Guardare verso l’Honduras e Fermare la frode: Appello Globale ai Cittadini e Cittadine del Mondo

25 novembre 2021

 

Honduras pronto ad esplodere dopo le ultime contestate elezioni 

 

La Rete Europea di Solidarietà con l’Honduras sta diffondendo in varie lingue questo appello

Nel corso delle ultime settimane si è installata in Honduras una campagna di paura e terrore, sono state assassinate una decina di persone candidate ad incarichi attraverso l’elezione popolare, tra esse il noto sindaco della pittoresca città di Cantarranas nel dipartimento di Francisco Morazán, Francisco "Paquito" Gaitán, inviando così alla cittadinanza un messaggio d’insicurezza e terrore.

Leader religiosi evangelici hanno avviato a livello nazionale una vigorosa "crociata" preannunciando il caos che si sta approssimando, mentre i mezzi di comunicazione parlano quotidianamente della stessa cosa. Pare che la strategia della paura non gli abbia funzionato, per cui si avvalgono ora di altre strategie, come possibili interdizioni, discorsi sul comunismo, ecc. È risaputo, a livello nazionale ed internazionale, che l'attuale presidente dell’Honduras Juan Orlando Hernández, del partito nazionale, ha suo fratello Juan "Tony" Hernández condannato all’ergastolo negli Stati Uniti per narcotraffico e riciclaggio di denaro sporco, e che il presidente stesso è segnalato come narcotrafficante. Analogamente, l'attuale candidato del suo partito, Juan "Tito" Asfura, è ampiamente citato nei Pandora Papers e in scandali di corruzione, come nel clamoroso “caso diamante” in Costa Rica.   

In questo contesto emerge lo scenario di una frode elettorale, attraverso il tentativo d’instillare nella mente dei cittadini che ormai non c’è più niente da fare per ribaltare la situazione. In questo panorama il martoriato popolo honduregno, tirando fuori la forza dalla debolezza, si dispone a VOTARE SENZA PAURA, pertanto è indispensabile che i fatti del 2017 NON SI RIPETANO. Allora gli Stati Uniti, attraverso il Dipartimento di Stato e l'Incaricata d’Affari dell'ambasciata nordamericana in Honduras, Heidy Fulton, avallarono e promossero un colpo di Stato elettorale che seminò lutto e morte al suo passaggio, imponendo una dittatura politico-militare sotto gli occhi e la tolleranza della Missione d’Osservazione Elettorale dell'Unione Europea (MOE-EU) presieduta da Marisa Matías.      

Pertanto, in vista delle elezioni generali in Honduras il prossimo 28 novembre, è imperativa la necessità di coscientizzare la popolazione, affinché si rechi alle urne ad esercitare il proprio diritto al suffragio puntando al rovesciamento del regime dittatoriale insediato nel paese a partire dal colpo di Stato del 2009, la cui gestione rivela i più alti indici di corruzione ed impunità ed il cui effetto corrode il tessuto sociale, a discapito della qualità di vita. L'assalto sfacciato alle casse dello Stato, la violazione sistematica dei Diritti Umani della popolazione in generale e dei popoli originari in particolare, la vendita della sovranità nazionale, l’inesistente gestione della prevenzione e controllo del COVID-19, la pessima gestione dell'emergenza per l'uragano Eta e la tormenta tropicale Iota nel 2020, tra gli altri fattori, hanno fatto sprofondare il paese nella povertà estrema provocando una crisi umanitaria senza precedenti, con l'espulsione di migliaia di honduregne e honduregni che abbandonano il territorio in carovane terrestri ed aeree verso il nord globale, alla ricerca dell’infelicemente definito “sogno americano” o “sogno europeo”. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall'ONU, 800.707 honduregni (ovvero l’8,2% della popolazione) sono emigrati dal loro paese, che si colloca così al 113º posto su 195 nella graduatoria dei migranti. 

