Ad memoriam. Tarek Aziz.

E’ morto Tarek Aziz, al di là di valutazioni o letture sull’Iraq retto dal Partito Baath, un solenne saluto va dato a quest’uomo, che nonostante tutto ciò che gli hanno fatto o proposto, è stato fino all’ultimo coerente con la sua storia e quella dell’Iraq. Con dignità ma anche con lucidità su dove avrebbe portato la distruzione e l’occupazione del suo paese in futuro, è rimasto fermo senza rinnegamenti, avendo egli operato come da lui stesso dichiarato, non per obiettivi personali ma per l’interesse del suo popolo. Anche quando furono commessi errori. Il CIVG che faceva parte del Comitato Internazionale per la sua liberazione, saluta in lui un uomo di valore e grande dignità.

Ad memoriam. Tarek Aziz.

 

 

Il CIVG ritenendo completamente interno ai propri intenti e basi fondanti, relativi agli obiettivi di una solidarietà e scelta di campo, con popoli, paesi e persone aggrediti, ha aderito e sosterrà l'impegno delle Campagne Internazionali per la Liberazione di Tarek Aziz, nel lavoro di Informazione e denuncia, e nelle sue progettualità.

Il Direttivo del Centro Iniziative Verità e Giustizia

Tariq Aziz: Hanno ucciso il nostro Paese. Siamo tutti vittime di Gran Bretagna e USA

L'indipendenza di questo stato cliente degli Stati Uniti è un mito, tanto come la sicurezza, dal momento che nella cerimonia che ha avuto luogo per il rimpatrio dei primi contingenti statunitensi, tutti erano rannicchiati dietro vasti muri anti-esplosione. Le sedie riservate al Presidente del Consiglio, al Presidente e degli altri del governo Quisling iracheno, erano vuote. Forse erano troppo occupati alla pianificazione dei futuri spargimenti di sangue, post-partenza degli eroi statunitensi.

Tariq Aziz deve essere in cima alla lista. Egli rappresenta la memoria patriottica e nazionale di un governo rovesciato illegalmente, che, prima di qualunque altra cosa, aveva messo al primo posto l'Iraq, usando i proventi petroliferi del paese per sanità, istruzione, acqua pulita, infrastrutture moderne; trasformando un bello, ma malandato  paese del "terzo mondo " in uno molto più vicino al "primo mondo", per usare il linguaggio paternalistico del mondo Occidentale.

Tariq Aziz ha potuto comunicare con il mondo, con una prima intervista dopo sette anni di prigionia e isolamento, custodito dagli americani. Nonostante questo, in esso ancora vivevano le sue intuizioni, era acuto come sempre, così come immutati erano il suo amore e la disperazione, per il suo paese.

"…Non c'è più niente qui. Niente. Per 30 anni Saddam ha costruito l'Iraq e ora è distrutto. Ci sono più malati di prima, più affamati. Le persone non hanno servizi. Le persone vengono uccise ogni giorno a decine, se non a centinaia. Siamo tutti vittime di America e Gran Bretagna. Hanno ucciso il nostro Paese… "

Ha parlato dell’Iraq prima dell'invasione, che si sentiva vulnerabile verso l’Iran, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. E 'stato questo sentimento di vulnerabilità che ha portato, per lungo tempo l’Iraq a non dire categoricamente, che non aveva armi di distruzione di massa.

Inoltre: "…Noi siamo arabi, siamo nazionalisti arabi. Dobbiamo esserne orgogliosi... "

Prima dell'invasione, questo politico avveduto e diplomatico ha rilevato che: "…Quello che gli Stati Uniti volevano, non era un 'cambio di regime' in Iraq, ma piuttosto cambiare tutta la regione…". Negli anni si è  dimostrata una veridicità tremendamente corretta.

