Scozia: speciale Referendum Indipendenza

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Agosto 2014

Yes Scotland/Better Together

Il 18 settembre si terrà in Scozia il Referendum per staccarsi dalla Gran Bretagna. La consultazione che sta facendo salire le tensione politica tra i partiti sia in Inghilterra che in Scozia, ha anche ripercussioni nello scenario internazionale, perché una eventuale vittoria degli indipendendisti, provocherebbe una messa in discussione o la ridiscussione non solo di aspetti statuali istituzionali e politici, ma investirebbe anche aspetti economici, militari, geopolitici e di alleanze internazionali. Sul tavolo ci sono aspetti strategici che vanno dai pozzi petroliferi scozzesi, ai porti, ai rapporti con l’Unione Europea, alla messa in discussione della presenza nella NATO, in quanto il governo scozzese ha promesso di rimuovere le armi nucleari del Regno Unito dalla Scozia in caso di indipendenza, e vuole connotarsi come paese non-nucleare; dalle missioni militari, ad una strategia di alleanze e relazioni internazionali, non supine ma autonome, fondate sull’interesse reciproco dei paesi e sulla sovranità nazionale, senza condizionamenti dei poteri finanziari e militari dominanti. Se gli scozzesi voteranno per l'indipendenza, cinque milioni di sudditi di Sua Maestà Britannica e la base britannica dei sottomarini nucleari vicino a Glasgow diverranno territorio straniero. Ecco uno dei motivi dei grandi investimenti propagandistici sui media inglesi, di un attivismo sfrenato dei partiti inglesi in terra scozzese, di promesse di investimenti massicci per lo sviluppo se il popolo scozzese respingerà il processo di indipendenza. Per contribuire ad una informazione non asservita alle politiche ed agli obiettivi delle politiche del Fondo Monetario, della Banca Mondiale o della NATO, questa documentazione variegata, espressione di varie tendenze ma unite nel ritenere il processo di indipendenza necessario e positivo per il popolo scozzese, può essere utile per una opinione meno condizionata. Anche la Russia segue con attenzione l’evolversi della situazione scozzese, lo ha dimostrato una intervista del Presidente Vladimir Putin, dove ha affermato che è "molto possibile" che la Scozia possa essere invitata all’Unione doganale Russia - Kazakistan – Bielorussia, in caso di vittoria indipendentista. In una intervista alla BBC, nei primi mesi di quest’anno: "…E' certamente una questione interna al Regno Unito. Penso comunque un popolo ha, nell’Europa contemporanea, il diritto di auto-determinazione e, l' idea di sciogliere la sovranità nazionale all'interno della Comunità europea è una semplificazione limitante. Tuttavia, essere in un forte stato unitario ha i suoi vantaggi, questo non deve essere dimenticato. Ma , ancora una volta , la scelta appartiene ad ogni paese e popolo  in un contesto storico specifico", ha detto Putin. Relativamente alle minacce del governatore della Banca centrale della Gran Bretagna, Michael Carney, circa conseguenze economiche e sociali devastanti per gli scozzesi, conseguenti ad una eventuale indipendenza, il presidente russo  ha teso una mano agli scozzesi, dichiarando che possono affrontare la revoca dell’adesione all'Unione Europea senza farsi intimidire; lasciando aperta la possibilita’ di un coinvolgimento e una vicinanza di interessi, ai progetti di integrazione nei progetti eurasiatici. Questa e’ la dimostrazione della limitatezza delle letture e interpretazioni dei politici e analisti americani e occidentali, che valutano l'Unione doganale come un  mero  tentativo di resuscitare l'Urss, invece la strategia russa,  non è contenuta  ad una progettualita’ bloccata nello spazio ex sovietico. Il Progetto Eurasiatico avviato da Mosca in questi anni, sta diventando un polo di riferimento per molti paesi emergenti, che si sentono schiacciati nel trattare con Bruxelles o Washington, ritenuti ormai gendarmi politici ed economici globali.  Anche il Vietnam e la stessa Turchia, hanno iniziato i negoziati per l'ingresso ad una fase di trattative con l’Unione doganale; Hanoi è gia’ in una fase piuttosto avanzata. L’India sta definendo la conclusione di un accordo di libero scambio con l'Unione doganale, che aprirà ai membri della stessa, un mercato con un enorme potenziale di crescita. Anche la Nuova Zelanda ha iniziato le trattative per firmare un accordo di libero scambio. La storia è davanti ai nostri occhi: solo qualche anno fa, l'idea che un corrispondente della BBC chiedesse seriamente ad un Presidente russo, la eventuale possibilta’ di un inserimento nei progetti di integrazione eurasiatica della Scozia, avrebbe potuto suscitare ilarita’ o essere letta solo in un romanzo di fantascienza…

