Cuba Notizie (aprile 2019)

Congressista statunitense si pronuncia contro la Legge Helms-Burton

James McGovern, congressista democratico del Massachusetts in visita a Cuba, è stato ricevuto nella sede del Ministero delle Relazioni Estere (Minrex) dalla vice direttrice della  Direzione Generale delle Relazioni con gli Stati Uniti, Johana Tablada.

Il congressista ha svolto un ampio programma che ha compreso incontri con autorità e studenti e la partecipazione all’inaugurazione del laboratorio di restauro nella Tenuta Vigía, dove per molti anni visse lo scrittore nordamericano Ernest Hemingway, Premio Nobel per la Letteratura.

McGovern ha alle spalle un importante lavoro di promozione di buone relazioni tra L’Avana e Washington e, in varie occasioni, ha reclamato l’eliminazione del blocco e la normalizzazione dei rapporti tra Cuba e Stati Uniti.

Nel pomeriggio di venerdì 29 ha incontrato gli studenti dell’Istituto Superiore delle Relazioni Internazionali Raúl Roa García. Al termine dell’incontro c’è stato un breve dialogo con la stampa nazionale e straniera. McGovern ha sottolineato nelle sue dichiarazioni che gli Stati Uniti dovrebbero eliminare il blocco economico, commerciale e finanziario imposto a Cuba, e anche le restrizioni imposte ai viaggi dei nordamericani nell’Isola. In accordo con il congressista statunitense, la maggioranza dei suoi connazionali è a favore di migliori rapporti con Cuba. «Anche nel Congresso predomina questa visione, ma l’amministrazione Trump ha un’altra posizione», ha precisato. Poi ha dichiarato di essere a favore dell’annullamento della Legge Helms-Burton, sostenendo che non è costruttiva né utile.

Le dichiarazioni del rappresentante democratico del Massachusetts avvengono in un momento di marcata ostilità contro Cuba da parte dell’attuale amministrazione della Casa Bianca, la quale pretende di irrigidire il blocco attraverso l’applicazione totale del III Articolo della Legge Helms-Burton.

 

Raúl Antonio Capote e GM per Granma Intrenaciónal, 29 marzo 2019

 

Il congressista democratico degli USA James McGovern in visita a Cuba.


 


Sono tornati a L’Avana i cittadini cubani deportati dal Messico

Nel pomeriggio di venerdì 5 aprile sono arrivati all’Avana, provenienti dal Messico, 51 cittadini cubani espulsi dal Governo messicano. Erano usciti illegalmente da Cuba per vie differenti. Molti sono collegati al traffico illecito di persone o per estorsione, manipolazione e inganno, tutti reati che hanno a che fare con l'emigrazione illegale.

Come avviene in questi casi, queste persone sono state ricevute dalle autorità cubane competenti che hanno verificato il loro stato di salute fisica e psichica e sono state rifocillate; successivamente, sono state trasferite verso i luoghi di residenza o le case di familiari disposti ad accoglierli, perché molti di essi avevano venduto le proprietà a Cuba, comprese le loro case, prima di essere coinvolti nel giro della criminalità.

Cuba e Messico hanno firmato un memorandum d’intesa in materia migratoria il 6 novembre del 2015 aggiornando quello precedente che risaliva al 2008 e ratificando l’interesse delle due nazioni di prevenire e combattere la migrazione illegale, facilitare i flussi migratori legali, stabilire lo scambio d’informazioni e cooperare in questo ambito.

Il Governo cubano ha ripetutamente respinto gli impedimenti imposti dagli Stati Uniti al movimento legale dei cubani verso il suo territorio. Misure che si sommano ad altre esistenti come la chiusura del Consolato degli Stati Uniti all’Avana, che rendono pressoché impossibile la concessione dei visti alle famiglie cubane e influiscono quindi sulla decisione dei migranti di seguire le vie illegali, pericolose per le loro vite.

