Amianto ETERNIT: alla fine in cella ci andranno solo i morti
... sono le parole che l’attore Bebo Storti ha scritto sabato scorso su La Stampa a intitolare un suo lungo articolo.
Il motivo: dopo la sentenza della Corte d’Assise di Novara che ha stabilito che le morti da amianto di Casale Monferrato (dove ogni famiglia conta almeno una vittima e dove si continua ad ammalarsi e morire ancor oggi) si dovevano considerare omicidio colposo e non più omicidio volontario, la Corte di Appello di Torino – pur confermando la colpevolezza di Stephan Schdheiny, il miliardario padrone svizzero della Eternit ritenuto responsabile della morte “certificata” di 392 persone, 62 operai della fabbrica di Casale e 330 residenti dei dintorni della fabbrica (decine e decine di altri non sono “certificati” e quindi sono stati cancellati), ha abbassato la pena a 9 anni e 6 mesi.
Nota: la differenza tra un reato e l’altro è l’intenzionalità. Secondo il tribunale le vittime dell’Eternit sono state causate da violazione delle norme di sicurezza, non dalla volontà di uccidere. Peccato che la pericolosità dell’amianto e le sue conseguenze erano conosciute fin dal 1904...
Il processo Eternit “compie” oggi 21 anni: tra condanne, assoluzioni (già, ci sono state anche queste), prescrizioni (per 199 vittime), “i fatti non sussistono”, morti per la stessa malattia – il mesotelioma, di serie A e di serie B, il risultato è questo: 9 anni e 6 mesi. I tribunali hanno comminato un ergastolo ... ai parenti delle vittime, un dolore senza fine e la negazione ad uno straccio di giustizia per tutto il resto della loro vita.
Non è l’unico caso. Anche la vicenda giudiziaria della strage di Viareggio (29 giugno 2009, 32 vittime bruciate vive nelle loro case, primo processo iniziato nel 2013) ha seguito la stessa strada, lo stesso vergognoso copione. Mauro Moretti, ex amministratore delegato delle Ferrovie, è stato sì condannato (a 5 anni, per disastro colposo), ma la corte di Appello di Firenze dovrà decidere ancora l’applicazione di attenuanti generiche a lui e ad altri imputati, cosa che gli permetterà di evitare anche un solo giorno di carcere. Come ha detto il suo avvocato difensore, “Il ricalcolo della pena evita il rischio degli arresti per Moretti. Il carcere non lo rischia sicuramente, la riduzione della pena che potrebbe essere comminata a Firenze la farà scendere, non sarà più pari a cinque anni”.
Sempre come scrive Bebo Storti, che da anni porta sui palcoscenici di tutta Italia il suo spettacolo sull’amianto (scusateci le continue citazione ma ... a volte a noi cominciano a mancare le parole) riassumendo in poche parole la vicenda di Casale – e , aggiungiamo noi, di tutte le stragi che hanno per oggetto le vittime del profitto capitalista: “Da vent’anni assistiamo a prescrizioni e sconti di pena. L’Italia è fatta di misteri seppelliti, un armadio della vergogna come i crimini nazifascisti nascosti per anni”.
Sconfitta la verità storica nei tribunali, essa ha però vinto nella coscienza del paese. E questo grazie alla lotta organizzata delle famiglie e dei compagni di lavoro delle vittime, senza la quale questi – a altri processi – non sarebbero neppure cominciati. E si chiama “lotta di classe”.
Non è vero che “la legge è uguale per tutti”: in realtà la legge si ferma ai cancelli dei luoghi di lavoro, oltre vale solo la legge del padrone, il profitto conta più del sangue e la vita dei lavoratori.
Non è vero che la legge (borghese) equivale alla giustizia: ai capitalisti assassini viene ogni volta assicurata l’impunità.
Non è vero che lo Stato e le sue istituzioni rappresentano tutti noi: gli operai e i lavoratori sono solo merce, carne da macello da sfruttare e buttare via quando non servono più.
Se vogliamo mettere fine a questa ingiustizia di classe, se vogliamo che la strage dei 1.500 morti di profitto ogni anno abbia fine, se vogliamo che la vita di noi lavoratori non sia più il prezzo da pagare per il profitto dei padroni, abbiamo una sola strada: unirci e lottare contro il sistema barbaro in cui viviamo, il capitalismo.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio- Sesto S.G.