Il Partito Nazionale Scozzese è stato il promotore e l’iniziatore del Referendum, come molti altri partiti nazionalisti lo Scottish National Party è un amalgama di differenti sensibilitâ politiche, e unisce elementi favorevoli al libero mercato, sindacalisti ed anche socialisti con l’obiettivo comune di ottenere l’indipendenza. Nonostante qualche successo elettorale nei tardi anni sessanta e nei primi anni settanta, lo SNP non è stato mai un reale antagonista del potere britannico. Dalla fine degli anni ’50, il Partito Laburista ha dominato la politica Scozzese. Poi il SNP fece una svolta a sinistra negli anni ’80, ed in una fase avanzata arrivò a proporre un programma di sviluppo della proprietà pubblica e altre riforme. La strategia del SNP è semplice e pragmatica; nel governo del parlamento autonomo di Scozia, hanno fatto dei tagli, ma hanno denunciato che sono stati dovuti alle imposizioni del Governo Britannico centrale. Sostiene che in una Scozia indipendente, sarebbe possibile costruire una Scozia più equa e più egualitaria.

Il governo scozzese è risoluto. Ha pubblicato un "Libro bianco" su cui è descritto in dettaglio il piano di secessione dal Regno Unito. L'anno scorso, il premier scozzese Alex Salmond ha dichiarato che la sovranità permetterà di realizzare l'enorme potenziale dell'autonomia. La garanzia della prosperità è il petrolio del Mar Nordico che secondo i fautori dell’indipendenza, appartiene geograficamente alla Scozia. Oltre a enormi flussi turistici. Con queste risorse le autorità locali potrebbero aumentare le prestazioni e gli assegni sociali. Il Paese indipendente creerebbe un proprio sistema fiscale ed un proprio esercito. In caso di attuazione di questi piani nell'UE si creerebbe un precedente pericoloso che potrebbe portare al fallimento di molti progetti in prospettiva. Alex Salmond primo ministro scozzese di Edinburgo e leader del separatismo che sostiene il "SI’" alla consultazione pubblica che avrà luogo il 18 settembre, ritiene ufficialmente che si potrebbe proclamare l'indipendenza della Scozia, fin dalla primavera del 2016. Negli ultimi sondaggi di queste settimane (compreso il Times di Londra),  indicano che il 39 % degli scozzesi sono collocati nel campo che voteranno "SI’" , con soli 8 punti al di sotto di quelli che diranno "NO" , con un 15 % di indecisi suscettibili a far pendere la bilancia per un fronte o l’altro. I tre maggiori partiti britannici: laburisti, conservatori, Liberali Democratici, si oppongono all'indipendenza.

(Enrico Vigna)

 


 

 

I socialisti e i sindacati appoggiano la causa dell’indipendenza

 

John Mclnally, il vice presidente del Public and Commercial Services Union, ha dichiarato che i socialisti, in particolare quelli attivi nelle organizzazioni sindacali, devono partecipare alla campagna per il SI per il Referendum sull’indipendenza della Scozia, ma sulla base di una distinta, indipendente, posizione di classe.

Il Referendum che stabilirà se la Scozia si trasformerà da governo autonomo a paese indipendente, avrà luogo nel Settembre 2014. E’ una questione di fondamentale importanza per i lavoratori in Scozia e per il resto del Regno Unito. I Socialisti debbono partecipare pienamente al dibattito per assicurare che gli interessi della propria classe vengano tutelati, qualunque sia l’esito del voto.                   I sindacati hanno il ruolo principale nel difendere e fare avanzare gli interessi dei propri membri e della classe operaia in generale. Se il voto sarà si oppure no, ci saranno delle conseguenze per lo sviluppo della lotta contro l’austerità e il capitalismo sia in Scozia che nel resto della Gran Bretagna. Al fine di rappresentare efficacemente gli interessi della classe operaia, i socialisti devono sviluppare e sostenere una posizione di classe indipendente circa la questione del referendum.

Il sindacato PCS (Public and Commercial Services Union), rappresenta i lavoratori statali nel governo del Regno Unito e nelle aree autonome di Scozia e Galles, e i lavoratori del settore privato che lavorano principalmente grazie agli appalti pubblici. Dall’inizio abbiamo deciso che il dibattito democratico e la consultazione aperta con gli attivisti fosse la corretta via da seguire.

Il sindacato ha reso possibile un approfondito dibattito fra i suoi membri in Scozia, tramite forum, dibattiti e una conferenza tenutasi nel febbraio del 2014. Abbiamo anche diffuso le informazioni in merito e condotto un sondaggio tra i vari membri in cui è emerso che mentre i membri erano preoccupati per la questione della sicurezza del posto di lavoro e della pensione, la loro priorità erano i servizi pubblici.

Devono essere poste le richieste ad entrambi gli schieramenti esprimendo le aspirazioni e i reclami dei propri membri e della propria classe e fare di tutto per orientare il dibattito. Abbiamo costantemente sostenuto l’alternativa all’austerity, incluso giusti salari e pensioni, difesa del welfare, investimenti nei servizi pubblici ed estensione della proprietà pubblica. Abbiamo altresì sollevato la questione della legislazione repressiva contro i sindacati e dei diritti delle Organizzazioni Sindacali. Il PCS ha parlato sia ai promotori della campagna Yes Scotland sia coi promotori di Better Together, con ministri e ministri ombra e ha partecipato ai congressi dei partiti per porre sul piatto le proprie questioni. Abbiamo specificatamente fatto pressione circa le nostre richieste per i membri che lavorano per il Governo Scozzese (incluse le ditte vincitrici di appalti) che in caso di vittoria del Si, promettano che non vi siano esuberi tra questi lavoratori che sono impiegati nei dipartimenti di competenza del potere centrale del Regno Unito.

