Sardegna: questione scorie nucleari

E' già da qualche giorno che la questione delle scorie nucleari sta tornando alla ribalta.
C'è da scegliere il posto dove metterle. E, naturalmente, la Sardegna è in prima linea perché non è zona sismica.

Ogni tanto mi chiedo se si tratti di uno scherzo di cattivo gusto, di una pesante incompetenza delle istituzioni o di una deliberata volontà di mantenere la Sardegna in condizioni mediocri dal punto di vista territoriale, economico e sociale, in modo da renderla più appetibile per determinate cose. Tipo le scorie nucleari, per l'appunto.
Della serie che in Sardegna c'è meno da perdere. Siamo pochi, poveri, inquinati e disuniti. Gli spagnoli aggiungevano che siamo pazzi. E avevano ragione.

Nel 2011 il 97% dei votanti sardi rispose di SI a questa domanda:
Sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?
Io vendetti l'anima per tornare in Sardegna e dire la mia.

Il referendum era consultivo. E di questa consultazione lo Stato sembra fregarsene altamente. Così come di tutte le manifestazioni no-scorie che si susseguono da quasi due decenni in tutta l'isola.
Se siamo in uno Stato democratico, se siamo in un Paese dove esiste giustizia sociale e, soprattutto, se non esiste un'Italia di serie A e una di serie B, allora considero davvero avvilente e umiliante anche solo pensare (neanche proporre) di scaricare ulteriore merda su quest'isola.

La Sardegna ha già pagato, sta pagando ancora e, purtroppo, pagherà per tantissimo tempo.
Ha dato carne da cannone in due guerre mondiali, convinta di ricevere in cambio quella autonomia richiesta a suo tempo anche ai Savoia, e giustificata oggettivamente da un retaggio storico, culturale e linguistico che poco, se non niente, ha a che fare con quello del resto della penisola se non per quanto riguarda la storia dei dominatori di turno.
Ha dato e darà per anni avvenire a causa dei poligoni militari. Il 60% delle servitù militari sono in Sardegna che comunque rappresenta appena il 2,5% della popolazione italiana. Nei poligoni di Teulada, Quirra e Capo Frasca sembra che non si sia mai visto un minimo controllo sulle tutele ambientali e sanitarie. Animali deformi e percentuali di malati di tumore altissime non fanno neanche battere ciglio alla giunta regionale. Non parlo di una giunta in particolare. Parlo in generale. Perché siamo una regione a statuto speciale, ma l'autonomia è solo sulla carta.
La Sardegna ha dato e darà ancora a causa delle politiche energetiche italiane, che hanno portato sull'isola l'industria pesante, scardinando completamente il tessuto economico e sociale che è esistito in Sardegna per millenni. Il lavoro in miniera o in fabbrica era molto più redditizio dello spaccarti la schiena in campagna. Chi se ne fotte se poi dopo un decennio muori di silicosi, o ai tuoi figli non conviene più usare l'acqua corrente per lavarsi i denti, o girando in macchina ti accorgi che dalle barriere stradali sgorgano rigagnoli di metalli pesanti.
La Sardegna sta già dando in termini di crisi, con migliaia di sardi che ogni anno se ne vanno perché non trovano la propria strada. E tra l'altro, parlo da ex fuori sede, la continuità territoriale DEVE ESSERE UN DIRITTO, NON UN OPZIONE che perdi nel momento in cui scegli una promozione sul biglietto. Nel frattempo, i servizi iniziano a mancare e i paesi si spopolano.

C'è altro da aggiungere? Siamo così testardi e orgogliosi al limite della stupidità da prendere a male parole l'unico personaggio pubblico, tra l'altro non sardo, che finalmente alza la voce sulla questione dei poligoni dicendo che "Perdasdefogu è una merda". E chi l'ha detto ha ragione. E non ce l'ha con il paese in sé. Perché anche Capo Frasca e Teulada sono una merda. Negli anni '50 del secolo scorso i paesini vicino ai poligoni venivano tempestati di volantini di propaganda che bombardavano i sardi dicendogli che l'economia militare avrebbe portato il progresso, proprio come dice la Pinotti al giorno d'oggi (unu raju chi li falet!).
Ne abbiamo abbastanza di servitù, ci manca solo quella nucleare.
Spero solo che, in caso di scelta (più che una scelta, una conferma) della Sardegna come cestino della spazzatura italiana, sia la volta buona che non sardi ci mostriamo uniti senza colore politico, senza ideologia, senza niente se non la voglia di difendere la terra dove hanno vissuto i nostri avi, dove viviamo noi e dove vivranno i nostri figli da una potenziale e colossale ingiustizia.
Un'ingiustizia che è una situazione che ormai si protrae da troppo tempo e non può essere considerata emergenza. Ed è ancora più avvilente vedere il totale silenzio delle istituzioni sarde (a cussos unu raju no li bastat), quelle che dovrebbero difendere a spada tratta i diritti dei sardi. Invece nessuno tira fuori le palle come fecero gli orgolesi contro l'esercito a Pratobello, nel 1969, senza alzare un dito. Un esempio da seguire per noi.

Non a caso la presenza straniera (fenicia, punica, romana, vandala, bizantina, spagnola e infine italiana) non è mai stata accettata del tutto in Sardegna. E quando il dominatore di turno ha pisciato fuori dal vaso i sardi si son fatti sentire. Come anche il 28 aprile 1793, quando scacciarono a malo modo il viceré savoiardo perché Torino non aveva mantenuto la promessa di concedere più autonomia e rappresentanza ai sardi. Sembra una stupidaggine, ma per un motivo del genere 13 colonie d'oltreoceano fecero la rivoluzione diventando poi gli Stati Uniti.

Tutte queste parole scritte senza nemmeno rileggerle, vogliono dire che devi difendere la tua terra perché è la tua e perché è minacciata.
Vuol dire che siccome c'è il rischio concreto che ci portino anche le scorie nucleari a continuare ad avvelenarci, devi mollare il telefono e scendere in strada a urlare, CHE TU SIA INDIPENDENTISTA O NO, l'indipendentismo è un altro discorso.
Perché se il comune costruisce la discarica comunale nel mio scantinato io mi oppongo perché non è giusto, non perché voglio separarmi dal paese o dalla città.
Questa è una battaglia di tutti i sardi. E se non "battagliamo" perché pensiamo di non averne le forze o che sia tutto inutile, abbiamo già perso.

La Sardegna non è più solo mare, formaggio e birra Ichnusa.
La Sardegna sta diventando sempre più un mare di merda. E la nostra indifferenza ci rende responsabili a metà.
At a benner sa die.

Luigi HC Porceddu

 

 

Da vialearmidacapoteulada