Cuba Notizie Cuba Latino America e Mondo(novembre 2018)

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Trump autorizza a sparare contro la carovana dei migranti

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha autorizzato le truppe di frontiera a sparare contro la carovana dei migranti centroamericani in caso di alterchi con la polizia: "Se qualcuno lancia pietre e sassi, come hanno fatto in Messico, gli si potrà sparare", ha detto.

Il presidente vuole creare un meccanismo legale per evitare la concessione dell'asilo ai migranti di Honduras e El Salvador in marcia verso gli Stati Uniti alla ricerca di un futuro migliore per le loro famiglie, lontano da una crisi economica che colpisce le loro nazioni d’origine. La Casa Bianca prevede la costruzione di accampamenti per trattenere alla frontiera, incarcerare e deportare coloro che cercheranno di entrare illegalmente nel paese, ha informato Telesur.

Secondo il New York Times, il Dipartimento della Difesa statunitense ha recentemente inviato almeno 5.200 soldati alla frontiera con il Messico per rinforzare la sicurezza. Per alcuni analisti questa misura è una risposta alla strategia finalizzata alle elezioni di mid-term.

GM per Granma Internacional, 2 novembre 2018

 

 



Bolsonaro: il pericolo è in agguato

Il presidente eletto del Brasile, Jair Bolsonaro, è stato paragonato a figure come Donald Trump o Pinochet. Ci sono alche altri che lo considerano l’espressione rinnovata del fascismo internazionale, un aspetto molto critico che in Brasile e in tutto il continente latinoamericano andrà seguito con attenzione, così come la politica estera di Jair Bolsonaro.

Durante la campagna elettorale, il presidente eletto ha parlato di proibire i «pregiudizi ideologici» nella diplomazia e di uscire dall'ONU, ma anche se vorrebbe dare l’idea di assumere posizioni diverse da quelle correnti, le nuove rotte di politica internazionale del neopresidente sono per ora solo speculazioni. Ciò nonostante, all’inizio di questo mese Bolsonaro ha informato sull'intenzione del suo prossimo governo di spostare l’ambasciata del Brasile con sede a Tel Aviv in Israele a Gerusalemme, territorio in disputa con la Palestina. Senza dubbio un’altro modo per seguire le orme del signore del nord. Questa, come altre azioni annunciate da Bolsonaro, dimostrano la subordinazione alla politica estera dell’amministrazione Trump.

Prima di trasferire l’ambasciata a Gerusalemme, Bolsonaro ha annunciato che prevede di chiudere l’ambasciata del Brasile in Palestina: "La Palestina è un

paese? La Palestina prima deve diventare un paese e poi avrà diritto a un’ambasciata» ha affermato.

In relazione al Venezuela, Bolsonaro ha precisato che il suo ambasciatore si trova in Brasile e l’ambasciata è già stata disattivata: «Non abbiamo più contatti». Prima dell’annuncio il vicepresidente eletto Hamilton Mourao ha parlato di politiche di pressione contro il Venezuela.

Anche la prosecuzione dei rapporti diplomatici con Cuba sono stati messi in discussione. Durante un’intervista, Bolsonaro ha chiesto ironicamente quali affari si possono fare con l’arcipelago cubano: «Con rispetto, che affari potremmo fare con Cuba? Parliamo di diritti umani?» ha detto quando gli è stato chiesto se prevede di chiudere la sua ambasciata a L’Avana.

Poi ha disapprovato la presenza di undicimila medici cubani in Brasile che lavorano nelle regioni più povere della nazione. Le dichiarazioni di Bolsonaro si sono sovrapposte a quelle del consigliere alla Sicurezza Nazionale statunitense John Bolton che, riferendosi ai governi di Cuba, Venezuela e Nicaragua, li ha definiti la «troika del male».

