Venezuela Notizie – Marzo 2014

Contribuiamo all’informazione relativa alla difficile situazione nella Repubblica Bolivariana, con questi tre articoli che riteniamo siano un contributo a capire la realtà, certamente complessa e non semplice, ma diversa dalla marea di menzogne e falsità che la disinformazione mediatica ci somministra Come CIVG aderiamo all’appello per la verità qui sotto riportato e ci mettiamo a disposizione per contribuire e sostenere questo impegno.

 

Indice articoli

- Appello per la verità sul Venezuela

- 25 verità sulle manifestazioni in Venezuela

- Il Presidente venezuelano chiama a mantenere il ritmo del lavoro

- Venezuela: è l’opposizione a essere anti-democratica 

- Oliver Stone risponde “all’opposizione venezuelana”

 


 

Appello per la verità sul Venezuela

Ai mezzi di informazione italiani

                                                                                              

Nelle ultime settimane stiamo assistendo ad una martellante campagna mediatica sulla situazione in Venezuela.

Un coro quasi unanime sta dipingendo un governo legittimo ed un progetto politico, quello bolivariano, che ha vinto 14 elezioni consecutive come una feroce dittatura che reprime il proprio popolo.

Al contempo una opposizione violenta che in passato ha già utilizzato gli stessi metodi per tentare un golpe con l’appoggio degli USA viene corteggiata e rappresentata come la vittima della situazione.

Siamo al capovolgimento della realtà.

Queste campagne di disinformazione e di falsificazione di ciò che sta accadendo in Venezuela, partono dai media statunitensi e dal governo di Washington, che da sempre ha tentato con ogni mezzo di sbarazzarsi del progetto politico bolivariano e socialista. Chávez ieri e Maduro oggi hanno infatti reso libero il Venezuela dalla influenza USA e ne hanno fatto uno dei cardini fondamentali del processo d’integrazione politica ed economica del continente latinoamericano come dimostra l’enorme successo compiuto nel II vertice CELAC celebratosi questo gennaio a La Habana.

Le accuse del Presidente Maduro agli USA di essere parte attiva nella destabilizzazione del paese e nel finanziamento di gruppi eversivi in azione non trovano però spazio sui media internazionali.

Grande risalto trova invece una opposizione violenta quasi che sia legittimo cambiare con le armi ciò che è stato deciso nelle urne in processi elettorali che sono stati sempre ritenuti legittimi e corretti da osservatori internazionali assolutamente imparziali come l’ex presidente degli Stati Uniti Carter.

Purtroppo però anche nel nostro paese questa campagna di denigrazione e falsificazione verso il processo rivoluzionario Bolivariano ha coinvolto la quasi totalità della grande informazione oramai priva di qualsiasi indipendenza dai gruppi di pressione internazionali.

Negli anni abbiamo visto come le guerre di aggressione prima vengono combattute sui media e poi con le armi. Accogliere sulle testate, sui blog, sui siti, sulle bacheche dei social network la campagna di disinformazione in atto significa divenire complici di un progetto di attacco alla democrazia venezuelana.

Ci rivolgiamo quindi alla stampa, ai media, a tutti i mezzi di informazione italiani perché diano almeno eguale spazio alle posizioni del Governo legittimo del Presidente Maduro, alle forze socialiste e bolivariane che lo sostengono, ai milioni di venezuelani che hanno votato in grande maggioranza per questo progetto politico e sociale ed alle posizioni di una opposizione che pratica la violenza di piazza, che si fa appoggiare da potenze straniere e da multinazionali interessate a rimettere le mani sulle risorse del Venezuela, che è già stata smascherata nel suo intento golpista.

Chiediamo a voi operatori dell’informazione di essere portatori di verità e non strumento di violenza e prevaricazione. Raccontare i successi sociali del Venezuela bolivariano nella lotta alla povertà, all’analfabetismo, alle malattie; raccontare la partecipazione politica e la voglia di riscatto di milioni di persone che erano escluse dalla vita pubblica prima di Chávez; raccontare la dignità di un paese che ha riacquisito la sovranità sulle proprie risorse e ha ripreso in mano il proprio futuro, servirebbe a far capire meglio cosa vuole il governo e cosa vuole l’opposizione, da dove viene la crisi economica generata dalle multinazionali, cosa e chi sono coloro che impugnano le armi per le vie di Caracas.

