CUBA Notizie Novembre 2017

La Centrale dei Lavoratori di Cuba  ratifica la condanna del blocco

 

 

La CTC si somma al resto delle organizzazioni della società civile cubana,  che esigono l’eliminazione della misura imposta da più di mezzo secolo nell’inutile tentativo di piegare la Rivoluzione. L’energica condanna contro il blocco economico è stata ratificata dalla Centrale dei Lavoratori di Cuba (CTC) e dai sindacati nazionali in una dichiarazione pubblicata dal settimanale Trabajadores.

 

Il documento indica che la politica ostile del governo degli Stati Uniti continua ad essere una violazione di massa, flagrante e sistematica dei diritti umani del popolo cubano.

Definisce il blocco un’azione genocida, come si legge nella risoluzione che Cuba presenterà nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU), il prossimo primo novembre.

La CTC si somma al resto delle organizzazioni della società civile cubana, che esigono l’eliminazione della misura imposta da più di mezzo secolo nell’inutile tentativo di piegare la Rivoluzione.

La dichiarazione sostiene che il blocco costituisce il più forte ostacolo allo sviluppo economico e sociale dell’Isola e va considerato unito alla storica politica d’ingerenza dell’impero verso Cuba e segnala che la sua implementazione si è trasformata in un processo di guerra per asfissiare il paese ed è uno strumento per cercar di far vedere che Cuba è parte del territorio degli Stati Uniti.  

I lavoratori cubani, precisa, hanno sofferto come tutto il popolo gli effetti dell’assedio economico, commerciale e finanziario più prolungato della storia.

I danni economici provocati dal blocco sommano migliaia di milioni di dollari, sostiene la dichiarazione e puntualizza che questa misura è stata indurita con l’arrivo al potere di Donald Trump e l’implementazione del Memorandum Presidenziale di Sicurezza Nazionale.

 

Da Granma 23 – 10 - 2017


 

Una lettera del piccolo Martí a sua madre

diVentura de Jesús

 

 

Il primo manoscritto conservato da José Martí è la lettera che il bambino Pepe scrisse alla madre il 23 ottobre del 1862, all’età di nove anni, durante il suo breve soggiorno nel luogo conosciuto come Caimito del Hanábana

MATANZAS – Il Centro degli Studi Martiani custodisce un prezioso documento considerato il primo manoscritto conservato tra i molti scritti da José Martí, redatto esattamente 155 anni fa.

Si tratta della lettera che il 23 ottobre del 1862, all’età di nove anni, il bambino Pepe scrisse alla madre durante il suo breve soggiorno nel luogo noto come Caimito del Hanábana, un’esperienza vitale che più tardi trasformò in versi e indubbiamente uno dei più influenti passaggi della sua vita.

Il dottore in Scienze Storiche Arnaldo Jiménez de la Cal, studioso dell’opera del forgiatore dell’indipendenza di Cuba, precisa che quella lettera è la prima della quale si ha notizia, anche se è molto probabile che da lì Martì inviò varie lettere alla madre.

«Ma la storia ha potuto conservare solo questa», precisa il noto investigatore.

Nella lettera racconta soprattutto le sue vicende con un gallo da combattimento e con un cavallo, descrive l’ambiente contadino e le racconta della situazione del padre, guarito dopo una caduta e delle angustie che gli dava un prurito che lo faceva dormire con difficoltà.

Nella lettera Martí saluta le sorelle, altri familiari e in maniera molto particolare distingue con un bacio la sorellina María del Pilar.

José Martí giunse a Matanzas nell’estate del 1862, un territorio affascinante per la sua prosperità nella produzione dello zucchero, anche se quella ricchezza doveva la sua vera origine al traffico e al lavoro degli schiavi negri, i denominati “sacchi di carbone”.

Era un’epoca nella quale Cuba era soggetta al dispostico potere coloniale, quando un negro valeva meno di un cane, come riferiscono diversi saggisti.

