Cuba: il dialogo interreligioso

13 febbraio 2019

 

(Padre Frei Betto, a sinistra, teologo della liberazione uno degli oratori più applauditi))

 

Ho partecipato come delegato relatore, dal 28 al 31 gennaio, al IV Convegno Internazionale sul tema L’EQUILIBRIO DEL MONDO svoltosi a L’Avana.  Ho contribuito al convegno con una relazione sul tema: TEORIA E PRATICA DEL SIONISMO. In Europa quasi nulla si sa di un evento come questo ispirato al Progetto José Martí di Solidarietà Internazionale, sponsorizzato dall’UNESCO. José Martí fu l’apostolo dell’indipendenza cubana e uno degli intellettuali più consapevoli della necessità della liberazione, per i popoli dell’America Latina, dall’imperialismo statunitense.

Il convegno ha fatto costantemente riferimento alla lezione filosofica ed etica dell’insegnamento di Josè Martì. I partecipanti erano prevalentemente esponenti del mondo accademico, giornalisti, scrittori, filosofi, teologi, rappresentanti delle varie chiese cristiane, musulmani ed ebrei. Folta la presenza di ministri dei paesi latino americani, soprattutto quelli del Nicaragua, della Bolivia, di Santo Domingo e del Venezuela, paese la cui sorte ha infiammato il convegno molto spesso con acclamazioni di solidarietà per la rivoluzione bolivariana e contro il tentativo di colpo di stato orchestrato dagli Stati Uniti per far decadere il legittimo presidente, eletto dal popolo, Nicolas Maduro Moro. I comunisti cinesi e quelli russi hanno inviato un loro rappresentante ciascuno. Tra i circa 700 delegati, alcuni provenienti anche dall’Europa, dagli USA e dal Canada, c’era la parte migliore della cultura latino-americana; accademici prestigiosi ai quali sono state affidate alcune lezioni magistrali. Tra questi, padre Frei Betto, teologo della Liberazione brasiliano che ha svolto diverse relazioni molto partecipate ed applaudite. Padre Betto è autore di un libro di successo: FIDEL E LA RELIGIONE, un libro intervista col Comandante in capo della rivoluzione cubana tradotto anche in Italia. 

 

 

 

Di particolare interesse la sessione dedicata al dialogo interreligioso a Cuba e all’ecumenismo. Ho voluto seguire questa sessione per valutare quanto siano fondate le dicerie in Occidente sulla libertà religiosa a Cuba. Ho ascoltato i contributi di: David Alberto Gonzales de Léon, presidente dell’Associazione musulmana Ahmadia del Guatemala, di Sarahi Garcia Gonzàles, vice-presidente della Federazione Universale dei cristiani di Cuba, del reverendo Pedro Enrique Carrasco Malhue, teologo e sociologo, di Jannet Delgado De la Guardia, direttrice generale dell’organizzazione buddista Soka Gakkai di Cuba, della reverenda Najla Kassab, presidente della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate. Le varie confessioni religiose erano, quindi, ampiamente rappresentate e tutte hanno preso la parola in piena libertà. Tra queste anche la comunità ebraica cubana rappresentata da Salomòn Susi Safarfti, Presidente della sinagoga Adath Israel di Cuba, il quale, alla fine del suo intervento, ha preannunciato il voto favorevole degli ebrei cubani al referendum del 24 febbraio prossimo sulla nuova costituzione. L’Art. 8 della Costituzione cubana recita: “Lo Stato riconosce, rispetta e garantisce la libertà religiosa. Nella Repubblica di Cuba le istituzioni religiose sono separate dallo Stato. Le diverse fedi e religioni godono di pari considerazione.”  Salomòn Susi Safarfti ha richiamato l’attenzione dei delegati su quel verbo “rispetta” e non “tollera”, quindi un rafforzamento dell’autonomia religiosa e dei suoi valori. 

 

 

Al dialogo interreligioso ha partecipato anche la comunità ebraica cubana esprimendo il proprio sostegno alla patria socialista

 

 

Non posso tacere, rientrando in Italia, l’immonda canea che si è scatenata contro il Venezuela e il suo legittimo presidente. La codardia dei giornalisti e dei politici mobilitati a ripetere come pappagalli la versione statunitense ed esortare le varie forze politiche a schierarsi a fianco dei golpisti. Così ha fatto Sergio Mattarella che, da questo momento, non riconosco più come mio presidente. Nessuno dice che gli USA hanno congelato 7 miliardi di dollari appartenenti alla compagnia petrolifera di stato venezuelana. Nessuno parla delle 31 tonnellate di oro che il Dipartimento del Tesoro USA, con una operazione segreta di esproprio internazionale, documentata dal SOLE 24ORE, ha fatto sequestrare: 17 tonnellate depositate presso la Banca d’Inghilterra e 14 trasferite da questa alla Deutsche Bank. Con tutti questi beni, il governo di Maduro deve comprare cibo, farmaci e prodotti di tutela ambientale. Lo scopo è evidente: strangolare economicamente il Venezuela e creare i presupposti “cileni” per un colpo di stato cruento e violento. Il PD, dimostrando ormai di essere un partito di estrema destra, si è accodato con lo stesso servilismo dimostrato verso il colpo di stato nazista in Ucraina. 