 

Bertha Mojena Milián e GM per Granma Internaciónal, 5 aprile 2019

 

Un gruppo di 57 cubani è stato rimandato dal Messico a Cuba in un volo Boeing 727 della Polizia Federale di questo paese.

 



La Rivoluzione Cubana rinnova la sua ferma determinazione a contrastare l'escalation aggressiva degli Stati Uniti

DICHIARAZIONE DEL GOVERNO RIVOLUZIONARIO

Oggi, 17 aprile 2019, è il 58° anniversario dell’aggressione militare di Playa Girón. La decisa risposta del popolo cubano in difesa della Rivoluzione e del socialismo, si risolse in sole 72 nella prima sconfitta militare dell’imperialismo in America.

Curiosamente, è la data scelta dall’attuale governo degli Stati Uniti per annunciare l’adozione di nuove misure di aggressione contro Cuba e rinforzare l’applicazione della Dottrina Monroe.

Il Governo cubano condanna energicamente la decisione di permettere azioni giudiziarie nei tribunali statunitensi contro entità cubane o straniere fuori dalla giurisdizione degli Stati Uniti e quella di irrigidire le restrizioni all’ingresso negli Stati Uniti di dirigenti di imprese (e loro familiari) che investono legittimamente in Cuba in proprietà che sono state nazionalizzate. Queste azioni, previste dalla legge Helms-Burton con l'obiettivo di imporre la tutela coloniale sul nostro paese, furono già condannate tempo fa dalla comunità internazionale e respinte da Cuba fin dalla loro promulgazione e applicazione nel 1996.

Cuba condanna anche la decisione di tornare a limitare le rimesse che i residenti cubani negli Stati Uniti inviano ai loro familiari, di limitare ulteriormente i viaggi dei cittadini nordamericani a Cuba e di applicare sanzioni finanziarie aggiuntive. Inoltre, respinge energicamente le notizie secondo le quali a Cuba sarebbero stati realizzati "attacchi acustici" contro i diplomatici statunitensi presenti nell'ambasciata.

Gli Stati Uniti pretendono di giustificare le loro azioni, com’è abitudine, con menzogne e ricatti. Il Generale dell’Esercito Raúl Castro ha detto lo scorso 10 aprile: "Si incolpa Cuba di tutti i mali del mondo usando la menzogna, nel peggiore stile della propaganda  hitleriana”. Per nascondere e giustificare il fallimento evidente della bieca manovra di designare da Washington un “presidente” per il Venezuela, il governo degli Stati Uniti si serve della calunnia. Accusa Cuba d’essere responsabile della determinazione dimostrata dal Governo bolivariano e chavista, dal popolo e dall’unione civico-militare che difende la sovranità della nazione. Mente vergognosamente dichiarando che Cuba mantiene in Venezuela  migliaia di militari e di effettivi della sicurezza, influendo e determinando quello che avviene nel paese amico. Incolpa cinicamente Cuba della situazione economica e sociale del Venezuela che è vittima da anni di brutali sanzioni economiche, concepite e applicate dagli Stati Uniti e dai suoi alleati per asfissiarlo economicamente e generare sofferenza nella popolazione.

Washington arriva al limite di fare pressione su paesi terzi perché cerchino di persuadere Cuba a ritirare questo presunto e inverosimile supporto militare e smetta di appoggiare il Venezuela.

L’attuale governo degli Stati Unti è riconosciuto nel suo paese e internazionalmente per la totale assenza di scrupoli nell’uso della menzogna come risorsa politica rivolta verso l'interno e l'estero. È un’abitudine sul solco di vecchie pratiche dell’imperialismo: sono ancora fresche le affermazioni del Presidente George W. Bush, appoggiate dall'attuale consigliere della Sicurezza Nazionale John Bolton, sulle presunte armi di distruzione di massa in Iraq, una menzogna pretesto per invadere quel paese del Medio Oriente.