In attesa che la stampa e l’informazione faccia la sua parte spetta a noi progressisti, a noi donne e uomini di sinistra, a noi che vogliamo davvero poterci dire democratici attivarci subito per respingere questa campagna di disinformazione e mobilitarci in appoggio e a sostegno del legittimo governo Bolivariano.

Verità per il Venezuela bolivariano
Una petizione ai mezzi di informazione italiani 
Firmiamo, Diffondiamo, Condividiamo!

Per aderire collegatevi al sito: change.org/it/

venezuela@liberarete.org

 


25 verità sulle manifestazioni in Venezuela

 

Come nel 2002, l’opposizione radicale, incapace di arrivare al potere attraverso le urne, moltiplica le azioni con l’obiettivo di rompere l’ordine costituzionale.

Telesur - di Salim Lamrani*

1. Nicolas Maduro, legittimo presidente del Venezuela dall’aprile del 2013, affronta una poderosa opposizione, sostenuta dagli Stati Uniti, che mira a riconquistare il potere perduto nel 1998.

2. Sconfitta alle elezioni presidenziali di aprile 2013 con un margine del 1,59%, l’opposizione rifiutò di riconoscere i risultati elettorali, nonostante fossero stati avallati dalle più importanti istituzioni internazionali, dall’Unione Europea all’Organizzazione degli Stati Americani, passando per il Carter Center, ed espresse tutta la sua rabbia in atti violenti che costarono la vita a undici militanti chavisti.

3. Tuttavia, il margine debole che separava il candidato dell’opposizione Henrique Capriles dal vincitore Nicolás Maduro, galvanizzò la destra, motivata dalla prospettiva di riconquistare il potere. Così, fece delle elezioni comunali del dicembre 2013, un obiettivo strategico.

4. Contro ogni previsione, le elezioni municipali si trasformarono in un plebiscito a favore del potere chavista, che vinse nel 76% dei comuni (256) contro il 23% (76) per la MUD, coalizione che raggruppava tutta l’opposizione.

5. Demoralizzata da questa grave battuta d’arresto, vedendo la prospettiva della conquista del potere per via democratica allontanarsi un’altra volta – le prossime elezioni legislative sono previste a dicembre del 2015 – l’opposizione ha deciso di riprodurre il medesimo schema dell’aprile 2002, che sfociò in un colpo di Stato mediatico-militare contro il presidente Hugo Chávez.

6. Da gennaio 2014, l’ala più estrema dell’opposizione ha deciso di agire. Leopoldo López, leader del partito Voluntad Popular, che ha partecipato al colpo di Stato dell’aprile 2002, ha lanciato un appello all’insurrezione il 2 gennaio 2014:  «Vogliamo lanciare un appello ai venezuelani. Chiamiamo il popolo venezuelano a dire ‘adesso basta’. [...] Con un obiettivo da raggiungere: ‘la salida’. Qual è il modo per uscire da questo disastro?».

7. Il 2 febbraio 2014, durante una manifestazione, Leopoldo López ha accusato il governo di essere responsabile di tutti i mali: «Le carenze di cui soffriamo hanno un colpevole. Questo colpevole è il potere nazionale».

8. Il 2 febbraio 2014, Antonio Ledezma, esponente dell’opposizione e sindaco della capitale Caracas, ha anche lui lanciato un appello al cambiamento: «Questo regime, che oggi compie quindici anni, continua a promuovere lo scontro continuo. Oggi comincia l’unità nelle strade di tutto il Venezuela».

9. María Corina Machado, deputato per l’opposizione, ha lanciato un appello per porre fine alla «tirannia»: «Il popolo del Venezuela ha una risposta: ‘Ribellione, ribellione’. Ci sono alcuni che dicono che dovremmo aspettare le elezioni in pochi anni. Possono aspettare quanti non riescono a reperire alimenti per i propri figli? Possono aspettare i dipendenti pubblici, i contadini, i commercianti, privati del loro diritto al lavoro e alla proprietà? Il Venezuela non può aspettare».