Dunque qual è la posizione dei socialisti all’interno del movimento sindacale sulla questione dell’indipendenza scozzese e quale posizione tutela meglio gli interessi dei membri del sindacato e della classe operaia?

La richiesta per l’indipendenza scozzese e la crisi della rappresentanza politica

La volontà di autonomia e indipendenza in Scozia non costituisce un fenomeno nuovo. E’ stata sollevata in varie fasi a partire dall’Act of Union nel 1707, poi a seguire in particolar modo nei momenti di difficoltà economica o periodi rivoluzionari o in cui era in corso una lotta di classe. Fondatori del laburismo e dei sindacati, come Keir Hardie, appoggiarono lo Scottish Home Rule come naturale aspirazione democratica consistente nella volontà di costruire un movimento unito in tutte le Isole Britanniche.

Il riemergere di rivendicazioni di un parlamento scozzese e dell’indipendenza stessa, è principalmente dovuto al declino economico dell’imperialismo britannico e l’impatto dell’incessante offensiva neoliberale.

Certa sinistra, talvolta in modo encomiabile, si oppone al Partito Laburista, ma si oppone all’indipendenza della Scozia sulla base del fatto che indebolirebbe o distruggerebbe l’unità del Labour britannico e il movimento sindacale. E’ una crudele ironia che il modello che loro propongono come modello di rappresentanza per i lavoratori, il Partito Laburista, stia offrendo solo ulteriori tagli, privatizzazioni e austerity che sono a loro volta un forte motivo di rafforzamento dell’ideale indipendentista.

E’ incontrovertibile il fatto che il principale fattore che ha fatto riemergere la rivendicazione dell’indipendenza in Scozia, è stata la crisi di rappresentanza che vi è stata negli ultimi due decenni nel Partito Laburista, che ha abbandonato i lavoratori.

La domanda di indipendenza è più forte nei giovani, radicali, socialisti e nei settori più oppressi della classe lavoratrice. In una forma distorta, questo è il riflesso del desiderio e del bisogno di un nuovo tipo di rappresentanza politica in grado di sfidare l’austerità e costruire l’alternativa socialista. Non è un caso che quelli con una partecipazione nella costruzione di una società più giusta e più equa sono pronti a sostenere l'indipendenza come un percorso potenziale. Gli elementi più coscienti di sinistra non separano la richiesta di indipendenza da quello di costruire un movimento di massa per sfidare austerità e un partito politico in grado di rappresentare e di lottare per gli interessi dei lavoratori.

Inestricabilmente legato alla crisi della rappresentanza politica è la vergognosa parte avuta da molti leader sindacali che hanno accettato, o non si sono opposti alla vulgata secondo cui tagli e privatizzazioni siano inevitabili. Di conseguenza hanno fallito nel costruire ogni tipo di reazione contro il programma d’austerity varato dal governo. Il PCS si è sempre schierato contro l’austerità, cercando di costruire un coordinamento tra il settore industriale privato e il settore pubblico, strategia questa che ha avuto il riconoscimento di molti lavoratori e che rappresenta la sola alternativa all’isolamento della lotta individuale.

La coalizione di governo ha usato il pugno duro subito dopo esser salito al governo, ma la questione sulle pensioni dei lavoratori pubblici che ha visto uno dei più grossi scioperi in Gran Bretagna mai avuti nella storia, lo ha visto sconfitto. Il TUC e gli altri sindacati del settore pubblico si sono ritirati lasciando il solo PCS e pochi altri sindacati a lottare in isolamento. Questa resa ha dato il verde ai Tories per tagli e privatizzazioni selvagge, con conseguenze disastrose, come ad esempio il fatto che nella sesta nazione più ricca del mondo, vi siano livelli di povertà degni dei paesi del terzo mondo.

E’ in questo contesto che le rivendicazioni indipendentiste si sono rinforzate e ciò ormai non sorprende più nessuno: infatti, sulla base della mancanza di una generale risposta alle politiche di austerity, è quasi inevitabile. L’abbandono dell’ala riformista del Partito Laburista, ha lasciato soli i politici socialisti legati al vile approccio collaborazionista dei leader sindacali, ha creato un vuoto parzialmente colmato dalle rivendicazioni indipendentiste. Questi “leader” del movimento sindacale e del Partito Laburista, che lamentano le divisioni, che ci sarebbero nel movimento se la Scozia si dividerà, lo devono riconoscere. La loro accettazione “dell’inevitabilità” dei tagli e delle privatizzazioni è stata la principale ragione che ha svegliato le rivendicazioni indipendentiste.

