Mussa Dgialil’, poeta tartaro

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24/05/2021

Книжно-иллюстрированная выставка "Муса Джалиль - в наших сердцах" Calaméo - Жизнь моя песней звенела в народе

 

Mussa Dgialil’ è un famoso poeta tartaro, giornalista e corrispondente di guerra. Nacque nella provincia di Orenburg, nel villaggio di Mustafino il 5 febbraio 1906. Era il sesto figlio più piccolo della famiglia. Subito dopo la nascita di Mussa i genitori decisero di trasferirsi nella cittadina di provincia, dove era molto più facile vivere che in un paese.

La mamma lo iscrisse in una scuola religiosa che dopo la rivoluzione fu riformata e divenne l’Istituto tartaro di educazione pubblica. A scuola, il ragazzo studiava diligentemente materie teologiche, ma gli piacevano particolarmente la letteratura, il disegno e il canto. Crescendo, Mussa si è reso conto che la religione non è la sua strada. Il risultato della sua formazione è stato il certificato di un tecnico, che ha ricevuto sulla base della facoltà degli operai in un istituto pedagogico.

 

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Dgialil’ gode di grande successo tra i giovani, viene eletto delegato al Congresso Nazionale del Komsomol, diventa il membro della sezione tataro-baschirica del Comitato Centrale del Komsomol. All’età di 21 anni, il giovane diventa uno studente all’Università statale di Mosca, dove fu molto rispettato per le sue meravigliose poesie che recitava in lingua tartara. Nel 1935 fu invitato a lavorare a Kazan’, dove avevano appena aperto il teatro dell’opera. Al poeta fu offerto di dirigere il dipartimento letterario del teatro. Dgialil’ lavora con molto entusiasmo, seleziona attori, scrive articoli, recensioni, libretti. È anche impegnato in un altro lavoro molto importante: traduce la letteratura classica russa nella lingua tartara. Il famoso poeta è molto rispettato da connazionali e colleghi e viene eletto deputato del Consiglio comunale.

Con l’inizio della Grande guerra Patriottica il poeta entrò in riserva, ma la rifiutò il secondo giorno di guerra. Al fronte era un istruttore politico, un corrispondente di guerra e nel 1942 fu catturato dai tedeschi. Nel campo (città di Rada, Polonia) fece parte della legione “Idel-Ural”, riunita dai rappresentanti più istruiti di nazionalità non slava. Nelle segrete di Hitler, il poeta ha scritto centinaia di poesie, 115 delle quali sono giunte ai posteri. Il culmine della sua creatività poetica è il ciclo di poesie “Quaderno di Moabit”. Le raccolte delle sue poesie, due quaderni, sono state miracolosamente conservati in quelle condizioni disumane. I compagni di cella del poeta nel campo di Moabit e Pletzensee hanno consegnato i quaderni alle autorità sovietiche. C’erano altri due taccuini consegnati all’NKVD da un cittadino turco, ma di essi non è stata trovata alcuna traccia. Sia in prima linea che nei campi di sterminio, il poeta scriveva della guerra, delle atrocità dei nazisti, della difficile situazione dei prigionieri, della loro invincibile volontà. I fascisti avevano un obiettivo: educare i divulgatori della loro ideologia. Dgialil’ si unì a questa organizzazione per attività clandestine, insieme a persone che la pensavano allo stesso modo e stava preparando una rivolta di prigionieri. Tuttavia, un provocatore lì ha traditi. Dgialil’ con i suoi compagni furono giustiziati alla fine di agosto 1944.

 

Погибая, не умрет герой…» (передвижная выставка) | Национальный музей  Республики Татарстан

CALZETTE

Furono fucilati all’Alba
Mentre il buio svaniva
Nel riverbero bianco.

C’erano le donne e i bambini
In mezzo a questa gente,
Sfinita e stanca…
E anche quella bambina era in mezzo a loro.
Fu ordinato a tutti di denudarsi
E di girare le spalle al burrone.

Ma ad un tratto si è sentita
La voce di bambina,
Pura e squillante,
E dirompente in quelle buie ore:
“Ma anche le calzette me le devo togliere, Signore?”

Gli occhi di bambina
Non portavano rancore
Ne accusavano, magnanimi,
Solo guardavano,
Guardavano dritto nell’anima…

Il soldato SS era in preda al panico,
Alla confusione insolita,
E la sua mano che teneva il mitra
Si abbassò da sola.

Quel sguardo da bambina lo bloccava,
Fissandolo quasi al suolo.
Aveva gli stessi occhi di Ustina,
La sua amata figliola.

No, non poteva ammazzarla,
Ma fece una raffica veloce col suo mitra
E cadde per terra la piccola bimba
Con il cuore trafitto.

