Il capo di stato maggiore Binelli: “A Teulada c’è contaminazione da torio”

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8 gennaio 2016

 

“A Capo Teulada i monitoraggi in alcune aree hanno segnalato una contaminazione da torio, per la quale saranno avviate le necessarie bonifiche”. Così affermava nel 2014 l’allora capo di stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, davanti alla commissione Difesa della Camera. Anche a Quirra “è stato constatato il superamento della concentrazione-soglia di contaminazione”, continuava. 

Ma le bonifiche avviate sono minime. Perché ci sono procedimenti giudiziari in corso e perché quelle più importanti costano centinaia di milioni di euro. Una parte del poligono di Capo Teulada è considerato addirittura non più bonificabile.

È anche in corso di implementazione – ha proseguito l’ammiraglio - un “sistema di centraline per la rilevazione dei livelli di intensità di radiazioni ionizzanti e campi elettromagnetici e per il campionamento delle polveri aerodisperse”. Dovrebbe garantire qualche dato in più, raccolto dall’Arpas e reso accessibile alle autorità locali.

Ma non servirà a fermare l’inquinamento. Le sostanze nocive restano disperse nell’ambiente per molto tempo. Il rischio reale sono le polveri di torio, cancerogene per i polmoni e il cavo digestivo, se inalate o ingerite. Soprattutto se si viene esposti a lungo, come dimostrano accreditati studi scientifici condotti per conto del ministero della Salute cinese su alcuni minatori del Paese.

Anche a La Maddalena un’indagine del 2003 aveva rilevato nelle acque dell’arcipelago un presenza di Torio 232 superiore alla norma, probabilmente dovuta alla presenza dei sottomarini nucleari americani. Una quantità eccessiva di torio si è riscontrata pure nel poligono di Cellina Meduna (Friuli Venezia Giulia) dove la preoccupazione generale per il possibile inquinamento di una falda acquifera ha portato il problema davanti agli organi dell’Unione Europea. “Il torio 232 – scriveva l’eurodeputato Pd Andrea Zanoni in un’interrogazione alla Commissione nel 2014 - è un metallo radioattivo che emette particelle sei volte più pericolose per la salute umana rispetto a quelle rilasciate dall’uranio impoverito e che raggiunge il massimo della tossicità circa 20-25 anni dopo il suo utilizzo”.

La sensazione è che ci si stia accorgendo troppo tardi di quanto siano dannosi determinati materiali militari. Non sarebbe la prima volta. Il caso più emblematico fu quello del cosiddetto Agente arancio, usato come defoliante dagli statunitensi nella guerra del Vietnam, quando vennero diffuse nella zona diossine tossiche che entrarono nella catena alimentare, causando malattie e malformazioni fra gli abitanti e fra i militari.

 

da Depleted Island