Gli strateghi del Sì hanno tentato di inquadrare il dibattito come una battaglia per la democrazia, ma sorvolano sulla vitale importanza della questione dell’incessante repressione e della dittatoriale difesa degli interessi delle corporation a danno delle nostre vite, ovunque qui in Regno Unito. Tuttavia, focalizzano l’attenzione sulla democrazia toccando corde sensibili dei lavoratori scozzesi. L’SNP giustamente fa notare che non vi è mai stata una maggioranza Tory in Scozia dagli anni ’50, ma le sue politiche sono state comunque imposte. C’è ancora profonda amarezza in Scozia, per quando la Thatcher usò il paese come cavia per testare l’odiata Poll Tax. Sono così odiati, che vi è un simpatico detto che dice che ci sono più panda allo zoo di Edimburgo, che Tory in Scozia, il che è vero. I Tories sono un marchio tossico in Scozia, ma il governo Blair Brown è stato molto sgradito tra i lavoratori Scozzesi.

Non è casuale la svolta a sinistra dello SNP. E’ impossibile per loro ottenere un vero supporto per l’indipendenza senza fornire la visione di una società maggiormente equa, poiché la classe operaia in Scozia esercita un peso e un’influenza che non ha eguali nel resto del Regno Unito. Questo ha come conseguenza una visione in cui vi è gran senso di equità, collettivismo, solidarietà, cioè tutto ciò che erano i vecchi valori del Labour, che sono molto sentiti tra gli Scozzesi. Questo emerge da una tradizione molto forte e dalla concentrazione della classe operaia, specie nei grandi conglomerati urbano-industriali, e dal crogiolo presente della Scozia ovest attorno a Glasgow. Vale la pena ricordarlo ai romantici nazionalisti che con compiacimento pensano che vi sia una sorta di genetica disposizione negli Scozzesi ai valori di eguaglianza, che viene dalle classi, non dall’etnia. Il centro del radicalismo Scozzese sono i “rossi”, non i Tartan.

Ignorando la classe lavoratrice, come han fatto alcuni della campagna del Sì, la causa dell’indipendenza sarebbe nata morta. Ma appellandosi ad essa in termini di parziali politiche sociali, il campo del Si, in contrapposizione al consenso dato dai partiti del Regno Unito alle politiche di austerity, ha tenuto fuori la possibilità di un’alternativa per il conseguente miglioramento delle condizioni di vita per i lavoratori scozzesi.

La causa del Sì

E’ necessario per i socialisti che militano nei sindacati fare una rigorosa ed onesta analisi valutazione su entrambi gli schieramenti.

Il libro bianco del governo scozzese ha promesso una estensione dei servizi dedicati ai bambini, l’abolizione della tassa di soggiorno, un sistema di welfare che venga incontro ai nostri bisogni, una protezione pensionistica, un più equo sistema di imposte ove ognuno paghi la propria giusta quota (sebbene non vi sia nessun impegno ad aumentare le tasse ai ricchi o ai grossi capitali), ove i crediti d’imposta siano indicizzati con l’inflazione. Mentre il diavolo si nasconde sempre nei dettagli, questi impegni sono molti più progressisti di tutti quelli presi da altri partiti, compreso il Labour. Tuttavia tutto anche queste poche promesse sono una sorta di speranza all’implacabile austerity.

La causa del No

La campagna per il Sì cerca di concretizzare la visione di una Scozia più giusta, come una sorta di tregua dalle politiche di austerity. Ma la campagna per il No, portata avanti dai comitati di Better Together, che sono alleati coi principali partiti del Regno Unito, col Labour che ha un ruolo chiave, non offrono altro che un inflessibile impegno fatto di tagli e privatizzazioni, egemonia delle corporation ed un’austerity senza fine. La campagna per il No, appoggiata dall’establishment del Regno Unito e portata avanti dalle majorette del grande capitale e dall’ex cancelliere Alistair Darling, ha lanciato una vergognosa campagna fatta di paura e bugie. Vogliono spaventare i lavoratori scozzesi per fare rifiutare loro l’indipendenza, una strategia chiamata “strategia della paura”. Il loro messaggio principale è che la Scozia non può procedere da sola, e che la gente debba guardare la realtà, ovvero che – come ebbe a dire Johann Lamont, leader del Partito Laburista Scozzese- deve essere posto un limite alla “cultura dell’assistenzialismo”. Sta in effetti dicendo che non c’è nessuna alternativa all’austerity e che le politiche delineate dal Libro Bianco sono impraticabili e irraggiungibili.

Come devono intervenire i Socialisti nel dibattito sul referendum

Ma i socialisti nei sindacati non limitano la loro partecipazione al dibattito offrendo analisi sulle posizioni del Si o del No, rendendo possibile un dibattito democratico per poi starsene fermi a vedere come vanno le votazioni. I socialisti non sarebbero partiti dalle posizioni di autodeterminazione, ma la questione ora è posta. Il problema ora è capire se e come il voto per il Si o per il No possa meglio tutelare gli interessi dei lavoratori. Non è possibile rimanere distaccati, o, peggio, in silenzio.

