GHOUTA orientale, Siria. Speciale di SOS Siria/CIVG

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5 marzo 2018

 

  

 

Per il popolo siriano e la Siria tutta, questo è un momento storico e militare fondamentale per il suo futuro e la sua strada verso la liberazione della propria patria e terra.

Aggredito ormai da 7 anni da terroristi, jihadisti, mercenari stranieri e potenze internazionali, dagli USA ad Israele, dalla Turchia al Qatar, all’Arabia Saudita, questo popolo e il suo Esercito Arabo Siriano, le sue Forze popolari, unite nelle Forze di Difesa Nazionale, con le centinaia di Milizie di villaggi e città delle Forze di Difesa Locali, espressione di TUTTE le componenti etniche, religiose, politiche e sociali della Società siriana, stanno eroicamente resistendo e ora hanno iniziato un sanguinoso e difficile cammino verso la riconquista e la liberazione di ogni ettaro della loro terra. Proprio questo vittorioso cammino iniziato in questi mesi ha fatto saltare i piani di destabilizzazione e occupazione del paese da parte degli aggressori, provocando una reazione furiosa militarmente e scientifica di DISINFORMAZIONE nelle opinioni pubbliche occidentali; nei popoli dei paesi che sono i tre quarti dell’umanità c’è molta più consapevolezza e capacità di orientarsi riguardo le guerre di aggressione e occupazione…forse perché le conoscono direttamente sulla loro pelle e nella propria storia…). Di fronte a questa ennesima aggressione mediatica e di menzogne prefabbricate, a cui molto pochi sono i giornalisti che si rifiutano di sottostare, riteniamo di dare un nostro modesto contributo informativo, attraverso questo SPECIALE GHOUTA, assemblando le testimonianze, gli appelli e le denunce circostanziate riguardanti questa fase della storia del popolo siriano, che alcuni siti, riviste,media indipendenti hanno pubblicato.

Per noi di SOS SIRIA/CIVG, questo è una parte del nostro lavoro, l’altra è quella della SOLIDARIETA’ CONCRETA, tramite i nostri Progetti solidali in corso da anni,  e di fronte a quanto sta accadendo ed al prezzo spaventoso che sta pagando la popolazione siriana, essa avrà una ulteriore spinta a rafforzare ancora di più la nostra solidarietà materiale, per contribuire seppur in maniera modesta, alla resistenza ed alla vittoria del popolo siriano, poi quando saranno vinti e cacciati i mercenari stranieri, saranno loro a decidere il loro futuro.                      

 

Enrico Vigna per SOS Siria/CIVG

Cari amici, 

vi inoltriamo la lettera delle Monache Trappiste in Siria , fondazione del Monastero italiano di Valserena:  ci sembra un prezioso aiuto soprattutto a comprendere la posizione della Chiesa Siriana di fronte alla campagna mediatica  globale che investe sia le operazioni militari per la liberazione del Ghouta che i giudizi espressi nei giorni scorsi dai religiosi di Damasco e tutti i religiosi siriani in unanime giudizio, giudizio purtroppo non raccolto e forse non compreso anche dalla stampa cattolica.

Grazie per l'attenzione e per un gradito rilancio

da Ora pro Siria

 


 

GHOUTA, SIRIA: CHIAMIAMO LE COSE CON IL LORO NOME.. QUESTO E’ L’INIZIO DELLA PACE..

 

Quando taceranno le armi? E quando tacerà tanto giornalismo di parte ?

Noi che in Siria ci viviamo, siamo davvero stanchi, nauseati da questa indignazione generale che si leva a bacchetta per condannare chi difende la propria vita e la propria terra.

Più volte in questi mesi siamo andati a Damasco; siamo andati dopo che le bombe dei ribelli avevano fatto strage in una scuola, eravamo lì anche pochi giorni fa, il giorno dopo che erano caduti, lanciati dal Goutha, 90 missili sulla parte governativa della città. Abbiamo ascoltato i racconti dei bambini , la paura di uscire di casa e andare a scuola, il terrore di dover vedere ancora i loro compagni di classe saltare per aria, o saltare loro stessi, bambini che non riescono a dormire la notte, per la paura che un missile arrivi sul loro tetto. Paura, lacrime, sangue, morte. Non sono anche questi bambini degni della nostra attenzione?

Perché l’opinione pubblica non ha battuto ciglio, perché nessuno si è indignato, perché non sono stati lanciati appelli umanitari o altro per questi innocenti? E perché solo e soltanto quando il Governo siriano interviene, suscitando gratitudine nei cittadini siriani che si sentono difesi da tanto orrore (come abbiamo constatato e ci raccontano), ci si indigna per la ferocia della guerra?

Certo, anche quando l’esercito siriano bombarda ci sono donne, bambini, civili, feriti o morti. E anche per loro preghiamo. Non solo i civili: preghiamo anche per i jihadisti, perché ogni uomo che sceglie il male è un figlio perduto, è un mistero nascosto nel cuore di Dio. Ed è a Dio che si deve lasciare il giudizio, Lui che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva.

Ma questo non significa che non si debbano chiamare le cose con il loro nome. E non si può confondere chi attacca con chi si difende.

A Damasco, è dalla zona del Goutha che sono cominciati gli attacchi verso i civili che abitano nella parte controllata dal governo, e non viceversa. Lo stesso Goutha dove - occorre ricordarlo ? – i civili che non appoggiavano i jihadisti sono stati messi in gabbie di ferro: uomini, donne, esposti all’aperto e usati come scudi umani. Goutha: il quartiere dove oggi i civili che vogliono scappare, e rifugiarsi nella parte governativa, approfittando dalla tregua concessa, sono presi di mira dai cecchini dei ribelli…

Perché questa cecità dell’Occidente? Come è possibile che chi informa, anche in ambito ecclesiale, sia così unilaterale?

