Appello ai cittadini e alle professioni sanitarie: ribellatevi.

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Che fare? Protestare collettivamente. E’ dal 1985 che Lavoro e Salute – con migliaia di copie cartacee e da oltre 10 anni anche in rete – avvisa operatrici e operatori sanitari, cittadine e cittadini del boicottaggio politico/affaristico della sanità pubblica, con inchieste negli ospedali e nei presidi territoriali, analisi dall’interno della sanità e di studiosi, e con interviste a professionisti e dirigenti sanitari. Un boicottaggio che sta vincendo.

 

 

Crediamo sia utile ripercorrere i passaggi salienti che ci hanno portato a questa situazione, potrebbe essere utile perchè la memoria aiuta sempre a trovare ragionamenti e mezzi adeguati per rispondere all’attacco contro il diritto alla salute, anche che se tentano di smemorizzarci H24 con i loro mezzi di persuasione televisiva e stampata. Ad esempio per stare ai fatti recenti, a far dimenticare che i Governi Conte/Draghi hanno praticamente eliminato l’obbiettivo del risanamento della sanità pubblica dall’agenda politica e con il Governo Meloni lo sfascio del sistema sanitario proseguirà con continui tagli, blocco degli organici e di attacchi al servizio pubblico in fede del programmato definanziamento per il 24/24 previsto da Draghi.

Questo nel mentre la spesa sanitaria dei cittadini nella sanità privata nel 2020 è stata di 43 miliardi, nel 2019 era di 39,5 miliardi (nel 2005 era di 25 miliardi). In media nel 2019 ogni italiano ha speso di tasca propria 640 euro per curarsi e oltre 4 milioni di italiani hanno rinunciato ad almeno una prestazione prescritta e, ovviamente, sono i cittadini del sud ad essere più colpiti dalle lunghe liste d’attesa e sono spinti a ricorrere alla sanità privata o a rinunciare a curarsì se non hanno i soldi per spostarsi verso le strutture del nord.

Intanto la cronaca si riempie di fatti con protagonisti molti esasperati cittadini. Fonti sindacali ci dicono che sono avvenuti 300 decessi al giorno nei pronto soccorso degli ospedali italiani nelle settimane pre-natalizie e che le attese nei corridoi sono arrivate anche a una settimana tanto da causare situazioni violente proteste tali da far intervenire in alcuni casi, vedi casi a Torino, i carabinieri e Procura.

La paradossale conseguenza di questa giusta esasperazione dei cittadini è spesso la protesta verbale, a volte fisica, contro infermieri e medici ai quali, purtroppo, non è consentito di avere pause per riflettere serenamente e quindi sono spinti a chiedere provedimenti sbagliati come la sorveglianza armata nei Pronto soccorso e all’entrata degli ospedali. Una reazione emotiva che non fa altro che acuire i problemi relazionali tra utenti e operatori, perchè i cittadini si sentono “cornuti e mazziati”e descritti come potenziali delinquenti e non portatori di diritti elementari come la cura della propria salute, la quale viene profumatamente pagata con le tasse e con i tickets. La solita guerra tra poveri mentre i decisori politici e dirigenziali rsponsabili di questo stato di cose, da un alto aizzano le lavoratrici e i lavoratori a reagire chiedendo repressione contro i cittadini e dall’altra gongolano con le tasche piene e la salute ottimale.

Anche da questo scontro tra vittime di questo sistema politico, oltre che dalle liste d’attesa, si deduce che problema più drammatico è rappresentato dalla carenza di personale medico e infermieristico. Per quest’ultima categoria di professionisti stiamo andando verso un record negativo a livello internazionale (6.6 x 1.000 abitanti rispetto a una media OCSE di 8.6).

Nel mentre si assiste da anni a continue fughe di medici e infermieri verso la sanità privata e all’estero.

Se ne è accorto anche il nuovo ministro della salute Orazio Schillaci però dimenticando le previsioni 2024 e 2025 sulla prevista riduzione draghiana dei finanziamenti in continuità con tutti i governi dal 2013 che hanno sempre definanziato la sanità pubblica.

In merito allo spopolamento negli ospedali e nelle strutture territosiali secondo i conti della Funzione Pubblica Cgil ci sono 5 mila medici “gettonisti” nei reparti di medicina generale e ne servirebbero altri 5mila nei Pronto Soccorso, più almeno 12 mila infermieri, ma si tratta di una quota minima per far funzionare gli ospedali: i dati recenti del rapporto Agenas dicono che l’Italia ha il rapporto più basso dell’Europa avanzata tra numero di infermieri e popolazione residente, nonostante che negli ultimi 20 anni sono stati chiusi 300 ospedali (111 dal 2010) e sono così spariti oltre 80 mila posti letto. E questo significa che dal 1997 al 2020 i Pronto Soccorso sono stati drasticamente ridotti di oltre il 30%. Negli ultimi 30 anni sono stati persi oltre 70.000 operatrici e operatori sanitari e quasi il 40% degli impiegati.

Crediamo ora utile ricordare alcuni passaggi della storia recente che hanno contribuito materialmente allo sfascio. Con la legge 502/92 – si è introdotto il sistema dei DRG (pagamento a prestazione) fotocopia dell’odioso sistema sanitario statunitense fondato sulle assicurazioni e dove i poveri non possono neanche entrare nei Pronto Soccorso. I DRG spinto molti medici a comportamenti che hanno permesso la prescrizione di esami inutili, e dannosi, per far pagare la malattia e non più il fabbisogno di salute dei cittadini.

Quindi si introdussero i fondi sanitari integrativi nei contratti di lavoro e le polizze assicurative individuali, facendo venir meno l’universalità del diritto alla salute.

Nella Psichiatria iniziarono negli anni 90 ad essere sotto tiro della chiusura e dell’affidamento ai privati le strutture sulla sofferenza mentale che applicando la legge Basaglia (legge 180) hanno fatto dell’Italia l’unico Paese al mondo senza manicomi.

A riguardo è bene ricordare che l’Oms, già nel 2017, sulla salute mentale denunciava che in Italia la spesa in cure psichiatriche incideva soltanto per il 3,5% sulla spesa sanitaria totale e che in dieci anni ha avuto un taglio di 37 miliardi (25 solo nel 2010-2015), mentre è aumentato il finanziamento alla sanità privata, oggi i dati ufficilali certificano un 50% in mano al privato.

L’altro fiore all’occhiello della fu sanità pubblica, la Medicina territoriale pubblica con poliambulatori onnicompresivi di servizi e specialistica, operante anche sul versante della “prevenzione”, è caduto in parte nell’abbandono delle strutture e in grossa parte è stata prontamente sostituita da una miriade di pliambulatori privati che funzionano sulla mistificazione della diagnosi precoci che non ha scientificamente nulla a che fare con la prevenzione primaria assicurata dalla Legge 833.

E’chiaro a tutte e tutti che da alcuni decenni il Servizio Sanitario pubblico è stato spinto dai decisori politici ad essere inefficace, in particolare per la mancanza di personale medico e infermieristico?

Allora ci chiediamo, anche come sanitari, e ex, perchè i cittadini e tutte le professioni sanitarie assistono, nei fatti, silenziosi al massacro dei diritti inalienabili.

 

Redazione di Lavoro e Salute

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