Nicaragua di fronte alla pandemia

17/06/2020

 

Personal sanitario en un hospital en Managua, la capital de Nicaragua. EFE/Carlos Herrera

Personale sanitario in un ospedale a Managua, la capitale del Nicaragua. EFE/Carlos Herrera 

 

Il Nicaragua non è la Germania, nemmeno la Spagna.  

Con ciò voglio dire che il Nicaragua, come tutta l'America Latina, è un Paese povero - più correttamente, impoverito - dove quasi il 70% della popolazione vive di economia informale. Il cibo di domani dipende da quello che si guadagna oggi. O, come si dice nel Paese, “tanto guadagnato, tanto speso”.

Se non si guadagna niente, non si mangia niente. Ad eccezione della minoranza opulenta che vive trincerata in ville sfarzose che imitano Beverly Hills, e dell'esigua e precaria classe media, la gente non ha risparmi. È un'economia che cammina su una fune sottile, aggrappata ad un filo, sostenuta a fatica attraverso i sacrifici lavorativi di una popolazione che, giorno per giorno, si alza presto in campagna e in città per offrire il poco che ha, siano prodotti, per la maggior parte alimentari, sia la sua forza lavoro. Non sa da dove tirar fuori, per la sua economia, non 150.000 milioni di euro, ma neanche 1000 milioni. La Spagna otterrà un sussidio di 77.000 milioni di euro dall'UE. Il Nicaragua, briciole… 

Un Paese senza risorse naturali importanti. Non c'è petrolio, neanche grandi miniere, neppure latifondi che producano volumi enormi di esportazioni. È una società di piccoli e medi produttori, di piccoli e medi commercianti, di piccoli e medi imprenditori. Salvo la produzione di canna da zucchero e riso, che ha un buon livello di meccanizzazione, il Paese funziona sullo sforzo umano, non dei macchinari. La terra viene arata in misura massiccia con i buoi; si semina chicco per chicco e analogamente si miete. Questo è il Paese. È indispensabile spiegare e conoscere questa realtà per capire, correttamente e senza disinformazioni perverse, la politica seguita dal governo sandinista nella lotta contro la pandemia scatenata dal covid-19 che, lo sappiamo tutti, non può essere combattuta allo stesso modo in tutti i Paesi. Non è successo neppure in Europa, dove la Spagna ha applicato un isolamento draconiano e la Svezia ha rifiutato di recludere la propria gente. 

Ciò detto, va sottolineato quanto segue: nell’ambito della sua povertà e risorse limitate, dal 2007 - ritorno del sandinismo al potere - il Nicaragua ha assistito allo sviluppo del più ampio, completo e gratuito sistema di salute della regione, che ha posto l’accento sulla medicina preventiva, non sulla curativa. Ogni anno decine di migliaia di operatori della salute e volontari percorrono il Paese, villaggio per villaggio, comunità rurale per comunità rurale, impegnati in campagne di vaccinazione, disinfezione ed insegnamento di adeguate abitudini igieniche. Solo Cuba supera il Nicaragua in questo settore. Non è cosa nuova. Questa pratica s’impose con la rivoluzione sandinista del 1979, per essere poi abbandonata durante i 16 anni di neoliberismo, anni di saccheggio e corruzione che lasciarono il Nicaragua devastato. Dall’inizio del 2020, 98.224 volontari qualificati hanno realizzato circa 4.6 milioni di visite educative di salute familiare, casa per casa, cifra astronomica se comparata con la popolazione del Paese che è di 6.2 milioni di abitanti. Nessun Paese della regione può vantare un investimento umano in salute di tale mole. 

Ricostruire un Paese saccheggiato è compito titanico. Uno dei settori più beneficiati è stato quello della salute. Dal 2007 ad oggi sono stati costruiti 18 nuovi ospedali (in totale sono 77), 143 centri sanitari e 1.333 ambulatori medici distribuiti in tutto il Paese, oltre a 66 cliniche mobili. Dal 2007, sono stati investiti 471 milioni di dollari nella costruzione di ospedali. I piani del governo prevedono di edificarne altri 15 (per 6 dei quali i lavori sono già avviati) in differenti dipartimenti del Paese. A maggior numero d’infrastrutture sanitarie corrisponde più personale qualificato. Ci sono 36.649 lavoratori della salute, contro i 22.083 del 2006; 6.045 medici nel 2020 contro i 2.715 nel 2006. Tutto ciò emerge evidente dalle spese destinate al sistema sanitario pubblico: 468.6 milioni di dollari nel 2020 contro i ridicoli 111.9 milioni del 2006. Cifra modesta, ma che in Nicaragua fa la differenza tra l'abbandono e l’assistenza.