La guerra è brutta, oh sì, sì se è brutta! Non venitelo a raccontare ai siriani, che da sette anni se la sono vista portare in casa… Ma non si può scandalizzarsi per la brutalità della guerra e tacere su chi la guerra l’ha voluta e la vuole ancora oggi, sui Governi che hanno riversato in Siria in questi anni le loro armi sempre più potenti, le loro intelligence... per non parlare dei mercenari lasciati deliberatamente entrare in Siria facendoli passare dai Paesi confinanti (tanti che poi sono diventati Isis, va ricordato all’Occidente, che almeno questa sigla sa cosa significa). Tacere sui Governi che da questa guerra hanno guadagnato e guadagnano. Basta vedere che fine hanno fatto i più importanti pozzi petroliferi siriani. Ma questo è solo un dettaglio, c’è molto più importante in gioco.

La guerra è brutta. Ma non siamo ancora arrivati alla meta, là dove il lupo e l’agnello dimoreranno insieme, e per chi è credente bisogna ricordare che la Chiesa non condanna la legittima difesa; e se anche non si augura certamente il ricorso alle armi e alla guerra, la fede non condanna chi difende la propria patria, la propria famiglia, neppure la propria vita. Si può scegliere la non-violenza, fino a morirne. Ma è una scelta personale, che può mettere in gioco solo la vita di chi lo sceglie, non si può certo chiederlo ad una nazione intera, a un intero popolo.

Nessun uomo che abbia un minimo di umanità vera, può augurarsi la guerra. Ma oggi dire alla Siria, al governo siriano, di non difendere la sua nazione è contro ogni giustizia : troppo spesso è solo un modo per facilitare il compito di quanti vogliono depredare il Paese, fare strage del suo popolo, come accaduto in questi lunghi anni nei quali le tregue sono servite soprattutto per riarmare i ribelli, e i corridoi umanitari per far entrare nuove armi e nuovi mercenari.. e come non ricordare quali atrocità sono accadute in questi anni nelle zone controllate dai jihadisti? Violenze, esecuzioni sommarie, stupri… i racconti rilasciati da chi alla fine è riuscito a

scappare ?

In queste settimane ci hanno fatto leggere un articolo veramente incredibile: tante parole per far passare in fondo una sola tesi, e cioè che tutte le Chiese di Oriente sono solo serve del potere…per convenienza… Qualche bella frase ad effetto, tipo la riverenza di Vescovi e Cristiani verso il Satrapo Siriano…un modo per delegittimare qualunque appello della Chiesa siriana che faccia intravedere l’altro lato della medaglia, quella di cui non si parla.

Aldilà di ogni inutile difesa e polemica, facciamo un ragionamento semplice, a partire da una considerazione. E cioè che Cristo - che conosce bene il cuore dell’uomo, e cioè sa che il bene e il male coabitano in ciascuno di noi, vuole che i suoi siano lievito nella pasta, cioè quella presenza che a poco a poco, dall’interno, fa crescere una situazione e la orienta verso la verità e il bene. La sostiene dove è da sostenere, la cambia dove è da cambiare. Con coraggio, senza doppiezze, ma dall’interno. Gesù non ha assecondato i figli del tuono, che invocavano un fuoco di punizione .

Certo che la corruzione c’è nella politica siriana (come in tutti i Paesi del mondo) e c’è il peccato nella Chiesa (come in tutte le Chiese, come tante volte il Papa ha lamentato)

Ma, appellandoci al buon senso di tutti, anche non credenti : qual è l’alternativa reale che l’Occidente invoca per la Siria? Lo Stato islamico, la sharia? Questo in nome della libertà e la democrazia del popolo siriano? Ma non fateci ridere, anzi, non fateci piangere…

Ma se pensate che in ogni caso non sia mai lecito scendere a compromessi, allora per coerenza vi ricordiamo, solo per fare un piccolo esempio, che non potreste fare benzina 'senza compromessi coi poteri forti', dato che la maggior parte delle compagnie ha comprato petrolio a basso costo dall’Isis, attraverso il ponte della Turchia: così quando percorrete qualche chilometro in auto, lo fate anche grazie alla morte di qualcuno a cui questo petrolio è stato rubato, consumando il gasolio che doveva scaldare la casa di qualche bambino in Siria..

Se proprio volete portare la democrazia nel mondo, assicuratevi della vostra libertà dalle satrapie dell’Occidente, e preoccupatevi della vostra coerenza, prima di intervenire su quella degli altri..

Non ultimo, non si può non dire che dovrebbe suscitare almeno qualche sospetto il fatto che se un cristiano o un musulmano denuncia le atrocità dei gruppi jihadisti è fatto passare sotto silenzio, non trova che una rara eco mediatica, per rivoli marginali, mentre chi critica il governo siriano guadagna le prime pagine dei grandi media.. Qualcuno ricorda forse l’intervista o un intervento di un Vescovo siriano su qualche giornale importante dell’Occidente? Si può non essere d’accordo, evidentemente, ma una vera informazione suppone differenti punti di vista.

