Comunicato Stampa di Associazione Rurale Italiana

Nella mattinata del 22 luglio si è riunito il Tavolo di Partenariato nazionale sull’attuazione della Politica Agricola Comune (PAC) per il periodo 2023-2027. Alla presenza del ministro Patuanelli, il MIPAAF ha illustrato la strada che resta da percorrere per arrivare alla stesura delle risposte da fornire alla lunga lista di questioni sollevate dalla Commissione Europa sulla prima proposta di Piano Strategico Nazionale (PSN).

Siamo stati informati dell’accordo raggiunto con le Regioni e le Province autonome sul riparto delle risorse finanziarie per il secondo pilastro, grazie anche ad un’accresciuta partecipazione del cofinanziamento statale. La partecipazione è stata meno numerosa delle volte precedenti ma non sono mancati gli abituali interventi a difesa di questa o quella corporazione, tutti comunque tesi a rimettere in discussione quel poco – veramente poco – di innovazione sociale ed ecologica contenuto nella nuova PAC con la scusa della guerra in Ucraina. E’ emerso che il Ministero, secondo sue proprie logiche la cui natura non è mai stata pubblicamente chiarita, ha tenuto anche nel periodo intercorso dalla precedente riunione del Tavolo, riunioni bilaterali con alcune organizzazioni.

 

ARI ha ancora una volta chiesto che fosse possibile discutere nel dettaglio le proposte relative al necessario sostegno all’agricoltura italiana di piccola e media dimensione, alle sue necessità che – si ricorda ancora una volta – sono in primo luogo relative ad una giusta ripartizione delle risorse della PAC ed a effettive misure capaci di imprimere una svolta agroecologica al sistema agricolo italiano riconoscendo i diritti di chi la terra la lavora con le proprie mani.

Malgrado quanto affermato dai documenti dell’ISTAT relativi all’ultimo censimento dell’agricoltura, «la dimensione aziendale ha rappresentato un fattore discriminante per la resilienza delle aziende agricole. Considerando la dimensione in termini di manodopera, la percentuale di aziende con almeno 10 ULA che hanno dichiarato effetti dalla pandemia è stata del 58,8%, cinque volte più alta rispetto a quella rilevata per le aziende più piccole, fino a 1 ULA [Unità di Lavoro Annuo] (11,6%)» (ISTAT, Censimento 2020). Malgrado la raccomandazione scritta della Commissione Europea affinché il PSN italiano abbia una migliore attenzione verso le piccole aziende, fino ad ora nessuna risposta ci è stata data alla nostra richiesta per un confronto approfondito.

In nessun modo stiamo chiedendo per l’agricoltura contadina misure assistenziali o regalie: al contrario, chiediamo che nel PSN emerga il pieno riconoscimento della funzione economica, sociale ed ecologica che svolgiamo e ci siano misure adeguate al peso economico che abbiamo nell’intero comparto malgrado la mancanza di politiche pubbliche adeguate a sostenere le modalità con cui realizziamo la produzione agricola. Riteniamo che le risorse finanziarie che finiranno a difesa di un modello agricolo industriale in crisi permanente saranno ancora una volta un inutile spreco di denaro pubblico a sostegno di chi non accetta neanche le necessarie rotazioni per culture che da 40 anni sono sempre le stesse sullo stesso terreno, culture insaziabili in acqua, energia e chimica.

“Noi non fabbrichiamo cibo, noi lo produciamo”.

 

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Fonte: www.assorurale.it