Siria, DOUMA: chi sono le milizie di « Jaych al Islam » che occupavano la città

23 aprile 2018

 

  

 

In questi giorni in tutti i media la città di Douma è salita all’attenzione del mondo, causa l’ennesima aggressione missilistica da parte di una coalizione a guida USA con al fianco Gran Bretagna e Francia, con Israele che in fatti di guerra non manca mai, oltre al solito coinvolgimento logistico dell’Italia, confermato dal primo ministro Gentiloni, visto che alcuni sottomarini per l’attacco sono partiti da Napoli. Il turro giustificato dal presunto e finora non accertato uso di armi chimiche da parte dell’Esercito Arabo Siriano.

Penso che però, non tutti sono a conoscenza di chi siamo andati ad aiutare in loco, chi sono le milizie islamiste che occupavano la città, quali le loro pratiche e su cosa si fonda la loro proposta di una nuova società siriana.

 

Gli ultimi jihadisti rimasti nella città, ora liberata, erano appartenenti alla milizia di " Jaych al Islam جيش الإسلام"(Armata dell’Islam), una formazione salafita che ha nel suo programma, l’abbattimento del governo laico siriano e l’instaurazione di uno Stato Islamico governato dalle leggi della Sharia.

La sua fondazione risale al 2011 e prima di finire nella Ghouta orientale e poi asseragliarsi nella città di Douma come ultimo caposaldo, aveva operato anche nell’area di Damasco, Aleppo. Homs e nel governatorato di Rif Dimachq.

La sua prima definizione fu Liwa al Islam (Brigata dell’Islam), poi adottò l’attuale definizione, dopo la fusione con altri gruppi islamisti radicali. I suoi membri sono stati calcolati in circa 2/3.000 uomini.

Suo leader e fondatore era stato Zahran Allouche, 44 anni, figlio del predicatore Abdallah Allouche, membro dei Fratelli Mussulmani, rifugiatosi in Arabia Saudita. Zahran era stato arrestato nel 2009, perché seguace dei Fratelli Mussulmani e poi rilasciato nel giugno 2011 durante un'amnistia del governo siriano, tre mesi dopo l'inizio del conflitto.

Per anni Zahran Allouche aveva terrorizzato gli abitanti di Damasco dichiarando che avrebbe “ripulito” la città. Ogni venerdì annunciava attacchi che avrebbe sferrato alla capitale. Nel 2013 ad Adra rapì delle famiglie alawite, utilizzò i prigionieri come scudi umani e ne portò in giro rinchiusi in gabbie, un centinaio; poi giustiziò un centinaio degli uomini, perché gli “infedeli” sapessero quale sorte li aspettava.

Ucciso dall’Esercito Arabo Siriano nel 2015, alla sua morte gli subentrò un uomo d’affari, lo sceicco Isaam Buwaydani, detto “Abu Hamam al Boueidani”, che ne prese il posto. Ma secondo la giornalista ed esperta di questioni mediorientali Lina Kennouche, de L'Orient- Le Jour , al-Boueidani, è un leader senza capacità né carisma, e di fatto è il religioso Abu Abdarrahman Kaaké  che ha assunto la vera leadership del gruppo.

Questa formazione ha fatto parte di vari fronti islamisti e jihadisti : nel 2012-2013 del Fronte Islamico Liberazione Siria, poi dal 2013 al 2016 al Fronte Islamico e infine in Fatah Halab fino al 2017, infatti dopo la sconfitta della battaglia di Aleppo, liberata dall’Esercito Arabo Siriano, le varie componenti jihadiste sono andate ad una resa dei conti sanguinosa tra loro, con accuse reciproche che hanno sciolto il cartello jihadista.

Ha sempre rifiutato di entrare nell’Esercito Siriano Libero, non ritenendolo sufficientemente radicale. Ha ricevuto supporto, armi e finanziamenti in particolare dall’Arabia Saudita e dal Qatar; si tratta di diversi milioni di dollari di finanziamenti in armi e addestramento militare, come documentato da The Guardian ,del 7 novembre 2013.

Fortemente dipendente dall'Arabia Saudita , Jaych al Islam è anti sciita, anti alawita e molto ostile all'Iran e a Hezbollah, al suo interno vi è anche una tendenza vicina ai Fratelli Musulmani nella loro componente più estrema.

Jaych al-Islam ha finora beneficiato anche di un fiume di soldi raccolti nei circoli salafiti dei paesi del Golfo, direttamente grazie al padre di Zahran Allouche. Questa disponibilità di denaro ha sempre permesso a Jaych al-Islam di imporsi agli altri gruppi criminali nella regione.

