Un volontario russo-siriano parla della sua esperienza nelle milizie pro-governative “Shabiha”

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 Assad con alcuni miliziani

 

Nei media vediamo spesso storie di persone da tutto il mondo che si uniscono all'ISIS per un motivo o per un altro.

Nel contempo, quasi nulla si sa di quelli che lo combattono.

Abbiamo parlato con Michel Mizah, cittadino Russo e siriano di 25 anni, che è recentemente tornato da Damasco dove ha combattuto nelle unità paramilitari filo-governative "Shabiha".
Lui ci ha detto cosa i siriani pensano della guerra, del presidente Bashar al-Assad, dello Stato Islamico e del futuro.

- Perché hai deciso di andare in Siria?

Mio padre è nato in Siria e lì abbiamo ancora un sacco di parenti con i quali parliamo ogni giorno, vivendo in pratica in due paesi nello stesso momento. Siamo cristiani. Il mio secondo cugino sta combattendo nell'esercito siriano, mio ​​zio e la zia, civili, sono stati uccisi nel 2012 a Kalamun.

Così, ogni volta che guardavo le notizie ero preso da una certa inquietudine. Sono tre anni che volevo andarci, ma c'era sempre qualcosa - moglie, lavoro, etc. - che me lo impediva. Poi, risolti i problemi, sono potuto andare.

 

- Quando è iniziata la "Primavera Araba" come ha reagito la tua famiglia?

In un primo momento, la mia famiglia simpatizzava con i manifestanti. Ma poi è diventato evidente che i sostenitori della linea dura nell'opposizione laica agivano nell'interesse della Turchia e delle monarchie Arabe. Inoltre la deriva verso l'islamizzazione era chiara e molto preoccupante sin dall'inizio.

Come quasi tutte le persone normali, la mia famiglia, i miei amici e tutti quelli che conosco in Siria sono fortemente contro i wahabiti e, in generale, l'estremismo religioso.

In Siria, la guerra non è contro Assad, ma contro la civiltà stessa. L'ISIS rende letteralmente schiavi, crocifigge le persone, introduce tasse medievali per i cristiani e uccide sciiti e alawiti sul posto.

Vorresti tu vivere secondo la legge della Sharia, venire ucciso perché bevi o fumi e bastonato nella piazza del paese perché indossi dei jeans stretti? Nemmeno noi!

E sappiamo cosa succederebbe se Damasco cadesse. A Raqqa è già così, come ci dice la gente del posto. Gli autobus viaggiano ancora perciò conosciamo molto bene l'alternativa ad Assad.

A Damasco ho incontrato una ragazza, aveva solo 20 anni e, negli ultimi tre mesi, è stata schiava dell'ISIS.  Uno dei loro comandanti l'aveva comprata come concubina, e quando è morto lei è stata "ereditata" dal suo successore.  I suoi parenti sono riusciti a riaverla indietro, pagando.

 

- Sapevi da chi saresti andato a Damasco, c'era qualcuno che ti aspettava?

Certamente. Circa due mesi prima della partenza, attraverso un amico di famiglia, sono entrato in contatto con il mio futuro comandante di unità in "Shabiha". La stessa "Shabiha" nel 2012 è stata accusata dalle Nazioni Unite di "crimini contro l'umanità".

In generale, in questi due mesi precedenti al mio arrivo, ho parlato di me a questo amico: chi sono, cosa posso fare, perché ho voluto venire qui e così via. Lui mi ha spiegato quello che sta succedendo laggiù, quello che dovrei fare e molto altro.

Avrei voluto entrare nell'esercito, ma il mio turno di mobilitazione è l'ultimo, dato che sono l'unico sostegno della mia famiglia e nell'esercito non si può semplicemente entrare per un breve periodo di tempo. Mio cugino è lì da tre anni e non può nemmeno vedere la sua famiglia perché la prima linea è sempre molto calda.


- La vostra milizia è composta solo da siriani o è un team internazionale?

La gente viene dal Libano e dall'Iran, perché capiscono che, se la Siria cade, loro sono i prossimi. Loro ci mandano consiglieri militari e armi. L'intero "asse sciita del male" ci sostiene!