Del resto, chi parla di una interessata riverenza della Chiesa siriana verso il presidente Assad come di una difesa degli interessi miopi dei cristiani, dimostra di non conoscere la Siria, perché in questa terra cristiani e musulmani vivono insieme. E’ stata solo questa guerra a ferire in molte parti la convivenza, ma nelle zone messe in sicurezza dall’esercito ( a differenza di quelle controllate dagli 'altri') si vive ancora insieme. Con profonde ferite da ricucire, oggi purtroppo anche con molta fatica a perdonare, ma comunque insieme. E il bene è il bene per tutti: ne sono testimonianza le tante opere di carità, soccorso, sviluppo gestite da cristiani e musulmani insieme.

Certo, questo lo sa chi qui ci vive, pur in mezzo a tante contraddizioni, non chi scrive da dietro una scrivania, con tanti stereotipi di opposizione tra cristiani e musulmani.

 

“Liberaci Signore dalla guerra…e liberaci dalla mala stampa…”.

Con tutto il rispetto per i giornalisti che cercano davvero di comprendere le situazioni, ed informarci veramente. Ma non saranno certo loro ad aversene a male per quanto scriviamo…

 

Le sorelle Trappiste in Siria  - marzo 2018

 


 

Alziamoci, sono impazziti!

19 febbraio 2018

Di Michel Raimbaud, Ex ambasciatore, Professore e docente francese        

                                        

Il Leone di Palmyra, risalente al 1° secolo prima di Cristo, è stato distrutto da Daesh con una pala meccanica nel 2015. Ora restaurato, questa perla del Museo di Palmyra è esposto nei giardini del museo di Damasco. (Foto IVERIS)

 

Per sette anni, la Siria è stata in guerra. Questo paese amichevole, tollerante e molto civilizzato che anche i suoi detrattori non potrebbero aiutare a trovare bello e accattivante sta già affrontando una sfida formidabile, quella del dopoguerra. Gli assalitori barbari di cento paesi, atlantisti e islamisti, hanno combattuto duramente per distruggere le sue ricchezze, infrastrutture, capacità, monumenti, bellezze naturali al fine di cancellarle dalla mappa. Hanno anche provato a schiacciare il popolo siriano, a cancellare la loro memoria e la loro identità per annientarlo.

Con la complicità di una cosiddetta " comunità internazionale " in trompe-l'oeil, stanno ora lavorando per privarlo, per quanto possibile, di ogni prospettiva del futuro, privandolo dei suoi diritti imprescrittibili: per disporre di se stesso, per decidere, senza interferenze straniere, il suo destino e il suo sistema politico. Senza vergogna e vergogna, gli stessi assalitori non nascondono il loro desiderio di sostituire il futuro, inclusa la costituzione, la Siria sotto la " tutela delle Nazioni Unite ", cioè sotto mandato, per così dire sotto il giogo coloniale.

Per cancellare l'impronta geografica di una madre di civiltà siriana (compresa la nostra), può esserci un modo più efficace di disperdere un popolo e soprattutto di rompere uno stato che ha commesso il crimine di lèse -majesté? Infatti, alla fine, l'azienda è destinata a trasformare in quello che una volta era una grande Siria un arcipelago di mini-entità, e la sua gente un mosaico tribalizzato a essere irrorato in una vasta diaspora: in un primo approccio, questo crimine inenarrabile merita la doppia caratterizzazione di " politicidio " - la dissoluzione di uno stato inopportuno - e l'etnocidio - l'annientamento di un popolo che resiste.

Questo è ciò che è inscritto nel " grande disegno " neoconservatore. Quest'ultimo, notiamo di sfuggita, equivarrebbe a infliggere alla Siria il destino riservato per 70 anni alla Palestina, un pezzo di terra rubato sotto l'egida del colonialismo trionfante. Il destino dei siriani potrebbe quindi assomigliare a quello dei palestinesi, irrimediabilmente spogliato nel nome di una " missione divina ". Il sinistro destino dei popoli amerindi, eliminato dalla storia, è lì per ricordare ciò di cui sono capaci i coloni di altrove.

Il danno è immenso, pari a centinaia di miliardi di dollari, a cui va aggiunto - ma è il loro problema - i milioni, trilioni o trilioni spesi dagli assalitori " poteri " per condurre le loro battaglie " per la democratizzazione " .

Non ha senso invocare i valori della moralità, sia essa naturale o religiosa, il diritto internazionale e la legalità delle Nazioni Unite, o addirittura la decenza, di fronte agli aggressori senza legge. Non possiamo aspettarci che gli stati che stanno diventando gendarmi del pianeta mentre si comportano come regimi criminali qualsiasi logica. È paradossale, dopo tutto questo tempo, questi orrori, questi massacri, questi atti di barbarie, questa barbarie, che si trova ancora nel grande Occidente " democratico " così tanti difensori degli indifendibili, tanti ammiratori dei jihadisti presentato come democratico o " moderato ". Gli intellettuali sono intrappolati dalla loro iniziale cecità, i media sono suggellati dall'omertà, i politici sono ostaggi della loro doxa neoconservatrice, nell'Esagono come in tutto il mondo giudeo-cristiano.

Perché tale ostinazione, tale ostinazione nel mentire? La Siria è stata a lungo nel mirino di America, Gran Bretagna e Israele. La Siria storica è il centro di gravità del Medio Oriente, il luogo di nascita delle tre religioni rivelate, il cuore pulsante dell'Arabismo, simbolo dell'Islam moderno e tollerante, sede dei primi califfi: un'eredità molto pesante da assumere ma che ha assicurato a questo " faro dell'est " un innegabile prestigio tra gli arabi e un'aura di simpatia tra i musulmani.

Tollerante, multifede, moderno, repubblicano, forte nell'identità e nella consapevolezza storica, rappresenta ciò che gli estremisti di tutte le bande espellono sopra ogni altra cosa.

