Putin: "La Russia non permetterà che il Donbass venga massacrato"

20 Ottobre 2017

 

 

Il 19 Ottobre, durante una sessione del circolo di discussione Valdai, il presidente russo Vladimir Putin ha rilasciato un certo numero di dichiarazioni importanti e programmatiche riguardo non solo argomenti di attualità ma anche i fondamenti concettuali delle relazioni tra Russia e Occidente. Mentre queste affermazioni meritano un articolo più ampio e separato, qua ci limiteremo ad analizzare le affermazioni di Putin che riguardano il Donbass.

Secondo Putin, l'Ucraina dovrebbe garantire alle repubbliche del Donbass uno status speciale e varare una legge di amnistia per risolvere i conflitti nell'est del paese. Se questo non venisse fatto, lui sostiene, allora ogni ridefinizione del confine tra la Russia e le repubbliche non riconosciute porterebbe solo a una tragedia paragonabile alla pulizia etnica in Bosnia Erzegovina. "Sarebbe un massacro, ma non lo permetteremo", ha detto Putin.

Il leader russo ha anche ripetuto che l'attuale situazione in Ucraina non è altro che il risultato della presa al potere, incostituzionale e con le armi, di Kiev supportata dall'Occidente.

Il 20 Ottobre il responsabile dei rapporti con la stampa di Putin, Dmitry Peskov, ha chiarito le dichiarazioni del presidente russo. La presenza di osservatori internazionali sul confine tra Russia e Ucraina, ha enfatizzato Peskov, non salverebbe gli abitanti del Donbass dalla minaccia fatale a loro imposta da Kiev. "E' chiaro che questi osservatori possono essere seguiti dalle forze armate ucraine, e non solo da loro, ma anche da gruppi di estremisti ben noti per le loro azioni disumane" ha dichiarato Peskov. Il responsabile dei rapporti con la stampa del presidente russo probabilmente si riferisce ai "battaglioni di volontari" ucraini, alcuni dei quali, come il Tornado, il Donbas e Aidar, sono  famigerati per i rapimenti, le torture e gli omicidi di civili. I ranghi di questi gruppi includono criminali (Aiden, Donbas) e nazisti motivati dall'ideologia (Azov) provenienti da Ucraina, Russia e paesi europei.

Putin ha anche lanciato un appello ai partner occidentali della Russa per tornare ai principi e alle modalità degli Accordi di Minsk. Pertanto, Mosca ovviamente non vede più il regime di Kiev come una parte seria e indipendente nelle negoziazioni. Peskov in particolare ha attirato l'attenzione su questo punto, ripetendo che ripristinare il controllo ucraino dei confini è "uno degli ultimi punti [degli Accordi di Minsk]". Infatti, gli accordi firmati il 12 Febbraio del 2015 sottolineano chiaramente la necessità di realizzare accordi chiari e consistenti prima di parlare di controllo dei confini. Solo dopo un cessate il fuoco completo, il ritiro delle armi pesanti, una totale amnistia, il rilascio di prigionieri di guerra e politici e l'organizzazione di elezioni locali, il nono punto del documento parla della definizione del confine controllato da DPR (Repubblica popolare di Donetsk n.d.t), LPR (Repubblica popolare di Lugansk n.d.t) e le guardie del confine ucraine.

Com'è ben noto, l'Ucraina non ha soddisfatto un solo punto degli Accordi di Minsk, ma continua a chiedere un passaggio di consegne sul controllo dei confini. In questa nota, Putin ha esposto molto chiaramente alla comunità internazionale un'idea di quello che accadrebbe se si desse all'Ucraina il controllo dei confini in modo prematuro e non seguendo quanto deciso dagli Accordi di Minsk. A tal fine, ha usato un'analogia con i fatti di Srebrenica.

Credo che questo paragone non sia stato fatto a caso. Putin avrebbe potuto menzionare i campi di morte organizzati dai musulmani bosniaci o croati, ma non ha menzionato altro che Srebrenica. Dunque, ha lanciato indietro il boomerang in direzione dell'Occidente. Dopotutto, sono stati i media occidentali, e in particolare quelli americani e tedeschi, che hanno creato il mito di un genocidio intrapreso dai serbi bosniaci. Il mito è stato poi applicato anche al Kosovo e Metohija come un pretesto per la dichiarazione di riconoscimento dell'indipendenza per lo stato criminale e terrorista del Kosovo. Chi è  a conoscenza delle circostanze della guerra civile in Bosnia e Erzegovina sa molto bene che la pulizia etnica è stata portata avanti da entrambi le parti in conflitto. Il "massacro di Srebrenica" è un prodotto molto conosciuto per il consumo dei media occidentali e per questo è stato utilizzato da Putin.

Tuttavia c'è un'imprecisione in questo paragone, che credo che il presidente Putin abbia fatto di proposito. In termini etnici e religiosi, il popolo del Donbass, minacciato di massacro, non è diverso dai residenti delle altre regioni dell'Ucraina. Infatti, chi combatte nel UAF e nei gruppi paramilitari nazisti ha nomi russi e la DPR è capeggiata da un ucraino di etnia, Alexander Zakarchenko. Alla fine del Giugno 2014, ho anche visto un volontario della DRP dall'Ucraina occidentale.

Dunque, che Dio ce ne scampi, se le truppe ucraine entrassero nel Donbass, il conseguente massacro non sarebbe meramente etnico e religioso. Sarebbe un genocidio nei confronti della popolazione antifascista. Secondo me, sarebbe più corretto disegnare un'analogia con la Guerra Civile Spagnola, che ha portato enormi perdite e l'esodo di parte della popolazione che fuggiva alle atrocità del regime franchista. Certamente, il Donbass russo è diverso dal paese Basco o dalla Catalogna durante la Guerra Civile Spagnola, ma questa analogia ha una certa aderenza.

Tornando a Giugno, quando ho visitato le città di frontiera nella LPR, ho sentito un uomo di affari locale dire parole che riflettevano l'opinione generale della popolazione di Lugansk: "Se le truppe ucraine arrivassero qui, massacrerebbero tutti". Questo include chi ha supportato attivamente, fondato e difeso la LPR così come chi semplicemente non può lasciare le proprie case per scappare dalla guerra.

Il presidente Putin è perfettamente consapevole della minaccia potenziale di un genocidio ucraino in Donbass. Quindi, il suo messaggio non è diretto solo all'Occidente, che si sta muovendo per dare all'Ucraina il controllo dei confini trasgredendo gli accordi di Minsk, ma anche all'Ucraina stessa. La Russia, come ha detto Putin, non permetterà che la popolazione del Donbass venga massacrata. Poroshenko verrà ricordato come il Pinochet ucraino.

Da FortRuss - Traduzione di Giulia B. per civg.it