Al di là delle dichiarazioni xenofobe e provocatorie, già nella campagna elettorale si poteva intravedere l’uomo che avrebbe sprofondato il suo paese nelle politiche neoliberiste. Si conoscono la sua ammirazione per la "disinvoltura" del presidente nordamericano e per le sue relazioni con il senatore Marco Rubio. Insomma, è nota la sua sottomissione al potere economico e al denaro. Inizialmente, Bolsonaro aveva assunto posizioni simili a quelle di Trump, parlando ad esempio dell’uscita di alcuni organi governativi dall'ONU come l'Unesco e il Consiglio dei Diritti Umani, o l’uscita dall’accordo di Parigi sul cambio climatico.

Bolsonaro ha escluso le donne e gli afroamericani dal suo staff di lavoro, ha messo veti alla stampa nazionale, ha detto che eliminerà il Ministero del Lavoro del Brasile, un paese dove 27 milioni di persone sono disoccupate, e ha affermato che comincerà a concepire i movimenti sociali come nemici interni, pericolosi terroristi da combattere con leggi speciali.

 

Daina Caballero e GM per Granma Internacional, 11 novembre 2018

 

 


 

L’ALBA-TCP rinnova l'invito all’unità delle regioni 

Con un dibattito sulle sfide regionali e un richiamo all’unità di fronte alle avversità, si è svolta pochi giorni fa la XVII Riunione Ordinaria del Consiglio Politico dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America-Trattato dei Popoli (ALBA-TCP).

Guidato dal cancelliere del Nicaragua, Denis Moncada, e con la presenza dei primi ministri e viceministri e del Segretario Generale dell’Organizzazione, David Choquehuanca, l’agenda dell’incontro comprendeva diversi temi politici, economici e sociali che segnano il panorama attuale della regione.

Moncada ha detto che «L’America Latina e i Caraibi affrontano sfide che minacciano la prosperità e la stabilità dei propri popoli, con il ritorno di governi della destra più reazionaria e che vengono usati come basi d’attacco contro i  governi progressisti della regione».

Il cancelliere venezuelano, Jorge Arreaza, che ha guidato la delegazione del suo paese, ha affermato che: «L’ALBA è un progetto originario bolivariano, nato come risposta al mondo unipolare che avanzava. L’ALBA è un’alternativa reale dei nostri popoli, materializzatasi con la vittoria della Rivoluzione Bolivariana».

Durante l’incontro sono stati analizzati gli aspetti relazionati ai piani del 2019, il Banco dell’ALBA, gli scambi attraverso il Sistema Unico di Compenso Regionale

(Sucre) y la cripto moneta venezuelana Petro, e inoltre sono state definite le azioni e le linee di lavoro per i prossimi due anni della segreteria esecutiva

dell’ALBA-TCP.

L’ALBA-TCP nacque per volontà del Comandante in Capo Fidel Castro e del leader venezuelano Hugo Chávez il 14 dicembre del 2004, come alternativa all’Area di Libero Commercio per le Americhe proposta dagli Stati Uniti.

La XVI Riunione Ordinaria del Consiglio Politico dell’ ALBA-TCP si era svolta nel dicembre del 2017 a L’Avana.

 

GM per Granma Internacional, 8 novembre 2018

 



Dichiarazione  del Ministero di Salute Pubblica

Il Ministero di Salute Pubblica della Repubblica di Cuba, impegnato con i princìpi solidali e umanisti che per 55 anni hanno guidato la cooperazione medica cubana, partecipa fin dal suo inizio, nell’agosto del 2013, al Programma "Más Médicos" in Brasile. L’iniziativa di Dilma Rousseff, in quel momento presidente della Repubblica Federale del Brasile, aveva il nobile proposito di assicurare l’assistenza medica alla maggior quantità possibile della popolazione brasiliana, in linea con i principi di copertura sanitaria universale dell’Organizzazione Mondiale della Salute.

