Vero Multilateralismo e Diplomazia contro "l'Ordine Basato su Regole"

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07 maggio 2023

 

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Sergei V. Lavrov Ministro degli Esteri Russo dal 2004

 

Come da tradizione, il mese di maggio in Russia è caratterizzato da grandi celebrazioni che commemorano l'anniversario della Grande Vittoria. La sconfitta della Germania nazista – conquista alla quale il nostro Paese contribuì in maniera decisiva, con il sostegno dei nostri Alleati – aprì la strada all'ordine internazionale del dopoguerra, che aveva come quadro giuridico la Carta delle Nazioni Unite. L'Organizzazione delle Nazioni Unite, incarnazione del vero multilateralismo, ha assunto un ruolo di coordinamento centrale nella politica globale.

Per quasi 80 anni dalla sua nascita, l'ONU ha svolto la missione più importante che le è stata affidata dai suoi fondatori. L'intesa condivisa tra i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza circa la supremazia delle finalità e dei principi della Carta delle Nazioni Unite garantisce da decenni la sicurezza globale, creando così le condizioni necessarie per una vera cooperazione multilaterale, regolata da norme di diritto internazionale universalmente riconosciute.

 

Oggi il sistema incentrato sulle Nazioni Unite sta attraversando una profonda crisi, la cui causa principale è stata causata dalla decisione di alcuni membri delle Nazioni Unite di sostituire il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite con un certo "ordine internazionale basato su regole"(1). Queste misteriose “regole” non sono mai state oggetto di trasparenti consultazioni internazionali, né sono state poste all'attenzione di tutti. E' evidente che vengono costituite man mano e utilizzate per contrastare i naturali processi di formazione e rafforzamento di nuovi centri indipendenti di sviluppo, che sono una vera e propria manifestazione del multilateralismo.

 

Inoltre, stiamo assistendo a tentativi di contenere i nuovi centri mondiali mediante misure unilaterali illegittime, come il blocco dell'accesso alle moderne tecnologie e ai servizi finanziari, l'espulsione dalle catene di approvvigionamento, la confisca delle proprietà, la distruzione delle infrastrutture critiche dei concorrenti e la manipolazione delle norme e procedure universalmente accettate. Queste azioni hanno portato alla frammentazione del commercio globale e al collasso dei meccanismi di mercato. Hanno paralizzato l'OMC e infine trasformato il FMI, senza un accenno di travestimento, in uno strumento per raggiungere gli obiettivi degli Stati Uniti e dei suoi alleati, compresi gli obiettivi militari.

 

 

Nel disperato tentativo di affermare il proprio dominio punendo chiunque disobbedisse, gli Stati Uniti hanno cercato di far deragliare la globalizzazione, un processo che era stato esaltato come la più alta virtù per l'umanità, al servizio del sistema economico globale multilaterale per anni.


Washington e altre capitali occidentali subordinate agli Stati Uniti stanno applicando le loro "regole" ogni volta che hanno bisogno di giustificare i loro passi illegittimi contro paesi che elaborano le loro politiche in conformità con il diritto internazionale e si rifiutano di servire gli interessi egoistici del "miliardo d'oro"(2). Mettono nella lista nera tutti i dissidenti, ritenendo che chiunque non sia con loro agisca contro di loro.
I nostri colleghi occidentali da tempo si sono sentiti a disagio nel tenere colloqui in formati universali, come le Nazioni Unite. Per fornire una base ideologica alla loro politica di indebolimento del multilateralismo, è stato messo in circolazione il tema delle “democrazie” unite che contrastano le “autocrazie”. Oltre ai “vertici per la democrazia”, i cui membri sono designati dall'autoproclamato egemone, si stanno creando altri “club degli eletti” che operano in elusione dell'Onu.

 

Vertici per la Democrazia, l'Alleanza per il Multilateralismo, il Partenariato Globale per l'Intelligenza Artificiale, la Coalizione Globale per la Libertà dei Media e l'Appello di Parigi per la Fiducia e la Sicurezza nel Cyberspazio: questi e altri progetti non inclusivi sono stati ideati per minare i colloqui tenuti sotto gli auspici delle Nazioni Unite su questioni rilevanti e imporre concetti e decisioni non consensuali a vantaggio di tutto l'Occidente. Prima concordano segretamente su qualcosa in un piccolo gruppo e poi presentano i loro accordi come "la posizione della comunità internazionale".