Dalla sua indipendenza e dalla creazione di Israele, la Siria ha continuato a fornire un sostegno costante alla causa palestinese ed è sempre emersa come uno stato ribelle all'ordine israelo-atlantico. Di fronte allo sfacelo del mondo arabo, la Siria si è iscritta nell'asse della resistenza e resiste. Il suo esercito nazionale combatté da solo contro tutti per quattro anni, poi, aiutato dai suoi alleati, iniziò la riconquista, affermando di passaggio come il principale artigiano dell'eradicazione del Daesh, nonostante le bugie e le pretese di spavalderia usurpatori. Lo stato siriano controlla ora i quattro quinti del territorio nazionale, avendo fallito, con la sua capacità di recupero, i piani degli aggressori.

Per questi, la Siria del 2018, dopo tante battaglie e così tanti processi non elaborati, costituisce una realtà impensabile e intollerabile. Deve quindi essere rimosso dalla mappa, anche solo ignorandolo. È necessario delegittimare lo stato, sistematicamente presentato come un " regime ", le sue istituzioni, la sua costituzione, il suo governo, demonizzare il suo Presidente, ignorare la volontà del suo popolo, il successo del suo esercito attribuendolo ai suoi alleati, anche ai suoi nemici.

Dobbiamo negare al Presidente e al suo entourage ogni potere, qualsiasi ruolo a venire, tutti i diritti di veto e assicurare che non ci possa essere una soluzione politica " siriana " risultante da un dialogo nazionale, sotto gli auspici dei suoi alleati e dei suoi amici. Al contrario, il suo destino deve essere deciso dai suoi nemici, dalla " comunità internazionale " alla ricerca, da tre stati che rappresentano 470 milioni di persone o dal 6 al 7% di umanità, che si dichiarano non poter imporre la loro legge Consiglio di sicurezza

Decisamente, il mondo è caduto sulla testa poiché c'è più legalità internazionale, più rispetto per la legge delle Nazioni Unite, dovrebbe essere la bibbia dei diplomatici. I falsi gendarmi del mondo che sono gli spoiler del disordine, i ladri che gridano il furto, i violatori della legalità che gridano allo stupro, gli aggressori che si indignano con gli assalti dell'esercito siriano, i praticanti di interferenze illegali indignati per l'intervento legale degli alleati e dei partner dello stato, tutto questo bel popolo è agitato e manovrato in pieno giorno.

Esci dai ladri e dalle forze dello schermo, gli sponsor e i veri sponsor si sono tolti la maschera e stanno lavorando per realizzare apertamente ciò che non sono riusciti a fare per delega per sette anni. Israele nel Sud, America e le sue controparti europee nel nord-est a sostegno delle forze kurde hanno elogiato, la Turchia nel nord-ovest contro i progetti dei curdi e tutti contro Bashar al-Assad. Il pretesto della lotta contro Daesh e il terrorismo ora appare per quello che era, un imbroglione che difende i nemici della Siria legale e al quale solo gli sciocchi non credono più.

Jean-Yves Le Drian chiede (sic) "il ritiro di tutti quelli che non hanno niente da fare in Siria ". Lui osa. Indovina chi sono quelli che non hanno niente da fare in Siria? Sì, hai vinto: l'Iran, il nuovo diavolo della moda, il terrore di Hezbollah per Israele, la Russia, le forze " sciite " dell'Iraq.

Quindi sapete quali paesi devono farlo: i tre ossessionati dai bombardamenti umanitari, quelli che possiedono armi di distruzione di massa, violano sistematicamente il diritto internazionale, sostengono il terrorismo quando non lo hanno creato, quelli che vogliono depredare tranquillamente le risorse di petrolio e gas della Siria e della regione: in altre parole, l'America e i suoi seguaci. Per buona misura, aggiungiamo Israele, un amico delle " rivoluzioni arabe " che distruggono gli stati con lo stesso nome, la Saudia, una grande democrazia prima dell'eterno e specialista nelle costituzioni, nei diritti umani e delle donne, e nella tolleranza religiosa, la Turchia un membro di spicco della NATO, nemico delle montagne turche, ma amico dei separatisti curdi dalla Siria o dall'Iraq e il sostegno dei jihadisti, il Qatar ha continuato a comprare tutto e tutti cosa nel nostro paese in difficoltà.

Per il resto, la Siria è rimasta ferma per molti anni, il suo esercito è in grado di sostenere gli assalti di Israele e abbattere gli aerei che lo attaccano. È saldamente ancorato a un asse di resistenza risoluta e ben coordinata, sostenuto da alleati affidabili, a partire dalla Russia. La Siria non è una figura, è al centro di una guerra globale. Quanti stati avrebbero resistito come lei?

Signori gli " amici della Siria ", nemici del suo " regime " e del suo Presidente, avete mantenuto la finzione di una rivolta popolare contro un " tiranno massacratore ". In che cosa ti preoccupa? Hai sbagliato tutto e lo sai bene perché in realtà il paese che ti ossessiona è principalmente vittima di una guerra di aggressione che mette in pericolo la sua esistenza.

Lo stato siriano ha sicuramente il diritto di guidare i negoziati che decideranno il suo futuro e di respingere qualsiasi interferenza degli aggressori. Ha il diritto di rifiutare le tue interferenze, i tuoi programmi di partizione e i tuoi progetti contorti. Le guerre della Siria sono state a lungo le componenti di una guerra universale nel processo di diventare " globali ". Se questa aggressione guarda alla " comunità internazionale ", è secondo i criteri del diritto internazionale, codificato dalla Carta delle Nazioni Unite, che deve essere considerato ... Qui, capiremo molto bene che questo approccio, l'unico possibile, hai un piccolo problema Questo problema non è quello del paese aggressivo. Lui è l'aggressore che sei e che tratta la Siria come un " paese aperto " a tutte le avventure e tutte le imprese ostili.

