Cuba Notizie Cuba (ottobre 2018)

Informatizzazione della società cubana, una priorità per il Paese

L’impegno dello Stato per sostenere l’informatizzazione della società è un fatto dimostrato: le azioni concrete si sviluppano in tutto il paese per completare la prima tappa per il "Governo Elettronico" come parte del progetto per il quale tutti gli organi dell’Amministrazione Centrale dello Stato, così come i governi territoriali, lavorano per far sì che entro la fine dell’anno siano pronti i loro siti web.

«Non si tratta solo di preparare le strutture, ma di farle funzionare in modo che offrano servizi alla popolazione e, attraverso questi, si interagisca con il popolo», ha sottolineato il Presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez.

Un'analisi su questi temi è stata presentata in una videoconferenza alla quale hanno partecipato rappresentanti delle 15 province e del municipio speciale dell’Isola della Gioventù. E' stato assicurato che nei prossimi mesi saranno pronti i portali istituzionali dei governi, perché questo faciliterà la partecipazione della popolazione.

Il ministro delle Comunicazioni, Jorge Luis Perdomo Di-Lella, ha spiegato che "queste azioni contribuiranno a rinforzare le pratiche di base" e che "è urgente omogeneizzare il lavoro con l’uso di sistemi ben progettati, che permettano di normalizzare le procedure".

È stata sottolineata l’importanza di aumentare la consapevolezza dei rischi e di mantenere un costante aggiornamento del sistema di protezione del ciberspazio nazionale per evitare vulnerabilità.

Il Ministro delle Comunicazioni ha commentato che sono state realizzate procedure in ambito giuridico, tecnologico, organizzativo e di cooperazione internazionale, oltre a quelle di comunicazione istituzionale.

Parlando in particolare  della digitalizzazione della televisione cubana, Ana

Julia Marine López, viceministra delle Comunicazioni, ha aggiornato sulle azioni  in atto nei territori della provincia di Sancti Spíritus e del municipio speciale dell’Isola della Gioventù, dove inizierà la prima fase di transizione al segnale digitale.

In relazione a quest’ultimo tema, è stato illustrato il programma degli

Investimenti dell’Istituto Cubano di Radio e Televisione (ICRT) per la realizzazione del progetto di conversione al digitale, che include tutte le sedi del paese e avanza in modo sostenuto nonostante alcuni ostacoli.

Yaima Puig Meneses, Granma, 12 ottobre 2018

 

 

ONU: fallito lo show anticubano all'ONU per giustificare il blocco

Comunicato del Ministero delle Relazioni Estere della Repubblica di Cuba:

Il MinREx condanna energicamente la campagna di diffamazione contro Cuba in materia di diritti umani iniziata il 16 ottobre dal Governo degli Stati Uniti nella sede delle Nazioni Unite. L'azione s’inscrive nella serie di dichiarazioni contro il paese da parte degli Stati Uniti che stanno mettendo in atto una crescente ostilità contro Cuba e la Rivoluzione cubana.

Richiama l’attenzione sul fatto che ciò avviene a sole due settimane dalla votazione all’Assemblea Generale della ONU del progetto di risoluzione intitolato "Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dal governo degli Stati Uniti contro Cuba".

Queste azioni hanno l’obiettivo di creare pretesti per mantenere e intensificare il blocco che costituisce una violazione assoluta, flagrante e sistematica dei diritti umani delle cubane e dei cubani.

Il governo degli Stati Uniti non ha autorità morale di sorta per criticare Cuba e, invece di preoccuparsi per i prigionieri politici che, secondo loro, esisterebbero a Cuba, dovrebbero preoccuparsi delle violazioni dei diritti umani che si perpetrano nel loro territorio. Nel nostro paese non ci sono prigionieri politici dal Trionfo della Rivoluzione nel 1959.

Non può parlare di diritti umani e di democrazia un paese il cui sistema elettorale è corrotto per natura, dove un governo di milionari applica misure selvagge contro le famiglie meno abbienti, le minoranze e gli immigranti. Un paese in cui in campagna elettorale e nei processi politici non ci sono limiti etici, si promuovono odio e divisione, egoismo, calunnia, razzismo, xenofobia e menzogna. Dove il denaro e gli interessi corporativi stabiliscono chi sarà eletto.