Per quanto riguarda altre parti del mondo, non ho visto nessun combattente. Ho avuto l'impressione che l'Ambasciata di Siria in Russia non approvasse. Forse questo è dovuto alle voci circa la cosiddetta "Legione Russa", che alcuni anni fa è stata scelta da alcune società a San Pietroburgo per combattere al fianco di Assad [ufficialmente, per sorvegliare degli oleodotti Ndr]. Ma quando sono arrivati ​​a Damasco, i diplomatici russi hanno protestato e i "legionari" sono stati rimandati a casa, mentre alcuni sono stati denunciati per attività mercenarie [ per la legge russa è legale combattere in una guerra all'estero, ma non per fare soldi Ndr].

In generale, combattere per la Siria è possibile solo se si ha la cittadinanza siriana o c'è un qualche accordo tra i governi. Ma gli Islamisti arrivano da ogni paese del mondo per attaccare la Siria.

 

- Quali sono state le tue impressioni su Damasco?

Sono arrivato all'aeroporto internazionale di Damasco e la prima cosa che ho visto è stato un gran numero di soldati e miliziani. Ma la vita civile va avanti, quelli che abitano in centro se ne vanno a piedi per le strade, senza paura, nonostante i periodici attacchi di mortaio.

Nelle aree cristiane, la situazione è un po' più complicata, ma i negozi sono ancora aperti. La mia squadra aveva base in una di queste aree, nella periferia nord-est di Damasco, di fronte al quartiere di Duma, che è interamente occupato dagli islamisti e controllato dall'opposizione. E' sempre stato popolato da religiosi radicali, quindi nessuno è rimasto sorpreso quando si è rivelato essere un focolaio di estremismo militante.

Tuttavia, quando sono arrivato, la zona era stata a lungo sotto assedio e il nemico non aveva via di fuga, quindi la mia guerra era relativamente facile, rispetto a ciò che sta accadendo nel nord della Siria.

 

- Quando si dice "milizia" ci ​​si immagina una folla eterogenea, armati e vestiti a caso. È così  "Shabiha" ?

No di certo. Il primo giorno mi è stato fornita l'attrezzatura standard dell'esercito. Abbiamo avuto un briefing sulla missione e siamo andati alle nostre posizioni. C'è abbondanza di cibo, fin troppo, visto che non si può mangiare molto con tutto quello stress. La cucina è tipica del posto, carne, fagioli, dolci vari. Un pacchetto di sigarette deve durare per due giorni, ma sono molto forti, perciò sono sufficienti. Inoltre la gente del posto ci portava cibo ogni giorno. "Shabiha" e l'esercito sono la loro ultima speranza.

Forse, in alcune città dove la gente ha raccolto tutte le uniformi e le armi a disposizione, ha contattato l'esercito e ha detto che la loro unità è ora parte della milizia, ci possono essere  difficoltà di approvvigionamento, ma a Damasco va tutto bene. Le milizie non sono pagate, in compenso Assad offre ogni tipo di aiuti alle loro famiglie.

 

- In generale, qual è il rapporto tra l'esercito e la milizia?

La milizia obbedisce all'esercito. L'opposizione ama dipingere "Shabiha" come barbari che il governo controlla solo nominalmente e come milizia che utilizza il suo status solo per rubare e stuprare. Non è vero niente. Naturalmente i civili possono essere uccisi anche dalle truppe governative. Purtroppo, questa è la realtà dei combattimenti dentro le città. A volte è inevitabile, soprattutto dal momento che gli Islamisti si fanno scudo dei civili. Ma se davvero avessimo ucciso tutti quelli che dice il nemico, il quartiere Duma sarebbe stata distrutto da tempo, spianato con i carri armati in un solo giorno, come alcune teste calde stanno dicendo da molto tempo.

Ma Assad non vuole che succeda. Egli al contrario continua a pagare gli stipendi ai funzionari comunali nelle città controllate dall'ISIS.

Noi non vogliamo un genocidio, il nostro compito è quello di riunificare il paese. Pertanto, prima di ogni missione, ci dicono che assolutamente non dobbiamo sparare sui civili, in nessuna circostanza. Se un civile muore c'è sempre un'indagine e, se necessario, la corte marziale.

 

- Ci puoi dare maggiori dettagli sul rapporto tra "Shabiha" e l'esercito?

L'esercito assegna le missioni, offre tutta l'intelligence necessaria, il supporto, eccetera. Ci fornisce anche gli istruttori.