Prevedendo l'impatto della pandemia, da gennaio sono state adottate misure per mitigarne l’incidenza. Sono stati preparati 19 ospedali con equipe professionali, medicine e forniture sanitarie per affrontare il covid-19; inoltre 11.732 letti per ricoveri ospedalieri generici e 562 letti di terapia intensiva. 449 ventilatori, 954 monitor di segni vitali e 574 aspiratori per la cura di ogni tipo di malattia e disturbo. A tutto ciò va aggiunto che il governo ha promosso una giornata di vaccinazione di massa, in cui si sono somministrate 1.2 milioni di dosi contro la polmonite e l’influenza stagionale, per ridurre il numero di casi di malattie respiratorie. È falso, assolutamente falso che il governo non abbia assunto con estrema serietà la sfida della pandemia. È successo l’opposto. Il Nicaragua è stato fra i primi Paesi a prepararsi. 

Senza ostentazioni, per non allarmare la popolazione, in marzo furono chiuse le frontiere terrestri, cosa che non venne annunciata previamente onde evitare di commettere l'errore del governo italiano (in Italia l’avviso del giorno di chiusura di Lombardia e Veneto venne diramato con anticipo, provocando un fuggi fuggi di persone che propagarono il virus per mezza Italia). Anche i controlli aeroportuali si moltiplicarono, fino alla chiusura definitiva. Il 21 marzo, su richiesta del Nicaragua, si realizzò una riunione frontaliera col governo del Costa Rica, per coordinare la sorveglianza della frontiera comune. Il 25 marzo si tenne una riunione simile con le autorità dell’Honduras. L'obiettivo principale era chiudere i punti ciechi di traffico irregolare di persone, per evitare la propagazione della pandemia. 

Parallelamente a tutte queste misure, il governo ha lanciato, e mantiene vigente, un'ampia e sostenuta campagna informativa, affinché tutti gli abitanti del Paese sappiano come preservarsi dal virus e, in tal modo, aiutare a tutelare gli altri. Ciò che in Spagna hanno riassunto nello slogan "Proteggiti, proteggici".

Al tempo stesso, è stata anche organizzata una massiccia campagna di disinfezione del trasporto pubblico e privato (pullman di linea, bus urbani, taxi), e di migliaia di luoghi dove poteva apparire e riprodursi l'indemoniato virus. Si è condotto un censimento sulla nutrizione, misurando e pesando 1.386.351 bambini e bambine. Quelli risultati malnutriti sono stati inclusi in un piano di sostegno alle famiglie e di potenziamento alimentare con micronutrienti, fornendo loro nelle scuole una merenda scolastica rinforzata. Infine viene garantita l'assistenza ai più vulnerabili, con 60.000 pacchetti di aiuti alimentari; nelle condizioni del Nicaragua, è ciò che più assomiglia al Reddito Vitale Minimo appena approvato in Spagna. Il Nicaragua non ha risorse per stabilire qualcosa del genere, il che illustra quanto siano diverse le situazioni, da un Paese all’altro. 

La troglodita destra nicaraguense (cugina di primo grado di Vox), ha montato uno scandalo colossale col funerale delle vittime del covid-19 perché, secondo questa voxdestra, il governo non permette esequie pubbliche e con la presenza di mariachi. In Spagna - in Europa, in generale - hanno capito che i funerali dovevano svolgersi così, isolati e senza i famigliari in lutto, in quanto misura necessaria a prevenire i contagi. Ricordiamo il dramma, nelle settimane più critiche della pandemia, dei tanti che piangevano senza poter dare l’ultimo saluto ai propri cari, né seppellirli, perché per legge era proibito. Fino a che, avviandosi il calo dei contagi verso una fase conclusiva, è stato autorizzato il funerale con un numero minimo di parenti. Nonostante tale realtà, la voxdestra nicaraguense lo denuncia come crimine di lesa umanità. Una voxdestra finanziata con fondi del governo USA e di famigerate fondazioni della CIA, come la National Endowment for Democracy (NED), attraverso la quale la CIA pagava la contra negli anni ‘80. Tanto per sapere con chi abbiamo a che fare e di che cosa stiamo parlando.