 

Nel paese la violenza contro le donne è aumentata negli ultimi 12 anni, per cui l’Honduras è uno dei paesi coi più alti tassi di femminicidi al mondo. Questo regime è pienamente colluso col femminicidio politico-territoriale della compagna Berta Cáceres, Coordinatrice e fondatrice del COPINH. Il caso ha sollevato l’attenzione e il ripudio a livello nazionale ed internazionale. Berta, famosa ed apprezzata attivista, profondamente dedita alle cause ed instancabile, protagonista di molte lotte di fronte a qualsiasi ingiustizia è stata assassinata per aver difeso la vita di un fiume e delle comunità indigene che ne vivono, contro la realizzazione di un progetto idroelettrico e tutte le sue conseguenze. Questo è un caso emblematico, in cui Berta denunciò e rese visibili gli aspetti nefasti di questi progetti e la corruzione a tutti livelli istituzionali con cui vengono assegnate le concessioni: la mancanza totale di consultazione libera, previa ed informata delle comunità, l'operato irresponsabile e pertanto complice degli istituti finanziari, così come la criminalizzazione e repressione della legittima resistenza delle comunità danneggiate.   

Tale è il caso del COPINH e della famiglia di Berta Cáceres, che hanno denunciato strenuamente la struttura criminale che ha pianificato, finanziato ed eseguito l'assassinio della leader indigena difensora dei beni comuni. Hanno denunciato che al delitto hanno partecipato membri dell'esercito addestrati negli USA e funzionari statali, il tutto confermato durante i processi contro gli accusati del crimine, con condanne a loro carico di 30 anni di carcere ciascuno. Ci sono ancora processi in corso e molto resta da fare. Contro David Castillo: già condannato a luglio come coautore dell'assassinio, fino ad oggi non è ancora stata emessa la sentenza. Inoltre lo Stato non sta accusando tutte le persone responsabili di aver pianificato, finanziato ed eseguito il delitto, nonostante le prove contundenti contro membri della "onnipotente" famiglia Atala Zablah, prove che li coinvolgono e che il Tribunale stesso ha segnalato. Ciò evidenzia l'impunità strutturale del paese. Altro motivo di reclamo riguarda la responsabilità dello Stato nel dovere di protezione: lei godeva di misure cautelari e tale omissione fu assai propizia per compiere il crimine.    

Ciò evidenzia il modo in cui le e gli attivisti dei diritti umani in Honduras siano sempre in imminente pericolo. L’Honduras è il paese con più uccisioni pro capite di difensori dei beni comuni e i popoli indigeni si trovano in situazione di rischio ancora più grave. Come il caso del popolo Garífuna: malgrado nel 2015 la Corte Interamericana dei Diritti Umani abbia emesso un responso a favore delle comunità di Punta Piedra e Triunfo de la Cruz, lo Stato nega l’adempimento della sentenza. Ma non basta: a luglio del 2020 quattro giovani garífuna, tra cui il presidente del Patronato di Triunfo de la Cruz, furono vittime di sparizione forzata per mano di individui identificati come agenti della Direzione di Polizia Investigativa (DPI), senza sapere a tutt’oggi che fine abbiano fatto, mentre il governo si rifiuta di dare informazioni alle famiglie e all'Organizzazione Fraterna Nera dell’Honduras e di dar seguito alle raccomandazioni del Comitato contro le Sparizioni Forzate delle Nazioni Unite e della CIDH. Allo stesso modo, oltre 60 garífuna sono stati assassinati negli ultimi 10 anni, altri vengono perseguitati e criminalizzati perché difendono il territorio.  

Inoltre, si deve prestare attenzione alla violazione dei diritti umani e alla proibizione delle manifestazioni pacifiche, come prevede il nuovo Codice Penale, anche conosciuto come il Codice dell'Impunità, approvato dal Congresso Nazionale, e che qualifica le manifestazioni come reato di terrorismo, per cui oggi il popolo honduregno si ritrova col divieto di poter alzare la voce per i propri diritti, pena la reclusione da 1 a 3 anni. Così come avvenne nel 2017.   

La comunità internazionale ha pertanto una grande responsabilità per ciò che sta capitando attualmente in Honduras. Soprattutto gli Stati Uniti e i paesi europei, che vedono il presidente Juan Orlando Hernández come socio strategico per attuare gli interessi statunitensi nella regione, per cui appoggiano almeno implicitamente l'attuale narco dittatura. Anche i governi europei stanno zitti di fronte alla situazione terribile dell’Honduras. In ultima analisi, di affari si tratta, e non di diritti umani.   