Negli Stati Uniti si nega il diritto al voto a centinaia di migliaia di statunitensi perché sono poveri. In nove Stati non possono votare coloro che hanno fatture legali e multe giudiziarie da pagare. In Alabama più di 10.000 persone con debiti sono state cancellate dalle liste dei votanti nel 2017. I media sono al servizio delle corporazioni.  Un gruppo ridottissimo di corporazioni controlla i contenuti che il pubblico consuma mentre si annulla o si marginalizza qualsiasi opinione discrepante. È una vergogna che nel paese più ricco del mondo circa 40 milioni di persone vivano in una situazione di povertà e 18,5 milioni in miseria assoluta.

La vita dei “senza tetto” è miserabile: nel 2016, 553.742 persone passavano le notti alle intemperie. Il disegno e l’applicazione delle politiche sono sequestrati dai cosiddetti “interessi speciali”, cioè dal denaro delle corporazioni. La mancanza di garanzie per l'’educazione, la salute e la sicurezza sociale, le restrizioni alla sindacalizzazione e la terribile discriminazione di genere sono pratiche quotidiane. Le donne statunitensi sono chiaramente discriminate nel lavoro e continuano a percepire salari inferiori a quelli degli uomini per lo svolgimento dello stesso lavoro. La povertà, la salute e i problemi di sicurezza dei bambini sono preoccupanti. Le persone con handicap soffrono abusi violenti. La molestia sessuale e le violazioni generalizzate motivano molteplici denunce e proteste. Le uccisioni di persone LGTB sono aumentate nel 2017 in una cornice di discriminazione continua anche  nella legislazione statale e federale.

Negli Stati Uniti la ricchezza media delle famiglie bianche è sette volte superiore alle famiglie negre. Almeno una casa su quattro di negri ha un patrimonio netto di zero o negativo. Il tasso di disoccupazione dei negri è quasi il doppio di quello dei bianchi. Il governo degli Stati Uniti dovrebbe rispondere per le 987 persone che nel 2017 sono state uccise da agenti incaricati di far rispettare la legge usando armi da fuoco. Secondo questi dati le persone afro americane, che sono il 13% della popolazione, rappresentano quasi il 23% delle vittime. Esiste una discriminazione razziale sistematica nell’applicazione della legge negli organi giudiziari. I maschi negri che la infrangono sono condannati in media a pene di almeno il 19,1% più lunghe dei bianchi che commettono gli stessi reati in situazioni simili. I crimini di odio per motivi razziali hanno raggiunto un record negli ultimi anni e solo nel 2016 sono stati 6.121 i delitti di odio razziale. 

I delitti violenti sono aumentati. Il governo degli Stati Uniti, al servizio della lobby delle armi, non esercita controlli e gli omicidi sono aumentati anche tra gli adolescenti.

Gli stati Uniti dovrebbero porre fine alla separazione delle famiglie emigranti e alla reclusione di centinaia di bambini, reclusi perfino in gabbia, separandoli dai genitori. Mentre gli Stati Uniti voltano le spalle alle convenzioni internazionali delle Nazioni Uniti sui Diritti Umani, Cuba mantiene un elevato livello di cooperazione che le ha procurato rispetto da parte degli organismi dell’Organizzazione e degli Stati membri.

Gli Stati Uniti, che sono stati promotori e sostenitori delle sanguinose dittature militari nella nostra  regione con la complicità della OSA, hanno ammesso pubblicamente la vigenza della cosiddetta Dottrina Monroe come strumento di politica estera, in totale disprezzo del Proclama della Zona di Pace da parte dell’America Latina e dei.

Nell’arcipelago cubano, i soli prigionieri privati di diritti e dignità, torturati e confinati per lunghi periodi senza basi legali, senza tribunali di giustizia né debiti processi, sono quelli detenuti dal governo degli Stati Uniti nel centro di detenzione e tortura della base navale di Guantánamo, una parte del nostro territorio illegalmente occupata.

