Diritto al Paesaggio: Terra bene comune

12 novembre 2013

 

“Il Paesaggio è memoria: l’identificazione dell’essere umano con l’ambiente in cui vive è talmente fondamentale, per la sua identità, da subire una spersonalizzazione di sé stesso quando si trova costretto ad abbandonarlo. Quando si vuole indebolire psicologicamente qualcuno gli si rade la testa, lo si priva dei vestiti e lo si sradica dalla sua terra”. 

Parole di Guido MONTANARI, professore del Politecnico di Torino e Assessore, nonché all'Urbanistica, anche alla Difesa dei beni comuni, di Rivalta di Torino.

Lo avevamo invitato per venire da noi a parlare sul primo dei tre temi, del ciclo di incontri TERRA-ARIA-ACQUA, insieme a Massimo MORTARINO, membro del Comitato torinese di Salviamo il Paesaggio, e grazie ai loro interventi abbiamo potuto analizzare da molto vicino il concetto del bene comune-Terra.

Grazie ad una rapida quanto esauriente presentazione, Montanari ci ha portato indietro nel tempo, quando i romani collegavano un luogo ad una divinità specifica, il Genius Loci, conferendo così, a uno specifico ambiente, quell'unicità ricca di significati.

Al contrario dell’odierno, dove ci ritroviamo circondati da non-luoghi, in passato l’Uomo tendeva a prestare molta attenzione a come si collocava in un contesto ambientale, rendendolo a tutti gli effetti Paesaggio, poiché “questo non può esistere senza la presenza umana che lo rende tale” sostiene nella sua spiegazione.

Il problema legato alla barbarie edilizia, a cui siamo soggetti, risiede nel fatto che tre figure di grande importanza, l’urbanista, l’ecologista e lo storico dell’arte, non dialogano tra di loro. Bisognerebbe chiedersi se sono loro a non parlarsi o è qualcuno che volontariamente decide di ascoltare solo una delle tre, solitamente quella che lo aiuta a edificare meglio e di più, senza tanti problemi di coscienza.

Ma queste scelte, di aumento delle edificazioni, si scontrano con i processi della natura, inficiando negativamente sul loro funzionamento e portando all'impoverimento dei suoli e dei terreni: è importante ricordare che ciò che ci permette di vivere sono quei 20-30 cm di suolo che si fertilizza proprio grazie a quei processi della natura, il restante sottostante non è utile alla sopravvivenza del genere umano in quanto non necessario ai fine di una coltivazione. Una volta ricoperto di asfalto un terreno, possiamo anche dire addio alle sue proprietà e caratteristiche per almeno 5-6 secoli.

E questo avviene con una rapidità allucinante, come ci ha raccontato Mortarino: “ogni secondo vengono asfaltati 8 mq di suolo, ogni anno viene asfaltata una superficie grande quanto quella di una grande città come Milano”.

L’Italia, sin’ora, è riuscita a cementificare un’area grande come il Lazio e gli Abruzzi: niente male.

Ma perché si fa? Perché si continua a costruire? 

Miopia e riciclaggio di denaro sporco, sono le risposte più confermate, e a queste, si affianca quella del Sindaco di Rivalta, Mauro MARINARI, che ci ha onorati di una sua cortese visita, che ha indicato nel famigerato pareggio di bilancio una vera piaga per i Comuni, che li induce a costruire per ottenere i famosi oneri di urbanizzazione da posizionare tra le entrate. 

Quindi un problema di stringente amministrazione locale? Un po’ sì, ma anche tanta incapacità di cercare strade alternative, come ci illustra il primo cittadino di Rivalta, "ad esempio ci sarebbe la possibilità di presentare studi di nuovi progetti per partecipare a bandi nazionali ed europei per ottenere fondi reali", perché il problema è che “se decidi di attivare un servizio alla cittadinanza, devi garantirlo e gli oneri derivati dalle edificazioni non permettono di farlo perché non sono costanti”. Un circolo perverso dove gli amministratori, per non perdere consenso derivato dall'impossibilità di mantenere i servizi promessi alla cittadinanza, si farebbero asfaltare anche il vialetto di casa pur di incassare qualcosa.

Alternative? Mortarino racconta l’esperienza di Cassinetta di Lugagnano, della nascita del Forum e della necessità di diffondere il concetto di valorizzare l’esistente, investire sul costruito.

Per farlo il Forum si è dotato di due strumenti: il primo consiste nell'inviare mail di lamentela e di rimostranze al proprio Comune, la seconda, più articolata, è la presentazione del questionario “Censimento del cemento”. 

Se il Comune decide di compilarlo, e dico SE perché molte, moltissime amministrazioni non hanno neanche voluto prenderlo in considerazione (provate ad indovinare cosa ha fatto Grugliasco?), allora si può capire a che punto sono le edificazioni, la quantità di alloggi sfitti, e altre cose di questo tipo.

Ma il bivio vero, al quale sono posti di fronte oggi i nostri amministratori oggi, è quello che porta a scegliere tra benessere e profitto, e purtroppo le scelte legate al profitto, spesso, sono quelle che allontanano di molto dal benessere. 

Oramai il concetto di progresso è stato abolito, oggi si deve parlare di nuova evoluzione, e coprire migliaia di mq con l’asfalto è l’opposto dell’evoluzione: è il regresso deleterio che demolisce il nostro habitat naturale. Se poi quel poco verde che rimane viene inondato di metalli pesanti, sparati da un camino che brucia materiale che dovrebbe essere riciclato, il quadro nefasto si completa rapidamente.

Noi di GCS, in accordo con i pareri di chi è più esperto, siamo dell’avviso che si possa e si debba intervenire per salvaguardare la nostra Terra, che appartiene a tutti, per diritto naturale acquisito, e non come strumento dovuto all'essere umano.

Chi si ostina a scegliere per la speculazione del suolo e del sottosuolo (si veda la Terra dei Fuochi) si schiera apertamente come soggetto ostile al benessere dell’umanità e della collettività, e come tale va trattato.

Solo curando l’esistente, e migliorandolo per il futuro, sappiamo che passa la strada per il vero bene comune.

 

Grugliasco Comunità Sostenibile