La campagna virulenta della voxdestra antisandinista è arrivata all'estremo di far passare, attraverso i social e le reti informative, eventi deplorevoli avvenuti in Ecuador, Bolivia, Perù o El Salvador come fatti accaduti in Nicaragua. Vale tutto - dall'immoralità alla mancanza di scrupoli - per denigrare il governo. Questo sì: nessuna clinica privata si è messa a disposizione per unirsi alla lotta contro la pandemia. Piuttosto si lamentano che, siccome la pandemia non è coperta della previdenza sociale, vogliono "obbligarci a dare un servizio che implica fornire tute e indumenti protettivi, perché non andiamo ad esporre dei medici senza protezione", così ha riferito ad un quotidiano di opposizione un dirigente di una clinica privata. Criticare sì, cooperare no, perché "non siamo in grado di occuparci di una tale quantità di gente", ha affermato il direttore. Assistenza medica sì, per coloro che pagano, e questo, in Nicaragua, lo possono fare in pochissimi.

Concludiamo accennando agli apocalittici annunci della voxdestra, così come al balletto dei numeri di vittime che forniscono. Dal febbraio 2020 “espertologi” spuntati dal nulla, effetti collaterali della pandemia, stanno annunciando che, prima in marzo, poi ad aprile, poi a maggio, ora in giugno, decine di migliaia di persone sarebbero state contagiate e che migliaia sarebbero morte per strada, che il Nicaragua sarebbe sprofondato in una situazione simile a quella della peste nera che spopolò l'Europa nel secolo XIV. Ma, ahinoi, non c’è stata tale apocalisse a marzo, neanche in aprile, né a maggio, né ora in giugno. Il Paese permane, sostanzialmente, normale. Non vi è nulla di simile a ciò che tristemente sta accadendo in Ecuador, Perù, Brasile o Cile. Secondo un autodenominato Osservatorio Cittadino del Covid-19 (si colga la somiglianza del nome con l'Osservatorio Siriano dei Diritti Umani, composto da un'unica persona che vive a Londra), in Nicaragua vi sono 3.725 persone contagiate e quasi 900 morti, senza fornire prova alcuna, solo la sua affermazione. Il governo dà la cifra di 1.118 contagi. L'OMS il 3 giugno ha riportato 1.309 casi e 46 deceduti [1]. 

Ora paragoniamo i dati del Nicaragua, Paese che segue un modello simile a quello della Svezia, coi Paesi centroamericani che hanno adottato il modello dell’isolamento forzato. Panama, Paese con l’isolamento coatto più severo, registra 21.962 contagi e 457 morti. Costa Rica, con il semi-confinamento, 1.796 casi e 12 morti. Honduras, con isolamento, e fame, 9.656 contagiati e 330 morti. El Salvador, confinati, sotto la minaccia del carcere, e fame, 4.066 contagiati e 78 morti. Guatemala, anche lì in isolamento e fame, 10.706 contagiati e 420 morti. Tutti numeri ufficiali [2]. Tenuto conto delle suddette cifre ufficiali, il Nicaragua, senza isolamento obbligatorio, senza minacce di morte, senza fame e senza ammazzare la propria economia, si trova in migliori condizioni per affrontare gli effetti della pandemia. Un esempio per illustrare tale asserzione: le esportazioni del Nicaragua sono aumentate del 14,2 % nei primi cinque mesi dell'anno. Le esportazioni salvadoregne sono cadute, a maggio, del 60,48 %. 

Secondo “Azione contro la Fame”, la pandemia ha duplicato fino a 1.2 milioni il numero di persone che necessitano di aiuti alimentari in Guatemala. In Honduras il governo ha distribuito 800.000 borse di cibo che sono durate tre giorni, e nient'altro. Si è dichiarato che l'America Centrale uscirà dalla pandemia con 29 milioni di poveri in più, in conseguenza del confinamento delle popolazioni e la perdita totale di introiti. Buona parte della classe media sparirà. Questo panorama oscuro sarà minimo in Nicaragua. L'economia è cresciuta del 1,6 % nel primo trimestre (dato del FMI); l'inverno si sta mostrando generoso e la produzione agricola e zootecnica aumenterà, in media, di un 4%. Continuerà ad esserci povertà, ma la fame sarà minima e vi saranno mezzi per farle fronte. Questo brucia alla voxdestra, dottoressa in apocalissi fallite. 

No, il Nicaragua non è la Germania. Neppure l'America Centrale lo è. Sarebbe stato folle credersi tedeschi ed agire come loro. Alla fine, come enuncia il detto: “Ne sa di più il matto a casa sua, che il saggio in casa altrui”. Non pensate sia così, miscredenti e diffidenti lettori? 

 

Note 

[1] I dati aggiornati al 16 giugno rivelano 1.661 casi, 64 morti e 1.238 guariti 

[2] dati aggiornati al 17 giugno  

Fonte: https://blogs.publico.es/dominiopublico/33519/nicaragua-frente-a-la-pandemia/

Traduzione di Adelina Bottero per PatriaGrande/CIVG