Latinoamerica Notizie (luglio 2018)

Caricom, simbolo d’amicizia e rispetto tra i popoli

Storia e sviluppo della Comunità dei Caraibi

La Comunità dei Caraibi (Caricom) è un gruppo costituito da 20 paesi: quindici Stati Membri e cinque Membri Associati. È la “casa” di circa 16 milioni di persone. Fu creata il 4 luglio 1973 con la firma del Trattato di Chaguaramas per trasformare l’Associazione dei Caraibi di Libero Commercio in Mercato Comune. Comprende Paesi che si considerano in via di sviluppo e, con l’eccezione del Belice in America Centrale, della Guyana e del Suriname in America del Sud, sono Stati insulari. La Comunità è il risultato di 15 anni di politiche a favore dell’integrazione regionale ed è stata costituita con l’obiettivo fondamentale di elevare il livello di vita, garantire il lavoro nei Paesi della regione, contribuire all’eliminazione della disoccupazione e accelerare, coordinare e sostenere lo sviluppo economico, oltre a favorire il commercio e le relazioni economiche con Paesi terzi e con altre comunità internazionali.

Nei principali organi della Comunità dei Caraibi sono direttamente coinvolti i capi di Stato e i governi dei Paesi membri. La sua principale responsabilità è tracciare la politica comunitaria e stimolare la firma di trattati tra la comunità dei Caraibi e altre organizzazioni d’integrazione.

Caricom è il movimento d’integrazione di più lunga data nel mondo in via di sviluppo. Anche se il mondo occidentale pretende di minimizzarle, molte sono state le sue conquiste, specialmente nella cooperazione funzionale nei settori dell’educazione, della salute, della cultura e della sicurezza.

 

Cuba e Caricom

L’8 dicembre del 1972, quattro paesi dei Caraibi inglesi che avevano conquistato l’indipendenza - Barbados, Guyana, Giamaica e Trinidad y Tobago - stabilirono relazioni diplomatiche con Cuba con una decisione di indiscutibile valore politico. Quell’azione fu un passo storico fondamentale per la rottura del blocco diplomatico contro Cuba e una breccia contro l’isolamento al quale l’Isola era sottoposta per la pressione degli Stati Uniti.

Cuba e i Paesi di Caricom hanno profonde radici storiche e culturali che risalgono alla formazione delle nazioni e si sono progressivamente rinforzate a partire dalla conquista dell’indipendenza da parte dei giovani Stati della Comunità.

Il primo Vertice Cuba-Caricom fu convocato a L’Avana nel 2002, inizialmente come un incontro di capi di Stato e di Governo per commemorare il 30º anniversario del primo incontro. La seconda riunione si tenne nel 2005 a  Bridgetown, nelle Barbados, e la terza a Santiago di Cuba nel  2008. Nel secondo incontro, Fidel avvertì: «Alla globalizzazione neoliberista ed egoista, all’ordine politico ed economico internazionale antidemocratico dobbiamo rispondere con l’unità, la globalizzazione della solidarietà, la promozione del dialogo, l’integrazione e la cooperazione genuina e spontanea». In quella stessa occasione i governi della Comunità dei Caraibi assegnarono al Comandante in Capo della Rivoluzione cubana l’Ordine Onorario di questa organizzazione come riconoscimento alla sua condotta umana e per il suo appoggio incondizionato a favore del progresso e del benessere dell’area.

Durante questi anni i paesi membri del Caricom e della Maggiore delle Antille hanno costruito una relazione basata su cooperazione, solidarietà e rispetto mutuo. Nei Paesi della Comunità oggi prestano i loro servizi 1644 collaboratori cubani e, solo nell’ambito della “Operazione Miracolo”, sono stati accuditi 98.901 pazienti. Fino a maggio 2018, circa 5.780 giovani dell’area si sono diplomati a Cuba, giovani che sono poi tornati nei loro paesi di origine per servire e sviluppare il proprio popolo. Attualmente, circa 750 giovani dei Carabi studiano nell’Isola grazie a borse di studio.

In un momento in cui la regione ha bisogno di avanzare verso nuove e più strette forme d’integrazione, Caricom, con le sue relazioni di amicizia e rispetto, accumula esperienza organizzativa e professionale utile per il processo di consolidamento e rafforzamento dei vincoli di cooperazione latinoamericana e caraibica.