 

 


 

LA MIA RELAZIONE AL IV CONVEGNO INTERNAZIONALE SU "L'EQUILIBRIO DEL MONDO" SVOLTOSI A L'AVANA. (TEORIA E PRATICA DEL SIONISMO) 

 

 

 

di DIEGO SIRAGUSA

Signore e signori, gentili delegati,

 

quando mi è stato chiesto di portare il mio contributo a questo convegno ho pensato a vari argomenti che fanno parte del mio lavoro di scrittore e di studioso del Medioriente. Alla fine ho deciso di attrarre la vostra attenzione su un tema che da decenni intossica le relazioni tra gli stati e incombe come la minaccia primaria sulla pace mondiale. Questo pericolo si chiama SIONISMO e la sua creatura si chiama ISRAELE. Ho voluto trattare questo argomento in coincidenza con alcuni episodi di repressione del dissenso ad ampio raggio per la formazione del pensiero unico sul SIONISMO E SU ISRAELE come la nuova religione che non ammette critiche e a cui tutto è permesso. L’oceano di sangue che scorre in Medioriente da 70 anni è causato da una nuova forma di colonialismo teorizzata e praticata da una minoranza che pretende di piegare il mondo intero ad una sua presunta superiorità e utilizzando l’esperienza storica della Shoà come pretesto per violare ogni norma del diritto internazionale ricevendo consenso e giustificazione per tutti i suoi crimini.

Il sionismo, come ideologia nazionalistica e razzista, tesa ad esaltare la superiorità e la diversità del popolo ebraico, ha conquistato dal 1948 ad oggi la maggioranza delle comunità ebraiche e dirige la politica estera di interi stati, primo fra tutti gli Stati Uniti d’America. Non è vero che la prima potenza al mondo sono gli USA: la prima potenza è Israele che comanda gli USA. Il sionismo è la causa prima della devastazione del Medioriente. I sionisti interferiscono nella politica di tutti gli stati, controllano l’informazione, censurano facebook, (IO STESSO SONO STATO MESSO A TACERE PER QUATTRO MESI, E SOLO DUE GIORNI FA HO POTUTO RIPRENDERE LE MIE PUBBLICAZIONI) minacciano i dissenzienti. Determinano anche l’elezione dei presidenti sudamericani, come nel caso recente di Bolsonaro, sostenuto dagli ebrei sionisti ricevendo in cambio l’impegno a spostare l’ambasciata brasiliana da Tel Aviv a Gerusalemme. Israele, come stato sionista, minaccia la pace mondiale, fomentando tutte le guerre, armando i gruppi mercenari, come recentemente in Siria, al fine di realizzare il famoso “PIANO YNON”, pensato per frammentare l’intero Medioriente in tanti piccoli stati, divisi per confessioni religiose e distinzioni etniche. In questo modo si potrà realizzare IL GRANDE ISRAELE. Ormai i dirigenti israeliani non tacciono più il loro vero proposito: deportare in Giordania 5 milioni di palestinesi e completare la pulizia etnica iniziata nel 1948. 

 

La ricostruzione scientifica dei fatti avvenuti l’11 Settembre 2001 a New York e al Pentagono portano logicamente alla ipotesi che la CIA, il Mossad e l’FBI abbiano costruito un “inside job”, un lavoro fatto dall’interno per scatenare l’arabofobia, l’islamofobia a vantaggio unico di Israele e dell’Occidente egemonizzato dagli USA. Sono troppi gli indizi che conducono a Israele. Quando l’ex generale Wesley Clarck, ex Comandante in Capo della NATO in Europa, rivela alla televisione Democracy Now  che, pochi giorni dopo l’11 Settembre 2001, un collega del Pentagono lo informa che il governo americano sta preparando la guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein e che è stato fatto un progetto per sovvertire in cinque anni i governi di sette paesi: Siria, Iran, Iraq, Libano, Libia, Sudan e Somalia allora appare evidente che l’unico e diretto beneficiario di questo progetto criminale ed eversivo è, oltre al Complesso Militare Industriale americano, ISRAELE. L’attacco all’Iraq nel mese di marzo del 2003, col falso pretesto delle armi di distruzione di massa, che non furono mai trovate, fu il primo atto per avvicinarsi ai confini iraniani. Primo atto coronato da successo. Il secondo atto doveva essere la Siria. Un altro stato forte e coeso che “dava fastidio a Israele” e che doveva essere eliminato per procedere, poi, all’eliminazione dell’Iran sciita, sostenitore del movimento libanese Hetzbollah, pur esso sciita, con un esercito di circa cento mila uomini, super armato e spina nel fianco dello stato ebraico. 

