Notiziario Patria Grande - Luglio 2025

NOTIZIARIO LUGLIO 2025
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / STATO DI GUERRA PERMANENTE
L'arte della politica: guerre preventive per la sovranità nucleare
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / COLOMBIA E NATO
La Colombia e l’ “Esercito delle Tenebre” della NATO
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / LATINOAMERICA A RISCHIO GUERRA?
Militarizzazione silenziosa e allineamento strategico: l'America Latina a rischio di una guerra che non le appartiene?
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / HONDURAS
Con il volto e la forza delle donne, l'Honduras commemora 16 anni di Resistenza Popolare
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / LA DISASTRI A STELLE E STRISCE
I disastri a stelle e strisce
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / FRANCESCA ALBANESE
La persecuzione di Francesca Albanese
TELESUR (VENEZUELA) / ANALISI / LA SINISTRA E LE LOTTE PER LA COMUNITA’
L’orizzonte strategico non è più a sinistra
RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / INTERNI / LA SITUAZIONE CRITICA DI CUBA
La Rivoluzione cubana nel mezzo di una nuova crisi
lotta per sostenere il socialismo
GRANMA (CUBA) / ESTERI / STATI UNITI ED ECOLOGIA
Trump deroga la legge di protezione ambientale
GRANMA (CUBA) / ESTERI / UNA “DISSIDENTE” ALLA OSA
I ricatti degli Stati Uniti impongono una mercenaria alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani
GRANMA (CUBA) / ESTERI / NUOVE INGERENZE USA
Il cinismo dell’impero nel nome della libertà e dei diritti umani
GRANMA (CUBA) / ESTERI / LO SPORT COME RICATTO
Il governo degli Stati Uniti nega di nuovo la presenza di Cuba in una competizione sportiva
GRANMA (CUBA) / ESTERI / CUBA COORDINA IL G-21
Cuba coordina il G-21 per il disarmo: che significa?
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / STATO DI GUERRA PERMANENTE
L'arte della politica: guerre preventive per la sovranità nucleare

Nelle prime ore del mattino del 29 agosto 1949, l'orizzonte brillò e si udì un rumore devastante, che aprì un percorso periglioso nella storia dei conflitti bellici. Era la bomba atomica RDS-1 da 22 kilotoni, la prima ad essere testata con successo nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Da quel momento in poi, il mondo del dopoguerra cambiò radicalmente, con gli Stati Uniti che persero il loro principale vantaggio militare sul loro più potente rivale: il genio del proletariato organizzato. Con questo progresso dell'URSS, nacque un pericoloso equilibrio tra gli armamenti, che è diventato sempre più critico tra la crescita dell'arsenale nucleare e i trattati che cercavano di impedirlo.
Il contesto odierno è diverso: si inserisce in uno scenario molto più complesso rispetto al bipolarismo del XX secolo. Non entrano più in gioco solo criteri ideologici, ma una rete di interessi geopolitici ed economici che tengono conto della capacità economica, delle alleanze strategiche, della posizione geografica e delle proiezioni statistiche. Il potenziale strategico di paesi come l'Iran e il Venezuela non è passato inosservato. Entrambi possiedono le maggiori riserve petrolifere del mondo, mantengono posizioni contrastanti con il progetto di civiltà nordamericano e si alleano apertamente con i paesi che guidano l'insorgenza di un nuovo ordine mondiale. Pertanto, le vere bombe nucleari dell'imperialismo sono la sovranità e l'autodeterminazione dei popoli, che consentono a leader come Hugo Chávez di dichiarare a gran voce: “L'Iran ha il diritto di sviluppare la sua energia nucleare così come fa la Francia, altri paesi e il Venezuela. Perché no?”.
Lo sviluppo della bomba atomica da parte dell'URSS significava che anche gli Stati Uniti potevano aspettarsi reciprocità in caso di conflitto armato in cui avessero deciso di attaccare come fece a Hiroshima e Nagasaki. Possiamo dire che, dopo che l'URSS sviluppò le proprie armi di distruzione di massa, si stabilì un equilibrio concreto tra le parti in tensione, poiché ogni paese era certo che premere il pulsante rosso avrebbe significato l'annientamento di tutti. L'attacco israeliano e statunitense all'Iran ha lasciato 935 martiri, la rottura dell'Iran con l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) e la certezza per paesi come la Corea del Nord che il suo arsenale nucleare sia l'unico vero scudo contro gli attacchi stranieri.
La distruzione reciproca assicurata, nota anche come “1+1=0”, è una teoria che basa il suo principio sulla completa distruzione di tutti gli attori coinvolti in uno scontro nucleare. In termini pratici, ciò si verificò durante la Guerra Fredda, quando Stati Uniti e URSS crearono una minaccia senza precedenti per il mondo. È importante sottolineare che l'applicazione di questa teoria è possibile solo in situazioni in cui l'autodistruzione non è accettabile, anche se comporta la distruzione dell'avversario. Di fronte a organizzazioni e persino a paesi che, a causa della loro ideologia, sono disposti a sacrificare la propria esistenza, questa teoria crolla. Di fronte a questo scenario, i paesi minacciati dall'imperialismo sono costretti a riconsiderare la questione della sicurezza e della capacità militare per la propria difesa, cercando al contempo di imporre il buon senso. Pensare il contrario sarebbe ingenuo.
Gli Stati Uniti sono arbitrari e immorali, non perseguono la non proliferazione delle armi nucleari, ma piuttosto la non proliferazione della sovranità, e questo implica minare la capacità scientifica, economica, morale e militare dei popoli che si ribellano all'imperialismo. In questo senso, è essenziale sottolineare che non si tratta solo di una questione politica, ma che lo sviluppo scientifico e tecnologico è al centro di questo dibattito. Questo è il motivo per cui molti degli obiettivi dello Stato genocida di Israele nel confronto con l'Iran erano scienziati di spicco del paese persiano. Pertanto, proprio come il 29 ottobre 1949 fu conferito il titolo di Eroe del Lavoro Socialista al leggendario fisico Igor Vasilyevich Kurchatov, che a soli 46 anni era a capo del programma nucleare dell'URSS, è molto importante riconoscere questi uomini come eroi che, attraverso la scienza, difesero la sovranità del loro paese e furono resi martiri per essa.
A questo proposito, è fondamentale ribadire le parole del diplomatico russo Vasily Nebenza davanti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU: “L'Iran ha il diritto di utilizzare l'energia nucleare per scopi pacifici e, soprattutto, per arricchire l'uranio. Questi attacchi sono stati perpetrati da due Stati, uno depositario del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) e l'altro che per decenni si è rifiutato di aderire a questo trattato fondamentale per il bene della sicurezza internazionale e di sottoporre i propri impianti al regime di salvaguardia dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA)”. Il diplomatico rivela l'ipocrisia di Israele e degli Stati Uniti che, ancora una volta, hanno utilizzato il concetto di guerra preventiva per plasmare il panorama geopolitico attraverso le bombe. Lo hanno fatto sostenendo che l'Iran rappresenta un pericolo perché cerca di sviluppare armi nucleari. Tuttavia, nessun rapporto dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) ha presentato alcuna prova che l'Iran abbia sviluppato armi nucleari. Pertanto, tutte le dichiarazioni degli Stati Uniti e dei loro alleati non sono altro che menzogne inventate per giustificare l'uso del concetto di guerra preventiva. Ci si chiede: se gli Stati Uniti hanno 1.679 testate dispiegate e più di 4.000 in deposito o in attesa di smantellamento, cosa conferisce loro la legittimità di imporre criteri normativi sulle armi nucleari?
Dobbiamo garantire che la sovranità, la scienza e l'arte emergano vittoriose da questa guerra. Dobbiamo farlo per l'umanità e con nuove piattaforme, con il talento di Francisco Eppens. In un mondo diviso tra il blocco sovietico e quello capitalista, l'artista svizzero-messicano riuscì a essere riconosciuto e onorato da entrambe le parti. E mentre il suo lavoro veniva celebrato in Occidente, vinse un concorso internazionale intitolato “Per la pace e l'umanitarismo contro la minaccia della guerra nucleare”, organizzato dal Ministero della Cultura sovietico nel 1986. Ci sarebbero voluti mille murales come “Il nucleo e l'energia” (1966) per ogni missile. Quest'opera fu creata dall'artista all'esterno delle strutture del Centro Nucleare “Dr. Nabor Carrillo Flores” dell'Istituto Nazionale di Ricerca Nucleare (ININ) in Messico. Raffigura una donna indigena che tiene in mano un'aureola blu, a simboleggiare la radiazione prodotta dai reattori nucleari, chiamata effetto Cherenkov. Per questo motivo, i toni blu risaltano nel dipinto. Quest'opera di 200 metri quadrati è stata realizzata in mosaico veneziano con oltre un milione di tessere ed è simbolo del potere della conoscenza nelle mani del popolo.
Nello scenario attuale, le detonazioni sono cessate, ma la verità è che la guerra continua, perché per gli Stati Uniti ogni sovranità è nucleare. Se rivendichiamo la nostra dignità come umanità, dobbiamo prepararci a difenderci e a contrattaccare, perché arriveranno altre sanzioni e altri missili. All'inizio di una nuova era, la guerra preventiva si manifesterà a ogni violazione.