 

 

Ammettiamolo: nessuno ha affidato alla minoranza Occidentale il compito di parlare a nome di tutta l'umanità. Si devono comportare in modo decoroso e rispettare tutti i membri della comunità internazionale senza eccezioni.


Imponendo un "ordine basato su regole", questi ideatori respingono con arroganza il principio chiave alla base della Carta delle Nazioni Unite, che è l'uguaglianza sovrana degli Stati. La dichiarazione "orgogliosa" del capo della diplomazia dell'UE, Josep Borrell, secondo cui l'Europa è un "giardino" e il resto del mondo è una "giungla" definisce questa idea di essere eccezionali. Citerò anche la Dichiarazione congiunta NATO-UE del 10 gennaio 2023 in cui si afferma: “L'Occidente unito utilizzerà tutti gli strumenti economici, finanziari, politici e militari a disposizione della NATO e dell'UE per garantire gli interessi del “nostro miliardo”."

 

L'Occidente tutto ha deciso di rimodellare i processi del multilateralismo a livello regionale per adattarli alle proprie esigenze. Di recente, gli Stati Uniti hanno chiesto di rilanciare la Dottrina Monroe e hanno chiesto ai paesi Latinoamericani di ridurre i loro legami con la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese. Tuttavia, tutto ciò non è stato accettato dai paesi di questa regione, che hanno invece deciso di rafforzare le proprie strutture multilaterali, in primo luogo la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC), pur sostenendo il loro legittimo diritto di affermarsi come un pilastro del mondo multipolare . La Russia sostiene pienamente aspirazioni di questo tipo.


Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno dispiegato forze significative per minare il multilateralismo nella regione dell'Asia-Pacifico, dove da decenni sta prendendo forma un riuscito sistema di cooperazione economica e di sicurezza libero e aperto, incentrato sull'ASEAN. Questo sistema li ha aiutati a sviluppare impostazioni adatte ai 10 membri dell'ASEAN e ai loro partner nel dialogo, tra cui Russia, Cina, Stati Uniti, India, Giappone, Australia e Repubblica di Corea, garantendo così un autentico multilateralismo inclusivo. Washington ha quindi proposto la sua Strategia Indo-Pacifica nel tentativo di frantumare questa architettura consolidata.

 

Al vertice dello scorso anno a Madrid, la NATO, che non si stanca di convincere tutti del suo "amore per la pace" e della natura esclusivamente difensiva dei suoi programmi di difesa, ha rilasciato una dichiarazione sulla sua responsabilità globale e sulla sicurezza indivisibile nella regione euro-atlantica, così come nella cosiddetta regione indo-pacifica. Ciò significa che i confini della NATO come organizzazione difensiva si stanno spostando verso le regioni costiere occidentali del Pacifico. Questa politica orientata al blocco, che sta erodendo il multilateralismo incentrato sull'ASEAN, si manifesta nella creazione dell'alleanza militare AUKUS, con Tokyo, Seoul e diversi paesi dell'ASEAN che vi sono coinvolti. Gli Stati Uniti stanno guidando lo sforzo per sviluppare meccanismi per interferire nella sicurezza marittima in una mossa per garantire gli interessi unilaterali dell'Occidente nella regione del Mar Cinese Meridionale. Josep Borrell, cui ho fatto riferimento in precedenza, ha promesso di inviare forze navali dell'UE in quella regione. Nessuno nasconde il fatto che questa strategia indo-pacifica cerca di contenere la Cina e di isolare la Russia. È così che i nostri colleghi occidentali interpretano il concetto di “multilateralismo effettivo” nella regione Asia-Pacifico.

Non appena l'Organizzazione del Trattato di Varsavia è stata sciolta e l'Unione Sovietica è scomparsa dall'arena politica, molti hanno nutrito la speranza che potesse prendere vita il principio di un vero multilateralismo, privo di linee di divisione in tutta l'area Euro-Atlantica. Tuttavia, invece di sfruttare il potenziale dell'OSCE su base paritaria e collettiva, i paesi occidentali non solo hanno mantenuto in vita la NATO ma, nonostante i loro fermi impegni per il contrario, hanno anche perseguito una sfacciata politica di portare le aree vicine sotto il loro controllo, comprese quelle che sono sempre state e continueranno ad essere di vitale interesse per la Russia. Come disse l'allora segretario di Stato americano James Baker parlando con il presidente George H.W. Bush: l'OSCE è la principale minaccia per la NATO.