Nella sessione di lunedì 15 della Commissione dei Temi Socio Umanitari dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la rappresentante permanente di Cuba, l’ambasciatrice Anayansi Rodríguez Camejo, ha presentato denuncia per questa provocazione che ha ricevuto la condanna di 11 paesi. L’ambasciatrice degli Stati Uniti presso ECOSOC è rimasta senza argomenti e assolutamente isolata.

Il Burò di Coordinamento del Movimento dei Paesi Non Allineati (MNOAL) convocato d’emergenza, si è riunito con la presenza di 91 delegazioni delle quali 17 intervenute in forte opposizione alla manovra calunniosa. Le Missioni Permanenti di Bolivia, Nicaragua e Venezuela hanno espresso ferma solidarietà con Cuba.

Come si è visto alla televisione, gli Stati membri e altri invitati, quasi senza eccezioni, hanno declinato la partecipazione alla farsa di martedì 16, alla quale hanno partecipato solamente "rappresentanti" di fantomatiche organizzazioni non governative finanziate dal Dipartimento di Stato e un pugno di lacchè pagati da questo e dai suoi capoccia.

In questo circo ha parlato tra i fischi l'ambasciatrice degli Stati Uniti presso ECOSOC. Il gruppo è stato moderato da un ex capo della sezione d’interesse degli USA a L’Avana negli anni ’90 che conosce personalmente i senza patria della nomina del Burò di Democrazia, Diritti Umani e Lavoro del Dipartimento di Stato. Un esempio dell’indole degli invitati sono stati due soggetti a libro paga degli Stati Uniti nella loro politica contro Cuba, utilizzati niente meno che come "partecipanti al dibattito". Essi dirigono le organizzazioni "Istituto della Razza, Equità e Diritti Umani" e "Osservatorio Cubano dei Diritti Umani".

La prima di queste due organizzazioni ha ricevuto 290.000 dollari dalle autorità statunitensi, mentre la seconda ha avuto 67.434 dollari destinati all’obiettivo di sovvertire l’ordine costituzionale cubano.

E non poteva mancare nello show l’isterico Segretario Generale della OSA che ha fatto sospeso la sua campagna personale di violenza e aggressioni contro la Rivoluzione Bolivariana e Chavista per fare turismo a New York. Rispettando scrupolosamente i requisiti pubblicati dal Dipartimento di Stato, si sono iscritti 22 rappresentanti di 9 organizzazioni non governative statunitensi che vogliono l’eliminazione del blocco e la normalità delle relazioni con Cuba. Curiosamente, a tutte eccetto una, è stata impedita la partecipazione da parte dei "democratici" anfitrioni. Altri invitati sono stati espulsi dalla sala. La maggioranza dei giornalisti rimasti hanno mostrato facce divertite o rassegnate per compiacere i padroni e gli editori della ricca industria della disinformazione. È motivo di speciale preoccupazione che questo cosiddetto “evento” anti cubano si sia svolto nella sede dell’Organizzazione delle Nazione Unite e che sia stato messo in atto nel Giorno Mondiale dell’Alimentazione dallo Stato che è contro la risoluzione del “Diritto all’alimentazione” del Consiglio dei Diritti Umani e dell’Assemblea Generale. Sono state violate le norme che regolano l’uso delle sale e dei servizi delle Nazioni Unite e che stabiliscono che si svolgano solo eventi in linea con i propositi e i principi delle Nazioni Unite, giustificati dalla pertinenza del lavoro per l’organizzazione. Il Dipartimento di Stato degli Stati Unti pretende nuovamente di utilizzare le installazioni delle Nazioni Unite come suo cottage privato.

Il Ministero delle Relazioni Estere denuncia che una tale azione non si può considerare in linea con i propositi e i principi dell’Organizzazione quando è diretta contro l’indipendenza e la libera determinazione di uno Stato membro in un quadro di ostilità e minacce contro Cuba, ripudiata dalla comunità internazionale. Rispettosamente, sollecita quindi alla Segreteria Generale delle Nazioni Unite un’inchiesta rigorosa e urgente su quanto avvenuto e un'informativa appropriata all’Assemblea Generale affinché si applichino le misure pertinenti per prevenire queste azioni aggressive contro gli Stati sovrani.