10. Il 6 febbraio 2014, dopo una manifestazione dell’opposizione, un gruppo composto da un centinaio di studenti incappucciati ha attaccato la residenza del governatore dello Stato di Táchira, ferendo una dozzina di poliziotti.

11. La stessa settimana, diverse manifestazioni dell’opposizione si verificano in diversi stati e tutte degenerano in violenza.

12. Il 12 febbraio 2014 un’altra manifestazione, organizzata dall’opposizione all’esterno del Ministerio Público, composta da studenti provenienti da università private organizzati in «grupos de choque» (provocatori) è stata di una violenza inaudita, con tre morti, un centinaio di feriti e innumerevoli danni materiali.

13. Come durante il colpo di stato dell’aprile 2002, le tre persone morte sono state ammazzate con una pallottola in testa.

14. Tra loro vi erano un militante chavista, Juan Montoya, e un oppositore di nome Basil Da Acosta. Secondo l’indagine balistica entrambi furono uccisi dalla stessa arma.

15. Nei giorni seguenti i manifestanti, ufficialmente mobilitati «contro il carovita e l’insicurezza», si sono insediati in Piazza Altamira, situata in un quartiere ricco di Caracas.

16. Da diversi mesi a questa parte, il Venezuela soffre di una guerra economica orchestrata dall’opposizione che controlla ancora ampi settori, con l’organizzazione artificiale della scarsità, l’accaparramento dei prodotti di prima necessità e la moltiplicazione delle azioni speculative.

17. Così, il 5 di Febbraio del 2014, le autorità hanno requisito nello stato di Táchira tonnellate di alimenti di prima necessità (riso, zucchero, olio, caffè, ecc. ) nascosti nei magazzini. Dal gennaio 2013, le autorità hanno requisito più di 50.000 tonnellate di cibo.

18. Il governo bolivariano ha deciso di agire e punire accaparratori e speculatori. Nel novembre 2013, la catena di prodotti elettrodomestici Daka è stato sequestrata e le autorità hanno deciso di regolamentare i prezzi. La società vendeva i suoi prodotti con un profitto di oltre il 1.000%, quindi era inaccessibile alla maggioranza dei venezuelani.

19. Ora il margine massimo delle imprese non può superare il 30%.

20. Il presidente Nicolás Maduro ha denunciato un tentativo di colpo di Stato e ha invitato i cittadini a far fronte al «fascismo». «Niente ci separerà dal sentiero della Patria e dalla via della democrazia», ha dichiarato.

21. Il 17 Febbraio, 2014, tre diplomatici statunitensi sono stati espulsi per il loro coinvolgimento negli accadimenti sanguinosi. Secondo le autorità venezuelane, si erano incontrati con gli studenti delle università private per coordinare le manifestazioni.

22. Il 18 febbraio 2014, Leopoldo López è stato arrestato per la sua responsabilità politica nelle manifestazioni violente ed è stato consegnato alla giustizia.

23. L’amministrazione Obama ha condannato il governo di Caracas per le violenze, senza però segnalare la responsabilità dell’opposizione intenta a portare a termine un colpo di stato. Al contrario, il Dipartimento di Stato ha richiesto l’immediato rilascio di Leopoldo López, il principale istigatore dei drammatici eventi.

24. I media occidentali nascondevano la violenza delle fazioni armate (saccheggio di metropolitane ed edifici pubblici, l’incendio dei negozi MERCAL, dove le persone si riforniscono di cibo) così come il fatto che la televisione pubblica Venezolana de Televisión è stata attaccata con armi fuoco.

25. I media occidentali, lungi dal presentare i drammatici avvenimenti venezuelani in maniera imparziale, si sono schierati a favore dell’opposizione golpista e contro il governo democratico e legittimo di Nicolás Maduro. Non esitando a manipolare l’opinione pubblica e presentare la situazione come una massiccia rivolta popolare contro il potere. In realtà, Maduro ha il massiccio sostegno della maggioranza dei venezuelani, come mostrato dalle grandi manifestazioni a favore della Rivoluzione Bolivariana.

