Il Centro Wiesenthal denuncia la cerimonia svoltasi a Zagabria in Croazia, in memoria del boia croato Ante Pavelic.

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Gerusalemme. Il Centro Simon Wiesenthal ha duramente denunciato lo svolgimento di una funzione religiosa svoltasi ieri nel centro di Zagabria alla memoria del boia croato Ante Pavelic che fu a capo dello Stato Indipendente di Croazia (NDH) durante la Seconda guerra mondiale. In una presa di posizione in data odierna del suo principale cacciatore di nazisti, lo storico dell’Olocausto Efraim Zuroff, il Centro ha posto in risalto il ruolo determinante assunto dalle iniziative di genocidio lanciate da Pavelic contro i serbi, gli ebrei e gli zingari in Croazia nel corso della Seconda guerra mondiale nonché la persecuzione sistematica e l’assassinio degli antifascisti croati.

A parere di Zuroff:

E’ arduo immaginare che nel centro della capitale di uno dei Paesi membri dell’Unione europea, in prossimità della comunità ebrea di Zagabria, centinaia di persone si siano raccolte ieri per commemorare uno dei più grandi carnefici della storia europea. Simile cerimonia è un vero insulto alla memoria delle centinaia di migliaia di vittime innocenti di Pavelic. Essa costituisce inoltre un distintivo di vergogna per la Chiesa cattolica, che ha permesso lo svolgimento della cerimonia nella Basilica del Cuore di Cristo, il quale, se fosse vissuto durante il Secondo conflitto mondiale, sarebbe stato anch’egli preso di mira e fisicamente eliminato”.

Bruxelles deve fare i conti con il ritorno del fascismo in Europa orientale.

Il croato Ante Pavelic, fondatore del movimento degli Ustascia, fu responsabile in prima persona delle politiche di sterminio del movimento da lui fondato.

Cercate d’immaginare il seguente scenario. La prossima primavera nel settantesimo anniversario della morte di Adolf Hitler una messa di suffragio viene tenuta nel centro di Berlino in una delle più importanti chiese della città, che per pura casualità si viene a trovare alcune centinaia di metri dai locali della Comunità ebrea, alla quale prendono parte migliaia di fedeli, giunti a onorare con la loro presenza la memoria del fondatore del Terzo Reich. Ovviamente un evento del genere appare assolutamente fuori dell’immaginabile nella realtà della Repubblica Federale per una serie di questioni giuridiche e di altra natura, una delle non meno importanti quella relativa alle non buone relazioni intrattenute dal Führer con i rappresentanti della Cristianità.

Ma l’equivalente croato ha avuto luogo solamente due giorni orsono a Zagabria, dove diverse centinaia di persone hanno preso parte alla messa in memoria di Ante Pavelic, il Presidente dello Stato indipendente di Croazia (NDH), creato dai tedeschi e dagli italiani dopo l’occupazione della Yugoslavia nell’aprile del 1941 e uno dei più grandi carnefici nella storia della Seconda guerra mondiale. Pavelic è stato il fondatore degli Ustascia, un movimento fascista da lui creato nella seconda metà degli anni venti e che assurse al ruolo di partito dominante nello stato satellite creato nel 1941. Egli fu personalmente responsabile delle politiche di sterminio poste in essere dagli Ustascia in tutta la zona sotto il loro controllo, dove centinaia di migliaia di serbi, ebrei e zingari furono brutalmente assassinati, la maggior parte nei campi di concentramento sparsi un po’ dappertutto nel territorio croato, il più vasto dei quali fu Jasenovac, dove almeno 100.000 vittime innocenti furono eliminate e che passò sotto il nome di “Auschwitz dei Balcani”.

Dopo la guerra Pavelic riuscì a fuggire in Argentina seguendo l’infame “rotta dei sorci”, la rete di fuga, appositamente approntata dal vescovo austriaco Alois Hudal con l’aiuto del prete croato Krunoslav Draganovic per consentire ai criminali di guerra nazisti di approdare in siti sicuri in America latina ed in Medio Oriente. Egli fu scovato a Buenos Aires dall’intelligence iugoslavo e rimase ferito in un tentativo di assassinio, delle cui conseguenze egli successivamente morì a Madrid due anni dopo nel 1959. Pavelic resta un eroe per molti croati il che spiega la grossa partecipazione alla messa di suffragio della scorsa domenica. Normalmente uno si aspetterebbe che, a distanza di quasi un quarto di secolo dal momento che la Croazia è divenuta uno stato democratico e dopo essere entrata in qualità di membro a pieno diritto nell’Unione europea, una simile venerazione nei confronti di uno che è stato uno dei più efferati killer dell’ultima guerra sia un qualcosa che appartiene al passato; sfortunatamente questo non è il caso e tracce di una nostalgia dura a morire verso il passato ustascia continuano ad essere uno dei tratti salienti della società croata e cerimonie come quella della messa della scorsa domenica vengono ancora celebrate con una rilevante adesione di popolo.

Sotto questo profilo il fatto che due preti di rango abbiano ufficiato la funzione costituisce fonte di inquietudine. Uno di loro, il dominicano Vjekoslac Lasic è conosciuto per funzioni di questo genere così come per la sua eulogia al funerale dell’ex-comandante di Jasenovac Dinko Sadic nel corso della quale egli ebbe modo di notare che, sebbene Sakic non aveva osservato tutti i Dieci Comandamenti [tu non ucciderai per esempio], pur tuttavia egli rappresenta un punto di riferimento per la nazione croata. Questo tipo di sermoni da parte del clero croato contribuisce ad alimentare l’ideologia ustascia dell’odio verso coloro ritenuti i nemici della Croazia, serbi, ebrei, zingari ed antifascisti croati, tutti vittime di Sakic e della sua squadra di assassini a Jasenovac ed in altri meno noti campi di concentramento ustascia.

Al momento di redigere questo editoriale, nessun leader politico e religioso croato o personalità pubblica ha condannato la cerimonia di domenica che fornisce un’altra prova del fallimento della leadership del Paese nel cercare di estirpare la presenza del fascismo e dell’intolleranza. Sarebbe possibile attribuire il loro silenzio alle elezioni presidenziali in corso, il cui primo round è terminato senza un vincitore, ma ciò costituisce un apprezzamento molto rattristante su come vanno le cose in un Paese membro a pieno titolo dell’Unione europea. Il momento è giunto perché Bruxelles affronti finalmente il problema di un fascismo risorgente e di un sentimento ultranazionalistico che, invece di essere eliminato una volta per tutte dalla democrazia liberale europea, è in effetti risorto nell’Europa orientale post-comunista.

Efraim Zuroff è il principale cacciatore di nazisti del Centro Simon Wiesenthal e direttore della sua filiale israeliana. Il suo più recente libro è “Operazione ultima possibilità: gli sforzi di un uomo per portare in Giustizia i criminali nazisti”. Il suo sito è www.operationlastchance.org e può essere monitorato su Twitter #EZuroff

 

da www.wiesenthal.com - 29 Dicembre 2014

Traduzione di Angelo T. per civg.it