E’ un pericolo per il movimento sindacale e quello laburista porsi non solo nel lato sbagliato del dibattito, ma anche nel lato sbagliato della storia. Se si afferma il No sulla base dell’appoggio dei socialisti e dei sindacati, si avrà un impatto negativo sulla reputazione e sull’autorità del nostro movimento tra i lavoratori. Questo perché per molti lavoratori e per molti giovani, la battaglia per l’indipendenza e legata all’opposizione ad austerity e capitalismo.

C’è una sostanziale differenza nella forma e nella sostanza tra la campagna del Sì e quella del No, per il semplice motivo che, nonostante le sue contraddizioni nella sua visione, almeno offre un impegno e una speranza per un’alternativa all’austerity. I comitati del No offrono solo, una visione senza cuore e senza anima fatta di disperazione, tagli senza fine, privatizzazione ed austerity.

Alcuni lavoratori voteranno per il No, perché non hanno fiducia nel modello proposto dall’SNP per la Scozia indipendente. Ma un voto per il No, sarebbe interpretato come un’accettazione alle politiche di austerity dei Tories e dei Liberali, e, disgraziatamente, di Miliband e Balls. Solo per questo non sarebbe credibile una posizione neutrale da parte dei socialisti.

Per i lavoratori e per i giovani e per vasti settori della classe media, il voto al Sì è un voto contro l’austerity, anche se L’SNP non garantirà la cessazione dei tagli una volta raggiunta l’indipendenza.

La vittoria dei Sì sarebbe un duro colpo all’arrogante e corrotta classe politica del Regno Unito, e potrebbe costituire un potenziale per costruire un movimento di massa contro l’austerity il cui impatto attraverserebbe tutte le isole della Gran Bretagna. Questo sta cercando di fare il movimento operaio e sindacale in Scozia, adottando un programma radicale, che includa la costruzione di un partito capace di dare effettiva rappresentanza politica ai lavoratori, cosa che l’inevitabile riallineamento degli equilibri politici dopo l’indipendenza favorirà.

Ovviamente ci saranno alcuni membri che appoggeranno la campagna per il No, ma nessuno degli 8 rami del sindacato in Scozia appoggerà questa posizione, è indice della schiacciante posizione pro indipendenza che vi è tra i nostri attivisti.

In realtà l’assenza di ogni tentativo da parte di Better Together di porre delle alternative all’austerity e allo status quo, ha realmente danneggiato la loro campagna. E’ ovvio che il desiderio di alternativa tra i sindacati e i lavoratori beneficia la campagna per il Sì nello sviluppo del dibattito.

 


 

 

PERCHE’ I SOCIALISTI DEVONO APPOGGIARE LA CAMPAGNA PER IL SI

E’ di vitale importanza il come i socialisti approcceranno il dibattito sull’auto-determinazione. Alcuni membri settari hanno come unico punto quello per cui o il socialismo è internazionale o non è. Il loro contributo alla causa è zero. Costoro argomentano che la voglia d’indipendenza è irrilevante in relazione alla lotta per una società più giusta, è che quindi va ignorata se non ostacolata, dimostrando di essere lontani dalla classe che vorrebbero guidare. Non capiscono che i lavoratori seguiranno la strada dell’autodeterminazione, spendendo grandi energie e facendo grossi sacrifici, perché ritengono che ciò porterà una vita migliore per loro e per la loro classe.

Il nostro compito in questa campagna referendaria è legittimare le richieste e le aspirazioni della classe lavoratrice che disperatamente cerca un’alternativa all’austerity. Dobbiamo loro spiegare che non la sola indipendenza della Scozia risolverà i loro problemi, ma che l’autodeterminazione porterà ad una società più giusta solo se sarà seguita una politica socialista. Ai lavoratori che voteranno Sì, diremo che noi li appoggeremo, ma che sarà poi la politica che si adotterà che farà sì che si ottenga una società più giusta.

La lotta per l’autodeterminazione della Scozia non deve distogliere i socialisti da quelli che sono i suoi compiti storici, che devono essere al centro della campagna referendaria. Si deve appoggiare il Sì, facendo avanzare le nostre battaglie e costruendo un’alternativa all’austerity, costruendo un movimento di massa in grado di farlo. Questo si otterrà portando la lotta nei sindacati, lottando per un’efficace rappresentanza politica e costruendo un nuovo partito di massa dei lavoratori che faccia gli interessi della classe operaia, ovunque in queste isole.