«A metà del XIX secolo, l’area che oggi forma la provincia di Matanzas era denominata “la produttrice di zucchero di Cuba”, per l’enorme quantità di questo prodotto che usciva dalle decine di fabbriche, dove si trituravano migliaia di tonnellate di canne.

«Con il guarapo si bolliva il sangue di migliaia di schiavi negri portati dall’Africa», segnala Jiménez de la Cal. 

Lo storiografo segnala anche che uno dei territori di maggior gerarchia era l’attuale municipio di Colón, ubicato nella pianura di Matanzas, con la categoria di “Tenencia de gobierno (o giurisdizione) ”, e con cinque ripartizioni, una delle quali era giustamente Hanábana.

«Comprendeva appena 55 leghe di terre poco fertili e 3.400 abitanti distribuiti in tre umili villaggi: Jagüey Grande, Amarillas e Caimito del Hanábana.

Qui radicava la Capitanía Pedánea, con 25 case di tavole di legno e foglie di palma, una piccola caserma con un modesta guarnigione e un modesto tempio cattolico».

Con il nuovo governo, guidato dal capitano generale don Francisco Serrano y Domínguez, partitario dell’eliminazione della tratta clandestina degli schiavi,

 il padre di Martí, don Mariano, fu nominato capitano pedaneo  della demarcazione di Hanábana.

L’onorato spagnolo era apprezzato come uomo retto e amante dell’ordine e questo generò una certa preoccupazione tra i contrabbandieri negrieri.

Lo storiografo specifica che allora don Mariano aveva 46 anni, una scarsa istruzione e una peggiore calligrafia.

Per questo, nonostante l’opposizione della madre, decise di portare con sè il suo unico figlio maschio per farsi aiutare nel lavoro d’ufficio, grazie alla sua bella calligrafia.

Il viaggio da L’Avana a questo luogo in provincia di Matanzas, soprattutto in treno e a cavallo, dovette durare più di un giorno, un periplo che sicuramente parve molto attraente al bambino, perchè vide tante meraviglie della natura, tranquilli fiumi e dolci campi di canne.

Anche se Caimito del Hanábana era un luogo senza molto fascino, il bambino disponeva di abbastanza tempo libero per poteva giocare a correre a suo piacimento.

Non visse al margine della realtà del luogo: ammirò il paesaggio della natura e mostrò predilezione per i cavalli e i galli da combattimento, ma conobbe anche in una spiacevole circostanza lo sconcertante panorama della schiavitù e della tratta dei negri, episodi che restarono incisi per sempre nella sua memoria.

Quel dramma storico gli toccò le fibre del cuore, una cosa che più tardi espresse nei Versos Sencillos, come nel numero XXX, dove dice “getta la nave centinaia e centinaia di negri, dalla sua paratia”

Nello stesso verso parla di uno schiavo morto impiccato a una pianta in montagna e scrive chiaramente “Un bambino lo ha visto/ ha tremato di passione per quelli che gemono/ e ai piedi del morto ha giurato/ di lavare con la sua vita il crimine/.”

Arnaldo Jiménez de la Cal sottolinea che l’orrore della schiavitù radicò in lui una coscienza antischiavista che lo accompagnò per tutta la vita.

Caimito del Hanábana è uno dei pochi luoghi dell’interno dell’arcipelago cubano che contò con la presenza di José Martí, un punto della geografia di Matanzas , distante pochi chilometri dal paese di  Amarillas, nel municipio di Calimete.

Lì è stato eretto un memoriale che dà gloria alla vita e all’opera del Maestro, un progetto solare d’architettura commemorativa e ambientale che ricorda il suo soggiorno nel luogo dove scrisse una lettera a sua madre, donna Leonor Pérez, considerata la sua prima opera scritta e la più antica tra le sue lettere che si conservano.

23 – 10 - 2017


 

SPORT. Anche i ciechi giocano a baseball

di Sigfredo Barros

 

Cuba ha vinto di recente una competizione realizzata in Francia contro gli anfitrioni, l’Italia e la Germania.