Con il consenso di Assad, Hezbollah forma e prepara le milizie quando l'esercito non può. Forse, negli insediamenti più isolati, i miliziani non sono sempre in contatto e disponibili, ma se non c'è possibilità di comunicazione, la loro unità non viene considerata parte della milizia.

In altre parole, la milizia è una estensione naturale dell'esercito. La comunicazione avviene tramite i comandanti di unità. Tutte le richieste devono essere esaminate da parte dell'esercito e dell'amministrazione civile, se necessario. Nulla è fatto per capriccio.

Ad esempio, se la milizia decide che è necessario demolire una casa per il suo piano di difesa, dobbiamo prima ottenere un permesso da parte delle autorità cittadine. Certo, a volte non c'è tempo, ma in ogni caso si deve poi fare un rapporto completo dopo il fatto.

Per quanto riguarda gli uomini, il mio comandante ha combattuto nell'esercito per 4 anni come sergente ed è andato nella milizia dopo essere stato ferito. In generale, la milizia è composta da volontari, e quelli che si distinguono combattendo possono essere trasferiti nell'esercito.

 


- Quante persone c'erano nella vostra unità?

Ventuno in tutto. Anche se le unità dovrebbero essere formate dai residenti locali, c'erano tre cristiani di Aleppo, due ragazzi drusi che sono fuggiti a Damasco dall'ISIS e si sono uniti alla milizia e un volontario libanese.

C'è un forte clima di fratellanza militare, quindi non abbiamo differenze religiose, nonnismo o cose simili. Tutti sanno chi è il nostro nemico e tutta la rabbia si concentra lì. Tra di noi ci sono state un paio di persone che all'inizio della "primavera araba" hanno partecipato a manifestazioni anti-governative, ma ora Assad per loro è qualcosa di simile a un profeta. Ed è così dappertutto.

Prima di andare in Siria, pensavo che tutti questi slogan nei film di guerra sovietici, come "Per la Patria! Per Stalin! " fossero solo finzioni per la TV. Ma a Damasco, ho visto con i miei occhi la gente caricare in battaglia al grido di "Dio! Siria! Bashar! "," Il nostro sangue e l'anima per te, Bashar!” e così via.

 

- Qual è il problema principale della milizia?

La milizia non è venuta fuori dal grande amore dei cittadini per la guerra, ma per la necessità di qualcosa che colmasse i vuoti quando nei primi anni della guerra l'esercito ha perso la maggior parte degli uomini.

Ora sono in grado di operare e noi manteniamo le posizioni conquistate. Per esempio, abbiamo passato una settimana occupando un edificio che era più o meno "incastrato" tra le posizioni islamiste.
Non so di quale organizzazione fossero quegli estremisti, forse ISIS o forse altre. Non è così importante, perché si spostano continuamente da un'organizzazione all'altra.

 

- Allora, sei stato inviato al fronte il primo giorno? Il comandante ha controllato le tue capacità?

Sì, lì è successa  una storia divertente . Quella mattina avevo seguito il corso ROTC in Siria, dove sono stato nominato cecchino. Ma mentre stavamo andando a prendere posizione, abbiamo capito che io non sono poi quel grande tiratore. Non riuscivo a colpire una lattina su un barile a un centinaio di metri da me.

Di conseguenza, sono diventato un fuciliere comune o soldato semplice. Non ci sono gradi nelle piccole unità; o sei il comandante o sei un soldato semplice.

Quindi sì, in battaglia sin dal primo giorno, o meglio, dalla prima notte, perchè in pieno giorno si arriva a oltre 40 gradi ed è difficile fare qualsiasi cosa.

Fino all'arrivo del buio, il nostro obiettivo principale era quello di non lasciar dormire i nemici, perchè non fossero poi troppo attivi di notte.

I combattimenti iniziano verso le 6-7 del pomeriggio, quando il caldo comincia a calare. Tuttavia, come mi ha detto il mio comandante, anche i combattimenti più pesanti nel nostro distretto sono nulla rispetto a ciò che sta accadendo nel nord della Siria, dove gli Islamisti hanno artiglieria pesante, carri armati e camion suicidi con esplosivi.

Lì sono morti 6 dei nostri in una settimana, e per colpa loro, ma lì ogni notte possono essere uccise anche 300 persone.

 

- E come sono morti quei sei?