Egli ha riassunto le ragioni dell'amministrazione Bush per la guerra contro l'Iraq, laconicamente: "... per il petrolio e Israele…"

Con un primo ministro e altri di questo governo Quisling, con profondi legami con Israele e la più grande ambasciata statunitense sulla terra che li rappresenta, molti ancora cercano di coprire le tracce di illegalità, bugie e duplicità e non c'è da meravigliarsi. E ancora fino ad oggi l'Occidente deve fare i conti con questo indomabile, fragile, malato, in carcere a 74 anni di età, isolato ma ancora vivo e pensante.                                                                                                                          Un cristiano, e questo è anche memoria della natura laica del regime precedente, in un paese ormai lacerato con la sobillatrice logica del "Divide et impera", svolta con perfezione omicida.

Entro il 2006 la metà dei cristiani in Iraq avevano lasciato il paese temendo per la loro vita, altre migliaia sono fuggiti dopo. Ultimamente Aziz ha raggiunto una tale fase di degrado, ha detto il suo avvocato, che semplicemente l’unico desiderio rimastogli, era che l'incubo della prigionia, dell'isolamento, delle ingiustizie subite, della malattia non curata, finisse. Anche la sua speranza, anzi il coraggio, dal momento che come tutti i membri del vecchio regime aveva giurato che non avrebbe mai abbandonato l'Iraq e non l’ha fatto, erano scalfiti. Adesso vorrebbe solo trascorrere il suo tempo rimanente con la moglie e la famiglia da cui è separato da dieci anni. Minacciosamente quest'anno gli è stato negato persino la possibilità di una telefonata per il Natale (sarebbe stata la prima volta), con la sua famiglia.

Nell'aprile 2003, dopo l’invasione degli Stati Uniti, ha negoziato la sua consegna in cambio della vita della sua famiglia: "…Ho fatto sapere agli americani che se avessero portato la mia famiglia ad Amman (nella vicina Giordania)  potevano imprigionarmi…Così è stato ed io sono andato in prigione… ".

" Mio padre ha servito il suo paese per più di 22 anni. Egli ha consegnato se stesso all'esercito degli Stati Uniti (dopo la caduta di Hussein) perché non aveva paura. Non ha fatto niente di male. Ha servito il suo paese… "la figlia di Aziz, Zainab Aziz, ha detto.

Sabah Al Mukhtar, Presidente della Associazione Avvocati arabi con sede nel Regno Unito, esprime un giudizio negativo su questo metodo coloniale: "Ai sensi delle Convenzioni di Ginevra e di Vienna, la forza occupante ha sia responsabilità che limitazioni. C'è un dovere di protezione per i cittadini, i bambini e l'ambiente. La legge nei territori occupati non può essere cambiata".  Ritenendo il governo britannico ugualmente responsabile, egli sostiene che gli occupanti erano parte di una leadership con: " …responsabilità enormi, che ha istituito un sistema di prove che non soddisfano gli standard internazionali di base e il rispetto delle convenzioni di Vienna e di Ginevra…”. Inoltre: "L'esecuzione è l'abuso ultimo dei diritti umani." Egli fa notare che nell’Iraq laico pre-invasione, tutti i credenti, condividevano feste e celebrazioni, e dove a tutte le istituzioni religiose erano fornite annualmente finanziamenti da parte del governo allo stesso modo, senza distinzioni.

La figura di spicco nel governo iracheno, di Tareq Aziz, un cristiano, era vista con ostilità della forze fondamentaliste, infatti  questo fatto, usato anche contro lo stesso Saddam Hussein, veniva visto come un modo di minare i movimenti islamici.

Tareq Aziz è l'uomo che, soprattutto, si distingue tra le menzogne, le duplicità; che conosce la malvagità dell’illegalità, i sotterfugi, la corruzione, i traditori e le grandi multinazionali, tutti pronti ad abbattere fino all’ultimo iracheno, per mettere le mani sul petrolio e stabilirsi in questo paese strategicamente vitale. Badi Arif, un avvocato che ha rappresentato il signor Aziz, ha detto che vi è un movente politico contro Tarek Aziz. Il signor Aziz mi diceva sempre: “… troveranno un modo per uccidermi e non c'è modo per me di fuggire da questo' ", ha riferito Arif.

Nuri Al Maliki ha ratificato il suo meschino servilismo verso Washington, quando il 12 dicembre ha chiesto di andare nella città di Arlington al cimitero militare, per deporre una corona di fiori con il presidente Obama, al Memoriale del Milite Ignoto; per porgere i suoi rispetti al personale al servizio degli Stati Uniti che hanno perso la vita, decimando il paese di cui è - per ora - il primo ministro.

