Libia: ritorna il fantasma di Gheddafi e la ricomparsa della Jamahiriya

In questo articolo ci sono alcune delle ragioni per cui gli americani stanno ancora bombardando la Libia, ai giorni nostri: Daesh (ISIS) è una creatura USA e viene utilizzato per destabilizzare e quindi avere la scusa per intervenire in Siria come in Libia, come in tutto il mondo.

Quando la NATO ha ucciso Gheddafi e occupato il paese nel 2011, sperava che il potere socialista della Jamahiriya' che l’aveva guidata sarebbe morto e sepolto. Ora suo figlio è stato rilasciato dal carcere ricevendo un benvenuto da eroe, con il suo movimento sempre più in ascesa.

Ci sono stati diversi momenti durante la distruzione della Libia da parte della NATO che avrebbero dovuto coronare simbolicamente la supremazia occidentale sulla Libia e le sue istituzioni (e, di conseguenza, su tutti i popoli africani e arabi): la “caduta di Tripoli” nel mese di agosto 2011 (Cameron e Sarkozy facevano già discorsi di vittoria il mese successivo) poi l'esecuzione e l'orribile linciaggio di Muammar Gheddafi che è venuta subito dopo. Per loro erano tutte vittorie di Pirro, ma lo era ancora di più di queste la condanna a morte emessa contro il figlio di Gheddafi e suo successore stabilito, Saif al-Gheddafi nel mese di luglio del 2015.

Saif era stato catturato dalla milizia di  Zintan poco dopo che suo padre e suo fratello erano stati uccisi dagli squadroni della morte della NATO alla fine del 2011. La “Corte penale internazionale”, una farsa neocoloniale che ha sempre e solo accusato africani, chiese che fosse consegnato a loro, ma le milizie di Zintan, fortemente patriottiche, pur avendo combattuto con la NATO contro Gheddafi, si rifiutarono di farlo. Nel corso dei successivi due anni il paese piombò nel caos e nella devastazione sociale che Gheddafi aveva predetto, scivolando inesorabilmente verso la guerra civile.

Nel 2014, le milizie del paese si erano coalizzate attorno a due gruppi principali: la Forze Armate Libiche, composte da coloro che hanno sostenuto la neo eletta e innanzitutto laica Camera dei rappresentanti, e la coalizione Alba della Libia, composta da milizie che avevano sostenuto i partiti islamisti che avevano dominato il parlamento precedente del paese, ma che si erano rifiutati di riconoscere la sconfitta alle urne nel 2014. Dopo aspri combattimenti, la fazione Alba della Libia ha preso il controllo di Tripoli. Fu in quel momento che Saif, insieme a decine di altri funzionari della Jamahiriya libica, lo “Stato del popolo”, che Gheddafi aveva condotto, furono messi sotto processo e sotto accusa.

Tuttavia ancora una volta le milizie di Zintan, alleate della Forze Armate Libiche, si rifiutarono di consegnarlo. Dopo un processo condannato anche da gruppi per i diritti umani internazionali come "pieno di difetti legali", in un sistema giudiziario dominato militarmente dalle milizie di Alba della Libia, Saif assente e non in grado di controbattere alle accuse, fu condannato a morte insieme ad altri otto ex funzionari di governo.  Il processo non è mai stato riconosciuto dal governo eletto, che si è poi poi trasferito a Tobruk. Gli esultanti media occidentali hanno sbandierato al mondo la sentenza di morte emessa, sperando con questa di spegnere per sempre le speranze del popolo libico per una restaurazione dell'indipendenza, della pace e della prosperità, che il suo nome e la sua storia rappresentavano.

Era una speranza che presto sarebbe stata smantellata. Meno di un anno dopo l'agenzia di stampa France 24 ha realizzato una intervista con l'avvocato di Saif Al Gheddafi, Karim Khan, in cui veniva rivelato al mondo che Saif era stato liberato il 12 aprile 2016, in conformità con la legge di amnistia approvata dal parlamento di Tobruk l'anno precedente. Data l’enfasi con cui era stata annunciata la condanna a morte di Saif l'anno precedente e l’atto d'accusa da parte della Corte Penale Internazionale, questa notizia avrebbe dovuto essere divulgata in modo altrettanto  dispiegato, data la sua importanza e le sue conseguenze nello scenario futuro libico.  Invece, nel complesso, molti media occidentali hanno scelto di ignorare volutamente la notizia, e addirittura la BBC non ha detto una sola parola su questo.

La cosa più importante circa la sua liberazione, tuttavia, è quello che essa rappresenta: il riconoscimento, da parte delle nuove autorità elette della Libia, che non c'è futuro per la Libia senza il coinvolgimento del movimento della Jamahiriya.

 

NOI NON CI ARRENDEREMO. Noi vinceremo o moriremo, perché questa non è la fine! Voi combatterete noi e più voi dovrete combattere le nostre future generazioni, fino a che la LIBIA non sarà LIBERA!

Da libyanfreepress


 

LIBIA: Saif al Islam propone un movimento politico per ridare il potere al popolo libico.


 

Lottare fino "all'ultima goccia di sangue", aveva affermato il grande leader della Jamahiriya, Muammar Gheddafi, otto mesi prima di cadere in combattimento mantenendo il suo giuramento.  Da quel momento il leader libico è diventato un grande punto di riferimento dei popoli africani, aveva rivendicato di rappresentare la gloria del suo popolo e dei suoi antenati, guerrieri anti-coloniali; gloria, che la figura politica principale della sua famiglia ha riscattato mantenendola con onore anche in prigionia, dopo la devastazione che il suo paese sta soffrendo.