Il Múnich Airport International (MAI), ad esempio: un'impresa pubblica tedesca partecipa alla costruzione dell'aeroporto di Palmerola, cooperando con un'impresa di proprietà di Lenir Pérez. Una delle imprese minerarie di Pérez è implicata nel conflitto di Guapinol, per il quale otto attivisti permangono in detenzione preventiva in modo arbitrario da più di due anni. Benché le organizzazioni dei diritti umani stiano da anni criticando duramente Pérez, il MAI non si è ritirato dalla joint venture. Analogamente, l'ambasciatore tedesco in Honduras, accompagnato dalla rappresentante della Camera di Commercio Estero (AHK) che coadiuva le imprese tedesche in tutto il mondo ad investire con successo, ha visitato recentemente la ZEDE Prospera nell’isola di Roatán. Ha mostrato il suo appoggio ad un progetto che promuove l'espropriazione di territori ed attenta alla sovranità nazionale, autorizzato oltretutto per mezzo della destituzione illegale di magistrati della Corte Costituzionale che si opponevano all'approvazione della Legge, mentre Juan Hernández era presidente del Congresso Nazionale nel 2012. 

Pertanto, come organizzazioni di solidarietà con l’Honduras:  

1. Solidarizziamo con il prode popolo honduregno che è disposto a VOTARE SENZA PAURA ed esortiamo affinché la frode e la violenza elettorale scatenate nel 2017 non si ripetano, che le missioni internazionali non si prestino un'altra volta a perpetuare un regime fascista dittatoriale. C'impegniamo a monitorare il processo elettorale in Honduras ed essere osservatori internazionali per denunciare le anomalie e violazioni dei diritti umani durante tale processo. 

2. Facciamo un appello agli Stati europei, al Parlamento Europeo, agli Stati Uniti ed alla comunità internazionale perché pongano attenzione alle elezioni del 28 novembre in Honduras, si pronuncino chiaramente contro possibili brogli e non riconoscano alcun governo che giunga al potere attraverso la frode.  

3. Esigiamo giustizia integrale, affinché durante le elezioni non si fermino i processi investigativi e di giustizia per i popoli.   

4. Chiediamo che il Tribunale competente emetta la sentenza contro l'ex militare David Castillo, che si proseguano le indagini nei confronti di tutti gli autori intellettuali dell'assassinio di Berta Cáceres, i processi contro tutti i funzionari coinvolti nel caso di frode sul Gualcarque, e venga revocata definitivamente la concessione su questo fiume.    

5. Chiediamo che siano liberati gli 8 difensori di Guapinol, in detenzione arbitraria, e che sia annullata la concessione mineraria che danneggia la comunità di Guapinol. 

6. Esigiamo risposte da parte dello Stato nel caso della sparizione forzata del presidente della comunità garífuna di Triunfo de la Cruz, Snaider Centeno e dei giovani Milton Martínez, Suami Mejía, Gerardo Trochez, e l'inclusione del Comitato Garífuna d’Indagine e Ricerca degli Scomparsi di Triunfo de la Cruz (SUNLA). Così come l’adempimento della sentenza della CIDH a favore delle comunità di Triunfo de la Cruz e Punta Piedra. 

7. Chiediamo alle imprese europee che adempiano ai loro obblighi di adeguata verifica e non investano in progetti relazionati con violazioni dei diritti umani. 

8. Chiediamo che i governi e le imprese di tutto il mondo non continuino a distogliere lo sguardo davanti alle violazioni dei diritti umani, bensì mettano in pratica le loro scale di valori, espresse a parole in tante occasioni.  

 

PatriaGrande/CIVG (Centro di Iniziative per la Verità e la Giustizia), da sempre al fianco delle battaglie di verità e giustizia, condivide e aderisce a questo appello pienamente  interno ai nostri intenti e obiettivi e si mette a disposizione per eventuali iniziative di sostegno e solidarietà  richieste.

 

25 novembre 2021