Signori, non dimenticare mai che la tua presenza in Siria è illegittima e illegale, compresi i tuoi barbouz, i tuoi consiglieri speciali o le tue forze di terra. E se c'è una presenza legittima per eccellenza, non è la vostra, è quella dello stato siriano, quella degli alleati e dei partner del governo di Bashar al-Assad, la cui partenza era richiesta. Se c'è un ritiro imposto dal rispetto del diritto internazionale, sono i paesi che non hanno niente da fare in Siria, i vostri paesi.

Michel Raimbaud       -      Da Iveris

 


 

Parla padre Mounir di Damasco. «Ghouta non è un quartiere di vittime perseguitate dal regime. È l’esatto contrario. Sono anni che sparano missili sulla capitale, uccidono innocenti, poveri civili».

di Leone Grotti

                                                                                       


«Lo so cosa scrivono i media da voi in Italia e in tutto l’Occidente sulla guerra che si sta combattendo a Ghouta. Raccontano solo una faccia della medaglia, nessuno si preoccupa del nostro dramma». Si confida così a tempi.it padre Mounir, 34 anni, originario di Aleppo ma residente a Damasco, dove si occupa di un oratorio con oltre 1.200 giovani. Il salesiano fa riferimento ai durissimi scontri di questi giorni tra l’esercito del governo di Bashar al-Assad e le formazioni terroristiche che difendono Ghouta orientale, nella periferia della capitale. Secondo l’Osservatorio per i diritti umani, organizzazione vicina agli estremisti, negli ultimi giorni sarebbero morte quasi 300 persone nel sobborgo.
«Nessuno però parla dei civili, tanti bambini, uccisi qui dai colpi di mortaio, anzi, dai missili che vengono sparati da Ghouta», continua il sacerdote. Molte scuole nei quartieri di Damasco più colpiti dall’artiglieria ribelle sono state chiuse per sicurezza, al pari di molti negozi. I colpi di mortaio, infatti, cadevano spesso vicini agli istituti e nelle ore di uscita dei ragazzi. Da settimane anche i salesiani hanno dovuto chiudere il loro centro: «Era troppo pericoloso. Noi abbiamo degli autobus che girano per la città e raccolgono i ragazzi per portarli al centro, dove giochiamo, studiamo, facciamo catechismo ma ora per prudenza li lasciamo a casa, perché per strada potrebbero essere colpiti dai missili».

Il bombardamento di Ghouta si è intensificato nell’ultima settimana, perché il governo prepara l’assalto finale per riprendere il quartiere. «Tutto il giorno si sentono gli aerei dell’esercito che sorvolano la capitale. Spero che l’attacco cominci presto e che la zona venga finalmente liberata, come è stata liberata Aleppo», continua padre Mounir, ricordando che «Ghouta non è un quartiere di vittime perseguitate dal regime, come raccontate voi. È l’esatto contrario. Sono anni che sparano missili sulla capitale, uccidono innocenti, poveri civili. Quanti sono i bambini morti qui di cui nessuno parla? Questi non sono l’opposizione, sono terroristi, vengono da ogni parte del mondo, e l’esercito siriano ha il diritto di difendere la dignità dei siriani e il paese».

Il prossimo mese la Siria entrerà nel suo ottavo anno di guerra e padre Mounir non si fida più delle trattative di pace condotte dalla comunità internazionale: «Non stanno risolvendo niente, parlano ma non fanno nulla». Il sacerdote è stato ordinato cinque anni fa a Torino, ma ha scelto di lasciare l’Italia e tornare a Damasco per «servire il mio popolo in difficoltà». In questi giorni, però, le sue attività sono limitate al minimo perché «il governo ha consigliato a tutti di non muoversi di casa, se non per attività strettamente necessarie, perché molte zone della capitale sono sotto tiro. Nonostante questo cerchiamo di stare vicini ai nostri ragazzi e alle nostre famiglie».

Pare Mounir ha vissuto in Italia, ma ora non riesce più a leggere i giornali nostrani: «Ho visto come date le informazioni: sempre parziali, sempre nascondendo una parte della verità, addirittura truccando le foto», continua. «Voi di Tempi siete tra i pochi che avete il coraggio di raccontare tutta la verità. Io lo so che il governo siriano non è costituito da santi né da angeli, c’è la corruzione come in tanti altri paesi. Però dovete capire che la maggioranza della popolazione siriana, che soffre come e più degli altri, si fida di questo governo, nonostante i suoi sbagli. Voi europei invece appoggiate i terroristi che colpiscono la gente innocente. Questo è inaccettabile e qualcuno deve dirlo”.

Da tempi.it

 


 

Ghouta, parlano i religiosi di Damasco: "Per quanto tempo ancora si poteva sopportare tutto questo?"

di Fulvio Scaglione

23 febbraio 2018

 

 

Ci sono momenti in cui anche una raffica di kalashnikov sembra nulla. Quella che risuona nel telefono, mentre sono in linea con Damasco e parlo con suor Yola Girges, è la sparatoria rituale che accompagna il funerale di un soldato siriano morto nella battaglia per Ghouta, il sobborgo ancora controllato dai terroristi islamisti.    Suor Yola, nata a Damasco in una famiglia originaria però di Ghassanieh (provincia di Idlib), un villaggio cristiano del Nord dove nel 2013 fu ucciso il francescano padre Francois Mourad e dove tuttora sono insediati i terroristi di Al Nusra, è una delle missionarie del Cuore Immacolato di Maria che lavorano nella casa della Custodia di Terra Santa presso il Memoriale delle Conversione di San Paolo, nella capitale siriana.   Siamo nei quartieri di Tabbaleh, Bab Touma e Dawaleh, dove si concentrano i cristiani. E come molti altri cristiani e religiosi di Siria, anche suor Yola è indignata per il modo in cui la guerra viene raccontata in Europa.