Questo programma prevedeva la presenza di medici brasiliani e stranieri per lavorare nelle zone povere e isolate di questo paese. La partecipazione cubana si è realizzata attraverso l’Organizzazione Panamericana della Salute e si è distinta per la capillarità dell'azione raggiungendo regioni mai raggiunti da nessun altro medico brasiliano o di altre nazionalità.

In questi cinque anni di lavoro circa 20000 collaboratori cubani hanno assistito 113 milioni 359.000 pazienti in 3.600 municipi, riuscendo a coprire un universo di 60 milioni  di brasiliani costituendo l’80% del totale dei medici del programma. Più di 700 municipi hanno visto un medico per la prima volta nella storia.

Il lavoro dei medici cubani nei luoghi di povertà estrema nelle “favelas” di Río de Janeiro, Sao Paulo, Salvador de Bahía, nei 34 Distretti Speciali Indigeni, soprattutto in Amazzonia, è stato ampiamente lodato dai governi federali e municipali e dalle popolazioni.

Il 27 settembre del 2016 il Ministero di Salute Pubblica, aveva informato in una dichiarazione ufficiale in prossimità della data di scadenza dell’accordo e nel mezzo degli avvenimenti del colpo di Stato legislativo e giudiziario contro la presidente Dilma Rousseff , che Cuba “continuerà a  partecipare all’accordo con l’Organizzazione Panamericana della Salute per l’applicazione del Programma Más Médicos fino a quando vi saranno le garanzie delle autorità locali”, e così è stato fino a questo momento.

Il presidente eletto del Brasile, Jair Bolsonaro, riferendosi direttamente, sprezzantemente e minacciosamente alla presenza dei medici cubani, ha dichiarato e ripetuto che modificherà i termini e le condizioni del Programma, venendo quindi meno al rispetto all’Organizzazione Panamericana della Salute  e all’accordo con Cuba, mettendo in discussione la preparazione dei nostri medici e condizionando la loro permanenza nel programma alla convalida della loro laurea e solo con un contratto individuale.

Le modifiche annunciate impongono condizioni inaccettabili e non rispettano le garanzie accordate dall’inizio del Programma, ratificate nel 2016 con il nuovo negoziato del Termine d Cooperazione tra l’Organizzazione Panamericana della Salute e il Ministero di Salute del Brasile e con l’Accordo di cooperazione tra l’Organizzazione Panamericana della Salute e il Ministero di Salute Pubblica di Cuba. Queste inammissibili condizioni rendono impossibile mantenere la presenza dei professionisti cubani. Di fronte a questa realtà, il Ministero di Salute Pubblica di Cuba ha preso la decisione dei non continuare a  partecipare al Programma Más Médicos e lo ha comunicato alla Direttrice della Organizzazione Panamericana della Salute e ai leader politici brasiliani che hanno fondato e difeso questa iniziativa.

Non è accettabile che si discutano la dignità, la professionalità e la generosità dei collaboratori cubani che, con l’appoggio delle loro famiglie prestano attualmente servizio in 67 paesi. In 55 anni sono state realizzate 600.000 missioni internazionaliste in 164 nazioni, alle quali hanno partecipato più di  400.000 lavoratori della salute, che in molti casi hanno ripetuto questo onorato impegno.  Vanno segnalate le gesta della lotta contro l’ebola, contro la cecità in America Latina e nei Caraibi, il colera in Haiti, e la partecipazione di 26 brigate del Contingente Internazionale dei Medici Specializzati in Disatri e grandi Epidemie  “Henry Reeve” in Pakistan, Indonesia, Messico, Ecuador, Perù, Cile e Venezuela, tra gli altri. Nella stragrande maggioranza delle missioni realizzate, le spese sono state coperte dal Governo cubano.

Inoltre, a Cuba hanno studiato in maniera gratuita 35.613 professionisti della salute di 138 paesi, come espressione della nostra vocazione solidale e internazionalista. Ai collaboratori è stato mantenuto il posto di lavoro e il 100% del salario in Cuba, con tutte le garanzie di lavoro e sociali, come per il resto dei lavoratori del sistema nazionale di salute.