 

 

Si ha l'impressione che oggi sia le Nazioni Unite che le disposizioni della Carta delle Nazioni Unite costituiscano una minaccia per le ambizioni globali di Washington.


La Russia ha pazientemente cercato di raggiungere accordi multilaterali reciprocamente vantaggiosi basati sul principio della sicurezza indivisibile, un principio che è stato solennemente proclamato al più alto livello, vale a dire nei documenti dei vertici OSCE del 1999 e del 2010. Documenti formulati nei termini più chiari possibili -apertamente e senza ambiguità- che nessuna nazione rafforzerà la propria sicurezza a scapito della sicurezza di altri e che nessun paese, o gruppo di paesi, o organizzazione sarà investita della preminente responsabilità di mantenere la pace in una regione dell'OSCE, o trattare qualsiasi parte di una regione dell'OSCE come sua sfera di influenza.

 

Alla NATO poco importava degli impegni assunti dai presidenti e dai primi ministri dei suoi paesi membri e iniziò ad agire proprio in contraddizione con le sue promesse, annunciando il suo “diritto” di intervenire in qualsiasi questione ritenesse opportuna. L'esempio più lampante di ciò è stato il bombardamento illegittimo della Jugoslavia nel 1999, anche con proiettili all'uranio impoverito, che in seguito ha portato a un'ondata di pazienti con patologie oncologiche, sia tra i Serbi che tra i membri del servizio NATO. Joe Biden era un senatore all'epoca e ha dichiarato, con un certo orgoglio, di aver personalmente insistito per bombardare Belgrado e distruggere tutti i ponti sul fiume Drina. Oggi, l'ambasciatore degli Stati Uniti in Serbia Christopher Hill ha usato i mass media per invitare i Serbi a voltare pagina e a soffocare il loro dolore.

 

Per quanto riguarda la "soppressione del loro dolore", gli Stati Uniti hanno una vasta esperienza alle spalle. Il Giappone è da tempo timidamente reticente su chi abbia effettivamente bombardato Hiroshima e Nagasaki. I libri di testo scolastici non ne fanno menzione. Parlando a una recente riunione del G7, il Segretario di Stato americano Antony Blinken si è mostrato addolorato per le sofferenze delle vittime di quegli attentati, ma ha taciuto su chi ci fosse dietro.
Queste sono le "regole". E a nessuno è permesso discuterle.
Dalla Seconda Guerra Mondiale, Washington ha portato a termine dozzine di sconsiderate e criminali operazioni militari senza nemmeno cercare di garantire la legittimità multilaterale. Perché preoccuparsi quando le tue "regole" sono fatte all'insaputa di tutti.

 

La vergognosa invasione dell'Iraq da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti nel 2003 è stata effettuata in violazione della Carta delle Nazioni Unite, proprio come l'aggressione contro la Libia nel 2011. Entrambe hanno portato alla distruzione dello stato di ciascun paese, centinaia di migliaia di vite perse e al terrorismo dilagante.
L'intervento degli Stati Uniti negli affari interni dei paesi post-Sovietici è a dir poco una flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite. "Rivoluzioni colorate" sono state architettate in Georgia e Kirghizistan e un sanguinoso colpo di stato è stato organizzato a Kiev nel febbraio 2014. I tentativi di prendere il potere con la forza in Bielorussia nel 2020 sono stati parte integrante di questo approccio.
Gli Anglosassoni al timone dell'Occidente non solo giustificano queste avventure illegali, ma le ostentano anche come una politica per "promuovere la democrazia", sempre secondo il loro insieme di regole, come ad esempio il modo in cui hanno riconosciuto l'indipendenza del Kosovo senza un referendum, ma hanno comunque rifiutato di riconoscere l'indipendenza della Crimea, anche se in realtà vi si è tenuto un referendum. Secondo il ministro degli Esteri Britannico James Cleverly, le Falkland/Malvine non sono un problema perché lì si è tenuto un referendum. È divertente.