Molto è stato detto di Saif al-Islam al-Gheddafi, già dagli anni prima che le potenze imperialiste occupassero nuovamente la Libia nel 2011. Forse qualcuno ricorda quello che la stampa occidentale  diceva di lui nel corso dello scoppio dell’invasione e subito dopo.

Ma nulla è stato vero: per esempio che Saif voleva convincere il padre a consegnare il potere ai terroristi e a Washington, Londra, Parigi. I media cercavano di dare l’immagine di un "Saif pro Occidente"; tuttavia, il figlio umile e carismatico di Gheddafi, si pose in prima linea contro gli invasori, con ammirevole coraggio. Non fu solo l'ultimo fedele alla Jamahiriya a lasciare Tripoli dopo il 22 agosto 2011, ma fu anche colpito da una bomba della NATO che lo ferì al braccio e nonostante questo continuò con la difesa della sua nazione e del suo popolo.

Qualche tempo fa, confermati dalle informazioni che Wikileaks ha reso pubbliche, sappiamo quello che è successo dietro le quinte, in quei giorni tragici vissuti dalla nazione africana; ora è pubblico e chiaro che l'allora Segretario di Stato degli Stati Uniti Hillary Clinton, ha organizzato l'invasione con Nicolas Sarkozy, l'emiro del Qatar e al dittatore della Turchia Erdogan tra gli altri assassini impresentabili. Ora si sa anche che quello era l'anno che le "riforme" per il quale Saif al Islam aveva lavorato per tanti anni, sarebbero state applicate.

Il presente è molto diverso dal passato recente del paese nordafricano, dal momento che siamo passati alla persecuzione totale di aderenti al gheddafismo e fedeli alla sua dottrina; il divieto di qualsiasi bandiera verde o altro; ma il popolo ha cominciato a mostrare disgusto verso le falsità con le quali i media asserviti hanno chiamato alla rivoluzione di Febbraio.

Il popolo libico anche nei luoghi più pericolosi, dove vige la decapitazione e la gente viene lapidata per non aver rispettato le convinzioni religiose integraliste, scende nelle strade a manifestare per Saif. Le manifestazioni hanno colorato di verde  strade a Bengasi, Tripoli, Sirte, Kufra, Al Joufrah, Gath e in molti altri luoghi. E' stata una orgogliosa sfida da parte dei militanti rivoluzionari della Terza Teoria Universale, contro i servitori dell’occidente, dell’ISIS, di Al Qaeda e delle altre fazioni di assassini.
Già abbiamo informato circa i colloqui che rappresentanti della Jamahiriya dentro e fuori la Libia, stanno facendo per ottenere la liberazione di Saif al Islam. Condizione che essi e la stragrande maggioranza del popolo libico ritengono l'unica opzione per ritrovare una prospettiva contro la situazione devastata in cui si vive in Libia.

Così come si è tornato a parlare in riferimento al giuramento di fedeltà delle tribù meridionali che avevano fatto al figlio del Grande  Patriota libico e la ricerca di una possibile via da seguire per le forze popolari e di liberazione, una situazione che ormai è trapelata nel paese e che suscita speranza nel popolo in vista di un ribaltamento della situazione nella nazione.

L’Agenzia araba Mashreq ha riportato informazioni sul programma che Saif al Islam avrebbe sviluppato per restituire il potere al popolo libico, come previsto nel vecchio ordine giuridico-politico disegnato dal padre. Il progetto che il giovane ingegnere ha progettato, insieme al Movimento di Liberazione Nazionale e le forze politiche aderenti, è stato approvato da un grande incontro tribale in Libia, che ha raccolto componenti provenienti dalle regioni settentrionali, centrali e meridionali.

Secondo le informazioni trapelate in alcuni media, le tribù Warfalla, Orishvanh, Tarhuerna, e Almgarhh, Qadhadhfa, Toubou, Tuareg e persino tribù Amazigh sarebbero disposte a combattere i terroristi e i criminali di Misurata protetti dall'Occidente e Tel Aviv. Anche altre tribù minori e meno potenti avrebbero dato il loro sostegno al progetto di Saif, ma per vari problemi evidenti dato il contesto critico del conflitto in Libia, non sono stati resi noti i loro nomi.

 

9 settembre, 2016

da marchaverde          

 

A luglio era stato reso ufficiale che il figlio di Muammar Gheddafi era stato rilasciato, dopo un periodo agli arresti domicilari dalle milizie di  Zintan, dopo cinque anni di detenzione, in accordo col Governo di Tobruk del Generale Haftar e si troverebbe a Tripoli in libertà.

Questo conferma quanto riportato sopra, nel devastato paese africano si è avviato un processo che, se le trattative andassero a buon fine, tra le forze del Movimento di Liberazione Nazionale della Resistenza verde legate alla Jamahiriya e l’Esercito Nazionale Libico del Generale Haftar, lo scacchiere libico subirebbe uno scossone politico e militare decisivo, in quanto le più potenti tribù libiche che da sempre, sia prima che dopo, sono state vicine a Gheddafi, in unione con il Governo di Tobruk, possono fare una reale e forte anche militarmente, alleanza anti islamista e la nostra opinione pubblica morfinizzata farebbe bene a non distrarsi troppo, perché anche se non ce lo hanno detto, l’Italia in Libia è in guerra.

 

A cura di Enrico Vigna, ottobre 2016