Conseguenze Regionali del Conflitto nel Nagorno-Karabakh

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7/04/2016

 

Esiste un collegamento tra il recente conflitto nel Nagorno-Karabakh e altri processi regionali e internazionali (Caucaso, Ucraina, Afghanistan e Medio Oriente)?

C'è un collegamento ma non è determinante. L'aggravarsi del conflitto del Nagorno-Karabakh (NK) si inserisce nel confronto in corso tra la Russia e le forze Occidentali negli altri teatri sopra indicati, ma brucia soprattutto di carburante interno, vale a dire l'inerzia di un conflitto irrisolto da più di 20 anni, durante i quali le due parti hanno utilizzato una propaganda guerresca crescente, con la parte Azera soprattutto che rimarca come la continuità irrisolta dello status quo del NK sia per loro inaccettabile.

Secondo lei, quali dei principali attori esterni può essere interessato a questo conflitto (Stati Uniti, Europa, Russia, Turchia, Iran)?

Anche in questo caso, le cause del conflitto sono prima di tutto interne e praticamente tutti i paesi esterni citati sono interessati a mantenere lo status quo lungo la Linea di Contatti del NK (LoC), visto che tutti hanno più vantaggi nel non cambiare la situazione di stallo esistente.
In particolare, l'UE non ha certo simili intenzioni considerando che le sue istituzioni e gli Stati membri sono già abbastanza preoccupati dalle crisi interconnesse del terrorismo e dei rifugiati e dai conflitti in corso in Ucraina e in Siria.
Molte speculazioni sono state fatte in questi giorni (come durante le precedenti fasi acute nel 2015 e nel 2014) su possibili interessi della Russia in una escalation, visto che promuovere e sfruttare le ostilità può servire a Mosca per consolidare la sua influenza nella regione – con il fine di posizionare forze di pace nella zona e sottolineare il ruolo della Russia come indispensabile potenza mediatrice nel Caucaso. Questo non sembra il caso nella situazione attuale di sovra estensione del potere russo, anche se rimane un chiaro interesse russo nell'uso del NK, per influenzare la posizione Azera, scoraggiare la Georgia ad aprire ulteriormente alla NATO (soprattutto dopo la creazione del centro di formazione della NATO) e nella fornitura di gas per l'Europa, in linea con il confronto generale tra Russia e Occidente. Ma ancora una volta, in questo momento Mosca è a disagio nella scelta tra il suo importante alleato politico Armeno e l'Azerbaigian, un pezzo rilevante della sua strategia regionale.

Se dovessimo trovare un attore esterno interessato ad una escalation della situazione, questo potrebbe essere la Turchia, con un certo appoggio da parte dei "falchi" degli Stati Uniti in opposizione alla linea seguita dall'amministrazione Obama.

Dopo il deterioramento delle sue relazioni con la Russia, la Turchia ha iniziato di nuovo ad essere attiva nella regione, in linea con le forze imperialiste degli Stati Uniti e in questa prospettiva ha notevolmente aumentato le sue attività diplomatiche sia a Tbilisi che a Baku. La posizione dell' Azerbaigian è della massima importanza per Ankara. A Baku il confronto ha aperto una spaccatura tra le fazioni filo-russe e filo-turche. A questo proposito, emerge la posizione particolarmente delicata dell'esercito azero, anche se l' autore (di questo articolo) non ha informazioni riguardo l'allineamento delle forze all'interno dell'esercito. Tuttavia, sembra ragionevole supporre che la fazione pro-turca (con i suoi sponsor ad Ankara e a Washington) vede la famiglia Alyev come la principale garanzia che l'Azerbaigian non tenda verso il campo Turco-Occidentale. La settimana scorsa a Washington, con la sua prima visita in un decennio, I. Aliyev ha ottenuto una vittoria importante, dopo oltre un anno di ampia e dura critica occidentale sulle violazioni dei diritti umani del regime. Lì a Washington, il suo ultimo desiderio sarebbe stato quello di iniziare una guerra.
Il principale fattore da ricordare è che il corridoio est-ovest che collega l'Europa all'Asia centrale attraverso il Caucaso è un'arteria fondamentale per progetto di dominio di Washington. Diverse delegazioni statunitensi di alto livello hanno visitato l'Azerbaijan ultimamente. Nel riallineamento delle forze dopo l'ultima escalation, la posizione americana negli affari regionali risulta migliorata. In questa prospettiva ci sono probabilità inoltre, che le forze occidentali sopra citate abbiano come obiettivo il vertice tra Ministri degli Esteri di Russia, Azerbaigian e Iran che si svolge a Baku oggi (7 aprile), un evento che può aprire una nuova pagina negli sviluppi del Caucaso.

 

Lei pensa che questo conflitto potrebbe coinvolgere combattenti di Daesh e di altre organizzazioni terroristiche? E, nel caso, nell'interesse di quale dei principali attori geopolitici?
A giudicare dal precedente storico del conflitto 1988-1994, quando molti mercenari provenienti da Afghanistan, Cecenia e Turchia hanno combattuto dalla parte Azera, ci si può aspettare che anche oggi i terroristi Islamici possano spostarsi nella regione per combattere. Questo soprattutto perchè la Turchia di Erdogan è diventata sponsor attivo di tali reti. Tuttavia, nel corso degli anni precedenti, Baku ha attivamente tenuto a freno il movimento islamista clandestino interno, perciò ci si può aspettare che l'Azerbaijan resista bene ad una partecipazione militare Islamista. Sempre che, naturalmente, nel NK non ricominci una guerra vera e propria.