Da sps.org

Traduzione di Pacifico S. per civg.it

 


 

Perché le donne della Scozia devono  votare SI'

1 agosto 2014  

di Pam Currie

"Oh, non so cosa pensare ..." ... "E se ..." ... "Non riusciremo mai a gestire lo stato ...". Vi suona familiare? Lo è. Negli ultimi mesi ho girato in lungo e in largo la mia zona, South Ayrshire, parlando agli elettori alle bancarelle, nelle case e nelle riunioni di villaggio.  Sappiamo dai sondaggi che le donne sono meno propense degli uomini a sostenere l'indipendenza, e sono le più indecise. Non c’e’ bisogno di dire i nomi di queste donne. Sono negli uffici, nei posti di lavoro; per le strade; possono essere vostra madre, vostra figlia, vostra nonna, la vostra migliore amica. E’ la donna che si preoccupa se i bambini possono avere delle scarpe nuove questo mese, o il prossimo. Se può permettersi la benzina per andare a lavorare, perché il trasporto pubblico è ancora più caro. Ella è il genitore che vuole il meglio per il futuro i suoi figli; è la giovane mamma che spende tutto il suo salario per la custodia dei bambini solo per mantenere il suo lavoro; ella è la nonna che non tiene il riscaldamento acceso per paura delle bollette. Queste donne non sono intrinsecamente timorose, il sesso debole, le più timide, le più indecise. Piuttosto queste sono le donne che hanno sentito tutto il peso delle politiche economiche di Westminster. Le donne sono state le piu’ colpite dalla recessione. Esse sono il 70 per cento della forza lavoro del settore pubblico scozzese, forniscono la maggioranza delle cure non retribuite per i bambini e gli adulti più anziani, e sono quelle che soffrono di più quando i servizi pubblici vengono tagliati. Abbiamo molto da guadagnare dall’indipendenza, ma parlando con le donne intorno a noi, le questioni devono ancora essere spiegate ancora e ancora. Se vinciamo possiamo farcela? Staremo peggio? Che diremo circa i posti di lavoro? Che diremo delle pensioni? Che diremo circa la tutela dei bambini e l'assistenza agli anziani, e circa la sanitâ?

Le risposte sono chiare: sì, possiamo farcela. Siamo un paese incredibilmente ricco, e noi già paghiamo più della nostra quota a Westminster. In una Scozia indipendente saremo in grado di impostare le nostre priorità in materia di istruzione, sulla tutela sanitaria, sull’assistenza ai nostri anziani.

Votare No perché si ha paura del cambiamento è una falsa sicurezza. Le nostre pensioni non sono al sicuro solo con il sindacato, come insegnante, ho già visto lo slittamento della mia età pensionabile di quasi un decennio da quando ho iniziato a insegnare. I conservatori Tories stanno già pensando la Formula Barnet e la concessione del blocco dei meccanismi di finanziamento, che decidono quanti soldi possiamo avere da Westminster per la Scozia e i nostri servizi pubblici essenziali. Hanno già l'acquolina in bocca al pensiero di ulteriori tagli nel caso di una sconfitta dell’indipendenza e se non ci credete, provate a parlare con qualche addetto alla sanita’, che certamente sa di cosa si sta parlando.

Ma ci sono un secondo gruppo di donne che sono preoccupate, e che stanno per votare No. Sono un gruppo molto più selezionato, qualcuno potrebbe dire di elite, ecco alcuni dei loro nomi.                         In una riunione per il Sì al villaggio di Straiton, un caratteristico borgo arroccato sul bordo del Galloway Forest Park, c’era un uomo in prima fila che indossava pantaloni alla zuava e una giacca di tweed, ed era li’ con una signora che era molto preoccupata per il sindacato, Lady Amanda Fergusson di Kilkerran. Lady Fergusson è così preoccupata per il sindacato che si è spesa per il No in varie riunioni nelle zone rurali del South Ayrshire. Negli anni '80, a differenza di molti della sua generazione, lei non si è mai preoccupata per la carenza di carburante o le pensioni statali, ma solo per la disgregazione dello stato britannico e le implicazioni di questo per l'élite dominante. E lei non è la sola, altri luminari sono in campo per il NO, come Margaret Curran, deputata laburista per l'East End di Glasgow, e molto felice di tenere la poltrona a Westminster, mentre 'rappresenta' alcune delle comunità più povere in Europa occidentale. E, naturalmente, c'è la milionaria JK Rowling ... E tutte queste donne hanno una cosa in comune, che hanno ottenuto molto successo per se stessi sotto il sindacato, e vorrebbero che continuasse così. In una Scozia indipendente, anche se avremo ancora stregoni e babbani, sapremo liberarci della corruzione e del clientelismo di Westminster. E per quanto riguarda la nobiltà terriera, bene, l'indipendenza potrebbe finalmente essere la nostra occasione per trascinare la Scozia nel 21 ° secolo, e di fare la riforma agraria tanto necessaria, una cosa che non può essere attuata sotto l'attuale stato britannico.

L’Indipendenza ci portera’ il controllo di tutte le questioni quotidiane, ed è la nostra occasione per creare un diverso tipo di società. Una societa’ che non ha un divario enorme e crescente tra ricchi e poveri. Una società in cui non si lavora più ore dell’Europa occidentale per salari più bassi; dove non si paghino alcuni dei più alti costi di assistenza all'infanzia e si hanno alcuni dei peggiori risultati di assistenza sanitaria.    Le donne in Scozia hanno bisogno di indipendenza non solo per noi donne, ma per un futuro migliore per i nostri figli e nipoti. Possiamo farlo, e dobbiamo farlo.

da Scottish Socialist Voice

 


 

La posizione deil Movimento dei Socialisti Repubblicani Scozzesi 

 

 

In questo documento si trova il passato, il presente e il futuro di tutte le nostre aspirazioni, nelle canzoni, nella storia, negli eventi attuali, ciò che tutti desideriamo per noi stessi, per l'intera nazione e non solo. La Scozia deve fare la sua parte per un mondo migliore, qualcosa che non possiamo fare al momento. Dobbiamo fare del nostro meglio per favorire una cultura della trasformazone e per mettere fine al famigerato rabbrividire scozzese. Presentiamo queste informazioni come base di dibattito per un futuro migliore e una nazione migliore.