Nella storia è registrato anche il caso dell’esplosione della corazzata Maine a L’Avana e la "false flag" dell'incidente del Golfo del Tonchino, episodi pretesto per scatenare guerre di rapina a Cuba e in Vietnam.

Non dobbiamo dimenticare che gli Stati Uniti hanno usato false insegne cubane dipinte sugli aerei che bombardarono Playa Girón. Deve essere ben chiaro che le calunnie degli Stati Uniti sono deliberate. I loro servizi d’Iintelligence sanno benissimo, sicuramente più di qualsiasi altro Stato, che Cuba non ha truppe per partecipare a operazioni militari o di sicurezza in Venezuela, anche se sarebbe un diritto sovrano dei due paesi indipendenti cooperare nella difesa, e che questo non spetta agli Usa approvarlo. Chi ci accusa mantiene circa 250.000 soldati in 800 basi militari nel mondo.

Il governo degli Stati Uniti sa anche che dei circa 20 mila collaboratori cubani in Venezuela, più del 60% sono donne che svolgono compiti che attualmente sviluppano altri 11000 professionisti del nostro paese in 83 nazioni, contribuendo a prestare servizi sociali di base soprattutto nella salute, e che questo è noto e riconosciuto dalla comunità internazionale.

Deve essere assolutamente chiaro che la ferma solidarietà con la fraterna Repubblica Bolivariana del Venezuela è un diritto di Cuba come Stato sovrano ed è anche un dovere che fa parte della tradizione e dei principi irrinunciabili di politica estera della Rivoluzione cubana. Nessuna minaccia di rappresaglia contro Cuba, nessun ultimatum o ricatto dell’attuale governo degli Stati Uniti devierà la condotta internazionalista della nazione cubana, nonostante i danni  devastanti umani ed economici che il blocco genocida provoca al nostro popolo.

Conviene ricordare che la minaccia e gli ultimatum mafiosi sono stati già usati in passato, quando lo sforzo internazionalista di Cuba appoggiava i movimenti di liberazione in Africa, mentre gli Stati Uniti sostenevano l’obbrobrioso regime dell'apartheid. Si pretendeva che Cuba rinunciasse ai suoi impegni solidali con i popoli africani in cambio di promesse di "assoluzione", come se la Rivoluzione  dovesse essere perdonata dall’ imperialismo.

Cuba respinse quel ricatto come lo respinge oggi, con la maggior determinazione possibile. Il Generale dell’Esercito Raúl Castro ha ricordato che "in 60 anni, di fronte alle aggressioni e alle minacce, i cubani hanno dimostrato la più ferrea volontà di resistere e vincere le più difficili circostanze. Nonostante il suo immenso potere, l’imperialismo non possiede la capacità di spezzare la dignità di un popolo unito, orgoglioso della sua storia e della libertà conquistata a forza di tanto sacrificio".

Il governo di Cuba chiama tutti i membri della comunità internazionale e i cittadini statunitensi a fermare la scalata irrazionale e la politica d’ostilità e aggressione del governo di Donald Trump. Gli Stati membri delle Nazioni Unite, con tutta la ragione, ogni anno reclamano in maniera quasi unanime la fine di questa guerra economica. I popoli e i governi della nostra regione devono far prevalere, a beneficio di tutti, i principi del Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace.

Il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, Miguel Díaz-Canel, ha dichiarato lo scorso 13 aprile: "Cuba continua ad avere fiducia nelle sue forze e nella sua dignità e anche nella forza e nella la dignità di altre nazioni sovrane e indipendenti. Continua a credere anche nel popolo nordamericano, nella Patria di Lincoln, che si vergogna di coloro che agiscono ai margini della legge universale in nome di tutta la nazione nordamericana. Ancora una volta, Cuba condanna la menzogna e le minacce e ribadisce la sua sovranità, l’indipendenza e l’impegno nella causa dei popoli dell’America Latina e dei Caraibi: non sono negoziabili.

 

L’Avana, 17 aprile 2019

Traduzione di Gioia Minuti