Ministero degli Esteri, 16 ottobre 2018

 


La Fiera Internazionale de L’Avana dimostra che Cuba non è sola nonostante il blocco

Da circa trent’anni, la Fiera Internazionale de L’Avana si conferma come spazio fertile per lo scambio, le opportunità degli affari, i vincoli commerciali e l’esplorazione di nuovi mercati. La sua nuova edizione non è stata un’eccezione e ha visto la partecipazione di più di 60 nazioni.

Rodrigo Malmierca, titolare del Commercio Estero e l’Investimento Straniero (Mincex), ha affermato che nel momento in cui l’amministrazione di Donald Trump rinforza l’assedio unilaterale con misure che ostacolano le relazioni tra i due paesi, la FIHAV 2018  «dimostra che il mondo sta con Cuba nonostante il rafforzamento del blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti».

La fiera, dal 29 ottobre al 2 novembre, ha accolto nello spazio fieristico di  Expocuba almeno 2500 imprenditori stranieri, circa 30 Camere e istituzioni promotrici del commercio e 20 delegazioni ufficiali.

Abraham Maciques, direttore generale del Gruppo delle Imprese Palco, ha detto che i 25 padiglioni affittati da paesi stranieri in un’area di circa 25 000 metri  quadri sono al completo. Nel  padiglione centrale di Expocuba, com’è tradizione, sono stati mostrati beni e servizi nazionali e rappresentati tutti i settori economici.

Orlando Hernández Guillén, presidente della Camera di Commercio dell’Isola, ha informato che hanno partecipato 350 imprese nazionali distribuite in 5000 metri quadrati.

In questa edizione, all’entrata dell’ installazione, c'era uno stand dedicato al 500° anniversario dell'Avana, la quale ha ricevuto omaggi e riconoscimenti per tutta la fiera.

Luis Carlos Góngora, presidente del Consiglio dell’Amministrazione Provinciale, ha raccontato che nell’ambito dell’incontro sono state fatte conoscere le strategie della città per celebrare il suo mezzo millennio.

A proposito della partecipazione di aziende degli Stati Uniti, Rodrigo Malmierca ha detto che c'è stata la stessa partecipazione dell’edizione precedente, quando 16 compagnie di questo paese avevano occupato 250 metri quadrati nell’area d’esposizione. Tra queste, l'impresa mista recentemente creata con sede nella Zona Speciale di Sviluppo Mariel (ZEDM) per la produzione di vaccini terapeutici contro il cancro.

La realizzazione del secondo Forum delle Imprese Russia-America Latina e  Caraibi, ha fatto parte dell’ampio programma previsto. Nell’agenda era compresa la realizzazione del Forum degli Investimenti che contribuirà ad avvicinare gli imprenditori stranieri alle controparti cubane con l’obiettivo di facilitare e rendere più agili i processi degli affari. Come parte dello scambio, i dirigenti della ZEDM hanno presentato i progressi di quest’area strategica ubicata a 45 chilometri dall’Avana.

Alla stessa stregua è stato presentato il nuovo portafoglio d’affari con capitale straniero, considerato l’elemento essenziale nella strategia di sviluppo socio economico del paese. L’anno scorso, in questo stesso scenario, Cuba aveva presentato 456 progetti per un ammontare di capitali di circa 10.700 milioni di dollari.

Venezuela, Cina e Russia, importanti soci commerciali di Cuba, hanno replicato la loro abituale presenza mentre la Spagna è stato ancora il paese più rappresentato. Nonostante il blocco, la FIHAV 2018 continua a crescere come borsa commerciali tra le più importanti dell’America Latina e dei Caraibi.

L’incontro contribuisce ogni anno a facilitare gli obiettivi tracciati in materia di politica economica esterna, differenziare gli accordi con l’estero e ampliare il cammino di Cuba per gli Affari.

