L’estate è la stagione del ricordo delle vittime serbe

Per non dimenticare.

L’estate è la stagione del ricordo delle numerose vittime serbe nel Kosovo e Metochia.

 

                       

Il diciotto luglio è stata celebrata la messa a Velika Hoca. In ricordo delle persone scomparse e rapite dai propri paesi. Oltre 80 persone sono scomparse da Velika Hoca, Orahovac, Opterus, Zociste, Ratkovac… troppi per un territorio così piccolo e tranquillo dei pazienti serbi.

È troppo triste quando vengono pronunciati i cognomi e noi ci rendiamo conto che ci sono quattro, cinque vittime per famiglia.

È straziante quando pensiamo che sotto il caldo cielo e sotto immensi vigneti, i vicini hanno scavato delle fosse di calce soltanto perché hanno vicini serbi. Eppure hanno parlato la stessa lingua di Raovac della quale erano tanto orgogliosi quando qualcuno glielo domandava. La parlano anche adesso. Vicino al monumento sul quale sono incisi i nomi di più di ottanta vittime innocenti è venuta soltanto un’anziana signora vestita con dimije (pantaloni da donna larghi turchi), con larghe cavigliere e cintura tesa a mano, che rappresentano l’abbigliamento folcloristico di questo paese. Come la lingua. Come quando dopo finita una bottiglia di vino, essa rimane colorata per sempre (a causa del colore rosso del vino). Queste persone, riunite vicino al monumento, non hanno mai pensato che con il vino avrebbero imbevuto le tombe dei loro cari martiri e nemmeno che a Hoca sarebbero rimasti in così pochi, tanto che il numero di anime che lì vive si somma con le tredici chiese del paese e il monastero di Zociste dove trovano la pace. Sono fatti così che non odiano, che non incolpano e nemmeno maledicono nessuno. Hanno lasciato tutto al giudizio divino.

 

                     

Ieri, a Staro Gratcko, il prete Srdjan Stefanovic ci ha ricordato dell’esistenza del giudizio divino durante l’omelia in onore dei 14 mietitori di grano caduti nei campi…

Anche questo delitto è arrivato alla maggiore età, sono passati 18 anni. Quattordici vite sono state spente in un giorno. Altrettante famiglie chiedono giustizia, i nomi degli autori e la pena dovuta. Invece di tutto ciò, a nome di Slavica Janicijevic-Popovic è arrivata la decisione dell’Eulex. Si sospende l’indagine contro i responsabili, con la spiegazione che è stata ritrovata una pistola vicino al defunto Jovica Zivic. Quell’estate le famiglie si sono ricordate di Bernard Kouchner, il quale aveva promesso che avrebbe ribaltato ogni sasso per trovare i colpevoli e si sono ricordati di come il generale Jackson sia stato molto eloquente. Ed ecco, li hanno trovati e li hanno scagionati.

 

 

Sono stati posati molti fiori davanti al monumento. Calde lacrime sono colate dai cuori delle madri e delle sorelle. L’anima spoglia della anziana madre Ljubica Zivic, che ha peso due figli, trema e fatica a rimanere nel corpo.

Da Belgrado sono venuti soltanto consiglieri e i loro vice… avevano promesso che non avrebbero mai dimenticato. “Fino all’anno prossimo”, ha commentato la gente…

Da Belgrado e Novi Sad sono arrivati dei giovani, hanno partecipato al torneo di calcetto “Per i mietitori”, un torneo in loro memoria che si organizza da nove anni e a cui partecipano i giovani dell’associazione studentesca indipendente. Quest’anno al torneo hanno partecipano tredici squadre provenienti dai paesini kosovari.

Non ho potuto rifiutare l’invito di prendere un caffè in onore della loro anima. Accanto alle casette delle vedove Vesna e Sonja Zivic, un vicino ha costruito un complesso di case arredate fino ai minimi dettagli e circondate da un recinto di ferro battuto. Da Sonja ci sono due ospiti della Vojvodina, Olja e Mila, e i suoi quattro figli Aleksandar, Lazar, Ivana e Zorana, tutti eccellenti studenti. Zorana aveva solamente due mesi e mezzo quanto rimase senza padre. Gli Zivic raccontano come lottano nella vita eppure non si lamentano. Lì ci sono anche la loro amica giornalista e parenti, tutti in una stanza conversano cordialmente.

Dopo di che nella casa dei Popovic, Slavica, nata Janicijevic, prepara un pasto in ricordo delle anime del padre, del fratello e dello zio. I suoi occhi sono lucidi dalle lacrime. Suo fratello è morto tre giorni prima di compiere diciasette anni. Ogni anno ella prepara una torta per il suo compleanno: gliela porterebbe se fosse vivo. Chiede giustizia incessabilmente, scrive, racconta. Ha ricevuto una lettera dall’Eulex proprio ora che la ferita si riapre di nuovamente…

Sua madre Verica racconta cosa è successo in quel giorno di luglio, come se fosse stato ieri. Era il quinto giorno di mietitura. Prima di mezzogiorno avevano già finito una gran parte del lavoro ed erano tornati a casa. Hanno pranzato, si sono fatti la doccia, il bambino Novica è andato a fare un giro in bicicletta però è presto tornato e ha riportato al padre che lo zio gli chiede di andare di nuovo e finire ciò che è rimasto. Come calava il buio, aumentava anche un brutto sospetto. La donna non sapeva nemmeno chi fosse andato. Le è sembravo di aver sentito dei rumori nella direzione del loro paese Krajiste. Presto è arrivata Sonja Zivic per vedere se per caso non erano passati da Verica. Un malefico silenzio percorreva il paese. Quando sono andati a chiedere alla Kfor, li hanno tutti raggruppati in una stanza e hanno cominciato a chiedere i dati dei mietitori. Però, solamente le famiglie sono state nella stanza. Quando uno degli ufficiali è entrato nella stanza e ha riportato che erano tutti morti, si è creato scompiglio, non c’era nessuno che potesse dare una mano agli svenuti.

Verica sogna suo marito. Ha sognato oltre a lui anche i suoi assassini. Li ha riconosciuti tutti nel sonno. Ha sognato che devono accendere le candele sul posto della loro esecuzione. Le mogli, le sorelle, le madri e i figli hanno percorso diversi chilometri per arrivare al campo insanguinato. Poiché al cimitero non sono potuti andare per molto tempo. La Kfor li avvertiva delle mine. Pochi andavano al cimitero seguendo le impronte del soldato che camminava per primo. Le milizie britanniche (Gurka) si sono prese cura di loro e quella volta si sono sentiti protetti. Però, sono state presto sostituite in quanto protettrici dei serbi. *

È stato terribile anche il diciasette marzo duemilaquattordici. Hanno udito le esplosioni e hanno visto il fumo dalla direzione di Lipljan. È troppo per una vita umana tutto ciò che lei ha vissuto. Si ricorda che nel paese è arrivato un albanese a chiedere perdono per suo zio, il quale si trovava al capezzale e non riusciva a morire. Ha confessato ai vicini che aveva peccato contro i serbi. L’estate del diciottesimo anno dal massacro dei serbi non è ancora terminata. Ci ricorderemo anche dei bambini uccisi a Gorazdevac, della famiglia Stolic e Obilic e anche di molti altri caduti.

 

 

*(ufficialmente perché erano in sovrannumero). Si tratta di  una brigata di elite di soldati provenienti dal Nepal al servizio dei britannici.

 

Radmila Todic Vulicevic –  DAL KOSOVO METHOIJA

Traduzione di Jelena B. per SOS Yugoslavia-SOS Kosovo Methoija