L’Ungheria e la a Russia stanno allargando il partenariato bilaterale

14.01.2014

La Russia e l’Ungheria hanno raggiunto un accordo sulla costruzione di due impianti energetici per la Centrale elettronucleare “Paksh”. Al termine dei negoziati tra il Presidente russo Vladimir Putin e il Primo ministro dell’Ungheria Viktor Orbán il capo della RosAtom Serghei Kirienko e il Ministro dello sviluppo nazionale dell’Ungheria Jujanna Nemet Laslone hanno firmato l’Accordo “Sulla cooperazione nel campo dell’uso dell’energia elettrica a scopi di pace”.

La visita di lavoro che il Primo ministro ungherese Viktor Orbán ha compiuto il 14 gennaio a Mosca è un primo avvenimento di tale rilevanza nel contesto dei rapporti bilaterali e della sinergia su un piano più largo tra la Russia e l’Unione Europea nell’anno appena iniziato. È capace di dare un impulso ad una certa rivisitazione della politica dell’Ue stessa e dei paesi membri di questa organizzazione nei confronti di Mosca, - ritiene il nostro osservatore Petr Iskenderov.

Non è un segreto che negli ultimi due decenni nei rapporti tra la Russia e l’Ungheria si sono avuti dei periodi complessi. Ma negli ultimi due anni i nostri rapporti sono entrati nella fase dell’ascesa. È stata importante in questo senso la precedente visita di lavoro di Viktor Orbán a Mosc nel gennaio del 2013, quando il capo del governo ungherese nel corso del suo incontro con il Presidente russo Vladimir Putin aveva proposto alla Parte russa di partecipare alla modernizzazione del sistema energetico nazionale. Ora questi piani hanno avuto concretizzazione pratica.

Dato che l’Ungheria fa parte dell’Ue e che Bruxelles accoglie, a dir poco, senza entusiasmo le iniziative energetiche russe, l’avvicinamento tra Russia ed Ungheria può suscitare una certa perplessità. Ma solo a prima vista.

Negli ultimi anni la pressione del vertice dell’Ue sull’Ungheria assume un carattere sempre più aperto e distruttivo, silurando principi fondamentali come la sovranità statale e il rispetto per gli interessi e sentimenti nazionali. È chiaro che tutto ciò riduce l’interesse degli ungheresi per le raccomandazioni della Commissione Europea. Inoltre, sotto gli occhi degli ungheresi c’è anche l’esempio del settore imprenditoriale tedesco che negli ultimi anni conduce una politica impegnativa ed indipendente nel campo della cooperazione con la Russia nella sfera energetica. Il riferimento è, in particolare, al fatto che la Holding energetica tedesca RWE è recentemente uscita dal progetto Nabucco. La Parte tedesca si rende conto che la politica energetica dell’Ue in alcuni casi ha un carattere piuttosto speculativo-politico che non economicamente studiato,- ha ricordato a “La Voce della Russia” Vitaly Gromadin, analista della Società “Arbat Capital”.

In sostanza, l’inizio della realizzazione del progetto per la costruzione del gasdotto Nabucco è già stato rinviato più di una volta. Il progetto di valore prioritario per l’Ue non regge alla concorrenza con il metanodotto russo South Stream. Non solo: la Società tedesca RWE mantiene buoni rapporti con la Società russa “Gasprom”. In linea di massima in Germania si giudica positivamente l’idea di aumentare la sicurezza energetica mediante l’aumento delle forniture di gas naturale russo.

L’approfondimento della cooperazione bilaterale russo-ungherese ha alla sua base anche un fattore economico-finanziario oggettivo. Le proposte russe sono semplicemente vantaggiose, ben studiate ed impegnative rispetto alle equivalenti occidentali. Inoltre, l’interesse dell’Ungheria per lo sviluppo dell’energia nucleare non s’inquadrano bene nelle attuali priorità dell’Ue in cui si sta parlando molto della cosiddetta “rivoluzione del gas di scisto” che reca all’Europa delle minacce ambientali non meno gravi di quelle delle centrali elettronucleari,- ci ha detto Denis Borissov, direttore per l’analisi del Centro petrolifero del gas della Società “Ernst&Young”:

All’estrazione del gas di scisto in Europa è legata tutta una serie di problemi. Il continente europeo, a differenza delle regioni desertiche degli USA, non può vantare aree simili. La produzione stessa del gas di scisto richiede la perforazione di un immenso numero di pozzi. Non solo, le relative tecnologie prevedono il trattamento chimico dei pozzi. Il che pure può suscitare preoccupazione degli ambientalisti.

Nella situazione creatasi è ben chiara la posizione del Governo ungherese che punta sullo sviluppo dell’energia nucleare: s’intende, in considerazione del rispetto di tutti i necessari parametri tecnici di sicurezza.

 

Da La Voce della Russia