 

 

Al fine di evitare doppi standard, chiediamo a tutti di seguire gli accordi consensuali che sono stati raggiunti come parte della Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1970 sui Principi di Diritto Internazionale, che sono ancora in vigore oggi.


Questi accordi dichiarano chiaramente la necessità di rispettare la sovranità e l'integrità territoriale degli Stati che “si comportano nel rispetto del principio dell'uguaglianza dei diritti e dell'autodeterminazione dei popoli come sopra descritto e quindi dotati di un governo che rappresenta l'intero popolo appartenente al territorio." Qualsiasi osservatore imparziale può vedere chiaramente che il regime nazista di Kiev non può in alcun modo essere considerato un governo che rappresenta i residenti dei territori che si sono rifiutati di accettare i risultati del sanguinoso colpo di stato del febbraio 2014, contro il quale i golpisti hanno scatenato la loro guerra. È altrettanto chiaro che Pristina non può pretendere di rappresentare gli interessi dei serbi del Kosovo, ai quali l'Ue ha promesso l'autonomia, così come Berlino e Parigi hanno promesso uno status speciale per il Donbass. Sappiamo bene che fine hanno fatto queste promesse.

 

Nel suo messaggio al secondo Vertice per la Democrazia del 29 marzo 2023, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha affermato quanto segue: “La democrazia deriva dalla Carta delle Nazioni Unite. La sua invocazione iniziale di "Noi, i popoli" riflette la fonte fondamentale dell'autorità legittima: il consenso dei governati. Sottolineerò ancora una volta la parola "consenso".


Sono stati compiuti sforzi multilaterali per fermare lo scoppio della guerra nell'est dell'Ucraina a seguito del colpo di stato del governo. Questi sforzi verso una soluzione pacifica sono stati incarnati nella Risoluzione 2202 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha approvato all'unanimità gli accordi di Minsk. Kiev e i suoi manipolatori Occidentali hanno calpestato tutti questi accordi. Hanno persino ammesso cinicamente e con una punta di orgoglio che non avevano mai previsto di realizzarli, ma piuttosto semplicemente volevano guadagnare tempo per inondare l'Ucraina di armi da usare contro la Russia. In tal modo, hanno annunciato pubblicamente la violazione di un impegno multilaterale da parte dei membri delle Nazioni Unite secondo la Carta delle Nazioni Unite, che richiede a tutti i paesi membri di rispettare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza.

 

I nostri costanti sforzi per prevenire questo confronto, comprese le proposte avanzate dal presidente Vladimir Putin nel dicembre 2021 per raggiungere un accordo sulle garanzie di sicurezza reciproca multilaterali, sono stati respinti con arroganza. Ci è stato detto che nessuno può impedire alla NATO di "abbracciare" l'Ucraina.


Negli anni successivi al colpo di stato, e nonostante le nostre forti richieste, nessuno tra i sorveglianti occidentali di Kiev ha tenuto a freno Petr Poroshenko, Vladimir Zelensky o la Verkhovna Rada dell'Ucraina quando la lingua russa, l'istruzione, i media e, in generale, le tradizioni culturali e religiose russe venivano costantemente smantellate dalla legislazione. Ciò è stato fatto in diretta violazione della Costituzione dell'Ucraina e delle convenzioni universali sui diritti delle minoranze etniche. Parallelamente, il regime di Kiev stava introducendo la teoria e la pratica del nazismo nella vita quotidiana e adottandone le leggi. Il regime di Kiev ha  spudoratamente organizzato appariscenti fiaccolate sotto gli stendardi delle divisioni delle SS nel centro della capitale e in altre città. L'Occidente ha taciuto e si è strofinato le mani con soddisfazione. Questi sviluppi si adattano pienamente ai piani degli Stati Uniti di utilizzare il regime apertamente razzista di Kiev, che Washington aveva creato nella speranza di indebolire la Russia su tutta la linea. Faceva parte del percorso strategico degli Stati Uniti verso la eliminazione dei suoi rivali e l'indebolimento di qualsiasi scenario che implicasse l'affermazione di un equo multilateralismo negli affari globali.

