Noonomia. Il nuovo sistema economico: un paradigma possibile per l’umanesimo tecnologico
09/07/2025

Nel volume Noonomia. Il nuovo sistema economico (Sandro Teti Editore, 2024), l’economista russo Sergey Bodrunov propone una visione sistemica alternativa all’attuale modello capitalista. L’opera, frutto di un’elaborazione iniziata nel 2016, è stata presentata in Italia presso l’Università della Pace di Roma (Upace), iniziativa promossa nell’ambito delle Nazioni Unite, che nella sua sede italiana ha il mandato specifico di lavorare sugli aspetti etici dell’intelligenza artificiale. Alla presenza dell’autore e dell’economista Andrei Kiv, l’incontro ha avuto come obiettivo l’apertura di un confronto tra scuole di pensiero provenienti da contesti culturali e istituzionali diversi, in un’ottica di cooperazione globale. Come ci comunica Sergio Bellucci, direttore accademico della sede italiana della Upace, l’università si appresta inoltre ad avviare un master dedicato alla Noonomia, in quanto strumento teorico e pratico per costruire un umanesimo tecnologico fondato sulla cooperazione e la dignità.
Sergey Dmitrievich Bodrunov è direttore dell’Istituto per lo Sviluppo Industriale S.Y. Witte, presidente della Società Economica Libera di Russia e figura di riferimento del dibattito accademico eurasiatico. Nato nel contesto culturale dell’ex Unione Sovietica, Bodrunov ha ereditato una tradizione intellettuale che unisce economia pianificata, pensiero filosofico sistemico e riflessione sociale di lungo periodo. Ha coordinato per anni progetti strategici in campo tecnologico-industriale legati alla transizione digitale e all’innovazione produttiva, con particolare attenzione all’integrazione etica dell’automazione. La sua formazione tecnico-scientifica e filosofica si riflette nell’approccio alla Noonomia come sintesi di governance, tecnologia e antropologia culturale, alimentata da un costante confronto con le trasformazioni globali in atto.
Bodrunov propone un paradigma radicale per superare la crisi strutturale del capitalismo, articolato attorno a un cambio di paradigma nella produzione, nella governance e nella stessa idea di soggetto economico. Alla base vi è la trasformazione dei fondamenti produttivi: non più capitale e lavoro fisico, ma conoscenza condivisa come motore primario. La nooproduzione, come la definisce, è una produzione dove le funzioni materiali vengono progressivamente delegate a macchine intelligenti, lasciando all’uomo spazio per attività creative e relazionali. Si tratta di un’automazione eticamente orientata, che non mira al semplice aumento dell’efficienza, ma alla liberazione del tempo umano. In questo quadro, il sapere collettivo acquisisce un ruolo centrale e la proprietà privata dei mezzi di produzione viene superata in favore di beni cognitivi e comuni digitali, accessibili e condivisi.
Nel cuore di questa proposta c’è anche una profonda riflessione sul ruolo della governance. Bodrunov non immagina uno Stato autoritario né uno Stato assente, ma un nuovo tipo di infrastruttura culturale capace di orientare, selezionare e valorizzare le scelte collettive. In questo contesto, il concetto di pianificazione non ha nulla a che vedere con la centralizzazione rigida del passato sovietico: è, piuttosto, una guida etica partecipata. Il valore non è più affidato unicamente alle fluttuazioni del mercato, ma costruito su un meccanismo reputazionale. La reputazione, in questo modello, non è solo popolarità: è il riconoscimento di un contributo autentico alla comunità, misurato in termini di cooperazione, cultura, etica condivisa. Così la moneta cede il passo all’influenza sociale e al capitale reputazionale, elementi che rimandano a logiche relazionali più che competitive (Bodrunov 2024, p. 99-102).
Non meno rilevante è il tipo di essere umano che la Noonomia prende a riferimento. Bodrunov non crede in un individuo atomizzato, chiuso nell’interesse personale, ma propone una figura radicalmente nuova: l’homo culturalis. Questa persona agisce all’interno di una rete di significati condivisi, si forma attraverso la relazione, la reputazione, la cura del bene comune. In questa antropologia, la ricchezza non si misura in termini di possesso, ma di accesso, riconoscimento, tempo liberato per l’apprendimento e la creazione. Il lavoro stesso, lungi dall’essere eliminato, viene riformulato: da strumento di sopravvivenza diventa espressione di senso, contributo alla civiltà. È la collettivizzazione del sapere a costituire il cuore del nuovo paradigma: una costruzione cooperativa che esalta le potenzialità individuali in vista di un bene comune condiviso.