Il secondo giorno che ero lì, erano andati ad aiutare una unità vicina che aveva preso una casa agli Islamisti. Entrarono nell'edificio dopo che i militanti erano già fuggiti.

Tutte le istruzioni dicono che i tecnici devono entrare per primi, perché gli Islamisti minano sempre gli edifici prima di lasciarli. Se ne sono dimenticati, hanno commesso un errore e sono saltati in aria.

 


- Tu sai da dove arrivano i tuoi nemici?

Nella notte del terzo giorno abbiamo catturato un militante, era un siriano di Aleppo che ha ammesso di appartenere l'ISIS. Nel distretto vicino aveva ucciso una famiglia armena - una donna e sua figlia di quattro anni, tagliando loro la gola. Era salito nel loro appartamento mentre  scappava dalla milizia.

Poi evidentemente ha cercato di fuggire verso il quartiere di Duma, ma dato che non era del posto si è perso ed è arrivato alle nostre posizioni. Se qualcuno si preoccupa per la sua sorte, sappiate che è vivo, lo abbiamo consegnato alla polizia militare.

 


- E come hai fatto a sapere che era di Aleppo?

L'accento. L'arabo è un po' come il latino del Medio Oriente. Lo capiscono tutti, ma tutti parlano nei loro dialetti locali.

E quando un uomo parla l'arabo preciso e puro, o è molto istruito, o non è né Siriano né Arabo, e ha imparato la lingua dal Corano. È così che tra i militanti riconosco gli immigrati provenienti dai paesi post-sovietici e dal Caucaso settentrionale. Ce ne sono un bel po', e sono i più brutali.

 


- Cariche contro le mitragliatrici in campo aperto?

Anche quello.  La sera dopo che abbiamo preso quel prigioniero, gli islamisti hanno cercato di prendere la nostra casa. Erano quei tipi provenienti da paesi post-sovietici, urlavano "Allahu Akbar" e qualcosa sul coraggio dei guerrieri islamici, correndo allo scoperto contro i nostri mitragliatori.

Forse erano ubriachi o drogati, anche se il califfato non approva né una cosa né l'altra, e le punisce con la pena di morte. Quel giorno siamo stati attaccati da trenta o quaranta militanti e ne avremo uccisi circa una dozzina.

 


- E' stato spaventoso?

Per lo più avevo paura all'arrivo. O meglio, non senti la paura, ma come un'eccitazione triste. Tutti i sensi sono bloccati e te ne stai lì, seduto, come un sordo. Ma quando iniziano gli spari non c'è tempo per avere paura.

Tuttavia, a volte ci sono persone che capiscono di non essere in grado di combattere solo quando sono in prima linea. Durante la battaglia, cadono in un totale torpore, non fanno  nulla, non sentono nessuno. Vengono immediatamente inviati nelle retrovie, per aiutare, per esempio, in ospedale. Non è un grosso problema, la cosa più importante è che uno abbia il coraggio di venire ed aiutare.

 


- Come fai a mantenere la calma?

Cerco di parlare di quello che sto facendo, in silenzio o ad alta voce, mi aiuta a concentrarmi. Per esempio, mi dico: "Ecco un nemico che corre. Devo togliere la sicura, mirare e sparare... La battaglia è finita, devo riferire al comandante. "

Questo mi aiuta molto e dopo il combattimento ho il mio down, fumo molto e ho le  mani che tremano.

E proprio la prima notte, quando sono arrivato, sono stato preso dal panico, perché i militanti hanno colpito la nostra casa con un RPG, ed io sono stato colpito a una spalla da un mattone crollato dal muro. Ho iniziato a urlare che ero ferito, tutta la squadra ha iniziato a correre intorno. É così che ho imparato la versione araba del proverbio russo "giace come Trotsky." Ho ancora la cicatrice di quel colpo.

 

- In generale, ci sono stati momenti in cui non eri in tensione?

Un intero giorno e mezzo. Poi, il quinto giorno, ho imparato a conoscere la guerra delle gallerie. Succede che, mentre noi stavamo difendendo il nostro palazzo, gli islamisti stavano scavando un passaggio proprio sotto il nostro naso.

Non so quanto tempo ci è voluto loro - forse un mese o più - ma un "magnifico" giorno abbiamo scoperto che gli islamisti erano usciti dietro di noi e avevano occupato un edificio di quattro piani, il più alto della zona, le altre case non superavano i due o tre piani.