 

Dopo l’Iraq, come sovvertire la Siria? Semplice. Lo stesso metodo applicato in Ucraina: la “rivoluzione colorata”. Organizzare manifestazioni dell’opposizione, sull’esempio delle “primavere arabe”, finanziare e introdurre migliaia di mercenari e innescare una guerra civile fino al rovesciamento del governo legittimo. Così avvenne, come testimoniano diverse fonti tra cui, la stessa Hillary Clinton e, soprattutto, l’ex ministro francese degli Esteri Roland Dumas in una intervista televisiva durante la quale racconta di essere andato a Londra al Foreign Office per salutare dei colleghi che gli avevano confidato che “stavano preparando una cosa in Siria” e chiedendogli se i francesi volessero partecipare. La parte più interessante di questa intervista è la domanda che il giornalista rivolge a Dumas: “Perché?” La risposta è chiara e pronta: perché è nell’interesse di Israele, come gli aveva confidato il primo ministro israeliano. Se oggi in Europa abbiamo il problema delle immigrazioni di massa, la causa principale e il colonialismo israelo-americano sul quale quasi tutta la grande informazione mainstream tace. Perché? Perché i sionisti controllano tutto. In Italia, sia nel Parlamento della Repubblica che nei grandi giornali, c’è il controllo sionista. Criticare Israele significa essere accusati di antisemitismo e perdere il posto di lavoro. L’accordo sottoscritto tra lo stato ebraico e facebook, per censurare e bloccare tutti coloro che criticano le politiche criminali israeliane, sono un esempio allarmante di questo stato di degrado e di controllo totalitario dell’informazione. Analogamente segnalo l’attacco ai liberi pensatori, ai giornalisti, agli scrittori, ai docenti del mondo accademico la cui carriera e stata rovinata dalle pressioni delle lobby sioniste. Questa è stata la sorte di Norman Finkelstein, di Tim Anderson, Marc Lamont Hill, Steven Salaita. Bahia Amawi, logopedista americana di origini palestinesi, è stata recentemente licenziata per aver rifiutato di firmare un contratto contenente un impegno anti-boicottaggio, dichiarando di non farlo, e che non parteciperà a boicottare lo Stato di Israele. Altri intellettuali sono stati anche minacciati.

 

 

 

 

(Il prof. Atilio Boròn, mostra una maglietta per la giornata internazionale 

dei crimini americani contro l'umanità)


Poche settimane fa la persecuzione sionista si è scagliata contro l'attivista e studiosa Angela Davis, eroica combattente per l’emancipazione del popolo afroamericano. Il consiglio del Birmingham Civil Rights Institute (BCRI) prima le ha dato il premio per i diritti civili e poi, su pressione della comunità ebraica locale, ha votato per annullare il premio. La colpa di Angela? Sostenere la Campagna di boicottaggio contro Israele e la difesa del popolo palestinese. Analogamente, molti studenti negli USA temono di esprimere sostegno ai diritti palestinesi a causa delle tecniche maccartiste di organizzazioni segrete come Canary Mission, che iscrive in una lista nera coloro che osano sostenere pubblicamente il boicottaggio verso Israele, mettendo così a repentaglio prospettive di lavoro e future carriere.

 

 

(Il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez Parrilla, ha concluso il convegno)

                                                                                                                        

Il giornalista statunitense Joel Stein, ebreo-sciovinista, nel 2008 scrisse un articolo per il Los Angeles Times in cui, riportando un accurato elenco di nomi, dimostrò con un certo orgoglio come il mainstream americano fosse, in particolar modo per quel che riguardava l’industria dell’informazione commerciale, dell’intrattenimento e del cinema, controllata integralmente da circoli capitalistici di impronta ebraico-sionista. Gli ebrei sionisti gestiscono totalmente Hollywood. Non parlo della presenza sionista nel mondo della finanza perché mi manca il tempo. Ma voi tutti sapete che anch’esso è controllato e guidato dalle lobby sioniste.  

Recentemente, il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha visitato 9 paesi mediorientali per illustrare la nuova “dottrina Trump” che cancella la “dottrina Obama”: sanzioni all’Iran, via libera a Israele per continuare a massacrare i palestinesi e prospettiva di costruzione di una NATO mediorientale con Egitto, Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi, Qatar, Abu Dabi e Kuwait. Tutto costruito in funzione anti-iraniana e per fare un piacere a Israele. Quando Papa Francesco dice che la terza guerra mondiale è già iniziata, ma è a bassa intensità, dice una grande verità che molti hanno paura di dire, soprattutto in Europa, per non dare un dispiacere agli USA che sono il motore principale di quel progetto elaborato dai neoconservatori americani chiamato Project for a New American Century. L’11 Settembre 2001, il crollo delle Torri Gemelle, mediante la demolizione controllata, e il missile lanciato contro il Pentagono, perché questa è la verità, furono la prova generale per un nuovo secolo di guerre e di rinnovata egemonia israelo-americana. Per questa ragione attaccare, a tutti i livelli, il sionismo e lo stato di Israele, è una lotta titanica che deve impegnare tutti noi per la salvezza del mondo. 

 

 

 

Questa è la ragione per cui Cuba non ha rapporti diplomatici con Israele, uno stato artificiale, illegale, razzista e terrorista. Grazie per la vostra attenzione.