“Oggi, nel quartiere Jaramana, si svolgono i funerali di dodici civili ammazzati dai missili sparati dai ribelli di Ghouta. Due settimane fa un colpo di mortaio è esploso nel giardino della nostra casa. Qualche giorno fa un altro razzo ha colpito un edificio sull’altro lato della strada e tutte le nostre finestre sono esplose. Da settimane, ormai, quando usciamo di casa non sappiamo se faremo ritorno. In questo periodo, inoltre, i terroristi hanno cominciato a colpire proprio quando nelle scuole finiscono le lezioni, per creare ancora più panico. Solo nel nostro asilo, l’anno scorso abbiamo perso quattro bambini, uccisi da un mortaio insieme con il loro papà, e nel 2012 una bambina, ammazzata da un missile per strada insieme con la mamma, che era una nostra catechista. Per non contare i bambini feriti o traumatizzati Eppure nessuno ne parla, nessuno dice niente. Chi si occupa dei nostri morti?”.

 

Adesso tutta l’attenzione è concentrata su Ghouta e le organizzazioni umanitarie parlano di molti morti tra i civili…    “Bisogna raccontare tutta la verità. Ghouta è un’area di 1800 chilometri quadrati, occupata dai terroristi fin dall’inizio della guerra. In questi sette anni, i razzi da loro lanciati hanno provocato più di mille morti tra i civili nella sola Damasco. Per quanto tempo ancora si poteva sopportare tutto questo? Inoltre, tutti sanno che i militanti dell’Isis e di Al Nusra che si sono concentrati a Ghouta hanno portato con sé le famiglie, che ora usano come scudi umani. Sia per fermare gli attacchi dell’esercito sia per destare la reazione compassionevole del mondo. Nessuno vuole che muoiano dei civili, da nessuna parte. Ma il meccanismo è chiaro”.

La Casa della Custodia di Terra Santa presso il Memoriale di San Paolo è stata testimone fedele, in questi anni, del martirio della Siria. Fondata come casa di accoglienza per i pellegrini, con l’arrivo della guerra si è messa a disposizione di chi più soffriva.
“All’inizio”, spiega suor Yola, “abbiamo accolto 30 famiglie di rifugiati da Homs, dove c’era un quartiere con 75 mila cristiani. Passata quella fase, ci siamo messi a disposizione dei malati, soprattutto quelli di tumore, che dalle più diverse zone della Siria, a causa della guerra, potevano seguire le terapie solo a Damasco. Infine, abbiamo dato alloggio alle famiglie, e purtroppo sono state tante, che avevano deciso di emigrare e dovevano fermarsi qui nella capitale per ottenere i visti. Alcune di quelle famiglie, purtroppo, sono state inghiottite dal Mediterraneo”. 

Negli ultimi anni, comunque, la Casa ha cercato di provvedere ai bisogni dei più deboli e indifesi, i bambini. “Abbiamo un asilo con 150 bambini”, racconta suor Yola, “in maggioranza di famiglie povere o rifugiate a Damasco da zone occupate dai terroristi o investite dai combattimenti. Poi abbiamo un centro catechistico che segue 400 bambini e ragazzi, da quelli delle scuole elementari agli universitari. L’anno scorso, poi, abbiamo avviato un’attività di sostegno psicologico ai bambini traumatizzati dalla guerra che quest’anno, su sollecitazione degli stessi genitori, abbiamo allargato e approfondito. Lavoriamo con bambini fino ai 13 anni e con l’aiuto di dodici volontari, studenti universitari che abbiamo preparato con appositi corsi tenuti da specialisti. Infine, due mesi fa, abbiamo varato anche dei corsi di educazione musicale, anche per dare ai giovanissimi un’alternativa rispetto alle interminabili giornate passate in casa perché è troppo pericoloso giocare fuori. Si sono iscritti in cinquanta ma siamo sicuri che il numero crescerà”.
Adesso, però, le attività della Casa, come quelle di tutte le altre Chiese cristiane rappresentate a Damasco, sono bloccate. Piovono missili e, come dice suor Yola, “non potevamo chiedere ai genitori di rischiare la vita dei figli per portarli qua”. È la Siria, da troppi anni in guerra.

http://www.occhidellaguerra.it/vi-prego-raccontate-la-verita-terroristi-stanno-occupando-la-ghouta/

 


 

Viaggio nell'inferno di Ghouta: ecco chi sono i ribelli anti Assad

Nel 2015 gli abitanti catturati sfilavano in gabbia

Gian Micalessin

23/02/2018

Prima di piangere per Ghouta bombardata dal «macellaio» Assad guardate queste fotografie. In quelle gabbie caricate sui pianali di camion e trattori sono rinchiusi centinaia di civili, tra cui molte donne con i loro bambini.