Una famiglia, quella Allouche, molto implicata nei giochi di guerra destabilizzanti la Siria. Il cugino di Zahrane Allouche, Mohamed, anche lui un jihadista salafita, ed anche leader del gruppo terrorista, era a Ginevra come invitato ai colloqui di pace nella veste di delegato del suo gruppo.

Nato nel 1970, Mohamed Allouche ha studiato legge islamica nella capitale Damasco, prima di continuare a perfezionare le sue conoscenze presso la famosa Università islamica di Medina, in Arabia Saudita. Questo cugino di Zaharan Allouche, Mohammed, si rese celebre in Siria, per la violenta repressione dei costumi. Creò il Consiglio Giudiziario Unificato, che impose a tutti gli abitanti della Ghouta una versione estrema della sharia. Ed è famoso, non solo per l’odio contro le donne, ma anche per aver organizzato esecuzioni pubbliche di omosessuali, lanciandoli dai tetti delle case. Costui è ora il rappresentante di Jeych al-Islam ai negoziati di pace dell’ONU….

Di lui il quotidiano belga di Bruxelles, La libre Belgique scrisse il 14 marzo 2016: “una personalità piuttosto chiusa, Mohamed Allouche è uscito dall'ombra a fine gennaio, quando è stato nominato capo negoziatore per la coalizione principale dell'opposizione siriana. A 45 anni, questo ribelle siriano della regione di Damasco sarà sotto i riflettori a Ginevra, dove è previsto l'inizio delle discussioni tra il governo siriano e l'opposizione”

"…La sua uscita dall'ombra, aggiunge il quotidiano di Bruxelles, Mohamed Allouche la deve, in un certo modo, alla morte del cugino Zahrane, il leader del gruppo ribelle Jaych al Islam, ucciso lo scorso 25 dicembre (...). La sua presenza nei negoziati, non resta senza critiche. Alcuni sono perplessi che la partecipazione ai negoziati sia gestita da un membro di un gruppo armato che bombarda la capitale siriana… ". La famiglia Allouche oggi vive confortevolmente a Londra.


Anche istruttori provenienti dal Pakistan sarebbero stati usati per aiutare a formare militarmente il gruppo.

 

L'accademico Fabrice Balanche su challenges.fr, scrive che, dopo essere stata indicata come organizzazione terroristica dagli Stati Uniti alla fine del 2012, il Fronte al-Nusra"ha creato tatticamente nuovi piccoli gruppi con nomi falsi per continuare ad avere i finanziamenti USA. Il gruppo Jaych al-Islam è stato per esempio finanziato dagli Stati Uniti prima che fosse dimostrata la sua affiliazione con al-Qaeda". Secondo lo scienziato accademico e politico libanese,Ziad Majed: "L'Armata dell'Islam coopera con il Fronte al-Nusra, ramo di al-Qaeda in Siria, purché questo non cercasse di infiltrarsi nella Ghouta. Infatti in quest’area in questi anni ha sistematicamente liquidato qualsiasi altro gruppo di ribelli che potevano rivaleggiare con il suo predominio in questa regione".

Il 28 aprile 2016 vi furono violenti scontri nella Ghouta orientale tra Jaych al-Islam e Faylaq al-Rahman , la più grande brigata dell'Esercito Siriano Libero nella regione.

Poi Jaych al-Islam è entrata in guerra con Jaych al-Fustate, un'alleanza formata dal Fronte al-Nusrae dalLiwa Fajr al-Umma.

Dal 28 aprile al 17 maggio 2016, combattimenti sanguinosi tra loro e altri gruppi ribelli minori costarono più di 500 uccisi nella parte orientale di Ghouta; infatti Jaych al-Islam era dominante nell'est della regione, mentre altri gruppi avevano basi nella parte occidentale.

Il 25 maggio 2016, un cessate il fuoco fu raggiunto tra le varie fazioni ribelli, ma poi nuovi   combattimenti mortali scoppiarono nell'aprile 2017.

 

Ribelli di Jaych al-Islam in al-Marj, Ghouta orientale, nel febbraio 2017.

 

Secondo Laure Stephan, giornalista ed esperto di medioriente di Le Monde, gli uomini di Jaych al-Islam "hanno imposto la loro egemonia con un pugno di ferro feroce, non esitando a imprigionare o combattere i rivali, seppur anch’essi antigovernativi; utilizzando in città pratiche dispotiche; dai racket sul commercio e sulla gestione dei vari aspetti sociali, dell’uso dei tunnel che permettevano l’approvigionamento della città, taglieggiamento, reclutamento forzato, tortura sistematica, fucilazioni e imposizioni alla popolazione civile, alle donne, esecuzioni pubbliche ”.