David Gómez Rodríguez, 6 luglio 2025
Articolo originale: El arte de la política: Guerras preventivas para soberanías nucleares
https://www.telesurtv.net/opinion/opinion-guerras-preventiva-nucleares/
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / COLOMBIA E NATO
La Colombia e l’ “Esercito delle Tenebre” della NATO

In un passaggio significativo del suo discorso geopolitico, il presidente Gustavo Petro ha annunciato il 16 luglio 2025, da Bogotà, la sua decisione che la Colombia deve rafforzare un nuovo “esercito di luce” e, di conseguenza, debe “uscire dalla NATO”. Ma quanto è fattibile tutto questo?
Queste dichiarazioni, rilasciate durante una conferenza stampa a margine della Conferenza di Emergenza sulla Palestina (tenutasi il 15 e 16 luglio a Bogotà), sono state accompagnate da forti critiche al sostegno della NATO ai bombardamenti che hanno colpito i civili, tra cui migliaia di bambini palestinesi. La posizione del presidente riflette una crescente tensione tra la politica estera del Paese e la sua alleanza strategica con il blocco militare occidentale.
Questa posizione segna apparentemente una rottura con la storia del Paese come “partner globale” della NATO dal 2016, uno status formalizzato dopo la firma dell'accordo di cooperazione nel 2013.
Questo allineamento ha permesso alla Colombia di rafforzare il proprio esercito secondo gli standard occidentali, integrando addestramento e difesa informatica, intelligenza artificiale e forze speciali, e persino firmando accordi come il Programma Associativo Personalizzato e l'iniziativa Programma di Avanzamento nell’Addestramento e nella Difesa.
Il Programma di Associazione Personalizzato articola strategicamente i vari ambiti di cooperazione tra NATO e Colombia, allineando tale relazione con gli obiettivi definiti nel quadro della sicurezza globale. Tuttavia, è necessario notare che la NATO non si limita ad essere un'alleanza militare, ma si costituisce anche come un blocco politico che promuove una visione specifica dell'ordine mondiale, sostenuta da interessi geostrategici e dalla perpetuazione di valori occidentali non sempre compatibili con le realtà e le esigenze dei paesi del Sud del mondo.
L'amministrazione Petro consolida i rapporti con la NATO
Durante l'attuale amministrazione, la Colombia ha rafforzato notevolmente la sua alleanza con la NATO, lungi dal regredire il suo status di partner globale.
Nel maggio del 2025, il Programma di Associazione Personalizzato è stato rinnovato per altri tre anni, approfondendo la cooperazione bilaterale in settori chiave come la difesa informatica, l'intelligenza artificiale, la sicurezza marittima, la lotta al terrorismo, lo sminamento e l'addestramento militare secondo gli standard internazionali.
Questo allineamento è evidente anche nel campo dell'istruzione. Nell'ambito del Programma di Avanzamento nell’Addestramento e nella Difesa i programmi di studio delle 82 scuole di addestramento militare e di polizia vengono rivisti e adeguati, incorporando standard di interoperabilità, nuove tecnologie belliche, formazione linguistica e strutture logistiche in linea con i requisiti NATO. A giugno, un'importante delegazione di personale militare proveniente da paesi membri della NATO come Slovenia, Italia, Spagna e Polonia ha partecipato attivamente a questi processi.
Lungi da una smilitarizzazione della sicurezza o una revisione critica del modello di difesa, tutto questo consolida una strategia di subordinazione funzionale agli interessi del blocco atlantico, camuffata sotto la retorica della cooperazione internazionale e della modernizzazione istituzionale.
La Colombia, in quanto unico partner globale della NATO in America Latina, rafforza il suo ruolo strategico nell'architettura di sicurezza occidentale, il che implica una crescente integrazione dottrinale e operativa con le potenze euro-atlantiche.
La Marina colombiana, nella cosiddetta "Operazione Nettuno" (luglio 2025), ha lanciato per la prima volta un missile antiaereo da veicoli tattici nell'ambito del suo addestramento orientato alla cosiddetta interoperabilità. Questa esercitazione ha coinvolto oltre 1.700 effettivi, sistemi senza equipaggio e operazioni di guerra composita, rafforzando le capacità di combattimento offensive in una logica ad alta intensità. Mentre i sostenitori e i promotori sottolineano i benefici di questa alleanza nella lotta contro il narcotraffico e le minacce transnazionali, osservano anche un approfondimento della militarizzazione e una totale subordinazione dottrinale.
Questa alleanza con la NATO è un ulteriore passo che la Colombia ha silenziosamente ereditato dal Plan Colombia, che quest'anno celebra il suo 25° anniversario, lasciando un'eredità complessa, piena di zone grigie e capitoli oscuri.
Nell'ultimo quarto di secolo, questa politica e il citato Piano hanno trasformato le forze armate in agenti di guerra interna ed esterna, legati a casi di esecuzioni extragiudiziali, corruzione, accuse di rafforzamento dei legami con gruppi paramilitari e legami con un'industria militare privata che orchestra una costante esportazione di forze mercenarie nel mondo.
Indebolire l'unità latinoamericana?
Ora, è stato lo stesso Petro a denunciare l'acquisto di armi israeliane (oltre 230 milioni di dollari), un'azione portata avanti dal suo stesso governo, e allo stesso tempo ha criticato il mancato rispetto dell'embargo sul carbone verso Israele. Infatti, il rapporto di Francesca Albanese indica che ci sono state sei spedizioni di carbone colombiano dopo il divieto di esportazione verso Israele, allo stesso tempo è stato il presidente a inaugurare la Fiera Aeronautica e Spaziale F-Air 2025 a Rionegro (Antioquia) dove era presente l'azienda Elbit Systems, accusata di promuovere il genocidio contro il popolo palestinese, senza sottolinearlo nel suo discorso, forse non ne era a conoscenza.
Questa contraddizione mette in luce la dissonanza tra la retorica pacifista del “Governo del Cambiamento” e le realtà commerciali, politiche e logistiche che perpetuano la sua complicità nella violenza globale.
Sul piano etico, il riconoscimento del ruolo della NATO nell'intervento militare globale costringe essenzialmente la Colombia a riconsiderare la propria appartenenza a questo controverso blocco.
La subordinazione strategica della Colombia alla NATO non solo ne conferma la dipendenza militare, ma mette anche a dura prova e indebolisce ogni reale possibilità di integrazione politica e militare regionale. La presenza della Colombia come partner in questa alleanza extraregionale – in una logica di subordinazione – mina spazi collettivi come la CELAC, che ha dichiarato e ratificato Nuestra América come Zona di Pace. Vale la pena notare che, dal 9 aprile 2025, Petro ha assunto la carica di Segretario pro tempore della CELAC.
Questa alleanza Colombia-NATO, anziché rafforzare la sovranità regionale, allontana il Paese dalle iniziative volte a consolidare un sistema di difesa autonomo, come proposto dall'UNASUR. In questo contesto, il ruolo della Colombia in un autentico progetto di integrazione latinoamericana dovrebbe essere orientato alla costruzione di un nuovo ordine multipolare e sovrano nella regione, rafforzando strutture di cooperazione come il Consiglio di Difesa Sudamericano (CDS) e riprendendo esperienze come la Scuola di Difesa Sudamericana (ESUDE), creata nel 2014, proprio quando i legami tra Colombia e NATO si stavano approfondendo.
Non è tutto. La regione è impegnata in una corsa accelerata per tornare alla militarizzazione dei suoi territori, nel quadro delle tensioni generate dall'emergere di un ordine multipolare. Pertanto, la partecipazione delle forze colombiane alle esercitazioni militari con gli Stati Uniti (Southern Seas 2024, RIMPAC 2024, Estrella Austral 2025, ecc.) è in crescita. Per quale guerra e da quale parte ci stiamo preparando?
Per correggere questa tendenza, è urgente che la Colombia si ritiri dallo status di "partner globale" della NATO e riveda a fondo il quadro giuridico che subordina l'addestramento militare a interessi esterni, soprattutto per quanto riguarda dottrina, cooperazione, acquisizioni ed esercitazioni militari. Questa dipendenza non solo compromette la sovranità nazionale, ma distorce anche il significato e lo scopo della sicurezza pubblica.
Allo stesso tempo, è essenziale che università, think tank, organizzazioni sociali e future commissioni per la verità promuovano indagini critiche e formulino proposte che ridefiniscano la nozione di sicurezza da una prospettiva etica, territoriale e latinoamericana, lontana dalla logica bellica imposta dalle potenze e da qualsiasi forma di allineamento subordinato.
Una politica di difesa veramente etica richiede la ricostruzione dello Stato come garante della pace, della giustizia e dell'equità, con una forza pubblica al servizio della vita e dell'integrazione regionale sovrana. La sovranità non è possibile finché la sicurezza è dettata dall'esterno.
Alfonso Insuasty Rodríguez, 19 luglio 2025
Articolo originale: Colombia y el «Ejército de la Oscuridad» la OTAN
https://www.telesurtv.net/opinion/colombia-y-ejercito-oscuridad-otan/
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / LATINOAMERICA A RISCHIO GUERRA?