 

Il nostro programma:

 1. L’obiettivo del Movimento è indivisibile e non negoziabile; la missione storica del SRSM sarà completata solo con l’instaurazione di una Repubblica socialista.

2. Fino a che l’indipendenza nazionale (senza la quale non ci può essere nè una repubblica nè il socialismo) non sarà raggiunta, il principale compito del SRSM sarà lottare per la liberazione nazionale.

Il diritto delle nazioni oppresse all’autodeterminazione è per noi una questione non di convenienza tattica, ma un principio socialista fondamentale. Riteniamo che questo diritto sia inalienabile, inesauribile e di applicazione universale, lo invochiamo in nome della nostra nazione oppressa - una volta Scozia, 'prima nazione d'Europa': adesso Nord Gran Bretagna, colonia di una colonia.

Il SRSM accoglie con favore il Parlamento scozzese come un primo passo verso la libertà nazionale. Tuttavia, l’Home Rule è di per sé una trappola e una delusione. Il SRSM esorta su tutti i suoi concittadini a considerare quale unica e vera soluzione l’abrogazione unilaterale dell’unione e il recupero dell’indipendenza nazionale.

Crediamo che le lotte per la Liberazione Nazionale e per il Socialismo siano inseparabili, cioè che non sia possibile una senza l'altra. La Liberazione Nazionale non è solo la fine del dominio politico britannico in Scozia, ma la fine di tutto l’imperialismo economico, politico e culturale in Scozia. La lotta di liberazione nazionale non sarà vinta fino a quando i lavoratori della Scozia non eserciteranno il controllo completo delle risorse materiali, economiche e dell’amministrazione politica della Scozia.

 Questo porta alla ribalta le questioni di classe nella società scozzese. Gli interessi della classe capitalista sono legati e asserviti agli interessi dell'imperialismo. Cercheranno sempre di preservare la propria posizione e quindi di compromettere la lotta per la vera liberazione nazionale.

La lotta di liberazione nazionale deve essere combattuta da coloro i cui interessi non sono legati all’ imperialismo. Cioè deve venire dalla maggioranza del popolo scozzese - la classe lavoratrice. Si tratta del completo trasferimento della ricchezza e delle risorse della Scozia nelle mani di coloro che utilizzano queste risorse per creare ricchezza. Si tratta, in breve, la costruzione di una società socialista: la Repubblica dei Lavoratori scozzesi, e deve avvenire ad opera della classe lavoratrice che conduce la lotta di Liberazione Nazionale. Tale richiesta soddisfa le aspirazioni della Scozia come nazione con le aspirazioni dei lavoratori come classe.

Non c'è una nazione britannica e quindi non esiste una classe operaia britannica. Ogni unità tra le componenti nazionali di queste isole è stato costretta dall'alto verso il basso, e non rappresenta l'unità in senso internazionalista. Fino al raggiungimento dell’indipendenza nazionale, senza la quale non ci può essere né la Repubblica, né il socialismo, il lavoro principale del SRSM è di impegnarsi nella lotta per la autodeterminazione nazionale.

        

“Passato, Presente e Futuro della Scozia”

 