 

 

Molti erano stati catturati e rapiti durante le retate condotte dopo la conquista di questo quartiere sud orientale di Damasco caduto in mano ribelle già nel 2013. Nel novembre 2015 tutti quei disgraziati vennero ingabbiati e fatti sfilare per le strade di Ghouta tra due ali di folla festante. L'unica colpa di molti di loro era la fede alawita, ovvero l'appartenenza alla stessa minoranza religiosa di Bashar Assad e della sua famiglia. Altri erano sunniti accusati di complicità con il regime per aver lavorato nei ranghi dell'amministrazione governativa. A chiuderli in gabbia con lo scopo dichiarato di usarli come «scudi umani» erano stati i militanti di Jaysh al- Islam, il gruppo ribelle che ancora oggi controlla vaste aree di questa zona.

La disumana evidente crudeltà di queste immagini basta a far capire come la formazione sia difficilmente inquadrabile fra quei gruppi «moderati» a cui molti media nazionali ed internazionali attribuiscono il controllo di Ghouta e dintorni. Ed infatti i circa 15mila militanti di Jaysh Al Islam, (l'Esercito dell'Islam) finanziati e armati dall'Arabia Saudita, hanno come primo obbiettivo la fondazione di uno stato islamico basato sulla sharia. Ma questo sembra interessare a ben pochi. Le Nazioni Unite, le cancellerie occidentali, la grande stampa nazionale e internazionale e le organizzazioni umanitarie impegnate a condannare il regime di Bashar Assad accusandolo di massacrare i civili di Ghouta hanno deliberatamente dimenticato sia quelle foto, sia la folle ideologia religiosa perseguita da chi governa quei territori. Non è una novità.

 

 

Nell'autunno 2016 deplorarono con altrettanto sdegno le incursioni dell'aviazione russa e governativa sui quartieri di Aleppo Est. Salvo scoprire che i suoi disgraziati abitanti vivevano sotto il tallone di Al Nusra, la costola siriana di Al Qaida diventata signore indiscusso di quei quartieri. A Ghouta e dintorni le cose non vanno diversamente. Il diretto concorrente di Jaysh Al Islam in quest'area è «Hay'at Tahrir al-Sham», la coalizione che sotto il nome nuovo e rassicurante di «Organizzazione per la liberazione del Levante» nasconde i vecchi arnesi alqaedisti di Al Nusra. Tra i galantuomini presenti a Ghouta non mancano gli sgherri di Harakat Nour al-Din al-Zenki. Nel 2016 - subito dopo esser stata inserita dalla Cia nella lista dei cosiddetti «moderati» meritevoli dell'aiuto americano - la formazione diffuse il video della barbara decapitazione di un ragazzino di soli 15 anni accusato di aver collaborato con il regime.

 

 

Ma l'Occidente preferisce chiudere gli occhi anche su altri particolari non proprio ininfluenti. «Per voi occidentali le uniche vittime sono i civili di Ghouta, ma dimenticate che da quei quartieri partono i missili e i colpi di mortaio diretti contro i quartieri cristiani di Damasco - ricorda nel corso di una telefonata a Il Giornale padre Amer Kassar, parroco della chiesa Madonna di Fatima di Damasco - Solo martedì qui a Bab Touma e al Shaghour, i due quartieri cristiani più importanti di Damasco, abbiamo contato 13 morti e una settantina di feriti. Nell'ultima settimana almeno tre chiese, tra cui il patriarcato greco latino, sono state colpite dalle bombe dei ribelli. Le nostre case distano da Ghouta solo un paio di chilometri in linea d'aria e i ribelli ne approfittano per colpirci senza pietà. Dieci giorni fa Rita una ragazza del mio oratorio è stata uccisa da un colpo di mortaio esploso davanti alla chiesa. Christine, l'amica che era con lei, ha perso una gamba. Ma a voi occidentali non interessa. Per voi quei ribelli sono tutti degli angeli».

Da giornale.it

 


 

 

Scrive l’ex Generale Maggiore dell’Esercito Arabo Siriano Mohamad Abbas

 3 marzo 2018

Il Generale Maggiore Mohamad Abbas, conosce benissimo il settore della Ghouta orientale, è un riferimento cardine per comprendere lo scenario Mediorientale, la Siria in particolare, e la condizione che si vive nella sua amata Damasco. Da poco tempo è in pensione, ma rimane un personalità di spicco. Malgrado i suoi impegni riportiamo di seguito un suo prezioso contributo.

Lo ringraziamo.

(Assadakh)

 

 

Il settore della Ghouta orientale era una vasta area geografica in grado di rifornire di beni di prima necessità Damasco, è un vasto territorio conquistato nel 2012, si estende dalla città di Harasta fino al confine sud est della Giordania. Chi non aderisce all’ideologia di al Qaedah, alla cultura dello Stato Islamico, al pensiero del Fronte Annusra, viene ucciso, e in maniera sistematica sono state compiute eliminazioni di decine di migliaia di civili che rifiutavano di aderire al loro pensiero.