Una vasta ricerca non ha trovato alcuna traccia di Maliki in visita ai luoghi di lutto dell'Iraq: da Falluja a Bassora, da Mosul a Mahmudiyah qui, dove una quattordicenne, Abeer al Janabi, è stata ripetutamente violentata da soldati americani, poi uccisa e data fuoco, con tutta la sua famiglia. Presumibilmente, facevano parte di quella "linea ininterrotta di eroi" di Obama, a cui ha fatto riferimento, in un'altra cerimonia a Fort Bragg.

Se la legalità non prevale non solo nel caso di Aziz e dei suoi compagni, ma di tutti coloro illegittimamente detenuti, semplicemente per diverse convinzioni politiche o religiose, di fronte ad una sconcertante morte, in nome di una “liberazione” occidentale, noi tutti, che professiamo di avere a cuore la giustizia, i trattati, le convenzioni, la legalità, collettivamente dovremmo alzarci in piedi e denunciare e condannare tutto questo. Compresi i relativi organismi silenti delle Nazioni Unite, rifugiati nelle loro grandi “Torri di Avorio” a New York o Ginevra, con la loro apparenza fatta di discorsi privi di significato del Segretario Generale; i grandi riferimenti religiosi, il Vaticano; Amnesty International; Human Rights Watch; il Dipartimento di Stato; il Ministero degli Esteri britannico; Organi dell'Unione Europea e dei caposaldi del diritto internazionale. Tutti già stati ripetutamente avvicinati e rimasti in silenzio fino al punto di essere ritenuti complici. Parlando al 400 ° anniversario della stampa della Bibbia di Re Giacomo, il 16 dicembre 2011 il primo ministro Cameron aveva dichiarato circa il Regno Unito: "…Siamo un paese cristiano e non dobbiamo avere paura di dirlo. La Bibbia ha contribuito a dare alla Gran Bretagna un insieme di valori e una morale che rendono la Gran Bretagna quello che è oggi. Valori e morale che dovremmo  attivamente difendere. L'alternativa di neutralità morale non dovrebbe essere un'opzione… ". Un inizio sarebbe mostrare in Gran Bretagna che, questi  "valori e morale ...da difendere…", cominciano da un coraggioso, fragile, uomo cristiano vittima di una barbarie imposta da una invasione illegale degli Stati Uniti, di una "crociata", che Cameron ha votato, e di cui la gran Bretagna è stata definita  un "alleato indispensabile". Che il signor Cameron si attivi cominciando con il salvaguardare la vita di Tarek  Aziz, permettendogli di essere restituito alla sua famiglia, e che un nuovo inizio di riconciliazione avvenga con una amnistia per i prigionieri in Iraq.

Non dovrebbe essere un problema. Gli Stati Uniti hanno ancora 8.000 soldati, 125 elicotteri e 28 droni, in gran parte con base nel Kurdistan iracheno. Il loro proclamato "ritiro totale" suona quasi falso, come quel famoso servizio fotografico di George W. Bush, che si presentò con un dono alle truppe, con un tacchino del Ringraziamento, che si rivelò essere di plastica...

La "Neutralità morale", non è davvero un'opzione, per chi contribuisce ad uccidere quest’uomo, ex ministro degli Esteri del suo paese.

 da The Guardian e Mathaba - Traduzione di Ornella P. per civg.it

 


 

 

Padre Benjamin per Tarek Aziz

GRIDO D’AIUTO DEL FIGLIO DI TAREQ AZIZ  

Assisi, aprile 2013

Padre Jean-Marie Benjamin ha ricevuto per Pasqua questa mail drammatica da Ziad Aziz, figlio maggiore dell’ex vice premier iracheno Tareq Aziz.