L’esperienza del Programma Más Médicos e la partecipazione cubana dimostrano che si può concepire e realizzare un programma di cooperazione Sud-Sud con l’auspicio dell’Organizzazione Panamericana della Salute per il raggiungimento dei suoi obiettivi nella nostra regione. Il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo e l’Organizzazione Mondiale della Salute lo definiscono come il principale esempio di buona pratica nella cooperazione triangolare, di implementazione dell’Agenda 2030 e dei suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

I popoli di Nuestra America e del resto del mondo sanno che potranno sempre contare sulla vocazione umanitaria e solidale dei nostri professionisti. Il popolo brasiliano che ha fatto del Programma Más Médicos una conquista sociale e che ha avuto fiducia sin dal primo momento nei medici cubani, apprezza le loro virtù e ringrazia per il rispetto, la sensibilità e la professionalità con cui è stato assistito, e potrà comprendere di chi sia la responsabilità dell'interruzione del programma di solidarietà.

L’Avana - 14 novembre del 2018

 



La Commissione delle Relazioni Internazionali ha risposto alla Risoluzione su Cuba adottata dal Parlamento Europeo

Rappresentanti di Cuba e dell’Unione Europea (UE) hanno discusso a Bruxelles, il 19 novembre scorso, delle misure coercitive unilaterali.

Una nota diplomatica ha parlato di uno scambio d’opinioni in un clima rispettoso e costruttivo tre le delegazioni europea e cubana presiedute dal vice direttore generale per le Americhe del Servizio Europeo d’Azione Estera della UE, Hugo Sobral, e dal direttore generale dei Temi Multilaterali e Diritto Internazionale del Ministero delle Relazioni Estere dell’Isola, Rodolfo Reyes.

La discussione ha avuto luogo dopo l’entrata in vigore provvisorio, il 1º novembre 2017, dell’Accordo di Dialogo Politico e di Cooperazione tra Cuba e l’Unione Europea e i suoi Stati membri.

Il comunicato ha informato che sono state toccate questioni relative all’uso delle misure coercitive unilaterali che sono contrarie al diritto internazionali e alle regole internazionali del commercio, ha scritto Prensa Latina: "Il dialogo è stato guidato dall’interesse comune di comprendere come il blocco imposto dagli Stati Uniti contro Cuba danneggi il popolo cubano e danneggi anche gli interessi economici e commerciali dell’Unione".

La delegazione cubana ha ringraziato per la posizione unanime assunta contro il blocco in occasione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e in appoggio al progetto di risoluzione cubano che esige l’eliminazione del blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba.

Sempre secondo il comunicato, un elemento essenziale del dialogo è stata la spiegazione da parte dell’organismo comunitario delle sue disposizioni normative per arrestare la dimensione extraterritoriale delle leggi o delle regole applicate da uno Stato terzo. A questo proposito, la delegazione del paese dei Caraibi ha nuovamente sottolineato l’importanza dell'attuazione del Regolamento del Consiglio della UE, il quale limita gli effetti extraterritoriali della legge Helms-Burton per i suoi Stati membri.

La rappresentazione della Maggiore delle Antille si è riferita ai molteplici casi d’applicazione extraterritoriali della politica del blocco che sono avvenuti nel territorio dell’Unione, di fronte ai quali l’applicazione effettiva del regolamento sarebbe la soluzione adeguata.

"Anche se è stato evidenziato che ci sono differenze di posizione sulle questioni dibattute, è stata ratificata la volontà d’analizzare il tema sulla base del pieno rispetto della sovranità, indipendenza, legalità e non ingerenza", riporta la nota.

Inoltre, si è svolto anche un incontro tra i rappresentanti della società civile cubana ed europea nel quale sono stati scambiati punti di vista sui danni provocati dall’applicazione delle misure coercitive unilaterali.

 

GM per Granma Intrenacional, 20 novembre 2018