I civili  fuggiti hanno dovuto lasciare le loro case, le proprietà per vivere protetti dallo Stato Siriano, nelle aree controllate. Altri civili vivono nei centri di accoglienza come profughi,  nei campi in Libano, Giordania, Turchia, Europa. Molti cittadini siriani che non hanno avuto l’opportunità di abbandonare il settore della Ghouta sono stati costretti a unirsi ai gruppi terroristici, e chi non combatteva veniva privato del cibo e delle  cure. La vita nel Ghouta orientale si é fermata. Era una zona florida con alberi di ulivo, di melo, di albicocco, di vigneti, ora sradicati. Sabotati i progetti di sviluppo, distrutte le centrali elettriche, le linee telefoniche, le reti idriche, di irrigazione, i servizi igienico sanitari. Distrutte le infrastrutture pubbliche e private. Incendiate intere fattorie, sterminati allevamenti di mucche, pecore, pollame. Modificata la vita della popolazione, aumentate le malattie.
I terroristi continuano il controllo dei valichi e i depositi di cibo, i cittadini soffrono la fame e sono costretti a lavorare, e a coltivare il terreno per i terroristi in cambio di cibo. I medicinali vengono venduti a prezzi elevati.
I gruppi terroristici costringono a costruire trincee, rifugi e tunnel tra i villaggi per rendere impossibile la continuità tra un villaggio e l’altro. Le scuole, e i centri culturali sono stati trasformati in tribunali della Sharia, imponendo il velo, insegnando l’estremismo religioso. Abolite le materie scientifiche: la fisica, la scienza e le lingue straniere. I bambini di 10 anni reclutati per formare le forze armate di bambini, si insegna loro a sparare, a combattere, a tagliare le teste.
I fondi Sauditi, e del Qatar, con l’apporto turco, americano e israeliano hanno contribuito al rifornimento di armi, munizioni, al sostegno materiale. Supporto logistico con riferimento ai dati sui movimenti dell’esercito arabo.
La capitale Damasco era, è tutt’ora un obbiettivo dei terroristi. Attacchi quotidiani dal 2012, dozzine di proiettili di artiglieria, mortai, colpi di cecchini, autobombe e attentatori suicidi si lanciano contro bersagli civili, autobus passeggeri, istituzioni commerciali, giudiziarie, educative e raduni di popolazione.

Le bande terroristiche, a ovest di Zabadani, hanno interrotto il rifornimento idrico a Damasco lasciando 8 milioni di persone senza acqua per oltre un mese, causando la diffusione di malattie e esortando i cittadini ad andare contro lo Stato.

Grazie all’Esercito Arabo Siriano é stato liberato il sito della sorgente Al Faiha, ripristinando il pompaggio di acqua pulita alla popolazione della capitale.
I terroristi potrebbero ritornare alla vita normale senza procedimenti legali o penali riconsegnando le armi, sarebbe una delle possibilità per fermare la guerra e le aggressioni contro il Paese. Molti di loro si sono uniti al servizio di leva, altri si sono arruolati nelle unità dell’esercito arabo siriano, in questi giorni si combatte a fianco dello Stato contro il terrorismo.
Da una parte lo Stato Siriano cercava di riconciliarsi con i cittadini dall’altra combatteva insieme agli alleati con grande successo i terroristi, distruggendo centinaia di carri armati, veicoli blindati, unità di artiglieria a quattro ruote e missili anti-carro armato di produzione americana.
In poco tempo le Forze Governative ripristinavano il controllo di ampie aree della zona Ghouta orientale garantendo la sicurezza alle aree liberate. In un mese le Forze Governative Siriane hanno ristretto l’area dei gruppi terroristici e sono rimasti chiusi in una area di 100 chilometri quadrati.
Nonostante ciò, i terroristi del Fronte Annusra, le sigle legate a al-Qaeda, all’esercito dell’Islam e la Brigata Al Rahman, in arabo Failaq al Rahman, hanno continuato a lanciare, contro Damasco, colpi di mortaio, razzi e colpi di artiglieria contro tutti i quartieri della capitale, senza eccezione. Diversi i tentativi falliti per sfondare le linee governative e raggiungere il cuore della capitale, anche attraverso il nodo Gaboun Harasta.
Lo Stato siriano ha aperto passaggi umanitari sicuri attraverso Harasta per continuare il processo della riconciliazione nazionale, garantendo le autoambulanze, il soccorso medico, e le esigenze primarie, ma il Fronte Annustra ha deciso di bombardare questi passaggi e lanciare una vasta offensiva a Harasta al fine di raggiungere Damasco. Le truppe siriane sono riuscite a contenere l’attacco. Ma le organizzazioni continuano a sparare contro i cittadini indifesi, impediscono loro di uscire, non solo, li utilizzano come scudi umani.
Riad Nassan Agha, il portavoce dell’opposizione siriana, chiamata al tavolo di Riad, ha dichiarato alla Tv al Arabia, che non lasceranno uscire i civili per non rimanere isolati sotto il colpi del Governo siriano.
Le Cancellerie occidentali Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Israele sostengono le operazioni dei terroristi nella Ghouta orientale, dimenticano le popolazioni di Afrin, Kefraya, Alfoaa. Non si esclude la presenza nella Ghouta orientale di consiglieri militari, francesi, del qatarini, sauditi, americani. Quando Aleppo é stata liberata, il primo bus partito dal nord della città trasportava i consiglieri di questi Paesi, lo stesso accadeva a Baba Amro, Homs, nel 2013.
In tutta la Siria si respira un’atmosfera disastrosa per una guerra gestita, in parte, dagli Stati Uniti d’America contro le capacità dello Stato Siriano. Tutti vogliono conquistare passaggi petroliferi. Ciò che interessa è la posizione geopolitica della Siria, la creazione di uno Stato transnazionale islamista, in cui lo Stato Islamico Mondiale sotto la guida dei Fratelli Musulmani, potrebbe imporre una dottrina dell’estremismo wahabita soggetto delle multinazionali americane, custodi delle riserve di petrolio e del gas nella regione. Sono queste le guerre imperialiste per il controllo delle fonti energetiche.
Secondo nostre fonti i terroristi preparano armi chimiche che potranno usare per impedire all’esercito di avanzare. Capita spesso che vengono accusati i governativi. Fatti analoghi sono avvenuti a Khan Sheikoun, nella provincia di Aleppo.

Ieri Aleppo oggi Ghouta, le scene già viste si ripetono.

 

 

Da assadakah  -  Traduzione Talal Khrais, Redazione revisione testo Paola Angelini