Il gruppo è anche accusato di essere responsabile del rapimento e della scomparsa di una leader non violenta dell'opposizione siriana: Razan Zaitouneh.

Questa era una avvocatessa e giornalista, che dal 2001 si occupava in Siria della difesa dei diritti umani. Il 9 dicembre 2013, lei e altre tre persone: Waël Hamada, suo marito, Samira Al-Khali e Nazem Al-Hamadi, furono rapiti a Douma, dove si erano spostati dal marzo 2011. Secondo quanto denunciato da membri dei Comitati di coordinamento locali della Siria, una rete di attivisti dell'opposizione siriana, il rapimento e il loro assassinio furono compiuti dal gruppo Jaych al-Islam. Nel novembre 2015, come rappresaglia per un bombardamento governativo sulle loro postazioni, che causò decine di morti e centinaia di feriti, gli uomini di Jaych al-Islam radunarono centinaia di prigionieri, soldati siriani e civili, donne comprese, e dopo averli messi in gabbie, li misero intorno, per servire da scudi umani contro gli attacchi governativi. Anche Human Rights Watch (HRW), ha denunciato, riportato da Le Figaro di Parigi, che: “gruppi di ribelli siriani hanno usato ostaggi civili nella zona di Ghouta, come scudi umani per scoraggiare raid aerei. Non appartengono né a Daesh né a Nusra, ma all'esercito dell'Islam ("Jaich al-Islam")”.

 

Una delle camere di tortura del gruppo scoperta dopo la liberazione di Douma:

 





 

Il 7aprile2016, un portavoce di Jaych al-Islam, Islam Allouche, ammise pubblicamente l'uso di armi chimiche "proibite" in scontri con le YPG curde, per il controllo del quartiere di Sheik Maksoud  in Aleppo, costato la vita a 23 persone e il ferimento di altre 100, come riportato dal giornalista francese Bruno Rieth sul giornale “Marianne”, l’11 aprile 2016.

L’8 aprile la Croce Rossa curda accusava Jaych al-Islam di aver effettuato un attacco chimico a Sheikh Maqsud, ritenendo che, stante i sintomi, le armi contenessero in particolare del cloro.

Dopo la denuncia della CRCurda ed essendo di dominio pubblico, il gruppo per non farsi esautorare dai finanziamenti soprattutto USA,  rilasciò una dichiarazione di autocritica, molto ambigua: “il portavoce del gruppo siriano Jaych al Islam riconosce che durante "gli scontri con l’YPG per il controllo del distretto di Sheik Maksoud (...) uno dei leader di Jaysh al-Islam di Aleppo, ha utilizzato armi che non sono permesse e ciò costituisce una violazione delle regole interne del gruppo Jaysc al-Islam… il comandante è stato portato al tribunale militare interno per ricevere la punizione appropriata".

 

 

 

Questo bombardamento con sostanze chimiche, ha fornito la prova indiscutibile che il gruppo possiede tali armi, oltre che del un feroce repertorio di crimini e atrocità, ma nessun organismo internazionale ha detto nulla al proposito.

 



 

Come qui documentato i “nostri amici ed eroi” di Jaych al Islam (per i paesi occidentali), la sanno lunga circa l’uso di armi chimiche.

Comunque sia con la caduta della Ghouta orientale, sono stati liberati circa 200 prigionieri, unici sopravvissuti, che erano rinchiusi nelle carceri conosciute o clandestine di Jaych Al-Islam. Secondo l'OSDH, un organismo finanziato e supportato da varie Intelligence occidentali, e fortemente antigovernativo, almeno3.500 persone, tra cui molte donne e bambini, sono state prigioniere di Jaych al-Islam. Ma altre fonti arrivano anche a cifre di oltre 6.000 prigionieri, a parte le esecuzioni compiute. In tutti questi anni il gruppo salafista ha fatto prigionieri, sia dissidenti dal suo operato o combattenti di fazioni rivali anti governative, che uomini e donne di altre fedi o leali al proprio governo e alla Siria. Una delle sue pratiche più ricorrenti erano i rapimenti, soprattutto di donne e bambini di altre fedi, ma anche di sunniti anti terroristi, fuori dai suoi territori, per poterli usare come ricatti o merce di scambio con il governo siriano. Vi è un forte timore e presentimento che, non appena l’area sarà ispezionata dalle forze dell’Esercito Arabo Siriano, saranno trovate molte fosse comuni e così capiremo dove sono finiti i prigionieri dei terroristi “moderati”, sponsorizzati dalle potenze occidentali. Una prima, è già stata trovata proprio in questi giorni, come documentato in allegato, con oltre 30 corpi, ma che potrebbero diventare anche centinaia.  