Confesso che mi sono sorpreso la prima volta che ho letto un’informazione sui ciechi che giocano a baseball.  Non perchè li consideri incapaci di realizzare con successo qualsiasi azione nella vita di tutti i giorni, perché in realtà dimostrano tutto il contrario: scrivono, leggono, studiano e si laureano.

Ma il baseball è uno sport molto complesso per il quale si devono avere abilità acquisite sin dall’infanzia.

Senza dubbio però i ciechi giocano a baseball da circa 40 anni, quando si realizzò la prima partita nella città di St.Paul, nello stato del Minnesota, USA, tra il 10 e il12 settembre del 1976.

Quello fu possibile grazie all’invenzione di un ingegnere nordamericano, Charley Fairbanks, della compagnia Mountain Bell Telephone, che pose un modulo di telefono dentro una palla che emetteva un suono discontinuo per permettere ai giocatori di ubicarla

A Cuba l’inizio è avvenuto nel 2000, grazie alla gestione di due professori italiani, Alfredo Mellit (ex giocatore della lega nel suo paese e Patricia Bombardieri, che svilupparono le loro attività nel circolo sociale José Antonio Echeverría della capitale.

Come dato d’interesse diciamo che esistono tre squadre di ciechi nel nostro paese, localizzate a L’Avana, Villa Clara e Santiago di Cuba.

Recentemente una selezione cubana ha partecipato a una competenza internazionale in Francia, con squadre dell’Italia e della Germania.

Cuba ha vinto con il  santiaghero Maykel Mediño Ruiz , il miglior giocatore in campo. 

COME SI GIOCA ?

Vale la pena chiedersi come si gioca.

Si tratta di una versione dello sport che tutti conosciamo. La NBBA (sigla in inglese dell’Associazione Nazionale del “baseball – beep”, parola quest’ultima il cui significato ricorda il suono che emette la palla), ha determinato le seguenti regole :

Si gioca in un campo tradizionale di baseball. Si usano le basi degli estremii destro e sinistro, cioè la prima e la terza.

La palla e anche le basi emettono suoni acuti controllati, per indicare la loro ubicazione e in questo modo si localizzano meglio per dove battere e lanciare la palla. Gli assistenti guidano i corridori verso le basi sonore.

Ogni squadra è formata da sei giocatori ciechi o con la vista debole, che usano maschere per essere alla pari e da quattro vedenti.

Tutti loro sono lanciatori e riceventi e ci sono anche due assistenti.

Il pitcher appartiene alla stessa squadra del battitore e quello che cerca di fare è mettere in gioco la palla e non ingannare il battitore.

Lo strike out; detto “ponche”, avviene con quattro strikes e il lanciatore annuncia al battitore per quale zona sarà l’invio. Non è necessario tirare alle basi per avere un out, semplicemente se il corridore giunge alla base prima che un contrario alzi la palla dal suolo, fa un punto. Al contrario è out.

Anche se non è un’organizzazione internazionale, la NBBA ha collaborato organizzando squadre in Canada, Taipei della Cina, Francia, Italia e Repubblica Dominicana.

Questo sport noto come Beep Baseball forma parte delle attività educative negli accampamenti per ciechi e nei seminari degli allenatori in Colombia, Costa Rica, Corea del sud , Giappone, Messico, Panama e altrove.

La maggior aspirazione della NBBA è che il baseball sia incluso nei programmi dei Giochi Paralimpici Tokio 2020.

Specialisti e praticanti affermano che questo sport aiuta lo sviluppo dell’udito, dell’orientamento e del coordinamento dei ciechi e dei deboli visivi.

Èd è anche una dimostrazione dell’infinita forza di volontà degli esseri umani per imporsi di fronte alle avversità.

 

 


 

Il mondo con Cuba contro il blocco

 

Oggi la comunità internazionale si pronuncerà nuovamente per la fine di una politica i cui danni accumulati in quasi sei decenni d’applicazione raggiungono una cifra di 822 .280 milioni di dollari.

Il mondo oggi per la 26ª volta si pronuncerà nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla Risoluzione 71/5 “Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba.