*Salim Lamrani è Dottore in Studi Iberici e Latino-Americani presso l’Università Paris Sorbonne-Paris IV, e presso l’Università di La Reunion, giornalista ed esperto delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti. Il suo ultimo libro si intitola: Cuba. Les médias face au defi de l’impartialité, Paris, Editions Estrella, 2013, con prefazione di Eduardo Galeano. 

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Fabrizio Verde] -

 


Il Presidente venezuelano chiama a mantenere il ritmo del lavoro

Silvia Martínez

Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha chiamato il paese a mantenere il ritmo del lavoro con la Rivoluzione, con azioni permanenti per sconfiggere i violenti dell’estrema destra, nemici della Rivoluzione.

Nel suo spazio di Twitter, Maduro ha scritto: “Dobbiamo mantenere il ritmo del lavoro in tutto il paese e sconfiggere i violenti dell’estrema destra, nemici della Rivoluzione, con azioni permanenti”.

Inoltre ha informato che è stata sviluppata la giornata d’omaggio degli intellettuali e degli artisti per il Comandante (Hugo) Chávez con i fratelli del mondo, riferendosi al Foro internazionale “Chávez Antimperialista” realizzato nella Caserma  della Montagna, dove riposano i resti dello scomparso presidente.

Maduro ha citato nella rete la consegna da parte del Governo nazionale di 1500 case nel paese, e la marcia dei lavoratori della “Gran Misión Vivienda”, da Plaza Venezuela al Parco Carabobo, a Caracas, in omaggio al primo anniversario della dipartita di Chávez.

Sono stati inaugurati diversi impianti industriali nel paese e si attiveranno alcune proposte sorte nella Conferenza di Pace per l’Economia, installata la scorsa settimana.

Per oggi ha informato che si realizzerà una Giornata Nazionale con le donne, “perchè la nostra Rivoluzione è femminista, socialista e chavista”. 

Domani, domenica 9 marzo, sarà dedicata alle Comuni, con attività per le strade e rivedendo il piano di sviluppo e investimento del 2014 “ Comuna o nada”, ha scritto ancora il presidente in Twitter.

 

(Traduzione Granma Int.)  – da Gramna

 


Venezuela: è l’opposizione a essere anti-democratica

Pacifici manifestanti?

di Jerome Roos

Venezuela, marzo 2014 – Non vi fate ingannare dalle manifestazioni in Venezuela; questa volta i cattivi anti-democratici non sono nel governo, ma nell’opposizione filo-statunitense (nella foto, le “pacifiche” manifestazioni in Venezuela)

Le Grand Soir, 24 febbraio 2014

Non vi fate ingannare dalle manifestazioni in Venezuela; questa volta i cattivi anti-democratici non sono nel governo, ma nell’opposizione filo-statunitense (…). Mi sento sempre più frustrato per l’assenza totale di una informazione equilibrata nei media internazionali sul Venezuela, ivi comprese le pubblicazioni di centro-sinistra come The Guardian; la trascuratezza con la quale i compagni della sinistra libertaria affrontano gli avvenimenti in Venezuela come se fossero in qualche modo “estranei” alla nostra causa, soltanto perché non siamo tenuti ad una stretta affinità con lo chavismo, e la modestia delle informazioni in base alle quali numerosi militanti, e perfino movimenti importanti, hanno preso posizione in favore dei manifestanti contro il governo, condividendo acriticamente la propaganda dell’opposizione di destra e riprendendone le interpretazioni superficiali e pericolosamente limitate alle sole manifestazioni. Intendo scrivere in modo più ampio su questo argomento, ma ecco già qualche riflessione:

1. Non è perché la gente scende in piazza che può considerarsi dalla nostra parte. Noi viviamo nell’era del manifestante, e le proteste violente sono diventate lo spettacolo mediatico per eccellenza. Sulla scia dell’occupazione di piazza Tahir, siamo stati condizionati a provare automaticamente simpatia per tutti gli uomini e le donne che scendono in pazza e fronteggiano i cordoni di poliziotti anti-sommossa. C’è un video su Youtube che circola nel web, dove una Venezuelana con un odioso accento della classe superiore statunitense racconta l’eroica sollevazione studentesca contro un “governo illegittimo”. A prima vista il video – che ha totalizzato a oggi più di 2 milioni di visitatori – sembra corrispondere perfettamente alla narrazione delle sollevazioni mondiali. Ma chiunque abbia lo scrupolo di fare qualche verifica o di approfondimento, potrà rapidamente scoprire che le manifestazioni in Venezuela non hanno molto a che vedere con Occupy o il movimento studentesco cileno.

2. Le manifestazioni in Venezuela sono (almeno in parte) orchestrate dall’oligarchia di destra. Ristabiliamo la verità: molti Venezuelani scendono in piazza per legittime doglianze contro la criminalità, una forte inflazione e la penuria di prodotti alimentari – e non v’è alcun dubbio che la polizia anti-sommossa venezuelana sia violenta contro un gran numero di manifestanti. Ogni brutalità poliziesca deve essere fermamente condannata. I Venezuelani devono avere il diritto di esprimere liberamente la loro indignazione in pubblico senza timore di repressione. Ma a questo proposito, deve anche sottolinearsi che almeno due delle principali doglianze dei manifestanti sono state deliberatamente aggravate dalla stessa élite oligarchica: grazie ad una ampia accumulazione e al traffico di prodotti di consumo (che hanno provocato penuria e inflazione dei prezzi) e la speculazione massiccia sul mercato monetario (che ha provocato una caduta del valore del Bolivar e alimentato ancor più l’inflazione). E’ esattamente il tipo di guerra economica cui l’opposizione cilena filo-statunitense fece ricorso prima del rovesciamento di Salvador Allende nel 1973.

Inoltre, anche se le manifestazioni sono cominciate in un primo tempo come una mobilitazione studentesca durante la Giornata nazionale studentesca (12 febbraio), la settimana scorsa erano già effettivamente guidate dall’ala più di destra dell’alleanza dell’opposizione, Mesa de la Unidad democratica (MUD), i cui leader sono Maria Corina Machado e Leopoldo Lopez. Nel loro ruolo di dirigenti della fazione più anti-democratica dell’élite oligarchica, Lopez e Machado hanno fatto attivamente appello al rovesciamento del governo democraticamente eletto di Nicolas Maduro e hanno invitato a proseguire le manifestazioni violente fino alle sue dimissioni. Nel corso degli ultimi 15 anni, queste persone hanno dimostrato la volontà di riconquistare ad ogni costo i loro privilegio di classe, anche a costo di provocare vittime tra la popolazione. Essi alimentano deliberatamente la violenza e i torbidi sociali con l’intento di delegittimare e cacciare il governo.

3. L’opposizione venezuelana ha il sostegno attivo degli Stati Uniti. Benché non vi sia alcuna prova che le attuali proteste siano state direttamente orchestrate dalla casa Bianca o dalla CIA, è notorio che i principali gruppi dell’opposizione venezuelana ricevano milioni di dollari di aiuto finanziario da parte del governo USA e di ONG e gruppi di riflessione statunitensi. Nel 2008, un leader del movimento studentesco del Venezuela – che aveva organizzato una protesta anti-Chavez simile nel 2007 – è stato insignito del premio Milton Friedman e ha ricevuto la somma di 500.000 dollari USA, assegnatigli dalla destra liberista del CATO Institute, finanziato dai principali sponsor di imprese come i fratelli Koch e la Ford Fondation, e guidato da un “fervente devoto” di Ayn Rand, preso dalla zelante missione di difendere “i principi di libertà individuali, di meno governo e più mercato”.

