Breve storia della Bolivia che ora attende le elezioni del 3 maggio

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febbraio 2020

 

 

La storia repubblicana della Bolivia inizia il 6 agosto 1825 per opera del liberatore Simon Bolivar che liberò anche la sua terra natale Venezuela, Colombia, Ecuador e Perù.

Il nome “Bolivia” è femminile perché il primo governo nazionale, a riconoscenza del lavoro del Libertador e a suo tributo, decise di chiamarla così come a rimarcare di essere la figlia prediletta si Simon Bolivar.
Dalla nascita della repubblica, la destra e i repubblicani orientarono i destini del Paese a favore dei proprietari terrieri e dei baroni delle miniere, in particolare quelle di argento, fin da quando il prezioso metallo venne scoperto per caso perché un agricoltore per riscaldarsi diede fuoco alla collina di Potosí, a 5000 metri sul livello del mare, e si rende conto che l'argento si scioglie con il fuoco e il suo sfruttamento da allora fece la fortuna di Potosí.

Tre furono le miniere più importanti di quell'epoca, e quella di Patiño si distinse in modo particolare, emblema dell'imprenditoria del tempo. Si diceva che con l'argento estratto dalla collina di Patiño grazie al lavoro in schiavitù dei contadini obbligati a entrare nella miniera, si potesse costruire un ponte in argento dal Sud America alla penisola spagnola.

Il tempo delle miniere e del potere ad esse collegato termina con la rivoluzione del 1952, con un patto di consegna del potere dei baroni dello stagno alla destra boliviana dell'epoca. Inizia il ciclo di governo del Movimento Nazionalista Rivoluzionario che durante il suo primo anno concede e applica il Voto Universale e la Riforma Agraria che finisce a beneficio degli stessi proprietari terrieri, mentre nel secondo anno di mandato il presidente Victor Paz lascia la sinistra e si consegna anima e cuore all'imperialismo yankee che da allora, in nome della democrazia da loro elargita, darà il via all'era moderna così ricca di scontri politici e colpi di stato militari fino al vergognoso spettacolo di quando in un giorno si ebbero tre militari presidenti.

Nel 1983 finiscono le dittature e inizia ufficialmente l'era delle democrazie imposte, che in realtà non sono vere democrazie. I governi emersi dalle urne da soli partiti di destra perché la sinistra è stata tradita e disarmata dalle milizie e dai civili sulla scia di governi fatti apposta per mentire e tradire.

Si arriva così alle elezioni del 2002, quelle in cui Evo Morales non vince a causa della frode ad opera delle destre. In tutto questo lungo periodo e durante tutti i governi di destra, non è mai venuta meno l'invadenza e il condizionamento dei trafficanti di droga in tutti i campi della vita sociale. Poi arrivano le elezioni del 2005, quando trionfa il MAS che porta al potere Evo Morales Ayma, un agricoltore con istruzione secondaria che dà il via al miglior governo di tutta la storia della Bolivia con i suoi programmi di alfabetizzazione al termine dei quali l'analfabetismo sarà sradicato. Evo Morales dà anche il via a un programma sanitario che prevede la costruzione numerosi ospedali dal primo al quarto livello e altri specifici per la cura del cancro. Costruisce scuole primarie e secondarie, sia in città che in campagna, e poi mercati, sedi sindacali, campi sportivi, strade che uniscono l'intero paese, eccetera. Lavori necessari per la Bolivia che la destra non aveva mai nemmeno preso in considerazione. Di tutti i governi, quello di Morales è finalmente il più inclusivo. I contadini, che sono la componente più importante del paese, si sentono finalmente emancipati dalle politiche di Morales, e lo sostengono con gratitudine.

Nel frattempo, la destra non smette di cospirare. Nel 2008 la Bolivia subisce la frammentazione del suo territorio. Viene divisa in due, la parte andina di cui La Paz è capitale amministrativa, costituita dal popolo Aymara e Quechua, e la ragione orientale della Mezzaluna con Santa Cruz come capoluogo, in cui praticamente tutti i governi locali si riconoscevano nelle destre. Per questi, i proprietari terrieri assumono mercenari europei che arrivano armati nel Paese e iniziano a mettere in atto la destabilizzazione ricevendo armi dal Brasile e reclutando altri mercenari.