Nonostante la crudele e genocida politica di 11 amministrazioni statunitensi, il popolo cubano non solo ha resistito, ma non rinunzia al suo sviluppo e con il suo governo costruisce un futuro, come mostra la sua partecipazione nell’ attualizzazione del suo modello economico e sociale.

Inoltre l’arcaica e isolata maniera d’agire del paese più poderoso della Terra non è riuscita ad impedire le mostre di solidarietà di una piccola nazione che condivide con i più poveri quello che ha e non quello che le avanza.

Il prestigio della maggiore delle Antille cresce mondialmente di fronte a tanta perversa politica.

Oggi la comunità internazionale si pronuncerà nuovamente per la fine di una politica i cui danni accumulati in circa sei decenni d’applicazione raggiungono la cifra di 822. 280 milioni di dollari, considerando la svalutazione del dollaro di fronte al valore dell’oro nel mercato internazionale.

A prezzi correnti il blocco ha provocato danni quantificabili in più di 130.178,6 milioni de dollari.

Tra aprile del 2016 e marzo del 2017 ha provocato perdite a Cuba di almeno 4.305.4 milioni di dollari.

Già è tempo che gli Stati Uniti rispettino le 25 Risoluzioni adottate dalla comunità internazionale nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, i cui Stati membri chiedono di porre fine a questa assurda politica e l’eliminazione unilaterale e senza condizioni del blocco.

Nonostante questo crescente reclamo, l’attuale presidente degli Stati Uniti ha detto che si opporrà ai reclami a favore dell’eliminazione del blocco nell’ Organizzazione delle Nazioni Unite e in altri forum internazionali, in franca sfida alla posizione schiacciante della comunità internazionale e della volontà dell’opinione pubblica e di vasti settori della società statunitense.

Niente… perchè Donald Trump non è capace di ascoltare il mondo.

Oggi avrà la miglior prova che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

 

Granma      31 – 10 - 2017


 

 

FIHAV 2017. Cuba Industria 2018: consolidare alleanze e strategie commerciali

di Yaditza del Sol González

 

Nell’ambito della Fiera Internazionale de L’Avana è stata realizzata la presentazione ufficiale della terza edizione di Cuba Industria 2018, che si realizzerà dal 18 al 22 giugno del 2018.

Si tratta dell’incontro specializzato più importante dell’industria cubana che contribuirà senza dubbio a consolidare alleanze e progetti d’affari grazie ai quali si riorganizzeranno  incatenamenti produttivi e si opererà anche alla sostituzione delle importazioni e a generare nuove fonti esportabili.

José Gaspar Álvarez Sandoval, viceministro delle Industrie

(Mindus), lo ha segnalato realizzando —nella cornice della FIHAV— la presentazione ufficiale della terza edizione di Cuba Industria 2018, che si realizzerà dal 18 al 22 giugno del prossimo anno, nel Palazzo delle Convenzioni e con una mostra espositiva nel recinto fieristico Pabexpo.

Il vice ministro ha sostenuto che l’appuntamento sarà uno spazio propizio per condividere  le linee di sviluppo di questo settore economico, lo scambio scientifico, il rafforzamento delle associazioni tecnologiche tra imprese nazionali e straniere, oltre alla promozione di voci esportabili e il consolidamento di produzioni nazionali.

«Cuba Industria 2018, come nelle edizioni precedenti, include nelle sue sessioni scientifiche altri forum e congressi vincolati, per esempio, alla politica del riciclaggio, alle confezioni e i contenitori, ai progetti di gestione tecnologica e l’innovazione dell’organizzazione, la gestione della qualità e la protezione ambientale, lindustria chimica, elettronica e automatica, le energie rinnovabili  e l’efficienza energetica, tra latro, ha commentato Álvarez Sandoval.

«Parallelamente a questi eventi si realizzerà un’esposizione in cui si esibiranno i prodotti principali e i servizi delle imprese cubane e dei visitatori stranieri.

Con il lemma “Cuba Industria 2018, nella rotta dello sviluppo sostenibile, l’incontro internazionale convoca gli investigatori e gli uomini d’affari vincolati al ramo a presentare il loro contributo professionale, con la sicurezza che questi sforzi contribuiranno a una maggior integrazione e cooperazione tra tutti gli attori dell’ industria.