 

Alcuni esperti ritengono che lo sviluppo del conflitto potrebbe influenzare la Russia, la Turchia e l'Iran. Cosa ne pensa?
Anche in questo caso, se la guerra nel NK riprenderà su vasta scala, tutti gli attori confinanti saranno costretti a prendere parte e ad essere coinvolti, anche solo per attenuare le conseguenze umanitarie. Per il resto, vedi sopra.

 

Che impatto potrebbe avere sui paesi vicini, in particolare l'Iran, la situazione nel Nagorno-Karabakh?
Come detto prima, il territorio dell'Iran è contiguo alla zona di combattimento e verrà immediatamente coinvolto, come testimoniano i combattimenti della scorsa settimana. Come nel caso di Mosca, in caso di scontro prolungato, la posizione diplomatica di Teheran sarà difficile perchè l'Iran sarà costretto ad abbandonare la sua posizione di equilibrio tra le parti, che è stata seguita nel corso degli anni. In particolare, essendo la via di transito della Georgia chiusa, Teheran potrebbe subire pressioni dalla Russia per aprire il suo territorio al transito delle forniture militari Russe, per loro l'unica opzione è passare dal Nord dell'Iran.

Una crisi prolungata avrà gravi implicazioni per la stabilità del Caucaso, prima di tutto per la Georgia, la cui posizione come principale alleato occidentale nella regione la rende  particolarmente vulnerabile. La Georgia finora ha goduto della sua posizione di equidistanza tra le due parti, ma questo ruolo sembra sempre più difficile da mantenere nel momento in cui Tbilisi rafforza i suoi legami con Ankara, che implica un appoggio implicito alla strategia Azera di blocco dell'Armenia. Inoltre, Tbilisi può opporsi alle richieste della Russia di aprire il suo spazio aereo e di terra agli spostamenti militari, con la prospettiva di pressioni diplomatiche, economiche, politiche o militari nel caso di un'ulteriore escalation nel NK. In particolare, qualsiasi escalation si ripercuoterebbe pesantemente sugli affari interni della Georgia, in termini di relazioni interetniche, sia tra le comunità etnico-Armene e le comunità azere che vivono a contatto nei distretti di confine del Samtskhe-Javakheti e Kvemo Kartli che sulla scena politica dove le forze preoccupate della crescente influenza Turca e che fanno pressioni per un cambiamento della politica estera del paese riceveranno una spinta decisiva in vista delle elezioni politiche di ottobre.

Ma più di tutto Tbilisi teme possibili ritorsioni Armene che possano colpire oleodotti e altre  importanti infrastrutture regionali di trasporto che attraversano il suo territorio.(1)

Dal canto suo, Baku potrebbe anche provare a sabotare o chiedere al governo GEO di chiudere  il Principale Gasdotto Nord Sud che collega la Russia con l'Armenia.

 

Come valuta il ruolo delle organizzazioni internazionali e regionali (tra cui la CSTO, visto che l'Armenia è un membro di questa organizzazione) nella soluzione di questa crisi?

La crisi ha accelerato la diminuzione dell'influenza delle istituzioni multilaterali occidentali nella regione. In primo luogo tenendo in poco conto gli sforzi del Gruppo di Minsk dell'OSCE, che comprendeva gli Stati Uniti con la partecipazione Europea.
Lo stesso si può dire per la CSTO, il cui ruolo è messo in discussione date le teoriche garanzie di difesa, che però lasciano da parte gli assetti militari ARM(eni) in NK. Dopo l'escalation della scorsa estate, le truppe di Mantenimento della Pace CSTO si sono riunite in ARM(enia) per partecipare alla "Enduring Brotherhood (Fratellanza Permanente) – 2015", esercitazioni militari congiunte che hanno seguito uno scenario realistico dal titolo "Preparazione e conduzione di una operazione di mantenimento della pace da parte delle CSTO, Forze Collettive di Mantenimento della Pace nella regione del Caucaso". Questo la dice lunga su una certa volontà, almeno dal punto di vista Russo, di utilizzare la capacità del CSTO per dispiegare truppe nel NK in modo da infrangere la situazione di stallo  che dura da 21 anni nel NK e che permetta il ritorno di parti dei sette distretti AZ(eri) occupati dalle forze ARM(ene) fuori Karabakh, rafforzando così  l'influenza Russa sul conflitto nel NK al di fuori della struttura del gruppo di Minsk. Tuttavia, oggi come allora, l'atteggiamento negativo del Kazakistan e di altri paesi del CSTO (soprattutto di lingua turca) ha dato un chiaro segno che essi non vogliono agire secondo uno scenario simile e contro la volontà di Baku.
D'altra parte, la nuova congiuntura sembra aprire un margine di manovra a favore della Shanghai Cooperation Organization (SCO) (Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai) con base Euroasiatica. Questo a seguito del conseguimento nel marzo scorso da parte dell'Azerbaijan dello status di interlocutore della SCO, uno status che l'Armenia già aveva prima. Di conseguenza si suppone che l'SCO possa aumentare il proprio coinvolgimento nel Caucaso. Di sicuro al vertice di giugno a Tashkent, Baku utilizzerà questa tribuna per sollevare la questione del Karabakh e sollecitare Yerevan a rispettare la sua integrità territoriale e la sua sovranità, in base ai principi fondamentali della Carta dell'SCO.

 

 

(1)  Al culmine della crisi ARM(ena). il Pres(idente) S. Sargsyan ha dichiarato che "l'Armenia dovrà prendere alcune azioni di ritorsione in modo che l'avversario non pensi che il suo comportamento impertinente resterà impunito", cosa che "può concretizzarsi in ripercussioni catastrofiche."

 

Frand Villier , Associate Researcher in Geopolitics Studies and Sciences

 

Traduzione di Giorgio F. per civg.it