Hebe De Bonafini: “Una conversazione straordinaria, Francesco sta con il popolo e non con i potenti”

27 maggio 2016

Hebe de Bonafini ha avuto un incontro durato due ore con Papa Francesco e racconta i dettagli di questo storico incontro privato.

“E’ stata una conversazione straordinaria, sono stata due ore con Papa Francesco, senza fretta, parlando di tutto quello sta accadendo nel paese. Ci siamo abbracciati lungamente e ci siamo seduti uno al lato dell’altro. Gli ho detto che la nostra Patria aveva bisogno delle sue parole, che questo governo in cinque mesi è stato in grado di distruggere quello che si è fatto in dodici anni, che c’è molta violenza istituzionale, di ogni tipo.

Il licenziamento di 1200 lavoratori al giorno; la violenza esercitata dalla Polizia che nei quartieri più umili ha picchiato i giovani; il fatto che abbiamo le migliori arance e limoni della provincia e le stiamo comprando dalla Spagna, questo è violenza perché implica il fatto che dobbiamo buttare la nostra produzione e che persone e famiglie intere rimangano senza lavoro; che non vogliono che ci siano università nei quartieri poveri, che dicano che c’è carne a basso costo in un supermercato e che quando la gente va, non ci sia, questa è violenza; il viceministro della Difesa ha accettato che si costruissero due basi americane in Argentina, una è già in fase di realizzazione, nella Terra del Fuoco, un posto strategico. Gli ho raccontato che il pane vale 40 pesos al chilo, che lo hanno ribassato a 26 pesos, però per 26 pesos ti danno quattro tozzetti che non si sa di che roba sono fatti mentre quelli di 40 pesos sono panini molto buoni per i ricchi, e questo anche è violenza, che un povero debba comprare pane per i poveri. Lui è rimasto molto toccato da questa cosa. Ci vogliono riportare alla situazione che già abbiamo vissuto nel 2001. Io gli ho detto che siamo molto demoralizzati perché vogliono obbligare il popolo a vivere un altro dicembre 2001, tornando di nuovo in strada ad assaltare i supermercati. Per questo, abbiamo bisogno di lui. Gli ho raccontato tutto quello che sta accadendo, quello che sappiamo tutti, però molto in dettaglio, gli ho detto che abbiamo molta paura della violenza istituzionale, che si sta generando molta rabbia tra la popolazione. Stanno facendo in modo che il popolo reagisca e faccia quello che loro vogliono che faccia, che la gente ricominci ad entrare nei supermercati, che cominci ad essere violenta per poterci così picchiare forte, per spingerci a rinunciamo ad uscire dalle nostre case e ad arrenderci alla mancanza di lavoro. Gli ho raccontato che in pochi mesi abbiamo ottenuto che un governo eliminasse tutto quello che avevamo costruito, ci sentiamo indifesi. Abbiamo avuto due ore di conversazione, due ore per raccontandogli la situazione, non gli abbiamo raccontato nessuna bugia, ma fatti concreti. Abbiamo lavorato vari mesi per questo. Non sono venuta a raccontargli fantasie, ma quello che sta accadendo. Siamo un popolo che ha sofferto troppo  e siamo stati tranquilli per dodici anni. Appunto, per questa ragione,  non siamo preparati a questo. C’è bisogno che ci prepariamo alla solidarietà perché ci sono migliaia senza lavoro. Gli ho detto che abbiamo bisogno di lui, che deve venire, che deve parlare, che non vogliamo perdere tutto quello che si è costruito tanto meravigliosamente bene, per tutti noi è fondamentale che non si perda per lo meno quello che resta. Che non capiscono niente, niente di arte ne di scienza. Che l’obiettivo di Macri è che ci siano 2 milioni di disoccupati, che prima ha detto che in sei mesi si sistemava tutto e adesso dice che sarà in un anno. E così gli ho elencato tutto quello che avevo scritto su un quadernino. Spero che questa voce delle Madres risuoni molto forte in Europa, come quando c’e stata una dittatura in Argentina. Adesso c’è un governo eletto dal popolo però, a volte, i popoli si possono sbagliare. Non siamo disposti a restare in silenzio, non resteremo in silenzio con le braccia incrociate. Di tutto questo ho parlato con il Papa. Gli abbiamo detto che vogliamo che venga. Le sue parole possono essere molto