 

 

Tutti ne sono consapevoli, anche se non tutti ne parlano apertamente: il vero problema non è l'Ucraina, ma piuttosto il futuro delle relazioni internazionali. Saranno forgiati su un consenso sostenibile, basato sull'equilibrio degli interessi? O si ridurranno a un'avanzata aggressiva ed esplosiva dell'egemonia?


La questione ucraina non può essere considerata al di fuori del suo contesto geopolitico. Per ribadire, il multilateralismo implica il rispetto della Carta delle Nazioni Unite e di tutti i suoi principi interconnessi. La Russia ha chiaramente elaborato gli obiettivi della sua operazione militare speciale, che sono rimuovere le minacce alla sua sicurezza che sono state fomentate dalla NATO per un certo numero di anni e proprio ai confini della Russia, e proteggere le persone che sono state private dei loro diritti stabiliti nelle convenzioni multilaterali. La Russia vuole proteggerli dalle minacce pubbliche e dirette di Kiev di annientarli e bandirli dalla terra in cui i loro antenati hanno vissuto per secoli. Siamo stati onesti e sinceri su cosa e per chi stiamo combattendo.

 

Con l'isteria alimentata da Stati Uniti e Unione Europea, sono tentato di chiedere loro in risposta: cosa hanno fatto Washington e la NATO in Jugoslavia, Iraq e Libia? Ci sono state minacce alla loro sicurezza, cultura, religione o lingua? Da quali regole multilaterali erano guidati quando dichiararono l'indipendenza del Kosovo in violazione dei principi dell'OCSE o quando stavano distruggendo Iraq e Libia, paesi stabili ed economicamente ricchi, situati a 10.000 miglia dalle coste statunitensi?


Gli sfacciati tentativi dei paesi occidentali di portare sotto il loro controllo i Segretariati delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali sono una minaccia per il sistema multilaterale. L'Occidente ha sempre goduto di un vantaggio quantitativo in termini di personale, ma fino a poco tempo fa il Segretariato ha cercato di rimanere neutrale. Oggi, questo squilibrio è diventato cronico nel momento in cui i dipendenti del Segretariato si permettono comportamenti sempre più politicamente sconvenienti per titolari di cariche internazionali. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres deve garantire che il suo personale soddisfi gli standard di imparzialità in linea con l'articolo 100 della Carta delle Nazioni Unite. Chiediamo inoltre che gli alti funzionari del Segretariato siano guidati dalla necessità di aiutare i paesi membri a trovare modi per raggiungere il consenso e un equilibrio di interessi, piuttosto che soddisfare concetti neoliberisti. Altrimenti, invece di un'agenda multilaterale, assisteremo a un divario crescente tra i paesi del "miliardo d'oro" e la maggioranza globale.

 

Parlando di multilateralismo, non possiamo limitarci al contesto internazionale. Allo stesso modo, non possiamo ignorare il contesto internazionale quando parliamo di democrazia. Non dovrebbero esserci doppi standard. Il multilateralismo e la democrazia dovrebbero essere rispettati sia all'interno dei paesi membri che nelle loro relazioni reciproche. Tutti sanno che, pur imponendo la sua concezione della democrazia ad altre nazioni, l'Occidente si oppone alla democratizzazione delle relazioni internazionali basate sul rispetto dell'uguaglianza sovrana degli Stati. Oggi, insieme ai suoi sforzi per promuovere le sue "regole" nell'arena internazionale, l'Occidente sta anche soffocando il multilateralismo e la democrazia in patria, poiché utilizza strumenti sempre più repressivi per reprimere il dissenso, più o meno come il criminale regime di Kiev sta facendo con il sostegno dei suoi insegnanti – gli Stati Uniti e i suoi alleati.

 

Proprio come negli anni della Guerra Fredda, l'umanità si è avvicinata a una linea di demarcazione un tempo pericolosa e forse oggi ancora più pericolosa. La situazione è ulteriormente aggravata dalla perdita di fiducia nel multilateralismo, mentre l'aggressione finanziaria ed economica dell'Occidente sta distruggendo i benefici della globalizzazione e Washington e i suoi alleati abbandonano la diplomazia e chiedono che le cose si risolvano “sul campo di battaglia”. Tutto questo sta avvenendo all'interno delle mura dell'ONU, un organismo che è stato creato per prevenire gli orrori della guerra. Le voci di forze responsabili e sensibili e gli appelli a mostrare saggezza politica e a rilanciare la cultura del dialogo sono soffocati da coloro che si prefiggono di minare i principi fondamentali della comunicazione tra paesi. Dobbiamo tutti tornare alle nostre radici e rispettare gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite in tutta la loro diversità e interconnessione.