Nell’insieme, si stima che i diversi programmi di “sensibilizzazione dei giovani” in Venezuela abbiano ricevuto almeno 45 milioni di dollari da parte dei loro patrocinatori statunitensi. Inoltre l’amministrazione Obama ha assegnato almeno 5 milioni di dollari per sostenere direttamente i partiti di opposizione del Venezuela fino a tutto il 2014 – senza menzionare i legami segreti che senza dubbio esistono tra l’opposizione e i servizi di informazione degli Stati Uniti. Tutto questo si aggiunge alle decine di milioni di dollari che sono stati dati all’opposizione nel corso degli ultimi anni. Cosa che non deve veramente sorprendere dal momento che il Venezuela riposa sulla più grande riserva di petrolio del mondo, non lontana dagli Stati uniti.

4. Non è contestabile il carattere democratico del governo di Maduro. L’opposizione filo-statunitense lavora oramai apertamente per la “salida” (uscita) di Maduro, considerando che il suo governo sarebbe “illegittimo”. Cosa assurda perché, anche secondo gli strettissimi criteri del costituzionalismo liberale, la legittimità democratica dell’amministrazione Maduro è ineguagliabile. In 15 anni, il Partito Socialista Unito ha vinto 18 elezioni e ne ha perso una sola. Il sistema elettorale del Venezuela è stato definito dall’ex presidente statunitense Jimmy Carter – che ha fatto da osservatore delle elezioni in 92 diversi paesi in tutti i continenti – come “il miglior sistema al mondo”. Solo due mesi fa, nel dicembre 2013, il governo ha vinto nel 76% delle municipalità, alle elezioni di metà mandato, e ha inflitto una sconfitta decisiva alla opposizione, guidata dal “moderato” Henrique Capriles, con uno scarto di voti di più del 10%. Inoltre il governo ha attivamente lavorato coi movimenti di base per creare una delle esperienze più dinamiche al mondo in materia di democrazia diretta e partecipativa, costituendo migliaia di consigli comunali, centinaia di comuni e decine di migliaia di cooperative guidate dai lavoratori. Non vi è altro paese al mondo in cui la partecipazione dei cittadini alla vita politica e all’economia sia stimolata dallo Stato allo stesso modo che in Venezuela.

5. L’opposizione di destra è invece totalmente anti-democratica. Le forze realmente pericolose in Venezuela non si trovano attualmente all’interno del “governo illegittimo”, ma nei settori del tutto anti-democratici dell’opposizione di destra. Anche solo una rapida disamina del profilo dei due leader dell’opposizione – Maria Corina Machado e Leopoldo Lopez – è sufficientemente rivelatore. Entrambi sono tra i firmatari dell’infame decreto Carmona del 2002, che sciolse il governo Chavez dopo un tentativo di colpo di Stato guidato dall’élite oligarchica ed elementi di destra dell’esercito. Lopez, quanto a lui, ha orchestrato gli scontri violenti davanti al palazzo presidenziale, provocando decine di morti serviti da pretesto per il colpo di Stato. Durante il quale, Lopez ha anche personalmente partecipato all’arresto incostituzionale (vale a dire il sequestro) del ministro dell’interno Ramon Rodriguez Chacin.

Quando i movimenti e gli elementi lealisti dell’esercito hanno reinvestito il presidente, Chavez ha deciso di non abbandonarsi alla vendetta e ha lasciato i cospiratori liberi. Machahdo ha poi fondato Sumate, una “ONG” che ha ottenuto un finanziamento della National Endowment for Democracy a Washington (dove è stato ricevuto dal presidente George W. Bush in persona), che ha giocato un ruolo centrale nel referendum revocatorio che mirava a cacciare Chavez due anni dopo il colpo di Stato mancato. Lopez è stato autorizzato a restare sindaco di Chacao, il quartiere più ricco di Caracas, prima di essere incriminato per corruzione nel 2006. Nel 2007, Lopez è stato filmato mentre pianificava una nuova crisi politica per creare instabilità sociale. Risulta veramente assurdo sospettare che sia attualmente coinvolto in un nuovo tentativo di destabilizzazione del governo con mezzi violenti e antidemocratici?