Hanno presieduto la presentazione il ministro  del Mindus, Salvador Pardo Cruz, dirigenti del  ministero, rappresentanti  diplomatici di paesi con interessi commerciali, imprenditori stranieri e cubani.

 

31 – 10 -  2017


 

 

Oscar López Rivera è giunto a Cuba: «Sento che sono a casa»  

Arlin Alberty Loforte - 13 – 11 -  2017

 

Il combattente indipendentista portoricano è stato ricevuto nell’aeroporto internazionale José Martí da Fernando González, presidente dell’Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli.

Il combattente indipendentista Oscar López Rivera al suo arrivo a L’Avana all’alba di oggi lunedì 13 novembre,  ha inviato un messaggio di ringraziamento e amore al popolo e al governo cubani.

«Sento che sono  a casa, questo era un sogno che è divenuto realtà,  da moltissimi anni desideravo venire a Cuba e oggi per la prima volta giungo a Cuba», ha detto  dopo il caloroso abbraccio con cui lo ha ricevuto l’eroe della Repubblica di Cuba e presidente dell’Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli, Fernando González Llort, con il quale condivise anni di prigione.

L’ex prigioniero politico, che ha sofferto ingiustamente quasi 36 anni di reclusione nelle prigioni degli Stati Uniti per  «cospirazione  sediziosa» sino a che ha riavuto la libertà il 17 maggio di quest’anno, ha detto che augurava ai cubani moltissima forza e che definitivamente il popolo di Puerto Rico starà assieme a Cuba sino all’ultimo.

«Ho molta speranza di poter godere tutto il tempo che potrò con il popolo cubano. Io mi sento vivo e pieno di forza alla mia età, e credo di poter lavorare 14 o 15 ore al giorno, Mi sento bene», ha commentato.

Parlando delle condizioni della sua natale Puerto Rico ha detto che sono durissime e che sta soffrendo il peggio della sua storia.

«Nessuno portoricano comanda a Puerto Rico… chi comanda sono Washington e Wall Street».

«Il governo degli Stati Uniti, ha aggiunto, e Donald Trump hanno dimostrato di non provare alcun rispetto nè la minor considerazione per un popolo che sta soffrendo. Dopo l’uragano Maria, Puerto Rico è rimasto devastato e anche oggi mostra al mondo la povertà che esisteva e che era nascosta, mostra al mondo quello che è i colonialismo, perchè forse è il miglior esempio di quello che è un paese colonizzato da 119 anni dal  governo statunitense, e di come si è comportato in questi 119 anni il governo degli USA con Puerto Rico. Se c’è un grande debito è quello che gli Stati Uniti devono pagare a Puerto Rico», ha sottolineato.

López Rivera ha commentato che: «Sono di più i portoricani che vivono all’estero di quelli che vivono nell’isola e dopo il 20 settembre del 2017, quando l’uragano Maria ha devastato l’isola, molti altri se ne sono andati.

Inoltre il governo degli Stati Uniti non ha permesso che gli aiuti di Venezuela, Panama, Cuba e Messico, giungessero in Puerto Rico».

López Rivera riceverà, durante questa sua prima visita, l’Ordine della Solidarietà assegnato dal Consiglio di Stato e durante il suo soggiorno in Cuba visiterà il memoriale a Che Guevara a Santa Clara e quindi il cimitero Santa Ifigenia a Santiago di Cuba, dove riposano i resti mortali dell’Eroe Nazionale José Martí e del Comandante in Capo  Fidel Castro Ruz.

Erano presenti al suo arrivo Silvia Matute, funzionaria del dipartimento delle Relazioni Internazionali del Comitato Centrale del Partito; Yolanda Ferrer, presidente della Commissione delle Relazioni Internazionali dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare e Edwin González, delegato della Missione di Puerto Rico in Cuba.

 

Traduzione GM -  A cura di Gioia Minuti – Granma Italiano – Flavio Rossi, CIVG