Militarizzazione silenziosa e allineamento strategico: l'America Latina a rischio di una guerra che non le appartiene?

Mentre gli Stati Uniti e la NATO rafforzano la loro influenza militare in America Latina sotto la bandiera dell'interoperabilità, cresce il rischio che la regione rimanga invischiata in conflitti stranieri. Siamo di fronte a una nuova forma di subordinazione mascherata da cooperazione strategica?
In contrasto con la retorica ufficiale che rivendica sovranità e multilateralismo, negli ultimi anni diversi governi latinoamericani, tra cui alcuni considerati progressisti, hanno approfondito i loro legami con l'architettura militare della NATO e degli Stati Uniti.
Questa tendenza si esprime concretamente attraverso il concetto di "interoperabilità", un termine che, sotto la sua apparente neutralità tecnica, nasconde un processo di allineamento strategico e dottrinale che riduce l'autonomia di difesa, aumenta la dipendenza tecnologica e lega la regione a conflitti globali al di fuori del suo controllo.
Brasile e Colombia: tra autonomia discorsiva e subordinazione operativa
Nel giugno 2025, il Brasile ha partecipato all'esercitazione informatica "Locked Shields", coordinata dal Centro di Eccellenza per la Difesa Cibernetica Cooperativa della NATO. Sebbene il governo Lula abbia ribadito il proprio impegno per un ordine multipolare, la sua partecipazione a questo evento – insieme a 40 nazioni occidentali – rafforza l'adozione di dottrine, protocolli e tecnologie concepiti per interessi geostrategici estranei a quelli del Sud del mondo.
Come avverte l'analista brasiliano Raphael Machado, questa cooperazione implica un processo di subordinazione che "addestra le nostre forze secondo modelli esterni", il che indebolisce la capacità di difesa autonoma del Paese.
La Colombia, da parte sua, consolida il suo ruolo di punta della NATO nella regione. Grazie al suo status di "Global Partner", ha approfondito gli accordi di cooperazione educativa attraverso i programmi ITPP e DEEP. Nel giugno 2025, una delegazione NATO composta da rappresentanti di Italia, Polonia, Spagna e Slovenia ha visitato il Paese per esaminare i programmi di studio delle 82 scuole di addestramento delle Forze pubbliche. L'obiettivo: armonizzare l'addestramento con gli standard NATO, secondo la cosiddetta Dottrina di Damasco, integrando le conoscenze in materia di intelligenza artificiale, logistica e bilinguismo. Questa trasformazione del sistema educativo militare dimostra un'armonizzazione dottrinale che rafforza il ruolo subordinato della Colombia come alleato regionale del blocco atlantico.
Esercitazioni militari congiunte: il nuovo volto della dipendenza
Questa tendenza non è esclusiva del Brasile o della Colombia. Negli ultimi due anni, paesi come Argentina, Cile ed Ecuador hanno rafforzato i loro legami con l'alleanza NATO-USA attraverso esercitazioni militari congiunte e accordi bilaterali. L'Argentina, sotto il governo di Javier Milei, ha richiesto lo status di "partner globale" della NATO nell'aprile 2024 e ha espresso la sua volontà di procedere con esercitazioni navali come Estrella Austral 2025, che si è svolta nel giugno 2025 insieme a Cile, Colombia, Spagna e Stati Uniti nella regione strategica dell'Atlantico meridionale. Ciò ha generato voci che allarmano circa l'impatto negativo di queste esercitazioni.

Il Cile, nel frattempo, ha partecipato attivamente alla RIMPAC 2024, una delle esercitazioni marittime più rappresentative al mondo, guidata da Stati Uniti e Israele, con la presenza delle forze della NATO. L'Ecuador, da parte sua, ha preso una piega preoccupante consentendo l'ingresso di forze straniere nel febbraio 2025: sia l'esercito statunitense che la compagnia militare privata Blackwater, riconosciuta a livello mondiale per le sue incursioni in diversi paesi come forza mercenaria, il tutto con la scusa di combattere il narcotraffico. Questa cosa apre una pericolosa porta all'esternalizzazione della sicurezza nazionale, consolidando l'erosione del legittimo monopolio statale sulla forza, così come l'esercitazione Southern Seas 2024, in cui le navi da guerra statunitensi hanno condotto esercitazioni coordinate e visite ai principali porti dei Caraibi e del Sud America, tra cui Colombia, Brasile, Perù, Uruguay e Argentina. Questi eventi, lungi dal rappresentare semplici manovre logistiche, devono essere intesi come meccanismi per dimostrare potenza e consolidare alleanze militari asimmetriche.
Il dilemma geopolitico del Sud del mondo
La narrazione di "modernizzazione" e "formazione tecnica" che giustifica questi processi nasconde una domanda: l'America Latina viene trascinata in un gioco geopolitico in cui i suoi interessi non sono una priorità? La dottrina dell'interoperabilità non ricerca una difesa regionale comune, ma piuttosto la compatibilità tecnica, tattica e politica con le esigenze del blocco atlantico, in un contesto di crescente rivalità con Cina e Russia.
Ciò è paradossale e persino tragico, se si considera che l'America Latina non sta affrontando una crisi ambientale, una povertà crescente o conflitti sociali irrisolti. La priorità data alla spesa militare, l'allineamento con le potenze straniere e la normalizzazione dell'addestramento secondo dottrine straniere distolgono risorse, attenzione e legittimità dalle vere sfide della regione.
L'architettura di difesa regionale dovrebbe rispondere a esigenze specifiche, come la protezione dei territori ancestrali, la sovranità alimentare, la difesa dell'acqua e dei beni comuni, la prevenzione dei disastri naturali e il rafforzamento delle capacità civili per la pace. Ciò a cui assistiamo, invece, è una subordinazione sempre più profonda a un ordine militarista ed estrattivista che sfrutta i nostri Paesi come piattaforme logistiche nei conflitti stranieri.
Interoperabilità o sovranità?
Questo scenario invita a una profonda riflessione sulla direzione che sta prendendo la regione. Invece di trasformarsi in pedine sulla scacchiera di qualcun altro, l'America Latina deve ripensare le sue strutture di difesa da una prospettiva autonoma e plurale, basata sui reali bisogni della sua popolazione. Il Sud del mondo non deve riprodurre gli errori del Nord, né le sue guerre né le sue dottrine. Abbiamo bisogno di strutture di difesa sovrane e umanistiche, orientate alla vita, non alla morte.
Come afferma il preambolo della Dichiarazione universale dei diritti umani, "I diritti umani sono essenziali e devono essere protetti dallo stato di diritto, affinché l'uomo non sia costretto a ricorrere, come ultima risorsa, alla ribellione contro la tirannia e l'oppressione". Oggi, quando gli Stati sono in balia di interessi transnazionali e le loro forze armate sono allineate con strategie imperiali, questo diritto alla ribellione risuona più che mai.
È tempo di rimettersi in carreggiata, prima che la regione resti irrimediabilmente intrappolata in una guerra che non è la sua.
Alfonso Insuasty Rodríguez, 26 giugno 2025
Articolo originale: Militarización silenciosa y alineamiento estratégico. ¿América Latina ante el riesgo de una guerra que no le pertenece?
https://www.telesurtv.net/opinion/militarizacion-alineamiento-america-latina-riesgo-guerra/
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / HONDURAS
Con il volto e la forza delle donne, l'Honduras commemora 16 anni di Resistenza Popolare

Il 28 giugno 2025 la Resistenza honduregna, guidata dalla Presidente Xiomara Castro, ha attraversato un confine che le era stato imposto dalla storia e dalla violenza. Alle 6 di quel mattino, Castro superò il tempo del governo di suo marito, Manuel Zelaya, rovesciato nelle prime ore di quel giorno nel 2009, a sette mesi dalla fine del suo mandato.
I due attori di quella data quest’anno hanno interpretato ruoli molto diversi. Da parte sua la Resistenza Popolare, vestita di rosso e nero, ha riempito le piazze della capitale honduregna con decine di migliaia di persone, ma questa volta con l’assoluta complicità del governo. Non ci sono stati gas lacrimogeni né scontri di piazza, perché l'altro attore, le Forze Armate con i loro colori verde oliva, erano nelle loro caserme, obbedienti e rispettose della Costituzione, sotto il comando della prima Presidente donna dell'Honduras, la militante Xiomara Castro.
Due scenari
Una caratteristica unica di questo anniversario è stata la coesistenza di due scenari: uno presso il Palazzo Presidenziale per gli eventi ufficiali dove c’era la Presidente della Repubblica, e un'altro sulla strada, di fronte al Consiglio Elettorale Nazionale, dov’era la candidata di sinistra del partito al governo, insegnante, avvocato e attivista Rixi Moncada. L'Honduras è a soli cinque mesi dalle elezioni generali.
Migliaia di persone si sono radunate in entrambe gli scenari, hanno marciato dall'uno all'altro e hanno ascoltato queste due donne honduregne che stanno per rompere per sempre la storia e rendere l'Honduras il primo posto al mondo in cui una donna presidente passa il potere a un'altra.