6. Le manifestazioni del 2014 assomigliano a una riedizione del periodo che ha preceduto il colpo di Stato del 2002. Tutto quanto detto rivela parallelismi storici preoccupanti tra il colpo si Stato fallito del 2002 e la persistenza dei sommovimenti attuali in Venezuela: personalità dell’opposizione, finanziati dagli Stati Uniti, provocano deliberatamente turbamenti sociali nella speranza che la violenza che ne seguirà delegittimi il governo, in modo che la destra possa prendere il potere. Una volta di più, l’élite oligarchica cerca di ottenere con mezzi autoritari ciò che non è riuscita a ottenere con mezzi pacifici: la cacciata del governo socialista e la repressione della rivoluzione bolivariana e della sua esperienza radicale di democrazia diretta, di solidarietà sociale e di controllo da parte dei lavoratori.

Tutto questo dimostra il livello di disperazione dell’opposizione: prima hanno tentato un colpo di Stato militare poi, quando è fallito, hanno tentato di rovesciare il governo con uno sciopero del settore petrolifero ; quando anche questo è fallito, hanno invano tentato un referendum revocatorio e poi, a corto di idee, hanno semplicemente boicottato le elezioni dell’Assemblea nazionale senza alcuna ragione legittima; nel 2007, hanno tentato una ribellione studentesca e poi, dopo la vittoria di Maduro nelle elezioni dell’anno scorso, Capriles ha cercato in continuazione di ottenere il riconteggio dei voti, rifiutando di riconoscere i risultati delle elezioni, anche se tutti avevano – ivi compresi gli osservatori indipendenti – riconosciuto che era stato sconfitto. Infine, dopo la disfatta di Capriles nelle elezioni municipali di dicembre, l’ala destra dell’opposizione ha deciso di abbandonare la strada delle elezioni e tornare alle vecchie tattiche dei preparativi del colpo di Stato del 2002. Come in precedenza, queste manovre anti-democratiche possono finire per ritorcersi contro la destra, ricompattando i movimenti di base al fianco del governo e rafforzando in più la posizione interna di Maduro nel Partito Socialista Unito.

7. Il problema sono i media. Un punto cruciale. La ragione per cui così poca gente è informata su quanto accade sta nel fatto che non vi è praticamente alcuna informazione equilibrata sul Venezuela, e perché tanta gente è così ingenua da bersi tutto quello che legge su Twitter o Facebook, senza effettuare la minima verifica o ricerca. Quando si tratta del Venezuela, in particolare, i media internazionali – ivi compresi i tanto amati media “progressisti” alla The Guardian – sono tanto pieni di merda da diventare fonte di imbarazzo per la professione di giornalista in quanto tale, mentre i social network sono talmente inondati di menzogne e di propaganda che qualche specialista dei media dovrà rivedere seriamente le teorie “post-2011″ sugli effetti “democratici” di facebook e Twitter.

I media internazionali adorano parlare della repressione di Chavez e Maduro contro i media venezuelani e le loro censure, ma la verità è che, come all’ovest, i media venezuelani sono in maggioranza privati e di proprietà delle élite più ricche del paese. Nel 2012, la BBC ha rilevato che solo il 4,58% delle radio e televisioni erano di proprietà dello Stato. I tre giornali nazionali – El Universal, El Nacional e Ultimas Noticias, che coprono il 90% dei lettori del paese – sono tutti anti-governativi. Tra le quattro principali catene televisive nazionali, tre – Venevision, Globovision e Televen, che anch’esse rappresentano il 90% di ascolto – sono allineate con l’opposizione. I media internazionali (oltre agli amministratori delle pagine Facebook e Twitter di importanti movimenti sociali) trasmettono il discorso della destra che viene fuori dall’uniforme paesaggio mediatico venezuelano senza porsi alcuna questione critica.