Ovviamente hanno subito messo un cecchino e addetti alle mitragliatrici, e noi siamo finiti accerchiati. Se uno voleva per uscire poteva provare a correre per 200 metri in mezzo ai proiettili, ma nessuno ha voluto provare. Invece, ci siamo messi in contatto con il quartier generale dell'esercito e ci hanno detto che avrebbero trovato una soluzione. Ci hanno messo un giorno e mezzo, poi hanno portato un BMP veicolo blindato, una squadra d'assalto, e altre due squadre di milizia come la nostra.

Come prima cosa l'edificio è stato bucherellato come un formaggio svizzero per due ore con una mitragliatrice pesante e poi l'abbiamo assaltato da tutte le parti.

Come risultato, il nostro comandante ha avuto un dito della mano amputato da un proiettile e abbiamo ucciso otto islamisti. Ce n'erano molti di più nell'edificio, ma i più furbi sono scappati di nuovo nel tunnel. E poi le mie imprese militari sono finite perché era ora di tornare a casa.

 


- Meno male che sei stato salvato in tempo. La gente del posto con cui sei riuscito a parlare  cosa pensa della guerra?

Tutti sono molto stanchi della guerra, ma sostengono Assad perché capiscono che se vincono gli islamisti saranno tempi duri.

L'ISIS non fa prigionieri; se ti circondano, non pensi mica di arrenderti, ma solo di farne morire più che puoi insieme a te.

Anche i gruppi di opposizione laici stanno utilizzando l'offerta di amnistia del governo per essere salvati dagli islamisti. Solo i più poveri tra i poveri sono ancora dalla parte degli estremisti religiosi.

La maggior parte dei rifugiati, contrariamente alle ultime notizie, restano in Siria. Il governo sta cercando di evitare la creazione di campi profughi e li sistema in edifici amministrativi.

I rifugiati più ricchi vanno in Iran e in Libano per continuare la loro attività lì, e i più poveri tendono ad andare verso l'Unione europea.

Nonostante l'enorme debito e il crollo totale dell'economia, la Siria stanzia ancora ingenti somme di denaro per il settore sociale. Costruisce centri per bambini, scuole, ospedali e così via. Gli stipendi sono pagati anche a quei funzionari che lavoravano nelle città controllate dall'ISIS.

I Wahabiti stanno costruendo un loro Stato ma, a causa della mancanza di propri professionisti, devono contare su funzionari siriani per mantenere le città che hanno occupato.  Alcuni funzionari sono furbi abbastanza da essere stipendiati sia da Damasco che da Raqqa.  Assad sta facendo di tutto per dimostrare che la Siria, a differenza dei terroristi, si prende cura dei suoi cittadini.

 


- Tu parli di ISIS, ma in realtà ci sono molti gruppi diversi. La gente del posto non fa questa distinzione?

Fa differenza chi è che ti taglia la testa? I militari fanno attenzione, perché per loro è importante sapere con quali gruppi arrivano ad una tregua temporanea. Anche per gli storici e gli scienziati, per le loro ricerche.

Beh, c'è anche il Free Syrian Army (Libero Esercito Siriano), ma sono non più di un decimo delle forze ribelli. Neanche con loro la gente del posto vuole avere a che fare  Tutte le loro richieste vengono gradualmente soddisfatte già ora. Per contrastare gli Islamisti, Assad ha bisogno di instaurare un dialogo con la gente.

E l'FSA chiede le dimissioni di al-Assad. Perchè, mi chiedo, se tutti sanno che vincerà qualsiasi tipo di elezione regolare.

 

 

- La gente del posto non fa distinzione tra islamisti locali e stranieri?

Sì, questa è una cosa importante. Gli stranieri disprezzano i costumi locali. Siamo arrivati al punto che persino le tribù beduine vicino a Raqqa, che all'inizio avevano accolto l'ISIS, ora corrono da Assad perchè non possono vivere sotto il nuovo regime.

Ma il flusso principale dei profughi inizia quando gli islamisti arrivano nei nuovi insediamenti. I miliziani con cui ho parlato sono convinti che la nostra missione nella vita sia quella di purificare il mondo dall'enorme mucchio di merda che si è concentrato nella nostra Patria. Siamo solo dispiaciuti che si tratti della Siria e non dell'Arabia Saudita, della Turchia e degli Stati Uniti, che finanziano questo schifo.


