Il Pedro sullo sgombero abitativo a Padova: «la dignità ha il volto di chi resiste e costruisce un’altra idea di città!»

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10 / 11 / 2022

 

Padova sgombero abitativo

Ieri, come è noto, alcune persone che risiedevano in appartamenti di proprietà dell’ATER, recuperati dal basso da anni dall’abbandono e dalla marcescenza, sono state buttate fuori di casa con violenza. Da 6 anni gli appartamenti in questione sono stati abitati da chi si è impegnata/o tenacemente per provare a immaginare un tessuto di relazioni solidali e mutualistiche, non basate su quell’utilitarismo che spesso permea la società neoliberale.

Quelle case non erano solo le case di qualcuno, aperte e fatte vivere anche contro chi quelle mura le vede solo come plusvalenza da far fruttare. «Dentro e fuori quelle case ha vissuto in questi anni una plusvalenza sociale fatta di assegnazione dal basso di case popolari, ma anche di condivisione con gli altri abitanti del condominio, fatta di aiuto nelle faccende quotidiane, di costruzione di socialità altra basata sull’alleanza tra diverse generazioni fiorita in maniera indelebile nelle memorie dei vicini nell’esperienza del lockdown» ci spiega una delle abitanti.

È innegabile inoltre l’impegno nell’amore per il quartiere Palestro, una delle aree della città dove più si sta innescando una dinamica di gentrificazione che vede proprio l’ATER come protagonista: collaborazione costante con la squadra di calcio popolare del quadrato Meticcio, con la Palestra Chinatown, costruzione collettiva di momenti di discussione, confronto e convivialità negli spazi pubblici del quartiere e poi della città. Le ragazze e i ragazzi non sono semplicemente “gli occupanti di via delle Melette”, sono parte integrante di un tessuto sociale che ha sicuramente “la colpa” di aver provato a costruire qualcosa di diverso dalla speculazione e dall’individualismo a cui l’ATER, agente e vettore di privatizzazione, vorrebbe rassegnare molte aree urbane del Veneto.

«Dopo lo sgombero queste cose le siamo andate a dire tutte assieme davanti all’ATER perché noi, assieme alle nostre compagne e compagni che hanno perso un pezzo di loro stess* assieme alle quattro mura, non ci nascondiamo come vorrebbe la narrazione che ha parlato di “antagonisti”: le persone che sono state cacciate per strada con la forza, la violenza e la prevaricazione dei manganelli sono le protagoniste di una vita degna di essere vissuta, in alleanza e non in contrapposizione con chi ci sta vicino» dice una delle persone che si è mobilitata ieri.

Nella mattinata di oggi è uscita una nota del CSO Pedro sui fatti di ieri. «Che volto ha la dignità? Quello di chi ritiene che uno sgombero abitativo non sia una cosa “normale”, alla quale abituarci. Quello di chi decide di resistere a quello che assomiglia in toto a un atto di sopraffazione. Quello di chi indica nell’ATER e nelle sue politiche speculative uno dei principali attori della negazione di un diritto fondamentale: quello di avere un tetto».

«L’operazione di sgombero dello stabile di via delle Melette è inoltre la chiara espressione di uno sperpero di denaro pubblico» continua la nota, «risorse sottratte alla collettività, messe a disposizione di chi usa il patrimonio abitativo solo come leva per creare nuove bolle immobiliari».
La dimostrazione di tutto questo è stata la manifestazione convocata ieri alle 18 davanti al comune: la città non è mancata all’appuntamento e i solidali hanno gridato a gran voce che un manganello non può essere la risposta verso chi non si rassegna a dormire sotto i ponti per il guadagno dei soliti pochi.

«La città ha risposto affermando con forza che le risposte devono arrivare immediatamente per chiunque sia senza casa. Brecht ha scritto “Cos'è rapinare una banca a paragone del fondare una banca?”. Noi parafrasiamo “cos’è occupare una casa a paragone di farla marcire o di specularci?”. Il codice penale può anche condannare un’occupazione, ma la coscienza di chi sa scegliere la parte giusta per cui schierarsi, no di certo. Ci vediamo mercoledì 16 novembre alle 18 per un’assemblea pubblica».

 

Da globalproject