Soldato, tu non sei semplicemente un nemico,
Sei una bestia feroce e spietata.
Lui camminava con il capo abbassato
E la coscienza sporca ed avvelenata.

Ma porterà per sempre dentro il cuore
La voce di bambina che tuonò
In quelle maledette ore:
” Ma anche le calzette me le devo togliere, Signore?”

Traduzione dal russo@Ioulia Liakh
Un’altra delle sue poesie alla vostra attenzione. Le parole dure, difficili emotivamente. Tutta la nostra lode alla traduttrice per questo pesante lavoro.

https://youtu.be/HybgRbkhvrw

 

 

BARBARIA

Рецензия на стихотворение «Варварство» Муса Джалиль. Анализ стихотворения  «Варварство» – Джалиль Муса джалиль варварство было написано

Inseguirono le madri e i figli,
Li fecero scavare una fossa
E boia maledetti stavano li fermi,
Selvaggi sbeffeggiavano e con la voce rauca e grossa
Li ordinarono di mettersi vicino al burrone
Alle donne esanimi e ai loro sfiniti figlioli.
Poi arrivò un maggiore ebbro
Dagli occhi di rame
E con quei occhi guardò
I condannati
Come se fossero il bestiame…

La pioggia torbida nelle foreste adiacenti risuonava
E sopra ai campi, coperti da tenebre.
I temporaleschi nembi correvano spingendosi, collerici.
Non scorderò quel giorno mai,
Mai finché sarò in vita.
Ho visto piangere i fiumi come i bambini
E ho sentito ululare madre terra, ho percepito l’ira.
Ho visto uscire il sol funereo
Di lacrime lavato
Per dare il bacio, l’ultimo
A tutti i piccoli, in capo.
Il bosco autunnale strepitava folle
E il suo fogliame imperversava…
Il buio diventando ormai fitto avanzava…
All’improvviso cadde una quercia
Tirando il sospiro ultimo e pesante,
Si spaventarono i bambini,
Si nascondevano tremando
Fra le gonne delle mamme.

Un sparo secco si sentì, interrompendo
La maledizione che sfuggì, a una donna.
Un bimbo gracile si nascondeva fra le pieghe di una gonna
Della madre, giovane ancora,
E lei inorridita come avrebbe fatto a non impazzire allora!
Il piccolino ha capito tutto!
“Nascondimi, mammina!
Nascondimi, son spaventato e non ho voglia di morire!
Mammina!”
Piangeva e tremava come una foglia
Quel bimbo che rappresentava
La vita intera per quella donna.
La madre l’ha tirato su
E l’appoggiò al cuore
Tenendolo davanti
Alla canna del fucile,
Un orrore.
“Non voglio, lasciami andare, cos’aspetti?!”
Il pianto del bambino spaventoso e sottile
Andava dritto al cuore, come una lama.
“Mamma!”
“Aspetta piccolo e non aver paura,
Andrai a respirare libero, lo giuro!
Socchiudi gli occhi e non ti nascondere la testa.
Vedrai che passa tutto in un attimo, adesso, presto!
Così i boia non potranno
Da vivo sepellirti
E tu andrai lontano!
Andrai a respirare libero, lo giuro,
Aspetta piccolo e non aver paura!”
Il bimbo chiuse gli occhi,
Un attimo ancora
E il sangue fresco e scarlatto
Scorreva come il serpentello
Lungo la sua gola.
Le due vite son cadute
Fondendosi in un eterno, unico Amore!
Tuonò. Il vento
Fischiava fra le nuvole, piangendo.
Oh, Madre Terra!
Quante lacrime amare e calde hai versato!
Oh, Terra mia!
Cosa hai? Stai singhiozzando …
Hai visto spesso
Le disgrazie degli esseri umani,
Per noi fiorendo nel corso dei milioni d’anni.
Ma mai hai visto nella nostra storia
Una barbaria simile e una simile vergogna!
Paese mio, dai nemici minacciato!
Bandiera della verità la tieni sempre alta!
Bandiera della nostra guerra
Lavata
Con le lacrime di sangue
Della nostra terra!
Falla trafiggere dai raggi di quel sole
Che potrà sconfiggere
Nemico maledetto e di raderlo al suolo!
Nemico che beveva come un mostro
Il sangue del mio popolo,
Dei figli e dei madri…nostri!

https://youtu.be/LSPRLvxSI6o

Traduzione dal russo@Ioulia Liakh

Муса Джалиль. Перед приговором. Якупов Х.А. "Основная экспозиция ГМИИ  Республики Татарстан". Музей изобразительных искусств Татарстана. Artefact Муса Джалиль – биография, фото, личная жизнь, стихи, смерть - 24СМИ

 

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