Finito Xiomara, ha iniziato Rixi dall'altra parte della città. Il loro messaggio è stato forte e diretto, ma allo stesso tempo gentile e umano: dure contro il capitalismo e il neoliberismo e la loro nefasta eredità di discriminazione, povertà e violenza, ma solidali con i più deboli. Sono coraggiose paladine della giustizia sociale. Sono socialiste democratiche, senza complessi o mezze misure.
Avrebbero potuto facilmente cambiare scenari e lo avrebbero fatto comunque in modo impeccabile, ed è molto probabile che presto faranno questo cambiamento. Che Rixi possa presto guidare gli eventi ufficiali al Palazzo del Governo e che Xiomara torni a guidare le strade come leader popolare che ha conquistato il cuore del popolo.
Zelaya
José Manuel Zelaya Rosales, vice ministro degli Esteri e figura centrale di tutta questa vicenda, non si è presentato né al Palazzo Presidenziale né sul palco davanti al CNE, dando una forte prova di umiltà o di abilità politica, consapevole che in questo momento il suo ruolo non è sul palco, ma nell'organizzazione di quella che potrebbe essere una vittoria politica significativa per l'intero pianeta. L'assenza di Zelaya è stata forse il gesto più forte della giornata. Il tempo delle donne è il tempo dei diritti per tutti. E in questa aspirazione dei popoli del mondo l'Honduras è parecchi passi avanti.
Gerardo Torres Zelaya, 30 giugno 2025
Articolo originale: Con rostro y fuerza de mujer Honduras conmemoró 16 años de Resistencia Popular
https://www.telesurtv.net/opinion/con-rostro-y-fuerza-de-mujer-honduras-conmemoro-16-anos-de-resistencia-popular/
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / LA DISASTRI A STELLE E STRISCE
I disastri a stelle e strisce

L'approvazione di quello che Donald Trump chiama “BBB” (Big and Beautiful Bill)mette chiaramente in luce il suo orientamento suprematista, interventista, guerrafondaio, negazionista del cambiamento climatico e generoso nei confronti dei settori economici più ricchi. La legge "omnibus", approvata dalla Camera dei Rappresentanti giovedì 3 luglio, può essere scomposta in quattro direttive prioritarie che modificano gli oneri e i privilegi distribuiti all'interno della società americana, ma aggiungono investimenti che minacciano la pace in America Latina, nei Caraibi, nel Sud-est asiatico e in tutti i passaggi marittimi legati al commercio globale.
Un'analisi dettagliata del BBB mostra che i tanto decantati tagli fiscali avvantaggiano i tre decimi più alti della piramide socioeconomica. Secondo l’Ufficio del Bilancio del Congresso, la legge causerà una riduzione del reddito del terzo più povero, mentre il 10% più ricco vedrà la propria ricchezza aumentare di due punti percentuali.
La legge trumpista promette anche di ridurre i buoni pasto del Programma di Assistenza Alimentare Supplementare, che fornisce aiuto a 42 milioni di persone, una cifra vicina al 13% della popolazione totale degli Stati Uniti. In base al “BBB”, coloro che rimarranno disoccupati saranno privati di questi sussidi. Per coloro che hanno approvato la legge sui buoni pasto, l'accesso a questi senza indennità di lavoro incoraggerebbe l'inattività e l'indolenza. Da questa prospettiva, l'offerta di lavoro dovrebbe essere ampliata grazie alla disperazione di coloro che sono stati espulsi dal mercato del lavoro. La crudeltà fascista non ha mai avuto bisogno di giustificazioni per incolpare le sue vittime.
Una seconda dimensione del BBB è legata alla riduzione dei servizi sanitari per coloro che non hanno un'assicurazione sanitaria prepagata. Circa il 40% della popolazione statunitense dipende da due programmi, Medicare e Medicaid, basati sull'Affordable Care Act (ACA).
Il primo è rivolto agli over 65 e alle persone con vari tipi di disabilità. Il secondo, noto anche come Obamacare, protegge coloro che non hanno accesso ad un'assicurazione sanitaria aziendale. Secondo le stime della Commissione di Vigilanza Sanitaria della Camera, dopo l'approvazione del disegno di legge circa tredici milioni di persone rimarranno senza copertura.
Una terza priorità della legge è legata all'aumento di bilancio volto a finanziare programmi di pulizia etnica, inizialmente rivolti a latinoamericani e caraibici. Questo suprematismo razzista è stato mostruosamente reso esplicito nelle ultime settimane, in seguito alla decisione dell'ICE di separare i figli degli immigrati venezuelani dai loro genitori, nell'ambito di una politica che viola la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia.
Tuttavia, l'etichettatura e la persecuzione continuano ad aumentare: il 24 giugno si sono tenute le primarie del Partito Democratico e un ugandese di 33 anni di fede islamica, che si autodefinisce socialista, ne è uscito sorprendentemente vittorioso, pur continuando a denunciare il genocidio a Gaza. La campagna di Zohran Mamdani si basava sull'impegno a ridurre i costi degli affitti, a tassare i residenti più ricchi della città, a promuovere il trasporto pubblico gratuito e a contestare le retate dell'ICE.
Dopo la sua vittoria alle primarie, Mamdani è stato etichettato come “comunista lunatico” e antisemita, e Trump ha avvertito che avrebbe promosso il suo arresto "per salvare la città". L'assurdo appello all'antisemitismo usato dal presidente degli Stati Uniti viene regolarmente utilizzato per demonizzare chi si oppone al genocidio di Gaza e all'occupazione israeliana dei territori palestinesi, e chi difende il diritto dei palestinesi a uno Stato sovrano.
La brutale caccia agli immigrati scatenata da Trump in centinaia di città non sembra coerente con il suo background migratorio, poiché l'attuale presidente degli Stati Uniti discende da un nonno paterno tedesco e da una madre scozzese nata sull'isola di Lewis. Inoltre, la sua prima moglie, Ivana, è nata in Cecoslovacchia, e la sua attuale moglie, Melania, è nata in Slovenia. La differenza con gli immigrati passibili di detenzione ed espulsione è che i parenti del presidente sono caucasici.
Il quarto capitolo del regolamento fa riferimento all'aumento della spesa per la difesa finalizzato a: (a) erigere uno “scudo di difesa missilistica”, un progetto che costerà 25 miliardi di dollari; (b) dotare il Pentagono di equipaggiamento bellico adattabile all'intelligenza artificiale; e (c) istituire forze rapidamente schierabili nell'Asia meridionale per limitare lo sviluppo della Repubblica Popolare Cinese. Il cambiamento di approccio alla guerra da parte di Trump – rispetto a quello di Joe Biden – non rappresenta in alcun modo una modifica dello spirito guerrafondaio americano.
Rappresenta, nel quadro definito da Elbridge Colby – attuale Sottosegretario alla Difesa – una strategia di priorità volta a impedire a Pechino di diventare la principale potenza globale. Per affrontare la Cina, sostiene Colby, la presenza militare in Europa deve essere ridotta e quelle risorse devono essere reindirizzate verso il Sud-est asiatico.
Negli ultimi tre anni, Washington ha speso più per la guerra contro la Russia di quanto abbia speso per l'Afghanistan negli ultimi vent'anni. La scorsa settimana, l'amministrazione Trump ha interrotto le spedizioni di armi all'Ucraina, costringendo i budget europei, recentemente aumentati, a essere destinati all'acquisizione di equipaggiamenti militari da aziende che compongono il Complesso Industriale Militare (MIC). Queste decisioni geopolitiche hanno portato all'aumento del prezzo delle azioni di Lockheed Martin, Boeing, Raytheon Technologies, Northrop Grumman e General Dynamics.
Tutte queste aziende hanno visto crescere il loro valore di mercato da quando il “pacifista” Trump ha assunto la sua prima presidenza. Inoltre, cinque fondi di investimento – Capital Group, Wellington Management, Vanguard, Blackrock e Fidelity Investments – detengono un terzo delle azioni di tutte queste aziende. Alcuni degli investimenti della famiglia Trump sono depositati in questi fondi non-core. Gli Stati Uniti hanno attualmente un debito pubblico pari al 95% del PIL e, con l'approvazione del BBB, si prevede che aumenterà gradualmente fino al 120% entro il 2034. Nel quadro del bilancio, il costo del debito supera la prima voce di spesa, legata alla difesa. La seconda voce è la spesa sociale, inclusi Medicare e Medicaid.
Noam Chomsky ha fornito una buona definizione dell'epoca attuale quando ha affermato che l'ideologia politica di Trump si basa su una forma di narcisismo aziendale: “Trump è l'espressione di un particolare e originale tipo di malvagità”.
Jorge Elbaum, 13 luglio 2025
Articolo originale: Estragos de barras y estrellas
https://www.telesurtv.net/opinion/estragos-de-barras-y-estrellas/
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / FRANCESCA ALBANESE
La persecuzione di Francesca Albanese

L'attacco a Francesca Albanese preannuncia un mondo senza regole, in cui stati canaglia come gli Stati Uniti e Israele sono autorizzati a commettere crimini di guerra e genocidi senza alcuna responsabilità o limitazione. Rivela la nostra ipocrisia, crudeltà e razzismo. Foto: Europa Press
Quando verrà scritta la storia del genocidio a Gaza, una delle più coraggiose e schiette sostenitrici della giustizia e del rispetto del diritto internazionale sarà Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite, oggi sanzionata dall'amministrazione Trump. Il suo ufficio è incaricato di monitorare e denunciare le violazioni dei diritti umani commesse da Israele contro i palestinesi.