E' stato il deciso appoggio dei governi UNASUR (Unión de Naciones Suramericanas) di Lula, Kirchner, Maduro, Correa, Mujica e Bachelet ad aiutare Evo contro questo disegno di smembramento della Bolivia. La polizia ha disinnescato la minaccia uccidendo i principali mercenari europei, irlandesi, croati e ungheresi e questa situazione è stata scongiurata.
Evo ha proseguito il suo lavoro a beneficio delle maggioranze e realizzato grandi opere, ha nazionalizzato l'industria petrolifera e altre strategiche, e perfino durante il colpo di stato Evo stava consegnando opere alla cittadinanza.

È stato riferito che qualche tempo prima del colpo di stato si siano incontrati presso l'Università Cattolica Boliviana, che dipende dall'arcivescovo di La Paz, l'ambasciatore del Brasile, la gerarchia ecclesiastica (da sempre di destra), l'ex presidente Tuto Quiroga (agente della CIA), il rettore dell'università pubblica di La Paz Waldo Albarracin, il delinquente e corrotto fascista Camacho (quello entrato nel palazzo del governo con la croce e la Bibbia in mano), l'altro ex presidente corrotto Meza e la senatrice della destra e attuale autoproclamata Presidente della Bolivia Jeaninne Anez. Questa è stata la seconda vicepresidente del Senato, dicono che abbia chiesto 300.000 dollari per il rischio intrinseco di questa audacia politica.

Il paese è rimasto per 2 giorni nel vuoto di potere, e le orde fasciste hanno colto l'occasione per far rinunciare molte autorità andando a trovarle a casa loro, incendiando in alcuni casi le loro case per ottenere le loro dimissioni, e minacciandole di morte se non lo avessero fatto. In quei due giorni non c'era polizia nelle strade, per lasciare che i criminali facessero il loro lavoro sporco. Tra questi c'erano molti poliziotti in borghese.

Un aspetto senza precedenti del colpo di stato che ha messo in scacco le autorità che non sapevano come reagire, e così a uno a uno hanno rinunciato, un fatto negativo sia delle autorità ministeriali che del potere legislativo che hanno praticamente consegnato su un piatto d'argento il governo boliviano. Evo non ja potuto che lasciare il paese, perché la sua vita era in pericolo e poteva finire come Saddam Hussein in Iraq o come Mummar Gheddafi in Libia.

Prima del colpo di stato, la gente del popolo che sostiene incondizionatamente il suo leader indigeno, ha reagito ed è uscita per le strade protestando contro il colpo di stato come fecero a El Alto nel 2003, quando 68 persone morirono per mano dell'esercito. Di fronte alla resistenza della lotta, il presidente Gonzalo Sanchez de Lozada, un imprenditore minerario che parlava il castigliano con l'accento degli yankee, dovette rassegnare le dimissioni mentre viaggiava in aereo per gli Stati Uniti, dove oggi è residente. Per effetto delle manifestazioni questo codardo fuggì, ma prima riuscì a svuotare le casse della Banca Centrale Boliviana portando via il denaro del popolo boliviano.
Si sperava che, come nel 2003 quando ebbe successo, anche questa volta lo stato di emergenza sarebbe rientrato per la risposta popolare, ma non è andata così, perché la destra ha imparato da quell'episodio, e così ha messo in atto i massacri di Sacaba ed El Alto, dove sono morte 32 persone per mano della polizia e dell'esercito.

La presidente di fatto e il suo fidanzato, il ministro degli interni, il croato Arturo Murillo Prijic, si sono concentrati nella persecuzione di tutto ciò che odora di MAS, con la complicità della giustizia che nei governi di destra è sempre stata corrotta.
Ora, di fronte alle elezioni del 3 maggio, indipendentemente da quanti voti raccoglierà il MAS, è assai probabile che ci sarà la corrispondente frode per far vincere le destre, perché è sempre andata così.

 

Pablo Prada