internazionale hanno una legittimità, mentre il resto sono auto proclamazioni.

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Dalla pianificazione alla devastazione. La transizione al capitalismo nella Russia post-sovietica (1992-1998)

 

INTRODUZIONE.

Il fine che si propone questa tesi di laurea è di provare ad analizzare il dissesto economico, politico e sociale della Russia negli anni seguenti alla fine dell’Unione Sovietica e del suo modello economico che non aveva precedenti nella storia, cioè l’economia pianificata o centralizzata.

L’Unione Sovietica cessa di esistere il 26 dicembre 1991. Fino a quel giorno era la seconda potenza mondiale; uscita vincitrice, anche se profondamente danneggiata, dalla Seconda Guerra, si era vista costretta ad intraprenderne un’altra, ben più lunga ma meno devastante, almeno in superficie, contro gli Stati Uniti d’America, la cosiddetta Guerra Fredda.

Si può dire che lo Stato sovietico, al momento della sua dissoluzione, deteneva un sistema industriale – seppur sulla via dell’obsolescenza – di tutto rispetto, che consentiva un livello di produzione tale da permettere una modesta ma diffusa redistribuzione della ricchezza a larghissima parte della numerosa popolazione sovietica; poteva vantare un apparato militare secondo solo agli Usa, sia dal punto di vista tecnologico che dal potenziale offensivo; la produzione agricola, anche se gravemente menomata da enormi sprechi, consentiva di sfamare la popolazione ricorrendo in minima parte alle importazioni; poteva permettersi, grazie alle entrate derivanti dalla vendita delle enormi ricchezze naturali come il petrolio ed il gas, di acquistare beni dall’estero per sopperire alle carenze interne, mantenendo negli anni una bilancia commerciale – fino al 1988 – sempre attiva o in pareggio.

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Crisi Ucraina, altre voci: Putin, Azarov, Yanukovich, Chiesa Ortodossa

Kiev: Le forze popolari a difesa dell’indipendenza e della sovranità nazionali ucraine

Putin : le proteste di Kiev non hanno nulla a che fare con le relazioni UE-Ucraina , ma preordinate in vista delle elezioni locali

2 Dicembre 2013

Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che le rivolte a Kiev non hanno alcuna relazione diretta tra l'Ucraina e l'accordo UE, ma e’ piuttosto un tentativo da parte dell'opposizione di minare il governo legittimo del paese .

"…Per quanto riguarda gli eventi in Ucraina sono predeterminati, a me non sembrano una rivoluzione, ma piuttosto come dei “pogrom”. Tutto questo appare strano, a mio avviso, hanno poco a che fare con le relazioni ucraino-Ue…", ha dichiarato Putin .

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Maria Saadeh deputato cristiano a Damasco: “In Siria la rivoluzione non esiste”

Pubblicato il 4 dicembre 2013

  
                                                                      

«Sabato ero da Papa Francesco con una delegazione delle chiese cristiane per chiedergli di diventare l’ambasciatore di pace per la Siria. Ma non gli ho parlato soltanto da cristiana. Il Gran Mufti Ahmad Badreddin Hassoun, la suprema autorità dei musulmani sunniti mi aveva detto: “ Maria quando incontri Papa Francesco parlagli anche a nome mio e dei fedeli islamici perché lui ha contribuito più di ogni altro a salvarci dalla guerra”. Quindi ero in Vaticano a nome di tutti i siriani che desiderano la pace».

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Quanto è distorta l'informazione sulla Siria. Intervista a Mons. Nazzaro

25-10-2013

C’è sempre il rischio di appassionarsi ad una grande tragedia del mondo e poi relegarla nel dimenticatoio. E’ il pericolo che sta correndo adesso la Siria. Ci può essere ancora un altro rischio, ovvero quello di farsi idee errate di episodi veri, o indignarsi per fatti mai esistiti nella realtà. La Siria può essere uno di questi casi e allora abbiamo chiesto a Monsignor Giuseppe Nazzaro, Vicario Apostolico di Aleppo dal 2002 fino alla scorsa primavera, di aiutarci a capire meglio cosa sia la Siria e cosa stia realmente avvenendo.

Monsignor Nazzaro, ci descrive la vita del popolo siriano e dei cristiani prima e dopo la rivolta?
Prima della rivolta si viveva in pace, vi erano delle differenze culturali e di religione ma c’era rispetto reciproco. Tenga presente che i cristiani si trovano in Siria da più di duemila anni, infatti dopo la predicazione del Vangelo di Gesù, iniziarono le persecuzioni e molti si rifugiarono in Siria. Il sinedrio mandò poi Saulo di Tarso (Paolo) a catturare i seguaci della dottrina cristiana per imprigionarli e portarli a Gerusalemme. Poi Paolo a Damasco si convertirà e diverrà uno di loro. Gli islamici arrivano in Siria nell’ottavo secolo e da subito hanno convissuto con i cristiani in maniera pacifica tanto che le famiglie cristiane sono rimaste come factotum della nuova amministrazione pubblica islamica. Il caso più eclatante è la famiglia dei Mansour, da cui discese anche San Giovanni Damasceno. Tale famiglia ha collaborato per molti anni con l’amministrazione musulmana. Ancora oggi si convive, tanto che gli oppositori del regime, che non sono i cosiddetti “ribelli”, non hanno nulla contro i cristiani.

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Il blocco dei BRICS, uno "tsunami economico", che diventa più grande all'orizzonte degli Stati Uniti

5 dicembre 2013

Gli Stati uniti non si rendono conto del potere delle cinque nazioni BRICS che diventeranno la prossima superpotenza economica del mondo superando gli Stati Uniti, dicono gli esperti.

"Secondo tutti i dati disponibili, sembra che questo gigante economico vada dritto nella direzione di guadagnare sempre più forza", scrive Michael Payne analista indipendente in un articolo Opednews.

L'analista, i cui articoli coprono una vasta gamma di argomenti, dall'economia alla politica estera, cita i seguenti indicatori economici: la popolazione totale del BRICS ammonta a circa 3.000 milioni di persone (43% della popolazione mondiale) e ha presentato un PIL complessivo di 15.000 miliardi di dollari nel 2012 quasi identico al PIL degli Stati Uniti che è di 15.680 miliardi nel 2012, secondo la CIA World Factbook [pubblicazione annuale della CIA che riporta i dati statistici fondamentali].

"La cattiva notizia per gli Stati Uniti è che il PIL di questi paesi continuerà a crescere costantemente nel futuro, mentre quello degli Stati Uniti è destinato a crescere lentamente nel migliore dei casi", dice Payne.

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