La via del “progresso”, la ricerca del massimo profitto è lastricata di sangue operaio


 

 

Ogni giorno si muore sul lavoro e per malattie professionali.

Ieri 13 gennaio 2020 intorno alle 18.30, si è verificato l’ennesimo assassinio sul lavoro di un operaio in un cantiere della Metro 4 di Milano. La vittima è un operaio di 42 anni, Raffaele Ielpo, schiacciato da alcuni detriti a 18 metri di profondità durante i lavori per la realizzazione della nuova metropolitana di Milano.

Ora come sempre si sprecano le lacrime di coccodrillo, le condoglianze di chi doveva tutelare la salute dei lavoratori e nulla ha fatto per salvaguardarla.

Fabio Terragni, il presidente di M4 spa dopo la morte dell'operaio ha affermato: "Siamo affranti per quanto successo ed esprimiamo le più sentite condoglianze alla famiglia. La società concessionaria è a disposizione delle autorità affinché possa essere chiarita con il massimo rigore la dinamica dell'incidente".
Anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala ha dichiarato: “ Voglio esprimere il cordoglio alla sua famiglia e la vicinanza ai suoi colleghi, sono profondamente costernato per quanto accaduto. Come sindaco e a nome di tutta l'Amministrazione comunale siamo a disposizione della famiglia per tutto quanto necessario in questo difficile e tragico momento".

A parte le parole di circostanza delle autorità, gli infortuni sul lavoro, i lavoratori assassinati sul posto di lavoro e dalle sostanze nocive e cancerogene, sono considerate dalla società effetti collaterali dello sfruttamento capitalista finalizzata al profitto privato e quindi ineliminabili.

Ora si aprirà l’ennesima inchiesta giudiziaria e già si parla di tragica fatalità. In realtà la causa principale degli infortuni e dei morti sul lavoro dipende dal fatto che i padroni per massimizzare i profitti risparmiano anche i pochi euro che sarebbero necessari per la sicurezza dei lavoratori.

L’aumento dello sfruttamento, il peggioramento delle condizioni di lavoro, il ricatto padronale, la mancanza di adeguate dotazioni di dispositivi di protezione individuali e collettive sono la causa principale degli infortuni, delle malattie professionali e dei crimini compiuti dai padroni sui posti di lavoro. La morte sul lavoro e di malattia professionale non è mai una fatalità.
Contro la monetizzazione della salute e della vita umana, affermiamo la parola d’ordine che abbiamo sempre sostenuto in fabbrica e nel territorio con le lotte: LA SALUTE NON SI PAGA LA NOCIVITA’ SI ELIMINA.
Esprimiamo la nostra solidarietà alla famiglia del lavoratore assassinato.

 

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

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Sesto San Giovanni, 14 gennaio 2020