Albanese, che riceve regolarmente minacce di morte e subisce campagne diffamatorie ben orchestrate da Israele e dai suoi alleati, denuncia coraggiosamente coloro che sostengono il genocidio. Si scaglia contro quella che definisce "la corruzione morale e politica del mondo" che permette la prosecuzione del genocidio. Il suo ufficio ha pubblicato rapporti dettagliati che documentano i crimini di guerra a Gaza e in Cisgiordania. Ho ristampato quello intitolato "Genocidio come cancellazione coloniale" e l’ho aggiunto come appendice al mio ultimo libro, "Genocidio annunciato".
Ha notificato ad organizzazioni private di essere "penalmente responsabili" per aver aiutato Israele a compiere il genocidio a Gaza. Ha annunciato che, se fosse vero, come riportato, che l'ex Primo Ministro britannico David Cameron ha minacciato di ritirarsi dalla Corte Penale Internazionale (CPI) dopo che questa aveva emesso mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex Ministro della Difesa Yoav Gallant, Cameron e l'ex Primo Ministro britannico Rishi Sunak potrebbero essere incriminati per reato ai sensi dello Statuto di Roma. Lo Statuto di Roma criminalizza coloro che cercano di impedire il perseguimento di crimini di guerra.
Ha chiesto che alti funzionari dell'Unione Europea (UE) siano incriminati per complicità in crimini di guerra per il loro sostegno al genocidio, affermando che le loro azioni non possono rimanere impunite. Ha sostenuto la flottiglia Madleen, che ha cercato di rompere il blocco di Gaza e consegnare aiuti umanitari, scrivendo che la nave, intercettata da Israele, trasportava non solo rifornimenti, ma anche un messaggio di umanità.
L'ultimo rapporto elenca 48 aziende e istituzioni, tra cui Palantir Technologies Inc., Lockheed Martin, Alphabet Inc. (Google), Amazon, International Business Machine Corporation (IBM), Caterpillar Inc., Microsoft Corporation e il Massachusetts Institute of Technology (MIT), insieme a banche e società finanziarie come BlackRock, compagnie assicurative, società immobiliari ed enti di beneficenza, che, violando il diritto internazionale, stanno ricavando miliardi dall'occupazione e dal genocidio dei palestinesi.
Il Segretario di Stato Marco Rubio ha condannato il suo sostegno alla CPI, quattro giudici della quale sono stati sanzionati dagli Stati Uniti per aver emesso mandati di arresto contro Netanyahu e Gallant lo scorso anno. Ha criticato Albanese per perseguire cittadini americani o israeliani che sostengono il genocidio, affermando che non è adatta a svolgere il ruolo di relatrice speciale. Rubio ha anche accusato Albanese di aver "apertamente diffuso antisemitismo, espresso sostegno al terrorismo e disprezzo per gli Stati Uniti, Israele e l'Occidente". Le sanzioni molto probabilmente impediranno ad Albanese di recarsi negli Stati Uniti e congeleranno tutti i suoi beni nel Paese.
L'attacco ad Albanese preannuncia un mondo senza regole, in cui stati canaglia come gli Stati Uniti e Israele sono autorizzati a commettere crimini di guerra e genocidi senza alcuna responsabilità o controllo. Smaschera i sotterfugi che usiamo per ingannare noi stessi e gli altri. Rivela la nostra ipocrisia, crudeltà e razzismo. D'ora in poi, nessuno prenderà sul serio i nostri impegni dichiarati per la democrazia, la libertà di espressione, lo stato di diritto o i diritti umani. E chi può biasimarli? Parliamo esclusivamente il linguaggio della forza, il linguaggio dei bruti, il linguaggio delle uccisioni di massa, il linguaggio del genocidio.
"Gli atti di massacro, gli omicidi di massa, le torture psicologiche e fisiche, la devastazione, la creazione di condizioni di vita invivibili per la popolazione di Gaza – dalla distruzione degli ospedali, agli sfollamenti forzati di massa e alla mancanza di una casa, mentre la gente veniva bombardata quotidianamente, fino alla fame – come possiamo leggere questi atti isolatamente?", ha chiesto Albanese in un'intervista che le ho fatto a proposito del suo rapporto "Genocidio come cancellazione coloniale".
Droni, elicotteri da combattimento, muri e barriere, posti di blocco, rotoli di filo spinato, torri di guardia, centri di detenzione, deportazioni, brutalità e torture, diniego di visti d'ingresso, le vite clandestine in regime di apartheid, la perdita dei diritti individuali e la sorveglianza sono cose note ai migranti disperati lungo il confine messicano, o che cercano di entrare in Europa quanto ai palestinesi.
Questo è ciò che attende coloro che Frantz Fanon chiama "i dannati della terra".
Coloro che si schierano dalla parte degli oppressi, come Albanese, saranno trattati come oppressi.
Chris Hedges
Articolo originale: La persecución a Francesca Albanese
https://www.telesurtv.net/opinion/la-persecucion-a-francesca-albanese/
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG
TELESUR (VENEZUELA) / ANALISI / LA SINISTRA E LE LOTTE PER LA COMUNITA’
L’orizzonte strategico non è più a sinistra

Ogni tanto, la sinistra si entusiasma per l'ultimo clamore mediatico che promette tempi felici, solo per vedere quel fervore svanire senza conseguenze, poiché raramente si guarda indietro per valutarne i risultati. In questi giorni, i nomi del socialista Zohran Mamdani, possibile sindaco di New York, e di Jeanette Jara, candidata alla presidenza per i partiti progressisti cileni, sono motivo di gioia e speranza.
Per alcuni analisti e il quotidiano di sinistra Sin Permiso, la vittoria di Mamdani alle primarie democratiche ha innescato un terremoto politico così profondo che, secondo l'analista, le conseguenze di questa inversione di tendenza si faranno sentire per anni negli Stati Uniti e nel mondo sviluppato (https://goo.su/gD8i). Essendo socialista, musulmano e filo-palestinese, la sinistra si illude che il suo arrivo a sindaco di questa città emblematica cambierà le cose, nonostante tutte le prove contrarie.
Per il settimanale di sinistra El Siglo, la comunista cilena Jara incarna la possibilità concreta che il popolo governi con la propria voce, le proprie rivendicazioni e la propria dignità in prima linea (https://goo.su/F8VCy5y). Per i media progressisti, come Página/12 in Argentina, il solo fatto che Jara non provenga dall'élite incarna la speranza di una vita migliore (https://goo.su/YU9hwM).
La sinistra assomiglia sempre più ai media mainstream che tanto critica. Un entusiasmo enorme, espresso in titoli di giornale, ottiene un effetto immediato ma di breve durata. Una volta esaurito l'effetto, non si chiedono che fine abbiano fatto quelle speranze che erano riuscite a eccitare i loro seguaci. Credo sia necessario ricordare le esplosioni di passione che hanno caratterizzato Podemos in Spagna e Syriza in Grecia.
Sono solo fuochi d'artificio destinati a tenere a galla un'ala sinistra traballante, che ha perso ogni profondità strategica, incapace di andare oltre fugaci manovre tattiche che non cambiano nulla e che vengono rapidamente dimenticate.
Mi sembra strano che così tanti cileni stiano cadendo di nuovo in questa trappola. Sono stati ingannati da figure come la leader studentesca Camila Vallejo, che nel 2011 promise di cambiare il Paese e che l'opportunista quotidiano britannico The Guardian ha paragonato al Subcomandante Marcos (https://goo.su/TmsbXD). Sono ancora più sorpreso che la nostra memoria collettiva non possa nemmeno risalire al 2019, quando un'Assemblea Costituente (convocata dalla destra e unicamente da una figura di sinistra, l'attuale presidente Gabriel Boric) ha guidato buona parte del movimento sociale a sciogliere le assemblee regionali e a presentarsi alle elezioni.
Vorrei fare un paragone. Lo scorso fine settimana, tre compagni brasiliani vicini alla Teia dos Povos (Rete dei Popoli) hanno visitato una mezza dozzina di riconquiste (bonifiche territoriali) del popolo Guarani Kaiowá nello stato del Mato Grosso do Sul, vicino al confine con il Paraguay. Negli scambi che abbiamo avuto, hanno descritto la potenza di questi spazi, uno dei quali occupa 600 ettari, la diversità delle colture e la forza delle comunità riterritorializzate.
Uno degli insediamenti contende 11.000 ettari di terreno all'agroindustria, pur trovandosi in una situazione di grande vulnerabilità, con attacchi notturni da parte di uomini armati dei proprietari terrieri con cui contendono il loro territorio ancestrale, che passano a bordo di camion 4x4 e sparano alla comunità. Sono riusciti a rimanere lì a intermittenza per 47 anni, durante i quali si sono ripresi, dice la compagna Silvia Adoue.
Riguardo a quello spazio, Pakurity, il nostro amico Esteban del Cerro scrive in Quilombo Invisível che dalla riconquista della terra nel 1986, ci sono stati decenni di permanenza e circolazione a Pakurity attraverso altri mezzi: lavori temporanei nella fattoria, uso della foresta vicina per l'estrazione di piante medicinali, erbe e radici, frutta, caccia e pesca; spostamento di parenti nella regione; memoria dei defunti e degli antenati (https://goo.su/2EsWP).