 

 

L’ingiustizia perseguita Correa

QUITO. L’ex Presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, ha dichiarato dopo l’ordine d’arresto preventivo ordinato dalla giudice Daniela Camacho per un presunto coinvolgimento nel sequestro dell’ex legislatore Fernando Balda.

Correa ha ripetutamente denunciato la persecuzione contro di lui da parte del sistema giudiziario del suo paese: "Ho un ordine d’arresto non per la giustizia, ma per l’ingiustizia ecuadoriana", ha dichiarato Correa in un’intervista a Russia Today, e ha proseguito: "L’azione che il sistema giudiziario ecuadoriano pretende di portare avanti contro di me è ridicola e non ha alcuna prospettiva di successo a livello internazionale. Ho speranza che l’Interpol sollevi il caso per la sua evidente politicizzazione».

La detenzione preventiva è stata ordinata in seguito alla mancata comparizione nella sede della Corte Nazionale di Giustizia a Quito come indicato nella misura cautelare stabilita dalla giudice, presentandosi invece nella sede del Consolato dell’Ecuador in Belgio, dove vive dall’anno scorso.

Migliaia di ecuadoriani hanno dimostrato in appoggio a Rafael Correa e contro queste misure con un grande marcia nel centro storico di Quito. Presidenti, leader politici e sociali, intellettuali di tutto il mondo hanno espresso la loro solidarietà a Correa anche attraverso i social network. Nella sua pagina su Twitter, il presidente boliviano Evo Morales ha scritto: «Condanniamo la richiesta della Procura dell’Ecuador di detenzione preventiva contro l’ex presidente di questo paese. Denunciamo la politicizzazione della giustizia ecuadoriana e l’ingerenza degli Stati Uniti con l’intenzione di richiudere in carcere un innocente».

Anche il presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, ha scritto: «Prima Cristina. Poi Lula. Ora Rafael Correa. Che si smetta con questa persecuzione contro i leader autentici di Nuestra America. La Rivoluzione Bolivariana è solidale con il popolo dell’Ecuador».

Il leader del Partito dei Lavoratori brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, detenuto dall’aprile scorso per presunti reati di corruzione, ha espresso la sua solidarietà a Correa dicendo: "Sono sicuro che la Giustizia trionferà e i nostri popoli decideranno democraticamente il futuro dei nostri paesi e dell’America Latina».

 

 

 

Giustizia per Víctor Jara

Dopo più di 40 anni dall'assassinio voluto dalla dittatura di Augusto Pinochet, i tribunali cileni hanno finalmente reso giustizia a Víctor Jara. Otto ex militari implicati nell’uccisione del cantautore sono stati giudicati dai tribunali cileni e condannati a 18 anni di carcere.

La decisione è stata presa da una Corte d’Appello guidata dal ministro Miguel Vázquez Plaza e creata per le cause pendenti per violazioni dei diritti umani durante il governo militare. Alla stessa stregua, i militari sono stati giudicati e condannati per l’omicidio di Littré Quiroga Carvajal, direttore delle prigioni dell’epoca.

I tribunali hanno stabilito che lo Stato cileno dovrà indennizzare con 2.1 milioni di dollari i familiari delle vittime della dittatura di Pinochet (1973-1990).

Con questo atto di giustizia si fa valere una delle principali rivendicazioni dei movimenti sociali e di buona parte del popolo cileno che ha chiesto la fine dell’impunità per i membri dell’esercito implicati nelle migliaia di sequestri e omicidi commessi dopo il colpo di Stato contro Salvador Allende e l’inizio del governo militare di Pinochet.

Víctor Jara fu arrestato l’11 settembre 1973 e segregato nello Stadio Chile con altre centinaia di prigionieri politici, dove fu poi picchiato e torturato fino a che il suo corpo fu lanciato in strada con altri cadaveri. Era il 15 settembre del 1973. Joan Turner, la vedova del cantautore, ha creato la Fondazione Victor Jara per riscattare la memoria dell’autore di  Te recuerdo Amanda, Manifiesto e Cuando voy al trabajo, tra le tante canzoni notissime che appartengono alla cultura popolare latinoamericana. L’organizzazione è stata legalizzata nell’ottobre del 1993 dopo varie manifestazioni pubbliche per promuovere e mantenere viva l’opera di Victor Jara. Dal  2003,  lo Stadio Chile porta il nome del cantautore cileno.