importanti. Gli ho detto: Papa Francesco, voi avete impedito un bombardamento della NATO, quello che accade in Argentina mi sembra che sia un poco più facile e mi auguro che lei possa fermarlo. Il Papa si è preoccupato per le Madres, per l’età che abbiamo, per quello che continuiamo a fare però io, giustamente, non sono venuta a parlare delle Madres o dei problemi delle Madres. Sono venuta a parlare del dolore, della sofferenza e della disperazione di un popolo. Con Francesco ci è successo come con Néstor Kirchner. Forse non conosciamo troppo l’operato di Bergoglio. E gliel’ho detto, gli ho detto che mi scusavo perché mi ero sbagliata, che avevo pensato lo stesso di Néstor, che non era quello che sembrava. Uno deve riconoscere quando sbaglia e questo le Madres lo fanno. Io non sono venuta in missione personale, io sono venuta perché molta gente mi ha chiesto di venire. In realtà, non abbiamo parlato dei desaparecidos. Lui mi ha domandato come erano i miei figli e così ho parlato un poco di loro. Mio figlio maggiore fu preso insieme ad un sacerdote perché lavorava con la chiesa del Terzo Mondo. Un poco abbiamo parlato di questo però io non sono venuta a parlare di cose personali, nè delle Madres, nè tantomeno a dare giudizi. Sì, gli ho raccontato che stanno cercando di riportare nella sede dell’ex ESMA la Marina Militare affinché accettiamo di condividere con loro quello spazio. Questo non lo accetteremo mai. Abbiamo parlato della mancanza di giustizia e della giustizia che è al servizio di Macri con l’obiettivo di far condannare Cristina, i ministri e  chi pare a loro. Utilizzano i giudici corrotti  e li pagano per fare questo. E non ci siamo messi d’accordo su nessuna delle cose che sarei venuta a raccontare perché quello che dico, lo dico anche nel mio paese, non è un segreto, non c’è nulla da occultare. Il Papa è molto triste, tutto questo gli ha fatto ricordare del ’55, non si aspettava che stesse accadendo questo così come non ce lo saremmo aspettato noi. Gli abbiamo portato un  pañuelo (fazzoletto) fatto di mosaico veneziano bianco con una cornice di legno di Petiribi del sud dell’Argentina, che ha realizzato un gruppo di compagni artisti di quelle parti, e gli abbiamo portato un pezzettino di mattone della parete che è crollata qualche tempo fa nella Casa delle Madres perché Aysa, la compagnia che gestisce l’acqua, ha lasciato che si infiltrasse acqua. Ora la stiamo ricostruendo e i pezzettini di muro li stiamo regalando agli amici, visto che sono parte dei resti della casa delle Madres. Il Papa mi ha regalato un rosario e una medaglia molto bella con la Vergine con il bambino in braccio, che dovrebbe essere il bambino che manca a noi. Mi sono emozionata molto, mi sono commossa molto. Ero molto nervosa nei giorni scorsi perché mi hanno chiamato dal Brasile, dal Paraguay affiché parlassi di quello che sta accadendo anche  lì. Non so come sarà la relazione con la Chiesa a partire da questo momento. Noi abbiamo molte relazioni con i parroci che lavorano nei quartieri poveri però non con l’episcopato. Loro sono molto conservatori. Questo l’ho detto al Papa. Che i vescovi sono molto conservatori. I sacerdoti sono una meraviglia.

Il Papa mi ha ascoltato con molta attenzione durante le due ore di conversazione. Mi ha detto che c’erano molte cose che non sapeva e altre delle quali non aveva notizia. Mi ha detto che sarebbe dovuto venire in Argentina quest’anno ma che non ha potuto. Noi speravamo potesse venire quest’anno ma non può. Mi ha detto che non mi conosceva, così, come gli stavo parlando in quel momento. E’ stato molto gentile con me, mi ha trattato con molto affetto, ha dato il permesso ai compagni che mi accompagnavano, e che non erano autorizzati, ad entrare. Sono successe molte cose che per noi sono molto importanti e che ci dimostrano che Francesco sta con il popolo e non con i potenti. Mi ha ricevuto per due ore e mi ha accompagnato fino all’ingresso. L’ho visto molto preoccupato. Non lo so che cosa succederà nel mio paese, sono venuta a raccontare al Papa la situazione affinché ci dia una mano in qualche modo”.

Trad. Valentina Lanci- Kabawil  da  Kontrainfo