Il testo conclude: Da nord a sud del continente, i popoli indigeni si fanno portavoce del grido zapatista per i beni comuni e la non-proprietà, e le comunità riconquistate continuano a ribadire che la via dell'insurrezione è la via per la vittoria. L'insurrezione dimostra anche che il recupero delle terre ci dà speranza, anche in mezzo alle trincee, per un nuovo modo di relazionarci con gli esseri viventi. La terra trasformata in territorio apre orizzonti di vita.
Le riappropriazioni territoriali in tutto il continente, guidate da attori collettivi nelle aree rurali e urbane, possiedono la profondità strategica che la sinistra ha perso assestandosi nella zona di comfort dello Stato e delle istituzioni. Non sorprende più che coloro che celebrano vittorie elettorali minime stiano voltando le spalle alle lotte che stanno ricostruendo il campo popolare, impegnandosi per la sopravvivenza collettiva durante la tempesta sistemica che ci sta colpendo.
Raúl Zibechi, Telesur, 20 luglio 2025
Nota: l’autore è giornalista, scrittore e attivista uruguaiano, dedito al lavoro con i movimenti sociali dell’America Latina.
Articolo originale: El horizonte estratégico ya no está en las izquierdas
https://www.telesurtv.net/opinion/horizonte-estrategico-no-esta-izquierdas/
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG
RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / INTERNI / LA SITUAZIONE CRITICA DI CUBA
La Rivoluzione cubana nel mezzo di una nuova crisi lotta per sostenere il socialismo
Cuba riflette sulle riforme necessarie per affrontare l’attuale sfida economica

Cubani davanti all'ambasciata degli Stati Uniti mentre marciano sul Malecon il 20 dicembre 2024 durante una protesta contro il blocco e la permanenza di Cuba nella lista degli stati sponsor del terrorismo (Foto Yamil Lage / AFP)
A soli 140 chilometri dalla più grande potenza mondiale, Cuba ha costruito per oltre sei decenni – con visibili progressi e inevitabili battute d'arresto – un progetto sociale, economico e politico alternativo al sistema capitalista egemone.
Come nessun altro paese nella storia, e armata solo della sua fermezza etica e convinzione, Cuba ha sempre resistito agli Stati Uniti. La strada che ha scelto, un impegno per l'autonomia e l'indipendenza nazionale, è stata segnata da continue aggressioni da parte della potenza che ha sempre voluto punirla per questa sua decisione.
Tuttavia, il paese caraibico ha mantenuto il suo impegno nella costruzione del suo progetto, anche dopo la caduta del blocco socialista e la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Secondo il professore e ricercatore cubano di economia Carlos Enrique Gonzales, il percorso di costruzione del socialismo è stato necessario per molti dei progressi sociali in ambito sanitario, educativo, culturale e sportivo. Perfino settori al di fuori della Rivoluzione ammettono che pochi paesi, soprattutto i piccoli stati insulari in condizioni avverse, hanno raggiunto obiettivi simili.
«Quando pensiamo al socialismo, pensiamo a un processo che cerca di trasformare tutti gli aspetti della società: il nostro modo di pensare, di produrre, di organizzare l'economia, le relazioni sociali e perfino i modelli di consumo. Questo non si ottiene dall'oggi al domani», afferma il professore.
Il ricercatore sottolinea che, durante il XX secolo, si credeva erroneamente che la costruzione del socialismo sarebbe stata un processo lineare e strutturato. Ma la storia ha dimostrato il contrario: «Costruire una società diversa dal capitalismo è profondamente complesso, con passi avanti e battute d'arresto. La cosa più importante è imparare dagli errori e agire rapidamente per correggerli». In un contesto di fragilità economica e crescente ostilità da parte di Washington, Cuba sta attualmente discutendo su come sostenere il suo modello socialista, attuando al contempo le riforme necessarie per superare l'attuale crisi.
Affrontare le avversità
Il principale dibattito che attraversa la Rivoluzione riguarda come riportare Cuba alla crescita e allo sviluppo, condizione essenziale per i diritti promossi dal socialismo. I recenti dibattiti all'Assemblea Nazionale del Potere Popolare rafforzano questa visione. Carlos Enrique Gonzales sottolinea che, a differenza di altre esperienze politiche, la vocazione sociale della Rivoluzione e del governo mira a migliorare la qualità della vita, soprattutto per i settori più poveri. Tuttavia, per mantenere e consolidare questi risultati – molti dei quali si sono deteriorati negli ultimi anni – è essenziale superare la crisi economica e tornare sulla strada della crescita.
La sfida è enorme. Cuba sta combattendo le sue battaglie in condizioni eccezionali, affrontando la costante ostilità della principale potenza militare ed economica dell'emisfero. Washington sta cercando di soffocare l'economia cubana con tutti i mezzi possibili attraverso il criminale blocco, il cui obiettivo esplicito è causare sofferenze alla popolazione.
A questo proposito, il professore sottolinea che i discorsi mediatici che minimizzano l'impatto del blocco "possono agire solo per ignoranza o malafede". Il blocco influisce profondamente sulla capacità di sviluppo economico e di progresso sociale del Paese.
L'economista spiega che "c’è chi insiste sul fatto che il blocco colpisca il governo e non il popolo, ma questa separazione non esiste a Cuba. Il blocco colpisce soprattutto il popolo, poiché è lui a soffrirne maggiormente le conseguenze. Limita lo sviluppo economico e riduce la capacità di consumo e la qualità della vita".
Tuttavia, González chiarisce che, sebbene l’isolamento causato dal blocco aggravi molti problemi, non tutti sono una sua conseguenza esclusiva. «Può sembrare contraddittorio, ma non è negativo: significa che l’isolamento non è una realtà assoluta contro cui non possiamo fare nulla. Possiamo fare molto, anche se è difficile. Dipende dalla nostra lotta per andare avanti». Aggiunge che, nonostante tutto, «Cuba ha la capacità di superarsi, come ha fatto in passato», a condizione che riesca a trovare e attuare politiche economiche adeguate.
Un’economía alla ricerca dell’equilibrio
«In un contesto di isolamento più intenso, abbinato a politiche economiche che, a mio avviso, non erano le più appropriate, è arrivata la pandemia. La nostra capacità di ripresa era molto limitata e non abbiamo ancora trovato la formula per riattivare l'economia», ammette González. Tra le politiche che considera problematiche, menziona il processo di dollarizzazione avviato nel 2019. Mentre l'obiettivo era quello di attrarre più valuta estera nel sistema economico nazionale, a medio termine ciò ha avuto l'effetto opposto sull'apparato produttivo. Molti settori dipendevano dalle allocazioni governative di valuta estera e la crescente domanda interna di valuta estera ha alimentato la crescita degli scambi informali. La mancanza di un mercato valutario formale ha esacerbato le distorsioni e ha profondamente influenzato la produzione nazionale, ostacolando la capacità del governo di raccogliere valuta estera.
A ciò si è aggiunto il Processo di Ristrutturazione Economica, avviato all'inizio del 2021 con l'obiettivo di unificare le due valute che avevano coesistito fino ad allora, e di stabilire un tasso di cambio unico. Tuttavia, la sua attuazione in un contesto di estrema fragilità – a causa della pandemia e dell'inasprimento delle sanzioni imposte dall'amministrazione Trump – ha generato significativi squilibri monetari nel funzionamento dell'economia cubana.
Un esempio per il quale vale la pena lottare
Oltre all'urgenza di stabilizzare l'economia, è necessario un dibattito più approfondito: cosa significa aggiornare il socialismo nelle condizioni attuali? González sostiene che sia necessario imparare sia dai successi che dagli errori del socialismo del XX secolo, alcune delle cui caratteristiche persistono ancora a Cuba. Una delle sfide principali è l'aggiornamento dei meccanismi di pianificazione economica, essenziale per differenziarsi dalle economie di mercato guidate dalla logica del profitto. Propone di passare a forme di pianificazione meno centralizzate, come suggerito dalla Rivoluzione stessa.
In questo contesto, sottolinea che "raramente si è assistito a un dibattito economico così continuo e fitto come quello che esiste oggi a Cuba. Un dibattito che permea luoghi di lavoro, istituzioni, università e centri di ricerca".
Tuttavia, ritiene fondamentale che questi dibattiti diventino ancora più pubblici: «Più aperto e partecipativo è il dibattito economico, minore è il rischio di commettere errori».
Riferendosi alla tradizione partecipativa della Rivoluzione, González afferma che, sebbene non sia il popolo a definire le politiche macroeconomiche, "sarà lui a indicare la strada".
Credo che la Rivoluzione cubana sia un processo per cui valga la pena continuare a lottare. Perché il capitale politico che ha accumulato non è solo retorica, ma la prova concreta che è possibile lottare per un mondo migliore. E forse oggi più che mai questo esempio merita di essere difeso.