Il Venezuela costituisce una sfida per gli Stati Uniti e la sue egemonia neoliberale. L’intima inaffidabilità dei media è una delle principali ragioni per cui non avete mai letto che le diseguaglianze dei redditi in Venezuela – che erano tra le più scandalose dell’America latina – sono diventate tra le più modeste del continente, mentre la equa spartizione della crescita e i programmi sociali di redistribuzione hanno ridotto la povertà della metà e ridotto l’estrema povertà del 70% dal 2002. L’analfabetismo è stato sradicato e grandi miglioramenti vi sono stati in materia di sanità, alloggi e formazione scolastica. Ecco qualche indicatore del progresso sociale: la mortalità infantile è diminuita di più di 1/3, i beneficiari dei progetti di assistenza sociale più che raddoppiati, il numero di medici nel settore pubblico moltiplicato per 12 tra il 1999 e il 2007, milioni di Venezuelani che prima non vi avevano accesso, sono stati curati, e il tasso di scolarizzazione è più che raddoppiato tra il 1999 e il 2008.

Ecco il “regime malefico” che l’opposizione di destra filo-statunitense spera di rovesciare. In realtà si tratta di un’esperienza di socialismo democratico che cerca di costruire un potere popolare attraverso delle istituzioni di democrazia diretta come i consigli, i comuni e le cooperative. Ovviamente questo processo è dilaniato da contraddizioni interne e segnato da importanti lacune. Io non sono chavista e non mi illudo che un apparato burocratico, una violenza urbana e un’economia in disordine riusciranno a costruire in qualche modo una utopia socialista. Ma siamo chiaramente in presenza di qualcosa che rende folli gli Stati uniti e l’élite venezuelana: un regime popolare che contesta l’egemonia del neoliberalismo e che costruisce le proprie istituzioni di organizzazione comunitaria che potranno un giorno completare e forse anche rimpiazzare lo Stato borghese. Ciò significa che, se anche la destra riprendesse un giorno il potere, sarebbe comunque affiancata da un contro-potere popolare formidabile nei quartieri e nei luoghi di lavoro. I socialisti libertari e i movimenti autonomi peraltro non devono negare queste conquiste importanti, ma schierarsi al fianco dei movimenti di base del Venezuela che cercano di difendersi contro l’attacco anti-democratico dell’élite sostenuta dagli Stati uniti, pur restando ferocemente critici nei confronti di ogni forma di brutalità poliziesca o repressione di Stato operata contro i manifestanti in nome di un governo socialista.

Anche se la sinistra venezuelana ha realizzato importanti progressi sociali, ciò non significa che noi dobbiamo fare ciecamente l’elogio del governo Maduro o del chavismo in generale (…). ma significa certamente che noi – in quanto militanti, giornalisti, organizzatori – dovremo cominciare a fare qualche verifica prima di rigurgitare stupidamente la propaganda superficiale che i media vomitano ogni giorno.

Da AlbaInformazione - (trad. ossin)

 


Oliver Stone risponde “all’opposizione venezuelana”

di Oliver Stone

 

A quelli che mi hanno scritto questi vili ed orribili commenti, specialmente in Twitter, sulle mie opinioni e e gli sforzi per filmare in Venezuela, devo dire che in tuti i media sociali nei quali sono stato coinvolto durante gli anni in tema di cinema, storia, e nelle discussioni su altri paesi – come il Giappone, Cina, Russia, Afganistan, NATO, Iraq, etc. – non ho mai ricevuto questo tipo di violenza verbale. Sembrano più dei bulli che delle persone che stanno partecipando ad una discussione.

Non riescono ad immaginarsi il governo degli USA coinvolto nella organizzazione delle proteste violente contro il governo del Venezuela? Non si rendono conto che Maduro ha vinto le elezioni municipali in dicembre con un vantaggio superiore al 10% dei voti? (avete affermato che le elezioni sono state truccate già dal 2000, ma fino ad ora non è mai stata presentata alcuna prova).

La maggior parte governa in paesi con interessi strategici. Stanno agendo come un gruppo di repubblicani impazziti del Tea Party con i loro commenti. Ricordate il  “Brooke Brothers Riot” a Miami durante la sconfitta elettorale del 2000? Voi non leggete nulla che dica qualcosa di differente da ciò che pensate. Mi scrivete solo per insultarmi, ma l’offesa non è un argomento.