CIVG Informa N°74

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Serbia: una terra avvelenata
Daria Aslamova

15 anni dopo i bombardamenti NATO della Serbia la corrispondente del giornale russo Komsolvskaja Pravda Daria Aslamova è andata in questo paese per vedere che segno ha lasciato li' la guerra.  

Quella primavera di quindici anni fa a Belgrado anche i non fumatori chiedevano sigarette.
Spopolava un tabacco di contrabbando a basso costo, che faceva diventare la gola secca e i polmoni scoppiavano dalla tosse mattutina, ma all'infelice città non importava. Fumavano ragazzini di dieci anni che hanno smesso di giocare alla guerra, fumavano studentesse in minigonne, rispettabili madri di famiglia e le vecchiette con occhi morti e vuoti. Fumavano persino i soccorritori quando trascinavano dal bombardato e ardente centro televisivo i corpi di sedici giornalisti.

Mi ricordo le loro facce, illuminate nel buio dal bagliore dell’incendio. La mattina iniziava con una sensazione di nausea, bicchieri di grappa che bruciavano lo stomaco vuoto, e "domacia kafa", un caffe casalingo (un caffè turco molto forte, patrimonio dell'Impero Ottomano). Non mi ricordo nemmeno quello che abbiamo mangiato. E non mi ricordo di aver dormito. La sirena nell'aria cominciava a lavorare alle 2 di notte, e nelle stanze bluastre per il fumo la gente balzava in piedi dalla sedia e correva alla finestra. Mi addormentai solo una volta, nella casa dei miei amici in Batajnica, un sobborgo di Belgrado, dove si trovava l'aeroporto militare. Mi hanno dato una bottiglia e mi hanno detto di bere fino a quando il soffitto non avrebbe girato come una trottola. È impossibile non dormire sempre. Alle due di notte nella mia camera esplosero le finestre, e io rotolai sul pavimento. Stavo a quattro zampe in mutande, sconvolta dalla paura, fino a quando mi ha tirata fuori sulla scala la padrona di casa di nome Melania. "Stai qui, disse. Se la casa crollerà, la scala resisterà. E di cemento armato. Vuoi una sigaretta? " Quella notte a Batajnica è morta una bambina di tre anni: Milica Rakic.

78 notti insonni si conclusero con la resa della Jugoslavia nel giugno 1999. La mostruosa macchina militare della NATO, unita alla forza ferrea anglosassone, ha spedito nel Medioevo un paese fiorente dei Balcani. I serbi scossi hanno pianto i morti e si sono detti: gli orrori della guerra sono alle spalle. Non sapevano ancora che il peggio stava solo iniziando.

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La Serbia: avvelenata e occupata dalla NATO, asservita e immiserita dal FMI e dalla UE
Enrico Vigna

settembre 2015

 

 

Prendendo spunto dall’eccezionale reportage dalla Serbia della giornalista russa Daria Aslamova, tradotto e proposto dal Forum Belgrado Italia, dove emerge in modo preciso la situazione della Serbia dei nostri giorni, colgo l’occasione per offrire un ulteriore sguardo sulla situazione. Un paese uranizzato e occupato dalla NATO, comprato e asservito dai “Bankster” del FMI e della UE. Una terra avvelenata per i prossimi 100 anni e forse più; un popolo con una grande e fiera storia, immiserito e umiliato.

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