Prima di partire per un viaggio è sempre utile sapere dove siamo stati e come siamo arrivati dove siamo ora. Il Radical-repubblicanesimo scozzese ha avuto all’inizio una enorme simpatia per la Dichiarazione di indipendenza americana, a causa dell’emigrazione di massa e dell'antipatia verso la Casa Hannover regnante; gli scozzesi-irlandesi sono stati riconosciuti dal generale Washington come i più combattivi avversari degli inglesi. Metà del suo gabinetto è venuto da tale comunità. Lasciando da parte la natura coloniale degli Stati Uniti, fondata sul furto di massa, l’omicidio e la schiavitù, molti pensarono che essi fossero imbevuti dello spirito di Tom Paine e dei filosofi francesi. Queste considerazioni sono state alla base del supporto per la Rivoluzione francese. La rivolta radical-repubblicana scozzese del 1797 era finalizzata verso gli ideali più alti, come la Rivolta Repubblicana del 1820, che fu probabilmente il primo sciopero generale della storia industriale. I raduni di massa dei Cartisti scozzesi portarono avanti questa tradizione, come fecero le due successive Leghe delle Highland, che sono diventate una parte consistente dell’originali partito laburista scozzese (SLP) insieme alla Scottish Home Rule Association, SCWS e STUC. Lo SLP è stato presto assorbito dalla GBLP e molti repubblicani di sinistra, come il presidente fondatore e segretario, RB Cunningham Graham e il dottor Clarke, fondarono il Partito Nazionale della Scozia nel 1928. Il Partito repubblicano dei lavoratori scozzesi di John MacLean, fondato nel 1923, gli sopravvisse fino alla fine degli anni '30. Lo Scottish Socialist Party è stata costituito nel 1932 da (Sir) Patrick Dolan come alternativa alla ILP, molti membri del quale erano repubblicani, tra cui Ramsay MacDonald. Lo SSP si è fuso con il partito laburista nel 1940. John MacLean ha detto giustamente che “prima di essere Sir Patrick, sarebbe stato San Patrizio”. Oliver Brown era un membro di spicco del secondo, più repubblicano, "Scottish Socialist Party" degli anni Quaranta e Cinquanta. Si candidò alle elezioni a Greenock e Port Glasgow. Dopo il conseguente insuccesso disse che aveva fatto appello all'elettorato intelligente e che era contento di vedere che si erano rifiutati di votarlo. Il terzo SSP si è formato nel 1988 - 1990 e Bill Kidd si candidò a Glasgow per l'elezione del 1989, perdendo con il candidato laburista Lord Watson di Invergowrie. Il SSP, come lo "Scottish Labour Party" di Sillars era stato pesantemente infiltrato da entristi filo-britannici, il che portò alla sua scomparsa (una lezione da imparare?). Il quarto SSP è nato nel 1999 dalla conferenza della Scottish Socialist Alliance e altri gruppi, tutti a sostegno di una Scozia socialista e indipendente. I Club degli scozzesi repubblicani e socialisti si sono formati nel 1973 dalla preesistente John MacLean Society, con Nan MacLean Milton e Hugh MacDiarmid come Presidenti Onorari. Si pensava che la grande varietà di orientamenti nella società era incompatibile con i principi repubblicani di MacLean e quindi erano necessari dei club di socialisti repubblicani. Ci fu una nuova divisione nel 1979, con la formazione della Lega scozzese repubblicana socialista, su una base più stretta rispetto al trasversale SRSC. Dopo la scomparsa della Lega ci fu un incontro per formare il Partito Repubblicano Socialista Scozzese ed eventualmente lo sciolto SRSP, con molti che decisero di formare il Movimento socialista repubblicano scozzese. Questo è stato dopo la decisione di aderire al SSP come piattaforma, nella convinzione che sarebbe stato sbagliato entrare in un partito. I sindacati scozzesi sono stati vicini a noi dalla fine degli anni '60, seguiti dalla Scottish Cooperative Wholesale Society nei primi anni '70. Quale strada doveva imboccare lo SSP? La questione è ancora aperta, Rimarrà fedele ai suoi principi fondanti per una indipendente e socialista Scozia? Si sta dirigendo verso la formazione di una forza politica in Scozia? Oppure ridurrà se stesso a un altra stampella della sinistra britannica? 

Il nostro simbolo

 

Perchè il nodo di Crinan e il Red Dusten?

Abbiamo deciso di usare il Nodo di Crinan come nostro logo al nostro incontro inaugurale, nel maggio 1973. Si tratta di un antico simbolo riportato su una vecchia pietra in Crinan, Argyll. L'eterno nodo celtico rappresenta la Terra, Fuoco e Acqua, gli elementi della vita. I Celti credevano che la vita continuasse dopo la morte, in un continuum. I cristiani in seguito lo hanno assorbito, come hanno fatto con molte usanze pagane, a significare la Santa Trinità. Non gli conferiamo alcun significato mistico, lo riteniamo solo un bel logo, che usiamo per indicare il passato, il presente e il futuro. Il repubblicanesimo scozzese ha un passato, un presente e un futuro, così come la nazione scozzese. Lo abbiamo inserito su un campo rosso che rappresenta il socialismo, o il sangue dei lavoratori. In un primo momento abbiamo utilizzato la croce scozzese (Saltire) in alto a sinistra, come nella vecchia bandiera scozzese, che abbiamo chiamato la 'Red Duster'. Dopo un anno o due abbiamo messo la croce sul suo lato, occupando un terzo del campo. Questa era l’abitudine con i vecchi vessilli dei clan, che avevano una croce di Sant'Andrea su un lato e lo stemma del clan sull’altro. Siamo consapevoli che ci sono quelli che dicono che la croce scozzese appartiene ad un passato "medievale" che non ha posto oggi. Ribattiamo che una Scozia indipendente deciderà, e che useremo come simbolo politico riconosciuto fino a che non sarà deciso altrimenti. Il Saltire è la più antica bandiera in Europa, forse del mondo, e risale alla battaglia di Athelstaneford, 783 dC, sotto il re Fergus MacErc. Gli scozzesi e I Pitti credettero di vedere apparire un bianco Saltire sul un cielo blu, prima di espellere gli Angli dalla Scozia durante la battaglia.

  

da scottishrepublicansocialistmovement

Traduzione di Andrea B. per civg.it

Enrico Vigna, agosto 2014