Gabriel Vera Lopes, Brasil de Fato / Resumen Latinoamericano, 23 luglio 2025
Articolo originale: Cuba. La Revolución Cubana lucha por mantener vigente el socialismo en medio de nuevos bloqueos y crisis
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG
GRANMA (CUBA) / ESTERI / STATI UNITI ED ECOLOGIA
Trump deroga la legge di protezione ambientale

Il governo del presidente Donald Trump ha annunciato recentemente la deroga di una protezione ambientale in vigore da 25 anni, conosciuta come «Regola senza strade» del 2001, che preserva un terzo dei boschi nazionali degli Stati Uniti.
La misura, che toglie la protezione a circa 23 milioni di ettari - più di tre volte la superficie di Panama - permetterà di aprire ampie aree vergini boschive al taglio degli alberi e alla costruzione di strade, miniere e pozzi di perforazione.
Il quotidiano La Jornada, ha pubblicato un’intervista alla ministra dell’Agricoltura Brooke Rollins che spiega che questa norma, varata durante l’amministrazione del presidente democratico Bill Clinton, era divenuta obsoleta e costituiva un «ostacolo assurdo» per una corretta gestione delle risorse naturali. Secondo la Rollins, l’eliminazione di questa regola faciliterà una «gestione sensata» delle aree boschive.
Dal suo ritorno al potere alla fine di gennaio, l’amministrazione Trump ha favorito una serie di misure per smantellare le politiche climatiche degli Stati Uniti, specialmente quelle promulgate durante il mandato di Joe Biden. In marzo, l’Agenzia della Protezione Ambientale ha annunciato la
revoca di varie regole che limitavano le emissioni inquinanti di veicoli e degli impianti di produzione di energia a carbone. Questa decisione ha generato una forte reazione tra i gruppi ecologisti, i quali hanno avvertito sulle gravi conseguenze per l’aria, l’acqua, i boschi e la prevenzione degli incendi.
Josh Hicks, direttore delle campagne di conservazione di The Wilderness Society, ha definito la misura «un attacco all’aria che respiriamo e all’acqua che beviamo, alle opportunità ricreative di cui milioni di persone godono ogni anno, ai rifugi nei boschi e agli importanti elementi di contrasto agli incendi boschivi». lI gruppi ambientalisti, di fronte a questa situazione, hanno annunciato che ricorreranno ai tribunali per frenare questa deriva e proteggere i preziosi ecosistemi.
Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 25 giugno 2025
GRANMA (CUBA) / ESTERI / UNA “DISSIDENTE” ALLA OSA
I ricatti degli Stati Uniti impongono una mercenaria alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani
Comunicato del Ministero delle Relazioni Estere di Cuba

Il Segretario di Stato degli Stati Uniti ha elaborato per mesi un’operazione per trasformare una dipendente a libro a paga arruolata nel compito di difendere il blocco e la politica di aggressione a Cuba, in una imparziale esperta di Diritti Umani.
Nonostante la degna, coraggiosa e legittima posizione di numerosi governi di Nuestra America, le molteplici espressioni e minacce – compreso il ricatto che gli Stati Uniti avrebbero tagliato le risorse dei programmi di cooperazione nella regione - hanno fatto sì che la nota mercenaria Rosa María Payá Acevedo sia stata eletta – con stretto margine - come membro della Commissione Interamericana dei Diritti Umani.
Gli sforzi del Segretario di Stato, che ha attribuito un’alta priorità del Dipartimento che dirige alla candidatura, non hanno cancellato il vergognoso curriculum della nuova Commissaria, che senza pudore né vergogna esibisce il suo appoggio a colpi di Stato, sostiene la menzogna e promuove interventi militari e politici di guerra economica nei Paesi della regione.
Come ha confermato il Gruppo Indipendente che valutava le candidature degli organi del Sistema Interamericano dei Diritti Umani, Payá Acevedo «ha dimostrato una scarsa conoscenza delle norme di giurisprudenza o della dottrina internazionale dei diritti umani», e la sua attività politica «può mettere in dubbio l’apparenza di indipendenza a un osservatore ragionevole».
Il Centro per l’Investigazione Economica e sulle Politiche ha emesso una relazione speciale su questa candidata, nella quale afferma che «la storia pubblica della signora Payá dimostra un reiterato disprezzo per i diritti umani e per il Diritto Internazionale, la quale ha diffuso disinformazione sui governi di Stati membri della OSA».
Il Segretario di Stato, con la sua delirante ossessione anticubana e il suo disprezzo verso Nuestra America, è riuscito a imporre una delle sue dipendenti predilette per difendere politiche di coercizione universalmente condannate.
Fatti come questi dimostrano che le relazioni nella regione necessitano di una trasformazione profonda. La Commissione Interamericana dei Diritti Umani viene usata in questo preciso momento dal Segretario di Stato degli Stati Uniti come parte della sua immorale campagna contro la cooperazione medica offerta da Cuba. Per questo, in forma inammissibile, ha chiesto a tutti gli Stati membri della OSA di rispondere a un dettagliato questionario sugli accordi che hanno o che hanno avuto con Cuba in materia di cooperazione nel settore della Salute, ciò che molti considerano una richiesta senza precedenti che viola la sovranità degli Stati.
Cuba non riconosce, nè mai riconoscerà alcuna autorità morale o legale alla OSA, nè a nessuno dei suoi funzionari e organi sussidiari o autonomi.
MINREX e GM per Granma Internacional, 27 giugno 2025
GRANMA (CUBA) / ESTERI / NUOVE INGERENZE USA
Il cinismo dell’impero nel nome della libertà e dei diritti umani
Il nuovo memorandum di Trump viola i diritti della nazione
«Grazie alla guida del Presidente, gli Stati Uniti s’impegnano a promuovere la libertà e la prosperità a Cuba. Che non ci siano dubbi: con la guida del presidente Trump, chiederemo i conti al regime illegittimo cubano e appoggeremo il popolo cubano nella sua ricerca della libertà e della giustizia», ha scritto sul suo account X il segretario di Stato degli Stati Uniti Marco Rubio.
L’”attenzione” riservata da Rubio porta un titolo che è tutto una promessa: «Donald Trump ristabilisce la sua politica dura verso il regine cubano».
Quando mai è stata abbandonata questa politica? Forse durante l’attuale amministrazione, o nella precedente, o nella prima di Trump, o in una qualsiasi delle 12 che sono passate nella Casa Bianca dal 1959?
L’ ultimo documento su Cuba, appena firmato dal presidente dell’impero, supera tutti i precedenti. I suoi punti fermi sono: libertà per il popolo, democrazia, rispetto dei diritti umani e della dignità umana, e protezione ai dissidenti e ai “manifestanti pacifici”. Proibisce il turismo statunitense nell’Isola, appoggia il blocco economico, commerciale e finanziario, restringe le transazioni finanziarie a Cuba e assegna a Rubio la facoltà di identificare qualsiasi entità che agisca per o in nome di imprese cubane per regolarne le transazioni finanziarie.
Rispetto alle “missioni accademiche”, stabilisce che i partecipanti devono «aderire a un programma d’attività a tempo pieno che migliorino il rapporto con il popolo cubano, la società civile e promuovano l’indipendenza del popolo rispetto all’autorità».
È stato poi annunciato l’aggiustamento della regola che definisce il termine «funzionari probiti del Governo di Cuba», nella quale si comprendono ministri e vice ministri, membri del Consiglio di Stato e dei Ministeri, membri e dipendenti dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare; dipendenti del Minint e del Minfar; dirigenti della CTC; membri e dipendenti del Tribunale Supremo Nazionale; direttori, vice direttori e superiori di tutti gli organismi statali cubani; redattori e direttori di organizzazioni e programmi di media di comunicazione statali cubani.
Ma chi vogliono ingannare? Tutto questo il popolo cubano lo subisce da più di 60 anni. Il “nuovissimo” memorandum deve solo più dire che è uguale a quello di Lester Mallory del 1960, quello che incitava a creare il caos e la disperazione. Ora lo fa perseguitando ogni transazione cubana nel mondo, qualsiasi fonte di combustibile per Cuba, cercando di paralizzarla. Deve solo più dire che è responsabile degli apagones, della speculazione finanziaria creata dall’inflazione nella nostra economia e della situazione precaria dei nostri trasporti. Deve solo più dire che includere Cuba nella lista nera dei patrocinatori del terrorismo fa parte della strategia per isolarla, per debilitare il suo commercio, con l’obiettivo di dimostrare che Cuba è uno Stato fallito.
Di quale libertà può parlare un Governo che ha mantenuto carceri segrete dove sequestra persone per qualsiasi motivo, senza difesa legale di sorta, solo perchè non obbediscono al delirio di dominio o perché li considera inferiori perché immigrati. È questa la democrazia?
Non si può riempire la bocca con discorsi sui diritti e sulla dignità umana chi manda a uccidere un popolo innocente come quello di Gaza, i bambini con le loro madri e gli anziani, per farne un villaggio turistico di lusso. Di quale rispetto della dignità umana può parlare il Governo che nel mezzo della pandemia negò l’ossigeno a questo popolo che dice di voler proteggere? Che lancia contro la sua stessa gente un esercito per reprimere la richiesta di un trattamento umano?