                            




 

Il gruppo è classificato come organizzazione terrorista dalla Repubblica Araba siriana, dalla Russia,  dall'Iran e dall'Egitto.

Nonostante questo, nello sforzo per trovare soluzioni negoziali e fermare la guerra in Siria, la Russia attraverso il suo ministro degli Esteri Sergei Lavrov, che guida i negoziati internazionali per la pace, ha spinto per una presenza nei negoziati a Ginevra, di due rappresentanti dei ribelli armati, di Jaysh al-Islam e Ahrar al-Sham, cheerano presenti ai colloqui. Invitati "a titolo personale" e non considerati come partner nei negoziati.

 

In questa pagina del sito del gruppo, il 15 marzo 2018, si può leggere una preghiera contro i non-sunniti, siano mussulmani sciiti o cristiani o ebrei che si conclude così: “Uccideteli. Dio li strazia per mezzo delle vostre mani. Dio vi concederà la vittoria”.

 

 

 

L’evacuazione da Douma dei terroristi di Jahych al Islam con i propri familiari, dopo la resa

 

 



                          

A cura di Enrico Vigna – SOS Siria/CIVG    -          23 aprile 2018

 


 

 

Camere dell’orrore a Douma: ​le atroci torture dei jihadisti

20 Aprile 2018

 

 

Non erano ribelli moderati, quelli asserragliati a Douma. Erano jihadisti che avevano come obiettivo quello di eliminare ogni minoranza – non importa se musulmana o cristiana – dalla Siria e di imporre un “emirato governato dalla sharia”. Jaysh al Islam, ovvero l’Esercito dell’islam, è stato l’incubo dei cittadini di Damasco. I miliziani di questo gruppo non erano poi così diversi dagli uomini del Califfato o da quelli di Al Qaida. Eppure Zaharan Alloush, il fondatore del gruppo, era tenuto in gran conto da quelli che, almeno sulla carta, sono gli alleati dell’Occidente.

Per anni, i missili dell’Esercito dell’islam sono piovuti sulle case della capitale siriana, provocando migliaia di vittime, soprattutto civili. Attraverso un sistema di coordinate precise, i ribelli riuscivano a colpire gli obiettivi e a fare il maggior numero di vittime. Nella Ghouta orientale, inoltre, erano presenti diversi tunnel che permettevano ai jihadisti di muoversi nell’ombra. Nessuno poteva vederli né colpirli.

L’odio dei jihadisti di Douma si era riversato sulla comunità alauita, alla quale appartiene anche il presidente Bashar al Assad. Nel 2015, alcune famiglie appartenenti a questa confessione furono messe in gabbia, fatte sfilare per la città e, infine, usate come scudi umani. Ora che i terroristi hanno lasciato la città si cominciano a intravedere le tracce della loro brutalità. Dei 4mila prigionieri nelle mani dell’Esercito dell’Islam solo 200 sono potuti tornare a casa. Non si sa che fine abbiano fatto gli altri. Sono spariti nel nulla. Desaparecidos. Nei giorni scorsi, l’esercito di Damasco ha inoltre trovato una fossa comune contenente 30 corpi. Ma è solamente la punta dell’iceberg. Che fine hanno fatto gli altri 3800 prigionieri? Nessuno lo sa. Giornalisti siriani rivelano inoltre a Gli Occhi della Guerra che in un ospedale della capitale sarebbero arrivati 117 corpi di persone uccise a Douma con un colpo di pistola. Nelle foto diffuse dalle agenzie si può vedere una croce sopra la quale le persone venivano legate e poi torturate. Forse venivano fustigate. Impossibile dirlo. Tra i prigionieri in mano all’Esercito dell’islam c’erano anche molti soldati. È probabile che siano stati torturati per carpire loro alcune informazioni sulle forze governative.

E poi le gabbie. Nelle immagini che arrivano da Douma sono una presenza costante. Alcune sono state piegate dai bombardamenti, altre invece sono interrate per lasciare ai prigionieri solo un minimo spazio di visuale. Chi è riuscito a scappare da Douma ha parlato di una realtà scioccante: gli abitanti della città alle porte di Damasco venivano continuamente angariati e costretti ai lavori forzati. Alcune famiglie hanno raccontato all’agenzia governativa Sana che i ribelli avrebbero per lungo tempo sequestrato medicine, vaccini e cibo. Ora la situazione sta lentamente tornando alla normalità. Ma la strada è ancora lunga.                                                 

Da gli Occhi della Guerra