 

A questo punto, un autentico multilateralismo richiede che le Nazioni Unite si adattino agli sviluppi oggettivi nel processo di formazione di un'architettura multipolare delle relazioni internazionali. È imperativo accelerare la riforma del Consiglio di sicurezza ampliando la rappresentanza dei paesi in Asia, Africa e America Latina. L'eccessiva sovra rappresentazione dell'Occidente nell'organo principale delle Nazioni Unite mina il principio del multilateralismo.

 

Il Venezuela ha guidato la creazione del Gruppo di Amici in Difesa della Carta delle Nazioni Unite. Chiediamo a tutti i paesi che rispettano la Carta di aderire. È anche importante utilizzare il potenziale costruttivo fornito dai BRICS e dalla SCO. La EAEU, la CSI e la CSTO sono tutte disposte a contribuire. Sosteniamo l'utilizzo del potenziale delle associazioni regionali del Sud del mondo. Il G20 può anche essere uno strumento per mantenere il multilateralismo se i suoi partecipanti occidentali smettono di distrarre i loro colleghi dai punti prioritari della sua agenda nella speranza di minimizzare la loro responsabilità per l'accumulo di crisi nell'economia globale.

 

È nostro dovere comune preservare le Nazioni Unite come la sintesi faticosamente conquistata del multilateralismo e del coordinamento della politica internazionale. La chiave del successo sta nel lavorare insieme, rinunciando a pretese di eccezionalismo e – lo ribadisco – mostrando rispetto per la sovrana uguaglianza degli Stati. Questo è ciò a cui tutti abbiamo aderito quando abbiamo ratificato la Carta delle Nazioni Unite.


Nel 2021, il presidente russo Vladimir Putin ha suggerito di convocare un vertice dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. I leader di Cina e Francia hanno sostenuto questa iniziativa, ma, sfortunatamente, non è stata portata a compimento. Questa questione è direttamente correlata al multilateralismo, non perché le cinque potenze abbiano determinati privilegi sulle altre, ma proprio a causa della loro speciale responsabilità, ai sensi della Carta delle Nazioni Unite, di preservare la pace e la sicurezza internazionale. Questo è esattamente ciò che richiedono gli imperativi del sistema ONU-centrico, che si sta sgretolando sotto i nostri occhi a causa delle azioni dell'Occidente.

 

La preoccupazione per questa situazione si avverte sempre più nelle molteplici iniziative e idee proposte dai paesi del Sud del Mondo, che vanno dall'Asia Orientale e Sudorientale al mondo Arabo e Musulmano nella sua interezza, fino all'Africa e all'America Latina. Apprezziamo il loro sincero desiderio di garantire la soluzione dei problemi attuali attraverso un onesto lavoro collettivo volto a concordare un equilibrio di interessi basato sull'uguaglianza sovrana degli Stati e sulla sicurezza indivisibile. Continueremo a forgiare una cooperazione produttiva con loro in nome del miglioramento della situazione internazionale, promuovendo al contempo la comunicazione tra i paesi basata sui principi del vero multilateralismo, del diritto internazionale, della verità e della giustizia.

 

 

Fonte: eng.globalaffairs.ru

 

(1) Nelle relazioni internazionali, l'ordine internazionale liberale, noto anche come ordine internazionale basato su regole, o ordine basato su regole, descrive un insieme di relazioni globali, basate su regole e strutture basate sul liberalismo politico, sul liberalismo economico e sull'internazionalismo liberale sin dal fine anni '40. (N.d.T.)

 

(2) Il "miliardo d'oro" è la popolazione totale dei paesi sviluppati: USA, Canada, Australia, paesi dell'UE, Giappone, Israele e Corea del Sud. (N.d.T.)

 

Traduzione di Giorgio F. per IniziativaMondoMultipolare/CIVG