Il ministro delle Relazioni Estere di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, ha pubblicato sul suo account X che questo memorandum vuole solo “riforzare l’aggressione e il blocco economico che colpisce tutto il popolo cubano, ed è l’ostacolo principale al nostro sviluppo. È una condotta criminale che viola i diritti umani di tutta una nazione”.
Granma e GM per Granma Internacional, 1° luglio 2025
GRANMA (CUBA) / ESTERI / LO SPORT COME RICATTO
Il governo degli Stati Uniti nega di nuovo la presenza di Cuba in una competizione sportiva

La Federazione Cubana di Pallavolo informa che l’Ambasciata degli Stati Uniti a L’Avana ha negato il visto a tutti i membri della delegazione che doveva rappresentare Cuba nel torneo femminile Final Four de Norceca, che si è tenuta a Puerto Rico dal 16 al 21 luglio.
I sedici membri (12 atleti, due allenatori, un arbitro e un team manager) erano stati notificati nella sede diplomatica. Il diniego, che va contro gli impegni di responsabilità che assumono i paesi sede di eventi sportivi internazionali, ostacola la presenza di Cuba in una gara che fa parte del percorso di qualificazione per i Giochi Centroamericani e dei Caraibi di Santo Domingo 2026, valevole per i rankings del Norceca e del mondo.
Si tratta di una posizione ingiusta e discriminatoria, estranea ai precetti dello sport, che si somma a quello che è già avvenuto quest’anno contro delegazioni di altre discipline del Paese.
Arlin Alberty Laforte e GM per Granma Inernacional, 11 luglio 2025
GRANMA (CUBA) / ESTERI / CUBA COORDINA IL G-21
Cuba coordina il G-21 per il disarmo: che significa?
All’ONU, il Gruppo dà voce ai Paesi in via di sviluppo e rappresenta un contrappeso politico sul tema del disarmo

Israele e Stati Uniti, come fosse un gioco di bambini, hanno aggredito l’Iran e le sue riserve nucleari con la giustificazione che poteva fabbricare armi atomiche, anche se l’Iran ha ripetutamente dichiarato, in tutti gli ambiti possibili, che il suo potenziale nucleare è a fini pacifici, nella tecnologia e nella scienza.
La memoria storica sembra non funzionare, oppure viene ignorata. I fantasmi di Hiroshima e Nagasaki e le loro devastanti conseguenze sono state dimenticate.
Di fronte alle tensioni geopolitiche crescenti e alla persistente minaccia di un nuovo conflitto, questa volta nucleare, Cuba ha assunto un ruolo cruciale come Coordinatrice del G-21 nella Conferenza sul Disarmo dell’ONU, a Ginevra.
Il direttore generale sui Temi Multilaterali e sul Diritto Internazionale del Ministero delle Relazioni Estere di Cuba, Juan Antonio Quintanilla Román, ha concesso un intrevista a Granma.
G: Cosa significa in concreto che Cuba ha assunto il coordinamento del G-21?
JAQR: Il coordinamento del G-21 è un ruolo a carattere turnativo assunto secondo l’ordine alfabetico dei Paesi che lo formano, così come la Presidenza della Conferenza sul Disarmo. Il fatto che Cuba rivesta questa responsabilità apporta grandi aspettative da parte dei membri del gruppo, che le riconoscono un ruolo storico e attivo nella sfera della pace, del disarmo e della non proliferazione delle armi nucleari. Il G-21 costituisce il più numeroso dei quattro gruppi di concertazione in cui si divide la Conferenza del Disarmo, formata da 33 paesi in via di sviluppo, ossia più della metà del totale dei 65 Stati membri compresi in questo organo. Nella congiuntura attuale, con la credibilità della macchina del disarmo delle Nazioni Unite e gli strumenti che la sostengono, sfidati dalle costanti violazioni del Diritto Internazionale, operare in questo ruolo rappresenta una responsabilità speciale. Il nostro Paese ha precisato che il mandato che gli è stato conferito nella prima Sessione Speciale sul Disarmo dell’Assemblea Generale dell’ONU tenutasi nel 1978 per negoziare strumenti giuridici in materia, va compiuto con la massima onestà. Questo è un compito permanente di questo Forum. Sfortunatamente la Conferenza ha vissuto un lungo periodo di stanchezza che ha impedito di progredire verso la finalizzazioni di strumenti idonei dal 1996, e ha anche attraversato un lungo periodo di dissenso su un’agenda che ne guidasse. Questo è sintomatico della mancanza di volontà politica di un grupo di paesi, riflessa anche in molti altri organismi.
G: Quali sfide affronta il G-21, e Cuba in particolare nella sua condizione, nel contesto del conflitto tra Israele e Iran, e qual è la possibilità che questo conflitto si estenda?
JAQR: Il multilateralismo, le Nazioni Unite e la Conferenza sul Disarmo rappresentano oggi uno scenario molto complesso nel quale l’esistenza stessa della specie umana è in pericolo a causa degli appetiti geopolitici, della crescente belligeranza e dell’irrazionalità della NATO e dei suoi alleati. L’egemonismo è in una guerra costante che calpesta l’umanesimo, e in questa guerra sono i Paesi in via di sviluppo, quelli che non possiedono armi nucleari, che dispongono di dotazioni e risorse militari ridotte, a trovarsi nella situazione di maggior pericolo. Nel G-21 ci sono molti di questi Paesi. Per anni questo Gruppo ha chiedo ripetutamente di evitare la proliferazione nucleare, di rispettare il diritto degli Stati di sviluppare e accedere a tecnologie nucleari con fini pacifici. Cuba ha sostenuto il negoziato e l’adozione da parte della Conferenza con carattere prioritario di un trattato sulla proibizione della corsa agli armamenti nello spazio ultraterrestre; un altro sulla proibizione della produzione di materiale per armi e altri dispositivi nucleari; e un terzo che permetta di dare garanzie di sicurezza effettiva agli Stati che non possiedono armi nucleari, nel senso che non saranno mai usate contro di loro. Queste norme, se approvate, collocherebbero i Paesi in via di sviluppo e il mondo in una posizione meno inquietante, rinforzerebbero il regime giuridico in materia di Diritto Internazionale e sarebbero la base per lasciare un pianeta più sicuro alle future generazioni. Gli ingiustificati attacchi d’Israele contro l’Iran e la successiva entrata degli Stati Uniti nel conflitto mettono in evidenza la doppia faccia e l’impunità imperante nelle relazioni internazionali attuali. Attaccando installazioni nucleari che si trovano sotto la salvaguardia dell’Organismo Internazionale dell’Energia Atomica (OIEA), gli USA e Israele hanno violato anche il Trattato per la Non Proliferazione Nucleare (TNP), e questo ha implicazioni incalcolabili, in particolare nel caso degli Stati Uniti, data la loro condizione di paese Depositario di questo strumento. Una terza guerra mondiale avrebbe conseguenze inimmaginabili per l’umanità. Nella congiuntura attuale, e con gli arsenali nucleari esistenti, si estinguerebbe in pochi secondi, dicono alcuni esperti. I pericoli di una guerra nucleare, com’è stato provato, sono latenti, e la dissuasione nucleare costituisce la colonna vertebrale delle dottrine di sicurezza di vari paesi, in particolare quelli più attrezzati dal punto di vista nucleare della NATO.
G: È la prima volta che Cuba assume il ruolo di guida del G-21?
JAQR: Dal 1984 lo ha svolto almento altre sei volte. Nel 2022, il nostro Paese ha presieduto la Conferenza sul Disarmo con un lavoro che ho avuto l’onore di realizzare nella mia condizione di Rappresentante Permanente di Cuba a Ginevra. Quel periodo fu ampiamente riconosciuto non solo dai paesi affini, ma anche dagli altri gruppi di concertazione, per quanto si riuscì a progredire costruendo linguaggi di consenso.
G: Come si differenzia il G-21 da altri gruppi di concertazione simili a livello internazionale?
JAQR: Il G-21 è essenzialmente composto dai membri del Movimento dei Paesi Non Allineati che partecipano alla Conferenza sul Disarmo, e si tratta dell’unico Forum multilaterale della Comunità Internazionale con mandato per negoziare accordi legalmente vincolanti sul disarmo e sul controllo delle armi. Il ruolo svolto dal Gruppo è fondamentale perché rappresenta le voci dei paesi in via di sviluppo e costituisce il contrappeso politico in un Forum nel quale le grandi potenze pretendono d’imporre le loro agende. Nonostante tutte le difficoltà, sono notevoli i successi e le posizioni dei suoi membri per difendere e preservare gli interessi del Sud del mondo su problematiche tanto diverse come la prevenzione della corsa alle armi nello spazio ultraterrestre, il pericolo intrinseco dei nuovi tipi di armi di distruzione di massa e la necessità di prevenire una guerra nucleare. In questo contesto, per la Conferenza sul Disarmo, e particolarmente per i paesi del G-21, non si tratta solo di intraprendere battaglie dialettiche, ma di andare al cuore dei problemi su temi concreti in materia di disarmo, costruire consensi e allertare in anticipo sulle conseguenze dell’irrazionale incremento delle spese militari a livello mondizle e sulla crescente modernizzazione degli arsenali nucleari.
Elizabeth Naranjo e GM per Granma Internacional, 18 luglio 2025