- Qual è l'atteggiamento generale verso i sauditi?

Anche prima della guerra non piacevano a nessuno a causa del loro modo di vivere medievale. A Latakia, per esempio, c'è una caffetteria con un cartello: "Cani e sauditi non ammessi."

L'Arabia Saudita non piace per la sua ferocia, l'arretratezza e la barbarie, così come per l'orgoglio senza cultura basato solo sulle riserve di petrolio. A loro volta, i siriani si considerano gli eredi di antiche civiltà.


- E che cosa pensano della Russia?

I sostenitori di Assad pensano bene della Russia fin dai tempi dei sovietici, e ora ancora di più. Ma se l'ISIS viene a sapere che sei uno slavo o che hai una moglie slava, sarai ucciso di sicuro, perché dopo la guerra in Cecenia la Russia è considerata uno dei principali nemici dell'Islam radicale.


- Capisco ... È stato difficile dire addio alla squadra?

Mi vergognavo. Io ho un altro posto dove andare, e loro no. Abbiamo subito fatto amicizia, tutti quanti. Il prossimo anno voglio andarci di nuovo. Quando sono arrivato, pensavo che il nemico fosse come un'orda immortale. E' venuto fuori che le capacità degli Islamisti sono state esagerate. Alla fine, muoiono come chiunque altro.


- Pensi che la guerra durerà ancora meno di un anno?

Ovviamente no. Per fermarla, lo Stato ha bisogno di prendere il controllo del confine con la Turchia, e del confine Giordano sulle Alture del Golan. Se l'afflusso di islamisti si fermasse, non avremmo problemi ad occuparci velocemente di quelli già nel paese.

Tutti i siriani sanno che la Turchia, l'Arabia Saudita, Israele e gli Stati Uniti stanno aiutando gli islamisti con armi e denaro e comprano il loro petrolio. In teoria dovrebbero aiutare solo la "opposizione laica", ma è chiaro che tutti gli aiuti finiscono in un unico pentolone, e l'FSA distribuisce quelle armi ad altri gruppi. Alcune unità dell'FSA sono state descritte come "costituite da magazzinieri e magazzini al confine turco, che si arricchiscono con la rivendita di armi della CIA".

Allo stesso tempo, la Siria può essere sconfitta solo se si stabilisce una No Fly Zone, se la Turchia sostiene apertamente gli islamisti e se la cosiddetta coalizione "anti-ISIS" la attacca apertamente.


- Ti senti cambiato tornando in Russia?

Non riesco a capire come qui si viva così, normalmente. Qui si dorme tranquillamente e si sogna normalmente. Laggiù riesci a dormire solo quando sei assolutamente esausto. Adesso odio quelli che tirano i petardi. E guardo sempre dove metto i piedi, alla ricerca di mine.

Ma in ogni caso non potevo stare seduto e non dare anche un piccolo contributo alla lotta contro l'ISIS. Mio cugino dice che nel nord, ogni giorno è come "Salvate il soldato Ryan". Ingenti perdite da entrambe le parti, nessuna pietà per l'altro, anche noi non sempre facciamo prigionieri, c'è persino chi taglia orecchie ai nemici morti come souvenir.

 

- Vorresti dire qualcosa ai tuoi compagni o agli islamisti?

Alla milizia e ai soldati: ragazzi, tutte le persone normali vi appoggiano.  E per i militanti, credo che sia una brutta cosa concludere l'intervista dicendo: "Sarete tutti uccisi?. Beh, bisogna essere un idiota completo per combattere dalla parte del Califfato.

Penso di potervi raccontare una barzelletta: i soldati catturano un islamista. Chiede se possono fucilarlo alle ore 13.00. Gli chiedono perché proprio a quell'ora? Dice che vuole fare pranzo con il Profeta Maometto e i martiri.

L'ufficiale ordina di fucilarlo alle 14.15. I soldati chiedono il perché.  E l'ufficiale risponde: giusto in tempo per lavare tutti i piatti.

 

 

16 Settembre 2015

Intervista raccolta da Arthur Avakov e pubblicata su MK.RU.

Traduzione di Giorgio F. per Civg.it

 

Post scriptum: Michel ha rifiutato di farsi fotografare; ha detto che non vuole essere identificato dagli estremisti.