Tarek Aziz, l’appello del figlio: «sta morendo in prigione»

“Caro Signore, sono praticamente dieci anni che mio padre è stato arrestato dalle forze americane, ed è anche l’anniversario del tentativo di assassinio a cui è riuscito a sopravvivere nel 1980. Quel tentativo, in cui persero la vita dei civili presenti, è stato pianificato e portato a termine dalle stesse persone che guidano oggi l’Iraq, le quali anche adesso progettano di ucciderlo, questa volta lentamente, senza testimoni.

In occasione dell’ultima visita alla prigione, in cui viene detenuto a Baghdad, mia madre e le mie sorelle hanno appreso che ha avuto un quarto ictus dal 2003, crollando sul pavimento della sua cella nel corso della notte, dove poi è rimasto disteso per tutto il tempo, sino al mattino. Non è stato visitato da nessun medico, nè è stato trasferito in alcun ospedale e nemmeno gli è stato offerto alcun sostegno medico dopo l’attacco. Se non fosse stato per i compagni di prigione, i quali hanno cercato di averne cura facendo del loro meglio e per la grazia divina, non voglio pensare cosa sarebbe potuto accadere.


La sua capacità di esprimersi (parlare) è sensibilmente diminuita: mia madre e le mie sorelle hanno potuto comprendere a malapena cosa volesse dire a loro. Lesioni ulcerose, di natura infiammatoria, riconducibili al diabete, sono presenti sulle gambe e sul piede, il che potrebbe condurre alla cancrena, e, se le cure non sono immediate, all’amputazione.


Non ha mai sofferto in passato di queste lesioni, ma solo adesso per il modo in cui è stato trascurato.


Come ho detto prima, le stesse persone che hanno cercato di assassinarlo nel 1980, cercano di ucciderlo ora. Sostengono di essere dei fari dei diritti umani e della democrazia per l’intera regione, ma non hanno nessuna compassione, né umanità. Hanno un loro piano. Non sono interessati alla giustizia, vogliono solo la vendetta.


Io e la mia famiglia le chiediamo di informare la comunità internazionale e la stampa mondiale attraverso i suoi canali sulle condizioni di mio padre. La sua salute peggiora di giorno in giorno e sono sinceramente preoccupato su cosa ci riservi il futuro se non dovesse ricevere subito l’attenzione e le cure appropriate di cui ha disperato bisogno.


La ringrazio in anticipo per tutto l’aiuto, e sono fiducioso che farete del vostro meglio. Grazie per porgere l’orecchio (al grido d’aiuto) e per avere un cuore caldo.


Le auguro una felice Pasqua e prego che Dio protegga lei e i suoi cari.


Cordialmente. Ziad Tariq Aziz”                                            

da Padre Benjamin

 


 

Appello alle Nazioni Unite da Padre Miguel d' Escoto Brockmann , ex Presidente dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per la liberazione del signor Tariq Aziz , vice primo ministro iracheno prima dell’invasione del 2003

Sono, per dirla semplicemente, estremamente triste e arrabbiato per vedere un'altra grande ingiustizia perpetrata dagli Stati Uniti, che, nel mio paese Nicaragua, ha in anni recenti promosso, diretto, armato e finanziato una guerra non dichiarata di aggressione che ha provocato la la morte di 50.000 persone.

Questa volta, l'azione che a cui mi riferisco è stata presa nei confronti di un carissimo amico, un cristiano, con il quale andavo spesso in chiesa: Tareq Aziz , ex primo ministro dell'Iraq.

Avendo volontariamente instaurato un processo iniquo, gli Stati Uniti sono responsabili per il giudizio sommario e la sentenza extragiudiziale di Tareq Aziz. In tal modo, gli Stati Uniti hanno commesso un grave violazione degli articoli 3 e 4 della Convenzione di Ginevra, che abbastanza cinicamente, gli Stati Uniti affermano di essere impegnati a cercare, perseguitare e punire gli individui che commettono certi gravi crimini internazionali.

In conformità con quanto il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, ha rilevato circa la natura illecita, la mancanza di un giusto processo e la correttezza nel processo di Tareq Aziz, gli Stati Uniti hanno l'obbligo morale e giuridico di permettere che Tareq Aziz sia immediatamente liberato .

Siamo stanchi di casi in cui i macellai perseguitano e poi accusano le loro vittime.

Padre Miguel d'Escoto Brockmann