Yisel Martínez García, Granma, 22 ottobre 2018

 

 

La Bolivia è il paese dell'America Latina con la maggiore  crescita economica

Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha affermato che il suo paese occupa il primo posto nella crescita economica in America Latina e il secondo in tutto il continente. In occasione della cerimonia di inaugurazione di un centro educativo nello stato di Panco, Morales ha affermato che i dati del Banco Mondiale indicano che il paese ha un indice di crescita superiore al 4% che potrebbe raggiungere il 5% nel 2019 grazie alle misure economiche e agli investimenti stranieri promossi dal suo governo.

Il presidente ha sottolineato l’importanza di continuare le politiche di governo per un «modello economico sociale» che preveda l'utilizzo in larga scala delle risorse naturali a favore dell’evoluzione del popolo boliviano e delle generazioni future: "Abbiamo lottato (...) per cambiare questo modello economico di saccheggio permanente delle nostre risorse naturali; l’economia era nelle mani degli stranieri e noi abbiamo deciso di recuperarla. Grazie alla lotta abbiamo nazionalizzato e adesso stiamo raggiungendo notevoli obiettivi economici", ha spiegato Morales, lamentando che altre nazioni della regione non siano riuscite ad avanzare nello sviluppo sociale, in particolare il Brasile e l’Argentina, paesi che oggi hanno governi di estrema destra e insistono con le politiche neoliberali.

"Loro privatizzano e noi nazionalizziamo, questa è la differenza (...). La Bolivia è rispettata perché ha smesso di mendicare. Prima non ci concedevano prestiti e adesso ci chiedono denaro", ha detto Morales.

Secondo il Banco Mondiale, lo sviluppo economico della Bolivia è uno dei più significativi della regione, simile a quello di paesi con grandi volumi commerciali, come Panama. La nazione delle Ande occupa il secondo posto, con l’indice più alto dopo  la Repubblica Dominicana che, con il 5,8 %, è la seconda economia più stabile in America  Latina.

GM, Telesur. Granma, 9 ottobre 2018

 

 

La comunità internazionale contro la candidatura di Bolsonaro in Brasile

La comunità internazionale ha espresso la sua contrarietà alla candidatura

presidenziale del leader del Partito Social Liberale (PSL), Jair Bolsonaro,

poco prima della seconda tornata elettorale del prossimo 28 ottobre in Brasile.

Circa 487 intellettuali, attivisti, professori  e giornalisti di tutto il mondo, per mezzo di un comunicato hanno condannato la candidatura di Bolsonaro per la posizione estremista assunta nella sua campagna.

"Noi donne e uomini di varie parti del mondo, impegnati con la democrazia e i diritti umani, esprimiamo il più profondo rifiuto della candidatura presidenziale di Jair Bolsonaro (...) che ha sostenuto (...) la sua campagna elettorale con valori xenofobi, razzisti, misogini e omofobici", indica il Manifesto Internazionale Contro il Fascismo in Brasile.

Il Comunicato si riferisce con preoccupazione alla corrente politica che difende il leader del PSL in una cornice di politiche neoliberiste e di dottrine di taglio fascista, cosa che va contro i processi democratici e le garanzie di giustizia e i diritti umani di una nazione: "Queste posizioni sono minacce per una società libera, tollerante e socialmente giusta (...). Tra democrazia e fascismo non può esistere neutralità”, sottolinea il testo.

I firmatari hanno fatto anche un richiamo al popolo brasiliano, perché valuti l’importanza del processo elettorale e la gravità delle conseguenze di una possibile elezione di Bolsonaro, secondo gli ultimi sondaggi in vantaggio sul suo avversario del Partito dei Lavoratori (PT) Fernando Haddad: "La decisione in questa seconda tornata avrà un'importanza trascendentale per la libertà e il pluralismo contro l’oscurantismo autoritario (…) con impatti duraturi non solo per il Brasile, ma per tutta l’America Latina, i Caraibi e il mondo", conclude il Manifesto.

La coalizione elettorale formata dal  PT, il Partito Comunista del Brasile (PCdoB), il Partito Repubblicano dell’Ordine Sociale (PROS) e altre organizzazioni sociali, ha protestato con le autorità elettorali del Brasile chiedendo di respingere la candidatura di Bolsonaro per la sua implicazione nelle fake news contro Haddad e il contenuto violento dei suoi discorsi.

Granma, 20 ottobre 2018. Da Telesur.