A rendere particolarmente interessante il lavoro di Bodrunov è la sua sorprendente consonanza con alcune traiettorie del pensiero e della politica cinese contemporanea. Senza che vi sia un’identità completa, la risonanza tra la Noonomia e il concetto cinese di “nuove forze produttive di qualità” rilanciato nel 2023 da Xi Jinping è evidente: anche in Cina si parla di un’economia in cui l’innovazione tecnologica non è fine a sé stessa, ma orientata alla sostenibilità, all’equilibrio e all’emancipazione delle capacità cognitive collettive. I riferimenti a un’economia “employment-friendly”, a un’etica dell’intelligenza artificiale e a una governance tecnologica che non dimentichi l’uomo sono ormai presenti in documenti ufficiali. Questo approccio trova una sponda significativa nella riflessione condotta da Li Tao e Xu Xiang, studiosi affiliati al Centro per la Ricerca sul Pensiero di Xi Jinping per la Nuova Era presso l’Università di Economia e Finanza di Pechino. Nel loro contributo pubblicato su 《经济日报》(Economic Daily) l’11 giugno 2025, intitolato 《发展就业友好型数字经济》(Sviluppare un’economia digitale favorevole all’occupazione), affermano che “il processo di sviluppo deve accompagnarsi al miglioramento dell’occupazione e del benessere spirituale”, e sottolineano inoltre che “la trasformazione digitale deve potenziare le capacità umane e non sostituirle”.
Ancora più interessante, in questo senso, è il fenomeno dei cosiddetti Taobao Villages, villaggi rurali trasformati in distretti produttivi digitali grazie alla cooperazione tra piattaforme private (come Alibaba) e infrastrutture pubbliche. Qui, la popolazione locale ha potuto accedere a strumenti digitali, e-commerce e formazione tecnica, liberandosi di fatto dalle catene della grande distribuzione e generando reddito diretto attraverso il commercio online. Si tratta di una forma embrionale ma concreta di integrazione tra nuove forze produttive e tessuto agricolo tradizionale, dove la reputazione online, la cooperazione locale e la valorizzazione culturale diventano fattori di valore. L’esperienza dei Taobao Villages dimostra che la Noonomia può trovare terreno fertile là dove l’innovazione tecnologica è guidata da valori comunitari, da una governance cooperativa e da una visione inclusiva dello sviluppo. Non è ancora una realtà pienamente noonomica, ma rappresenta un’evoluzione coerente con i suoi principi, soprattutto nel contesto della lotta alla povertà, dell’inclusione territoriale e dell’integrazione armonica tra impresa privata e visione strategica statale. Questa forma di organizzazione economica digitale, che integra la dimensione culturale e reputazionale con la tecnologia diffusa, mostra come la transizione verso un’economia fondata sulla conoscenza e sulla dignità possa essere già in atto, anche se in modo parziale e sperimentale. In questo senso, i villaggi Taobao offrono un esempio concreto di come sia possibile avvicinare il modello proposto da Bodrunov non solo nelle metropoli avanzate, ma anche nei territori periferici, trasformando le comunità locali in nodi intelligenti di una rete economica etica e sostenibile.
In conclusione, Noonomia non è un’utopia accademica, ma un tentativo coraggioso di pensare la trasformazione tecnologica come occasione di emancipazione e di rinascita civile. Non offre formule precostituite, ma apre orizzonti. Eppure, non va ignorato che i suoi presupposti – reputazione come moneta sociale, automazione liberatrice, pianificazione etica – richiedono condizioni istituzionali e culturali avanzate, non sempre presenti nelle società contemporanee. In un’epoca in cui l’Europa appare spesso disorientata e incerta, il pensiero di Bodrunov ci invita a riflettere su un modello in cui il progresso non significhi dominio sulla natura e sull’uomo, ma partecipazione consapevole e relazionale. Forse, proprio da un dialogo – oggi difficile ma non impossibile – tra la Russia degli studiosi formatisi nel pensiero economico post-sovietico, la Cina delle nuove tecnologie e del socialismo con caratteristiche cinesi, e quell’Europa che fu culla dell’illuminismo e del welfare – ciascuna con le proprie tensioni, i propri limiti ma anche le proprie visioni – potrebbe scaturire un nuovo umanesimo e un nuovo modello economico per le ere a venire: non un’ideologia totalizzante, ma un paradigma culturale, politico ed economico capace di riconsegnare all’essere umano la regia del proprio destino. Non per tornare indietro, ma per inaugurare – forse – una nuova fase della storia: fondata non sul dominio, ma sulla dignità, la conoscenza e la cura reciproca.
Herta Manenti
Fonte: https://transform-italia.it/












