Macedonia – Piano di un modello di “cambiamento di regime”

Intervista a Zivadin Jovanovic, Presidente del Forum Belgrado per un Mondo di Uguali

 

Domande di Ferrero Brotons Agel, corrispondente di Sputnik Mundo

1) Nel corso della sua recente visita in Serbia, Sergey Lavrov ha avuto occasione di esternare le inquietudini russe a proposito della violenza in Macedonia e dell’idea di pervenire a una “Grande Albania”. Quale è l’appoggio di cui i nazionalisti albanesi godono nei Balcani? E quale sostegno hanno sul piano internazionale?

ZJ: Siamo in realtà tutti molto preoccupati dell’attuale processo di destabilizzazione in Macedonia. In presenza di problemi crescenti a carattere socio-economico nella regione, ora appare in Macedonia un processo caratterizzato da un grave indice di violenza e destabilizzazione politica. L’idea di una Grande Albania risale nel tempo, ma è stata rinfocolata dall’aggressione NATO del 1999 e ulteriormente rafforzata con la secessione unilaterale della Provincia serba del Kossovo e Metohija, appoggia ta e riconosciuta dagli Stati Uniti e dalla maggior parte dei governi membri della NATO e dell’Unione europea. Ci potrebbero essere difficilmente dubbi sul fatto che la destabilizza- zione in corso in Macedonia potrebbe aver luogo senza la volontà ed il sostegno degli stessi agenti occidentali. Le dichiarazioni emananti dalle diverse capitali occidentali, la partecipazione di alcuni ambasciatori occidentali ai comizi dell’opposizione a Skopje, gli slogan e la propaganda occidentale in generale sono segni rivelatori. La Serbia certa- mente è nella regione uno dei Paesi più interessati alla stabilità della Macedonia e alla conseguente condanna di ogni disegno di una “Grande Albania”.

2) Lei ritiene che le proteste in corso costituiscono un tentativo di destabilizzare l’attuale Governo macedone? E lei crede che possono essere paragonate alle iniziative delle “rivoluzioni dei colori” ed alla strategia del “regime change” sponsorizzate dall’Occidente ad es.: nell’ex-Jugoslavia (movimento Otpor!), Georgia (Rivoluzione delle Rose) o Ucraina (Euromaidan)?

ZJ: Ritengo che gli attuali eventi in Macedonia sono un piano di un “regime change” in Serbia (Jugoslavia) e altrove in Europa, Nord Africa o quel che accade presentemente in Brasile, Venezuela e Argentina. Sussistono certamente particolari che si applicano specificamente nei diversi Paesi ma i principali mezzi e strumenti sono rappresentati dall’apparato di propaganda che genera malcontento, fonte di impattanti proteste ed anche di scontri armati attraverso i quali si chiedono “cambiamenti” per giungere alla fine del processo al rovesciamento di governi legalmente eletti ed alla loro sostituzione con strutture di governi fantoccio al servizio degli USA.

3) Lavrov ha affermato che gli ultimi sviluppi “avvengono dato che il governo macedone rifiuta di aderire alle sanzioni e appoggia il Turkish Stream”. Hanno gli Stati Uniti interesse a destabilizzare la regione per finalità geopolitiche?

ZJ: Ritengo che il Ministro Lavrov l’abbia detta giusta. Gli Stati Uniti temono di perdere il controllo dell’Europa e la cooperazione dell’Europa con la Russia. Sotto questo profilo qualsiasi progetto che alla lunga renda l’Europa autosufficiente, sicura e indipendente, quali il South Stream, il Turkish Stream o qualunque altro, viene visto da Washington come contrario ai suoi interessi geostrategici, ergo deve essere bloccato con ogni mezzo. La Macedonia non è affatto un grande Paese né forte, ma è in grado di valutare il Turkish Stream ed il libero interscambio con la Russia come un insieme di iniziative rientranti nel suo migliore interesse. Malauguratamente gli Stati Uniti non hanno alcuna considerazione per gli interessi di chicchessia, men che mai per quelli della Macedonia, fatta eccezione per i propri. Questa è la logica imperiale. Ma il tempo del poliziotto del mondo sta giungendo al termine. La Storia continua a dispetto della logica imperiale.

 

Da Sputnik - Traduzione di Angelo T. per Forum Belgrado Italia-Civg